Traversata Val Merdarola-Valle dell’Oro
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A poca distanza dal trafficato e celebrato Sentiero Roma sia ha la possibilità di percorrere luoghi pochissimo frequentati e selvaggi. Uno di questi angoli è quello attraversato dall’escursione qui descritta, che, descrivendo un anello da Bagni di Masino, percorre la Val Merdarola e la Valle dell’Oro transitando per il Rifugio Antonio Omio.
Si tratta di u itinerario non difficile, ma soprattutto la parte della Val Merdarola, richiede un certo spirito d’avventura e una certa capacità di orientamento: traccia con segnavia (non sempre di pronta individuazione) ma sentiero inesistente per lunghi tratti, fagocitato dalla vegetazione. Dimenticatevi di poter chiedere informazioni lungo il tragitto: lo stato dei luoghi lascia intendere che i passaggi siano scarsi.
LOCALITA' DI PARTENZA. Bagni di Masino (m 1180).
I Bagni della Val Masino sono una località termale nota fin dall’antichità per le qualità terapeutiche dell’acqua minerale che vi scorga ad una temperatura di circa 38°. La loro fama si consolida a partire dal quattrocento, ma solo nel seicento il luogo viene attrezzato con una rudimentale struttura ricettiva. L’attuale complesso termale risale alla prima metà del XIX secolo, ed è stato ristrutturato e ammodernato nel 2009.
Per quanto ne so, attualmente le terme sono chiuse.
ATTREZZATURA.
Quella standard da escursionismo. Consigliati scarponi alti.
DIFFICOLTÀ.
T3+ (EE, secondo la classificazione CAI). L’itinerario non presenta difficoltà tecniche che vanno oltre ad una normale escursione di media montagna: non ci sono particolari esposizioni, c’è qualche tratto in pendenza accentuata, la discesa dalla Bocchetta di Medaccio per il ripido canalino, ma nulla di particolare. La vera difficoltà sta nella mancanza di una traccia di sentiero per lunghi tratti e dalla folta vegetazione spontanea che nasconde tutto, segnavia compresi, e crea problemi di orientamento. Bisogna dire che i segnavia, sommati agli ometti di sassi, sarebbero anche in quantità sufficiente, peccato che siano poco visibili. Utile avere una traccia GPS da segire.
Dislivello e sviluppo non sono trascurabili. Richiede un certo allenamento.
QUOTA MASSIMA: m 2308, alla Bocchetta di Medaccio.
QUOTA MINIMA: m 1180, al parcheggio di Bagni di Masino.
SVILUPPO: km 13.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 9:25 (progressione lenta a causa di leggera indisposizione: si può fare in circa 7:30/8 ore).
TEMPI PARZIALI:
DESCRIZIONE PERCORSO.
Il nostro itinerario ha avvio in fondo al parcheggio, dove una bacheca informativa indica l’inizio del “Sentiero sensoriale dei Bagni di Masino”. Si percorre per un breve tratto questo sentiero e, prima di arrivare alla “Casera” ERSAF, sulla sinistra si nota una classica palina segnaletica CAI (indica il sentiero 455) con sopra un cartello direzionale giallo, più artigianale, con una bella scritta rossa “Merdarola”: è il nostro sentiero. Lo si imbocca inoltrandoci nel bosco e, dopo una decina di minuti, si arriva ad una seconda palina (sempre riferita al sentiero 455) in prossimità di un bivio. A questo punto si svolta a destra e si prosegue su sentiero marcato e a tratti ripido, fino ad arrivare alla Cascata, indicata anche da alcune scritte sulla roccia che si incontrano lungo il tragitto.
Del ponticello in legno citato nella relazione consultato, è rimasto solo qualche rottame, quindi, guadato il torrente, su sentiero meno evidente, si riprende la ripida salita raggiungendo una radura con alcuni asini al pascolo. La progressione è faticosa, a tratti il sentiero (quando c’è) è ostruito dal sottobosco che costringe a immersioni fra i rododendri per aggirare l’ostacolo; i pochi animali al pascolo (oltre agli asini qualche mucca), col loro vagare hanno lasciato innumerevoli tracce, e si fatica non poco a trovare quella giusta traguardando i segnavia seminascosti dalla vegetazione e gli ometti.
Alzandoci di quota il bosco dirada – ma non il sottobosco, lo sguardo può spaziare verso la bella catena di monti che chiudono le valli di Porcellizzo e Mello, ma anche la testata della Val Merdarola schiarendoci un po’ le idee sulla direzione da seguire. Dopo oltre due ore lenta ascesa si sbuca dalla vegetazione e si arriva alla baita più bassa dell’Alpe Merdarola (m 1953), dove facciamo una sosta, e dove inizierà a manifestarsi la leggera indisposizione di Paolo, che rallenterà la marcia.
