Rifugio Deffeyes (2494 m)
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Non è stato facile trovare un giorno di tempo favorevole in questa estate assassina: seguiamo il meteo regionale ogni sera trepidanti come fedeli in attesa di un’apparizione!
Grazie ad un giorno di sciopero nella fabbrica dei cumulonembi, affrontiamo per la seconda volta negli ultimi anni il Rifugio Albert Deffeyes.
Grazie ad un giorno di sciopero nella fabbrica dei cumulonembi, affrontiamo per la seconda volta negli ultimi anni il Rifugio Albert Deffeyes.
Inizia in leggera discesa questo itinerario, superando il torrente Rutor che corre allegro in un canyon dalle pareti rocciose e scoscese.
Ci addentriamo in un bosco di conifere fitto, tanto da spostare verso l’alto la linea d’ombra e garantire un piacevole microclima fresco anche nei giorni nei quali il sole estivo diventa una palla di rame implacabile. La vegetazione ha inoltre la straordinaria capacità di assorbire i rumori, un vero passaggio in riserva indiana per i nostri padiglioni iper- sollecitati.
Un breve tratto in questa giungla alpina, è la distanza che ci porta al cospetto della prima cascata. Il sentiero sale obliquo a sinistra seguendo un ripido pendio fino al pianoro che ospita la baita del Parcet, abitata da un ruvido montanaro solitario, una via di mezzo tra Mauro Corona e la figura del sasquatch, l’uomo dei boschi delle foreste nordamericane.
Ci addentriamo in un bosco di conifere fitto, tanto da spostare verso l’alto la linea d’ombra e garantire un piacevole microclima fresco anche nei giorni nei quali il sole estivo diventa una palla di rame implacabile. La vegetazione ha inoltre la straordinaria capacità di assorbire i rumori, un vero passaggio in riserva indiana per i nostri padiglioni iper- sollecitati.
Un breve tratto in questa giungla alpina, è la distanza che ci porta al cospetto della prima cascata. Il sentiero sale obliquo a sinistra seguendo un ripido pendio fino al pianoro che ospita la baita del Parcet, abitata da un ruvido montanaro solitario, una via di mezzo tra Mauro Corona e la figura del sasquatch, l’uomo dei boschi delle foreste nordamericane.
La vista si riempie di luce e si apre al cielo in questa valle arricchita nella sua parte finale da una piccola fonte che sgorga su di una parete di roccia chiara. Si sale fino a lambire a quota 1990 la seconda cascata, quella che preferisco, spettacolare e roboante nella quantità d’acqua che vaporizza intorno al suo bacino di caduta. La nuvola di gocce atomizzate che ci circonda produce sprazzi di arcobaleno, la schiuma bianca che sprizza ovunque è il riso che festeggia gli sposi: il fiume e la montagna. La terza cascata(2060m) è raggiungibile con una breve deviazione dal segnavia.
Al bivio per il Lago di Belle Combe svoltiamo a sinistra, guadagnando quota rapidamente. Ora il bosco si fa più rado e montagna impenna come un sauro imbizzarrito, fino a intraprendere una lunga diagonale che dopo alcuni sinuosi saliscendi rivela ai nostri occhi il grandangolare pianoro de La Lière (2143m). Qui sorge una baita detta “degli alpini”, e lo specchio d’acqua del Lac du Glacier dalla forma ovale da cui diramano immissari ed emissari come piccoli tentacoli.
Oltrepassato il piccolo ponte Guedoz, non si ammettono cali di zuccheri: innumerevoli tornanti sui contrafforti erbosi e rocciosi del Mont Lussè sono il lasciapassare per colmare lo strappo altimetrico che ci divide dal Rifugio.
Ancora qualche serpeggio e siamo a quota 2500 dove sorge il Deffeyes, affacciato sul Lac du Rutor il cui emissario affluisce dopo un breve tratto nel più grande Lac du Seracs.
Da qui si gode di un panorama splendido, madre natura ha cosparso con abbondanza i dintorni della sottile polvere della meraviglia, vero cibo per gli occhi.
Il nostro sguardo accarezza un orizzonte che va dal Monte Bianco al di là delle creste del Mont Fortin e della Youla al candido ghiacciaio del Rutor, uno dei più estesi delle montagne italiane.
Oltrepassato il piccolo ponte Guedoz, non si ammettono cali di zuccheri: innumerevoli tornanti sui contrafforti erbosi e rocciosi del Mont Lussè sono il lasciapassare per colmare lo strappo altimetrico che ci divide dal Rifugio.
Ancora qualche serpeggio e siamo a quota 2500 dove sorge il Deffeyes, affacciato sul Lac du Rutor il cui emissario affluisce dopo un breve tratto nel più grande Lac du Seracs.
Da qui si gode di un panorama splendido, madre natura ha cosparso con abbondanza i dintorni della sottile polvere della meraviglia, vero cibo per gli occhi.
Il nostro sguardo accarezza un orizzonte che va dal Monte Bianco al di là delle creste del Mont Fortin e della Youla al candido ghiacciaio del Rutor, uno dei più estesi delle montagne italiane.
La cuoca del rifugio esce per prendere una boccata d’aria buona, mi accorgo che mastica il dialetto delle mie parti.Più tardi apprendo che il gestore è di Crema, che dire…anche quassù mi sento a casa!
In discesa immaginiamo di essere quattro camosci per quanto lasciamo alle nostre spalle rapidi le rocce, riuscendo a prendere l’ultimo bus per il parcheggio alle 17.40.( la strada per La Joux è chiusa agli autoveicoli).
Tourengänger:
lebowski

Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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