Sassariente Q1767
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Il Sassariente … era da tanto che Paolo ci sollecitava per un’ escursione dove lui era già salito, ma nuvole basse gli avevano impedito di gustarsi una visuale che, alla luce dei fatti, è veramente eccezionale.
Ogni volta che si usciva dalla galleria del Monte Ceneri (spesso per raggiungere altri luoghi per escursioni), era pronto ad indicarlo, proprio lì, di fronte a noi …
Da allora lo prendo in giro, e le ultime volte, alla galleria ero pronto ad indicare questo dente roccioso a … tutta la ciurma.
Visto da lontano, non sembra poi così bello, difficile sì, dal lato della Piana di Magadino si presenta con pareti rocciose, certamente belle per gli amici rocciatori, ma lontane dalle mie/nostre capacità.
Scoprendolo però nelle tante escursioni, molte qui su HiKr (e mi scuso se ne aggiungo un’ altra, probabilmente inutile), l’ abbiamo “capito” meglio, e la vista dalla vetta documentata nelle tante foto non rende, se non in minima parte, il vero panorama che si ammira in una giornata limpida.
Rimandiamo per ben due volte l’ escursione, il tempo è stato inclemente nei confronti di noi camminatori, pioggia continua per settimane, soprattutto nei weekend.
L’ effetto meteo lo si nota anche nella pubblicazioni su HiKr, relazioni pochissime, qualcuno rispolvera vecchie foto ed escursioni … un viaggio virtuale, nei bei ricordi, considerato che il meteo ci inchioda in casa.
Ma il weekend sabato 15 e domenica 16 maggio, il tempo sarà abbastanza buono, ventoso certo, con nuvole e qualche schiarita, ma niente acqua: è deciso si parte.
Partiamo molto presto, per vari motivi, alle 7:45 siamo a Monti di Motti, Q1060, la strada a salire è molto stretta, ma l’orario mattiniero ci permette di salire senza intoppi.
Alle 8:00 ci incamminiamo, salendo la strada asfaltata chiusa al traffico (anche se la sbarra era aperta e abbiamo trovato varie vetture parcheggiate più avanti).
Dopo alcuni tornanti, si lascia la strada ed inizia il sentiero, che sale senza grande fatica con lunghi tornanti, attraversando stupendi boschi di faggio.
Dopo una quarantina di minuti raggiungiamo un primo gruppo di baite, tutte in sasso e ben tenute.
Siamo a Monti della Scesa, a Q1270. Proseguiamo sempre nelle faggete, salendo ancora con lieve pendenza, passando sopra i Monti della Gana, e raggiungendo il bivio dell’ Alpe Foppiana a Q1500.
Qui il bosco cambia, lasciamo i faggi per pini ed abeti, oltre che il piano erboso dell’ alpe, con due baite in sasso. Si apre il panorama verso l’ alta Val Verzasca, le cime ancora molto cariche di neve, creano un profilo perfetto. Ci fermiamo qualche minuto, e riprendiamo la marcia nella pineta.
Paolo ci avverte, non manca molto al tratto spacca-fiato.
Nel bosco un simpatico incontro con un giovane camoscio, che si ferma incuriosito ad osservarci, prima di scappare veloce a valle.
A quota 1560mt, in prossimità di una parete rocciosa e di un tratto di bosco “pulito”, si inizia questo tratto ripido per guadagnare quasi 150mt con tornanti a zig-zag, fino a raggiungere la Forcarella a Q1700.
La curiosità è tanta di ammirare il paesaggio sul lato del Val Verzasca, finora nascosto, che risaliamo la cimetta sopra la Forcarella. Il paesaggio è appagante, sotto il Vogorno ed il Madone, proprio di fronte a noi, neve fino ai 1700/1800mt, cascate spumeggianti ed alpeggi.
Torniamo sul sentiero e proseguiamo su un tratto innevato, l’ esposizione a N conserva 40/50cm di neve. La traccia è battuta ed evidente.
In breve siamo al “muro dei polacchi” e rientriamo nel bosco fino a raggiungere una sella, dove si “scollina” e si scende di poco.
La grande croce di vetta è proprio lì davanti, sopra questa torre rocciosa del Sassariente.
Qui inizia il tratto BLU, ci sono delle comode passerelle in legno che aiutano notevolmente a salire quest’ ultimo tratto impervio. Delle comode funi e corrimano in legno nelle curve, aumentano la sicurezza.
Questo è il tratto che temevo di non riuscire a fare, non sono uno scalatore, e sono poco propenso a rischiare inutilmente … ma ne vale la pena.