A questo punto il nostro obiettivo: la Bocchetta di Medaccio, è ben visibile, e la vegetazione meno invadente e, anche se una traccia di sentiero non c’è, se non per brevi tratti, permette di seguire i segnavia rosso/bianco senza difficoltà.
Guadagnati qualche decina di metri di quota, si piega leggermente a destra in direzione di alcuni ruderi di baite che si scorgono distintamente su un terrazzamento erboso. Raggiunte queste baite, si prosegue verso un secondo gruppo di ruderi, dove sta pascolando una mandria di cavalli Avelignesi; qui si devia a sinistra risalendo un ripido spallone detritico-erboso che porta allo stretto intaglio della Bocchetta di Medaccio (m 2308).
La discesa dalla bocchetta nella Valle dell’Oro avviene per uno stretto e ripido canale, che bisogna affrontare con una certa attenzione per fondo sdrucciolevole, ma non presenta particolari difficoltà ed è breve – solo una cinquantina di metri. Giunti alla base del canale si prende a sinistra, superando le ultime lingue di neve, superata una conca detritica, si risale un promontorio e si inizia una lunga traversata in direzione del Rifugio Omio, che si scorge quasi costantemente di fronte a noi, su terreno vario: praterie placche rocciose inclinate e qualche macereto, mantenendosi in quota, con un continuo su e giù. Anche qui, per lunghi tratti non c’è una traccia di sentiero, ma i segnavia sono abbondanti e qualche ometto, soprattutto in corrispondenza dell’attraversamento o aggiramento delle placche, rendono agevole la progressione. Un’ultima salita e, quasi all’imbrunire, siamo finalmente al Rifugio Omio (m 2100).
La discesa ai Bagni di Masino avviene su sentiero ben evidente, inizialmente attraverso praterie per poi spostarsi a ridosso di un costone roccioso che cela la caratteristica Alpe dell’Oro (m 1769), ricavata sotto uno sbalzo roccioso. Quindi si entra in un folto bosco e, con pendenze anche accentuate, si attraversa la radura di Pian del Fango (m 1569), per poi raggiungere i Bagni dopo un’altra ripida discesa nel bosco, a questo punto al buio. Arrivati sulla stradina di fondovalle, si attraversa il ponte e si riprende il tracciato del Sentiero sensoriale che seguiremo fino al parcheggio.
METEO.
Cielo sereno con una leggera velatura. Assenza di vento. Temperatura: alla partenza 28°, alla bocchetta 18°, al termine 18°.
FREQUENTAZIONE.
Lo stato del sentiero in Val Merdarola lascerebbe supporre una frequentazione molto scarsa. Noi abbiamo incontrato una sola escursionista con il cane.
COMPAGNI: Andrea e Paolo.
Note sitografiche:
Si tratta di u itinerario non difficile, ma soprattutto la parte della Val Merdarola, richiede un certo spirito d’avventura e una certa capacità di orientamento: traccia con segnavia (non sempre di pronta individuazione) ma sentiero inesistente per lunghi tratti, fagocitato dalla vegetazione. Dimenticatevi di poter chiedere informazioni lungo il tragitto: lo stato dei luoghi lascia intendere che i passaggi siano scarsi.
LOCALITA' DI PARTENZA. Bagni di Masino (m 1180).
I Bagni della Val Masino sono una località termale nota fin dall’antichità per le qualità terapeutiche dell’acqua minerale che vi scorga ad una temperatura di circa 38°. La loro fama si consolida a partire dal quattrocento, ma solo nel seicento il luogo viene attrezzato con una rudimentale struttura ricettiva. L’attuale complesso termale risale alla prima metà del XIX secolo, ed è stato ristrutturato e ammodernato nel 2009.
Per quanto ne so, attualmente le terme sono chiuse.
ATTREZZATURA.
Quella standard da escursionismo. Consigliati scarponi alti.
DIFFICOLTÀ.
T3+ (EE, secondo la classificazione CAI). L’itinerario non presenta difficoltà tecniche che vanno oltre ad una normale escursione di media montagna: non ci sono particolari esposizioni, c’è qualche tratto in pendenza accentuata, la discesa dalla Bocchetta di Medaccio per il ripido canalino, ma nulla di particolare. La vera difficoltà sta nella mancanza di una traccia di sentiero per lunghi tratti e dalla folta vegetazione spontanea che nasconde tutto, segnavia compresi, e crea problemi di orientamento. Bisogna dire che i segnavia, sommati agli ometti di sassi, sarebbero anche in quantità sufficiente, peccato che siano poco visibili. Utile avere una traccia GPS da segire.
Dislivello e sviluppo non sono trascurabili. Richiede un certo allenamento.
QUOTA MASSIMA: m 2308, alla Bocchetta di Medaccio.
QUOTA MINIMA: m 1180, al parcheggio di Bagni di Masino.
SVILUPPO: km 13.
