Sono colpito da saudade da montagna.
Non esistono cure per questa malattia, l'unico rimedio per attenuarne i sintomi consiste nell'immergersi nella natura.
La possibilità più vicina è una scorribanda nel parco Adda Sud in mountain bike, lungo il fiume, destinazione bosco del Belgiardino.
Lascio l'asfalto a pochi chilometri da casa per infilare la sterrata che porta nei pressi di un allevamento di fauna venatoria (carne da massacro!) e proseguire nel ventre della riserva.
Non si potrebbe passare di qui ma con i ciclisti discreti le guardie forestali chiudono un occhio.
Giungo nei pressi delle acque limpide del canale Muzzetta, dove c'è una zona umida intatta trapuntata di alberi ad alto fusto che ospitano una garzaia, una specie di condomino per trampolieri vocianti di varia specie.
La mezcla di suoni è impressionante, un pezzo di Borneo trapiantato nel cuore della pianura padana per travestirla da vera giungla equatoriale.
Chiudo gli occhi e sono immediatamente proiettato fuori dal mondo civilizzato, in un luogo perfetto per organizzare una guerra agli umani e alla loro ostinata simpatia per il cemento, magari insieme a Yanez, Kammamuri e Tremal Naik al fianco di un esercito di uccelli e nutrie.
Sento il verso rauco del cenerino, quello baritonale da anfibio dell'airone rosso e quello aggressivo e stridulo della garzetta, sembrano le streghe di Valpurga che lanciano anatemi nella notte del loro sabba , che come tutti gli anni si svolge il trenta aprile, piuttosto vicino dunque.
L'airone è il vero re delle paludi, quando spiega le sue ali altissimo bucando il cielo traccia geometrie degne di un angelo.
Le ruote della mia bicicletta rotolano tra boschetti di sambuco e biancospino, attraversano radure ghiaiose e pozze d'acqua dove milioni di girini improvvisano il rave della vita, per fermarsi infine sulla riva dell'Adda.
In questo tratto il fiume presenta un alveo ampio e la corrente tranquilla in territorio lodigiano arriva a livello della campagna per fondersi con essa, marciando lenta come una tartaruga fluida verso il grande fiume Po.
Pare che il nome Adda derivi dal latino “duo”, perché anticamente si credeva che il fiume nascesse da due sorgenti, in alternativa dal vocabolo celtico "abda" che significa “acqua che scorre ”.
Le ruote slittano sulla sabbia mentre l'odore del fiume che si infila nelle mie narici è inconfondibile: un misto di legno bagnato, muschio e alghe limacciose.
Un aroma antico che riavvolge il nastro del tempo sulla bobina della memoria fino all'infanzia, quando in estati assolate dei primi anni settanta, fissate su fotografie in bianco e nero, proprio in queste acque mio padre mi insegnò a nuotare.
Seguo il verso della corrente per alcune centinaia di metri di divertenti saliscendi fino ad una sbarra che chiude il passaggio; qui in una delle mie biciclettate una volpe mi tagliò la strada guardandomi con occhi beffardi, per poi sparire in una nuvoletta di polvere davanti alle due ruote morse dai freni.
La primavera è la cornice ideale per questo percorso, si può cogliere il risveglio della natura dal letargo invernale, l'uscita di Persefone dalle stanze del buio vestita di margherite e libera di volare su di un carro trainato da passeri, i fiori liberi finalmente di impazzire di luce attirare folle di insetti che si rimpinzano di nettare e si accoppiano senza sosta...
Attraverso il placido canale Muzza per inoltrarmi nel bosco del Belgiardino, la luce si smorza schermata dagli alberi.
Ogni volta che entro in un bosco non posso fare a meno di pensare a gnomi con cappelli a punta che giocano a carte dentro tronchi cavi, elfi che tessono minuscoli abiti con fili di ragnatele colorate e folletti che preparano scherzi gustosi per la prossima notte bevendo idromele.
Incontro invece un campionario di podisti di ogni età, peso e altezza.
Il bosco lambisce alcune anse del fiume dove l'acqua ferma ha un colore azzurro lattiginoso, la presenza di diversi pescatori conferma la salute ittica di questa zona.
Una stradina tortuosa tra i pioppi segna gli ultimi metri del mio percorso, sono al parco di Belgiardino.
Mi siedo sulla riva, dissetandomi guardo l'Adda che scorre ipnotizzato e soddisfatto, penso ai fiumi di tutto il mondo.
Sono le vere autostrade della vita che portano linfa liquida nelle arterie della terra, la corrente è il tempo che vi scorre dentro come sabbia trasparente in una clessidra senza fine.
Lebowski, in sella si ritorna a casa.
I chilometri sul fondo sassoso uniti alla magnitudo non esile del sottoscritto (over 80), generano le prime proteste da parte dei polpacci che iniziano a lamentarsi minacciando sciopero ; li metto a tacere con un sorriso, ringraziandoli per il lavoro svolto e ricordando che mi hanno scrollato di dosso le tossine accumulate nell'ultima settimana lavorativa!
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soundtrack: "Viva la campagna" BandaBardò
http://www.youtube.com/watch?v=W26OJAkygfk&feature=related
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