Ascesa al Vioz 3644
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Ed eccoci finalmente impegnati nell’ascesa al Vioz, tanto attesa e desiderata, le previsioni parlano di un due giorni, il 27 ed il 28 giugno con tempo splendido.
Ho sentito Mario Casanova per telefono, il sentiero è tracciato ma ci sono punti ancora innevati fra i quali il passo del Brik e l’ultimo pezzo prima del rifugio; comunque si parte, con i ramponi ed il cambio pesante nello zaino.
I due tratti di funivia e seggiovia ci portano al rifugio Doss dei Cembri a 2315 metri, abbiamo scartato la nuovissima funivia Pejo 3000 che ci avrebbe portato al veccho Mantova perché sconsigliati da Mario, il tratto da lì all’attacco del Brik è ancora troppo innevato e non tracciato.
Si comincia, alle 11.30, a salire, passando la cima Vioz(quella piccola) a 2504, lì mangiamo qualche cosa per darci sostegno, nel vecchio fortino Austriaco(resti), sappiamo e vediamo quanto c’è ancora da fare, specialmente l’ultimo pezzo quello del Rastel e del Brik sono impegnativi ed abbastanza esposi, per non parlare dell’ultima salita finale, ripida ed ancora innevata.
Alle 14.30 abbiamo superato il Brik e fatto rifornimento d’acqua ad una piccola vena, Marco a questo proposito è stato bravissimo a calarsi per riempire le due borracce.
Incontriamo i primi escursionisti in discesa, sono saliti al mattino ed ora tornano per prendere l’ultima funivia, noi abbiamo intenzione di dormire su al rifugio Mantova 3535 metri ed il giorno dopo arrivare in vetta e raggiungere il punto trigonometrico a 3644.
La fatica dopo quattro ore di salita comincia a farsi sentire, Marco si arrampica come un capriolo e ci precede come una guida indiana, è un piacere vederlo con i suoi 16 anni senza paura e fatica! Noi procediamo con piccole soste per recuperare le forze e le gambe.
Alle 16,20 siamo sotto l’ultima salita, un tratto di cento-duecento metri tutto innevato, scartiamo i ramponi che ci costerebbero tempo, e iniziamo io ed Irene la salita, Marco è su, un puntino piccolo a ridosso del rifugio.
Alle 17 siamo al rifugio, stanchi ma soddisfatti ci godiamo a 360 gradi tutte le cime intorno, Brenta, Presanella, Adamello, ci rifocilliamo dalla moglie di Mario e giochiamo con il piccolo Niccolò simpatico e chiacchierino.
Cena e sguardo con foto del tramonto, poi a nanna.
Al mattino alle cinque mi alzo e fotografo questo spettacolo grandioso che è l’alba a questa quota, il freddo è pungente e spira un vento teso e gelido, il cielo e spettacolare : la giornata sarà magnifica.
Alle 9 partiamo per il nostro obiettivo la cima, ed uno sguardo al ghiacciaio del Palon de la Mare ed al gigante Cevedale, dopo un po’ di roccette e sfasciumi indossiamo i ramponi(dell’esercito italiano, per i reparti alpini, trovati ottimi a 22 € l’uno) e con quelli ai piedi sembra di correre, che fatica risparmiata.
Alle 9.30 siamo finalmente in cima, non sazi ci dirigiamo verso il punto trigonometrico ancora leggermente più alto e da lì possiamo vedere questo mare di bianco e di cime ed il nostro sguardo spazia intorno sui monti Lombardi, Alto atesini e poi ad est verso la Marmolada…..
Torniamo al rifugio dove ci carichiamo degli zaini ed alle 10.30 circa si parte per il ritorno, non crediate il Vioz chiede pegno anche per la discesa, le gambe ed i muscoli sono sottoposti ad uno stress impegnativo.
Alle 13.30 siamo finalmente approdati al rifugio Doss dei Cembri, Marco sorregge il suo povero e stanco papà.
Ho sentito Mario Casanova per telefono, il sentiero è tracciato ma ci sono punti ancora innevati fra i quali il passo del Brik e l’ultimo pezzo prima del rifugio; comunque si parte, con i ramponi ed il cambio pesante nello zaino.
I due tratti di funivia e seggiovia ci portano al rifugio Doss dei Cembri a 2315 metri, abbiamo scartato la nuovissima funivia Pejo 3000 che ci avrebbe portato al veccho Mantova perché sconsigliati da Mario, il tratto da lì all’attacco del Brik è ancora troppo innevato e non tracciato.
Si comincia, alle 11.30, a salire, passando la cima Vioz(quella piccola) a 2504, lì mangiamo qualche cosa per darci sostegno, nel vecchio fortino Austriaco(resti), sappiamo e vediamo quanto c’è ancora da fare, specialmente l’ultimo pezzo quello del Rastel e del Brik sono impegnativi ed abbastanza esposi, per non parlare dell’ultima salita finale, ripida ed ancora innevata.
Alle 14.30 abbiamo superato il Brik e fatto rifornimento d’acqua ad una piccola vena, Marco a questo proposito è stato bravissimo a calarsi per riempire le due borracce.
Incontriamo i primi escursionisti in discesa, sono saliti al mattino ed ora tornano per prendere l’ultima funivia, noi abbiamo intenzione di dormire su al rifugio Mantova 3535 metri ed il giorno dopo arrivare in vetta e raggiungere il punto trigonometrico a 3644.
La fatica dopo quattro ore di salita comincia a farsi sentire, Marco si arrampica come un capriolo e ci precede come una guida indiana, è un piacere vederlo con i suoi 16 anni senza paura e fatica! Noi procediamo con piccole soste per recuperare le forze e le gambe.
Alle 16,20 siamo sotto l’ultima salita, un tratto di cento-duecento metri tutto innevato, scartiamo i ramponi che ci costerebbero tempo, e iniziamo io ed Irene la salita, Marco è su, un puntino piccolo a ridosso del rifugio.
Alle 17 siamo al rifugio, stanchi ma soddisfatti ci godiamo a 360 gradi tutte le cime intorno, Brenta, Presanella, Adamello, ci rifocilliamo dalla moglie di Mario e giochiamo con il piccolo Niccolò simpatico e chiacchierino.
Cena e sguardo con foto del tramonto, poi a nanna.
Al mattino alle cinque mi alzo e fotografo questo spettacolo grandioso che è l’alba a questa quota, il freddo è pungente e spira un vento teso e gelido, il cielo e spettacolare : la giornata sarà magnifica.
Alle 9 partiamo per il nostro obiettivo la cima, ed uno sguardo al ghiacciaio del Palon de la Mare ed al gigante Cevedale, dopo un po’ di roccette e sfasciumi indossiamo i ramponi(dell’esercito italiano, per i reparti alpini, trovati ottimi a 22 € l’uno) e con quelli ai piedi sembra di correre, che fatica risparmiata.
Alle 9.30 siamo finalmente in cima, non sazi ci dirigiamo verso il punto trigonometrico ancora leggermente più alto e da lì possiamo vedere questo mare di bianco e di cime ed il nostro sguardo spazia intorno sui monti Lombardi, Alto atesini e poi ad est verso la Marmolada…..
Torniamo al rifugio dove ci carichiamo degli zaini ed alle 10.30 circa si parte per il ritorno, non crediate il Vioz chiede pegno anche per la discesa, le gambe ed i muscoli sono sottoposti ad uno stress impegnativo.
Alle 13.30 siamo finalmente approdati al rifugio Doss dei Cembri, Marco sorregge il suo povero e stanco papà.
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