La Grassi
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Luca Mercalli e il colonnello Giuliacci non sono che imbarazzanti neofiti in confronto a Maurizio, il nostro organizzatore.
Dopo complicate consultazioni su tutti i siti meteo disponibili, scongiuri e alcuni riti sciamanici ha saputo incuneare questa escursione nelle uniche ore di tregua che il maltempo ci ha lasciato sabato scorso.
Essendo egli un noto seguace della santeria cubana, è stato necessario anche il sacrificio di un pollo (al forno con patate) per propiziarsi la venuta del bel tempo.
Partiti dal piazzale di Ceresole, si inizia la salita nei pressi della partenza della seggiovia per i Piani di Bobbio, dopo un'oretta di salita si raggiunge il sentiero delle Orobie n°101.
Svoltando a a destra , si prende quota zigzagando incorporei lungo la dorsale dello Zucco del Corvo.
Grazie alle precipitazioni abbondanti i prati sono soffici e verdissimi, l'ambiente ricorda gli scenari fantasy del signore degli anelli.
Tuttavia davanti a me non ci sono degli hobbit ma Graziella e una signora di cui non ricordo il nome esperta di botanica, che per comodità chiamerò Pulsatilla.
Superando in breve 300 m. di dislivello giungiamo, dopo una breve sosta ad una piccola sorgente, al panoramico Passo del Toro (m. 1935).
Dopo complicate consultazioni su tutti i siti meteo disponibili, scongiuri e alcuni riti sciamanici ha saputo incuneare questa escursione nelle uniche ore di tregua che il maltempo ci ha lasciato sabato scorso.
Essendo egli un noto seguace della santeria cubana, è stato necessario anche il sacrificio di un pollo (al forno con patate) per propiziarsi la venuta del bel tempo.
Partiti dal piazzale di Ceresole, si inizia la salita nei pressi della partenza della seggiovia per i Piani di Bobbio, dopo un'oretta di salita si raggiunge il sentiero delle Orobie n°101.
Svoltando a a destra , si prende quota zigzagando incorporei lungo la dorsale dello Zucco del Corvo.
Grazie alle precipitazioni abbondanti i prati sono soffici e verdissimi, l'ambiente ricorda gli scenari fantasy del signore degli anelli.
Tuttavia davanti a me non ci sono degli hobbit ma Graziella e una signora di cui non ricordo il nome esperta di botanica, che per comodità chiamerò Pulsatilla.
Superando in breve 300 m. di dislivello giungiamo, dopo una breve sosta ad una piccola sorgente, al panoramico Passo del Toro (m. 1935).
Più in alto, sugli alti pascoli, il sentiero si fa pianeggiante e piacevole da percorrere tra il Monte Foppabona e lo Zuc di Cam.
Una breve ascesa, poi una splendida traversata tra estensioni di rododendri e anemoni ci porta dolcemente all'ampia conca di Camisolo in vista del Rifugio Grassi (m. 1987).
Una breve ascesa, poi una splendida traversata tra estensioni di rododendri e anemoni ci porta dolcemente all'ampia conca di Camisolo in vista del Rifugio Grassi (m. 1987).
In due ore di cammino io, Graziella e Pulsatilla giungiamo trotterellando come allegri camosci alla meta.
Il rito magico di Maurizio continua a funzionare, immagino abbia portato anche un rosario tibetano di sandalo nello zaino, e passo dopo passo reciti il mantra del sole nascente, che infatti nelle vicinanze del rifugio splende alto.
La Grassi, è davanti a noi, come viene chiamata da queste parti, al femminile, sulla traccia antica del termine di "capanna".
E' l'ora di mangiare un boccone, accompagnato da un caffè al rifugio.
Scambio due parole con il simpatico Peter, un ragazzone dal forte accento veneto dalle 'e' aperte come campi di grano, che con la sorella Anna gestisce la Grassi dal 2006.
Scattando qualche fotografia avverto una strana sensazione: mi accorgo che Il Pizzo dei Tre Signori ci guarda da lontano sornione, sento il magnetismo del ciclope di roccia, sembra chiamarci... incoraggiati dal sole caldo che sorride tra le nubi, in tre ci dirigiamo verso il gigante.
Un piacevole sentiero in cresta che alterna piccole salite e discese ci porta dopo il superamento di un breve tratto roccioso attrezzato al cospetto della simbolica montagna, che deve il suo nome al ruolo di punto di confine tra i tre stati.
Le nuvole gonfie e nere ora ci ricordano che è ora di tornare, imbocchiamo stavolta il sentiero 104 che ci porterà a Costa.
La pioggia prima ci accarezza, poi diventa incipiente e presto, quando i primi tuoni si scatenano ormai le gocce d'acqua sono martellanti come le dita di una massagiatrice orientale.
Da piccolo mia nonna mi raccontava che la pioggia era causata dagli angeli che lavavano le nuvole, oggi dovevano essere veramente sporche!
Quello che dapprima è un passo tranquillo diventa svelto e attento sul fondo scivoloso, i sensi sono allertati e nella testa ormai sento la cavalcata delle Valchirie.
Un sorriso soddisfatto mi coglie sotto quello che ormai è un corposo temporale, ogni goccia diventerà linfa vitale per la vene della natura, e domani anche la più piccola pozzangherà avrà il magico potere di contenere l'arcobaleno.
Il rito magico di Maurizio continua a funzionare, immagino abbia portato anche un rosario tibetano di sandalo nello zaino, e passo dopo passo reciti il mantra del sole nascente, che infatti nelle vicinanze del rifugio splende alto.
La Grassi, è davanti a noi, come viene chiamata da queste parti, al femminile, sulla traccia antica del termine di "capanna".
E' l'ora di mangiare un boccone, accompagnato da un caffè al rifugio.
Scambio due parole con il simpatico Peter, un ragazzone dal forte accento veneto dalle 'e' aperte come campi di grano, che con la sorella Anna gestisce la Grassi dal 2006.
Scattando qualche fotografia avverto una strana sensazione: mi accorgo che Il Pizzo dei Tre Signori ci guarda da lontano sornione, sento il magnetismo del ciclope di roccia, sembra chiamarci... incoraggiati dal sole caldo che sorride tra le nubi, in tre ci dirigiamo verso il gigante.
Un piacevole sentiero in cresta che alterna piccole salite e discese ci porta dopo il superamento di un breve tratto roccioso attrezzato al cospetto della simbolica montagna, che deve il suo nome al ruolo di punto di confine tra i tre stati.
Le nuvole gonfie e nere ora ci ricordano che è ora di tornare, imbocchiamo stavolta il sentiero 104 che ci porterà a Costa.
La pioggia prima ci accarezza, poi diventa incipiente e presto, quando i primi tuoni si scatenano ormai le gocce d'acqua sono martellanti come le dita di una massagiatrice orientale.
Da piccolo mia nonna mi raccontava che la pioggia era causata dagli angeli che lavavano le nuvole, oggi dovevano essere veramente sporche!
Quello che dapprima è un passo tranquillo diventa svelto e attento sul fondo scivoloso, i sensi sono allertati e nella testa ormai sento la cavalcata delle Valchirie.
Un sorriso soddisfatto mi coglie sotto quello che ormai è un corposo temporale, ogni goccia diventerà linfa vitale per la vene della natura, e domani anche la più piccola pozzangherà avrà il magico potere di contenere l'arcobaleno.
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