Madonnino 2502 m
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Questa è una classica escursione invernale della bergamasca, su questa cima passa anche il tracciato della gara scialpinistica Trofeo Parravicini. Ci siamo stati altre due volte in estate e non abbiamo mai visto un tubo e, infatti, il Madonnino lo abbiamo soprannominato lo Smadonnino, perché è un’escursione piuttosto faticosa sia fatta da Carona che da Valgoglio, sull’ultimo tratto qualcuno dice di aver visto la Sacra Famiglia e non solo la Madonnina di vetta! Scherzi a parte è una gran bella escursione fatta in estate, che si può collegare ad innumerevoli giri, la cresta che lo unisce al Cabianca sarebbe una cosa che ci piacerebbe fare ma vista ieri, è vero che c’è ancora neve, sembra una cosa piuttosto impegnativa, vedremo!
Partiamo da Carona e come al solito, anche se presto, ci sono già numerose macchine posteggiate lungo la strada. Saliamo al rifugio Calvi lungo la strada sterrata, una vera noia ma il sentiero estivo è ancora innevato e ci porterebbe via troppo tempo e anche se muniti di ciaspole vorremmo arrivare al P.so della Portula con neve ancora decente. Dal rifugio Calvi si vede benissimo la salita al Madonnino, e il primo pensiero è stato. “Accidenti se è ripida! Forse però è solo la prospettiva…” magari!!!! Sembra ci sia una buona traccia ed invece scopriremo è una traccia vecchia fatta da un gigante o più semplicemente è rimasta solo una traccia di discesa! Arrivati al P.so della Portula vediamo pochi metri sopra il P.so due ragazzi, sembrano in difficoltà, un loro amico rimasto al P.so ci conferma che non sono attrezzati né di ramponi né di piccozza e, di fatto, stanno scendendo, li raggiungiamo e chiediamo loro se vogliono almeno i nostri bastoncini per aiutarsi un poco, ci rassicurano che scenderanno con calma e di non preoccuparci, ci facciamo gli auguri reciproci noi per la salita e loro per la discesa. Si sale sempre ripidamente, la neve, se stiamo nella vecchia traccia tiene altrimenti si sfonda tantissimo. La salita non è lunghissima, saranno circa 250 m, ma ripidissimi e quello che più ci preoccupa è la discesa. Arrivati in cresta si apre un panorama eccezionale, finalmente al terzo tentativo vediamo qualcosa. La conca del Cernello è anch’essa ancora innevata. La chicca della giornata è stata questa però: siamo qui da 10 minuti e ci accorgiamo che un’aquila ha preso a volteggiare nei pressi della cima, bellissima. Si appollaia su una punta poco sotto di noi, e via di foto, dopo una bella attesa riprende il volo e via con altre foto, che meraviglia, bellissima! Scende in picchiata, ha trovato la sua preda e ora si allontana e anche noi purtroppo dobbiamo avviarci, la discesa ci aspetta, una discesa a mio avviso piuttosto adrenalinica, i ramponi tenevano pochissimo e la picca andava dentro fino alla becca in una nevaccia orribile, alcuni tratti li abbiamo fatti fronte pendio in modo da sentirci un po’ più sicuri e passin passino siamo tornati al P.so della Portula. Il ritorno al rifugio Calvi va via in un baleno, la neve ci permette di scendere sciando e anche se il mio equilibrio sulla neve non è dei migliori sono riuscita a non “tomare” neanche una volta! Al rifugio recuperiamo le ciaspole che non sono servite neanche questa volta e poiché è ancora presto decidiamo di andare a trovare gli amici/gestori del rifugio Longo. Riprendiamo la sterrata e prima di risalire deviamo a dx, scendiamo a delle vecchie baite dove passa il sentiero che scende alla Baita Armentarga, si scende, si scende, e si riprende per un breve tratto un’altra sterrata e poco dopo c’è la deviazione per risalire al rifugio Longo. Un primo tratto è attrezzato con un cavo in acciaio perché un poco esposto e molto stretto, poi risale nella valle fino a sbucare proprio sotto al rifugio. Al rifugio ormai non c’è più nessuno e Enzo sta già lavorando di ramazza, come al solito si lamenta di qualcosa altrimenti non sarebbe lui, ci accomodiamo all’esterno e il primo pensiero che mi viene in mente guardando a valle è…cosa posso volere di più…seduta all’aria aperta, un panorama mozzafiato, un sole che anche se pallido riscalda anima e corpo beh vorrei che tutto questo non avesse mai fine, non solo oggi ma ogni giornata passata per monti mi porta a fare queste considerazioni e ringraziare per la fortuna avuta nello scoprire che camminare non è solo fatica ma molto molto di più, la fatica fa parte del tutto! Dal rifugio prendiamo la sterrata che abbandoniamo al primo tornante e passando per il Baitone del Cai di Sesto San Giovanni tagliamo un tratto di sterrata per riprenderla per l’ultima mezz’oretta di discesa.