Le passerelle facilitano notevolmente il passaggio, se si ha paura ci sono le funi di appoggio, e poi i tratti veramente esposti (con sotto il nulla) sono di pochi metri.
Per i fifoni come me, spendo qualche parola in più e poi vi lascio alle fotografie, che spero vi aiutino a trovare quel briciolo di coraggio che serve.
Ci sono 3 tratti attrezzati, un primo tratto su passerelle in legno, un breve tratto tra gli alberi, un secondo tratto di passerelle che sale a zig-zag, ed in ultimo pochi metri di roccia semplice da salire anche aiutandosi con la fune di appoggio.
Se ci sono riuscito io ….
Le passerelle sono una vera opera, non “ballano” e danno molta sicurezza. Paolo ci è stato quando non c’erano e ci spiega com’era la situazione in precedenza, forse allora avrei avuto qualche dubbio in più.
Fine delle considerazioni, solo se soffrite paurosamente di vertigini lasciate perdere, ma se basta poco a convincervi e a superare qualche dubbio, pensate che il panorama in vetta vi ripagherà di ogni sforzo.
Morale della storia alle 10:22 sono in vetta, Paolo, Cecco e Roberto sono già in cima con altre 4 persone.
C’e’ una grande croce di vetta, è una meta escursionistica molto frequentata.
Due ore e 22 minuti di orologio, due ore e venti davano sulla tabella, mi complimento da solo; considerato poi che mi sono fermato almeno 10m per riprendere fiato sul tratto ripido.
Non è una giornata spettacolare, e tira un vento abbastanza forte, che ci costringe subito ad indossare le giacche a vento, ma pulisce la visuale in modo perfetto e la vista a 360° è meravigliosa.
Sotto di noi la piana (o piano) di Magadino, con il Ticino che si spegne tranquillo nel lago Maggiore, Locarno ed i paesi vicini, il Tamaro, il lago di Lugano, la Val Verzasca alle nostre spalle, e tante cime innevate.
Tra tutte il Rosa, sempre presente, le cime della Val Colla, con il Monte Bar, il Garzirola, il Camoghè, poi il Pizzo di Gino, il Marmontana, il Claro, il Pizzo dell’ Uomo e la Cima d’ Erbea,
Ovviamente il Vogorno ed il Madone incombenti alle nostre spalle.
Il Camoghè nasconde alla nostra vista, anche se si trova in secondo piano, il Pizzo di Corgella, proprio di fronte a noi, lo scorso anno in questo periodo, potevamo ammirare il Sassariente da quella posizione.
Tante belle cime, tutte con un fresco cappello bianco. Su molti ci abbiamo appoggiato gli scarponi sopra, su altre lo faremo (lo spero!), altre resteranno solo un desiderio irrealizzabile.
Alle dieci e mezza non si può pranzare, quindi ci prendiamo una lunghissima pausa di quasi 45m, per fotografare (direi all’ impazzata), guardare, scoprire e riconoscere, ricordare qualche bel momento su qualcuna di quelle cime, fare progetti (questo sì che è bello !!!).
Alle 11 decidiamo di lasciare la vetta, dopo le classiche foto ricordo, altri dieci minuti di panorama da gustare.
Si scende, in discesa serve il passo sicuro e guardare bene dove si appoggia, le funi comunque aiutano. Passerelle e fine del tratto blu, uno sguardo indietro verso la vetta e la grande croce.
Scendiamo molto velocemente, a parte il tratto innevato oltre il muro dei polacchi, non ci siamo accorti salendo ma c’e’ un po’ di pendenza e qualche scivolone con sedere nella neve è assicurato …, il tutto finisce in risate.
Alle 11:51 siamo all’ Alpe Foppiana, dove decidiamo di pranzare su un grande sasso piatto nel piano erboso.
Un’ ora di pausa, tra panini, caffè, grappetta e braulio, qualcuno si abbronza e riposa al sole.
Il ritorno è rapido, prima delle 14:00 siamo all’ auto, dove possiamo ammirare ancora la cima del Sassariente, che da qui sembra lontana …
Beh … fine della storia, ora quando usciremo dalla galleria del Monte Ceneri, cominceremo con il ti ricordi il Sassariente ………………
Piccolo riassuntino:
ANDATA : Monti di Motti – Sassariente – Alpe Foppiana (pranzo) : 6,9 Km
RITORNO : Alpe Foppiana – Monti di Motti : 3,2Km
Partecipanti: Giorgio, Paolo, Roberto, Gimmy e Cecco
Tante altre foto, file, foto-panoramica (dal vero è un’ altra cosa …), diario nel nostro sito :




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