Concludiamo la giornata andando a comprare un bel pezzetto di formaggio Branzi, ottimo!
Dati GPS
Dislivello 1538 m – km 23,13
QUI ALTRE FOTO
http://www.montimania.it/Multimedia/Arch/2011/Monte_Madonnino/album/index.html
Partiamo da Carona e come al solito, anche se presto, ci sono già numerose macchine posteggiate lungo la strada. Saliamo al rifugio Calvi lungo la strada sterrata, una vera noia ma il sentiero estivo è ancora innevato e ci porterebbe via troppo tempo e anche se muniti di ciaspole vorremmo arrivare al P.so della Portula con neve ancora decente. Dal rifugio Calvi si vede benissimo la salita al Madonnino, e il primo pensiero è stato. “Accidenti se è ripida! Forse però è solo la prospettiva…” magari!!!! Sembra ci sia una buona traccia ed invece scopriremo è una traccia vecchia fatta da un gigante o più semplicemente è rimasta solo una traccia di discesa! Arrivati al P.so della Portula vediamo pochi metri sopra il P.so due ragazzi, sembrano in difficoltà, un loro amico rimasto al P.so ci conferma che non sono attrezzati né di ramponi né di piccozza e, di fatto, stanno scendendo, li raggiungiamo e chiediamo loro se vogliono almeno i nostri bastoncini per aiutarsi un poco, ci rassicurano che scenderanno con calma e di non preoccuparci, ci facciamo gli auguri reciproci noi per la salita e loro per la discesa. Si sale sempre ripidamente, la neve, se stiamo nella vecchia traccia tiene altrimenti si sfonda tantissimo. La salita non è lunghissima, saranno circa 250 m, ma ripidissimi e quello che più ci preoccupa è la discesa. Arrivati in cresta si apre un panorama eccezionale, finalmente al terzo tentativo vediamo qualcosa. La conca del Cernello è anch’essa ancora innevata. La chicca della giornata è stata questa però: siamo qui da 10 minuti e ci accorgiamo che un’aquila ha preso a volteggiare nei pressi della cima, bellissima. Si appollaia su una punta poco sotto di noi, e via di foto, dopo una bella attesa riprende il volo e via con altre foto, che meraviglia, bellissima! Scende in picchiata, ha trovato la sua preda e ora si allontana e anche noi purtroppo dobbiamo avviarci, la discesa ci aspetta, una discesa a mio avviso piuttosto adrenalinica, i ramponi tenevano pochissimo e la picca andava dentro fino alla becca in una nevaccia orribile, alcuni tratti li abbiamo fatti fronte pendio in modo da sentirci un po’ più sicuri e passin passino siamo tornati al P.so della Portula. Il ritorno al rifugio Calvi va via in un baleno, la neve ci permette di scendere sciando e anche se il mio equilibrio sulla neve non è dei migliori sono riuscita a non “tomare” neanche una volta! Al rifugio recuperiamo le ciaspole che non sono servite neanche questa volta e poiché è ancora presto decidiamo di andare a trovare gli amici/gestori del rifugio Longo. Riprendiamo la sterrata e prima di risalire deviamo a dx, scendiamo a delle vecchie baite dove passa il sentiero che scende alla Baita Armentarga, si scende, si scende, e si riprende per un breve tratto un’altra sterrata e poco dopo c’è la deviazione per risalire al rifugio Longo. Un primo tratto è attrezzato con un cavo in acciaio perché un poco esposto e molto stretto, poi risale nella valle fino a sbucare proprio sotto al rifugio. Al rifugio ormai non c’è più nessuno e Enzo sta già lavorando di ramazza, come al solito si lamenta di qualcosa altrimenti non sarebbe lui, ci accomodiamo all’esterno e il primo pensiero che mi viene in mente guardando a valle è…cosa posso volere di più…seduta all’aria aperta, un panorama mozzafiato, un sole che anche se pallido riscalda anima e corpo beh vorrei che tutto questo non avesse mai fine, non solo oggi ma ogni giornata passata per monti mi porta a fare queste considerazioni e ringraziare per la fortuna avuta nello scoprire che camminare non è solo fatica ma molto molto di più, la fatica fa parte del tutto! Dal rifugio prendiamo la sterrata che abbandoniamo al primo tornante e passando per il Baitone del Cai di Sesto San Giovanni tagliamo un tratto di sterrata per riprenderla per l’ultima mezz’oretta di discesa.
Concludiamo la giornata andando a comprare un bel pezzetto di formaggio Branzi, ottimo!
Dati GPS
Dislivello 1538 m – km 23,13
QUI ALTRE FOTO
http://www.montimania.it/Multimedia/Arch/2011/Monte_Madonnino/album/index.html
Tourengänger:
cristina

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