TEMPO EFFETTIVO DI MARCIA: ore 9:25 (progressione lenta a causa di leggera indisposizione: si può fare in circa 7:30/8 ore).
TEMPI PARZIALI:
da | Bagni di Masino | a | Cascata: | 45 minuti; |
da | Cascata | a | Alpe Merdarola: | ore 2:20; |
da | Alpe Merdarola | a | Bocchetta di Medaccio: | ore 1:55; |
da | Bocchetta di Medaccio | a | Rifugio Omio: | ore 2:10; |
da | Rifugio Omio | a | Bagni di Masino: | ore 2:15. |
DESCRIZIONE PERCORSO.
Il nostro itinerario ha avvio in fondo al parcheggio, dove una bacheca informativa indica l’inizio del “Sentiero sensoriale dei Bagni di Masino”. Si percorre per un breve tratto questo sentiero e, prima di arrivare alla “Casera” ERSAF, sulla sinistra si nota una classica palina segnaletica CAI (indica il sentiero 455) con sopra un cartello direzionale giallo, più artigianale, con una bella scritta rossa “Merdarola”: è il nostro sentiero. Lo si imbocca inoltrandoci nel bosco e, dopo una decina di minuti, si arriva ad una seconda palina (sempre riferita al sentiero 455) in prossimità di un bivio. A questo punto si svolta a destra e si prosegue su sentiero marcato e a tratti ripido, fino ad arrivare alla Cascata, indicata anche da alcune scritte sulla roccia che si incontrano lungo il tragitto.
Del ponticello in legno citato nella relazione consultato, è rimasto solo qualche rottame, quindi, guadato il torrente, su sentiero meno evidente, si riprende la ripida salita raggiungendo una radura con alcuni asini al pascolo. La progressione è faticosa, a tratti il sentiero (quando c’è) è ostruito dal sottobosco che costringe a immersioni fra i rododendri per aggirare l’ostacolo; i pochi animali al pascolo (oltre agli asini qualche mucca), col loro vagare hanno lasciato innumerevoli tracce, e si fatica non poco a trovare quella giusta traguardando i segnavia seminascosti dalla vegetazione e gli ometti.
Alzandoci di quota il bosco dirada – ma non il sottobosco, lo sguardo può spaziare verso la bella catena di monti che chiudono le valli di Porcellizzo e Mello, ma anche la testata della Val Merdarola schiarendoci un po’ le idee sulla direzione da seguire. Dopo oltre due ore lenta ascesa si sbuca dalla vegetazione e si arriva alla baita più bassa dell’Alpe Merdarola (m 1953), dove facciamo una sosta, e dove inizierà a manifestarsi la leggera indisposizione di Paolo, che rallenterà la marcia.
A questo punto il nostro obiettivo: la Bocchetta di Medaccio, è ben visibile, e la vegetazione meno invadente e, anche se una traccia di sentiero non c’è, se non per brevi tratti, permette di seguire i segnavia rosso/bianco senza difficoltà.
Guadagnati qualche decina di metri di quota, si piega leggermente a destra in direzione di alcuni ruderi di baite che si scorgono distintamente su un terrazzamento erboso. Raggiunte queste baite, si prosegue verso un secondo gruppo di ruderi, dove sta pascolando una mandria di cavalli Avelignesi; qui si devia a sinistra risalendo un ripido spallone detritico-erboso che porta allo stretto intaglio della Bocchetta di Medaccio (m 2308).
La discesa dalla bocchetta nella Valle dell’Oro avviene per uno stretto e ripido canale, che bisogna affrontare con una certa attenzione per fondo sdrucciolevole, ma non presenta particolari difficoltà ed è breve – solo una cinquantina di metri. Giunti alla base del canale si prende a sinistra, superando le ultime lingue di neve, superata una conca detritica, si risale un promontorio e si inizia una lunga traversata in direzione del Rifugio Omio, che si scorge quasi costantemente di fronte a noi, su terreno vario: praterie placche rocciose inclinate e qualche macereto, mantenendosi in quota, con un continuo su e giù. Anche qui, per lunghi tratti non c’è una traccia di sentiero, ma i segnavia sono abbondanti e qualche ometto, soprattutto in corrispondenza dell’attraversamento o aggiramento delle placche, rendono agevole la progressione. Un’ultima salita e, quasi all’imbrunire, siamo finalmente al Rifugio Omio (m 2100).
La discesa ai Bagni di Masino avviene su sentiero ben evidente, inizialmente attraverso praterie per poi spostarsi a ridosso di un costone roccioso che cela la caratteristica Alpe dell’Oro (m 1769), ricavata sotto uno sbalzo roccioso. Quindi si entra in un folto bosco e, con pendenze anche accentuate, si attraversa la radura di Pian del Fango (m 1569), per poi raggiungere i Bagni dopo un’altra ripida discesa nel bosco, a questo punto al buio. Arrivati sulla stradina di fondovalle, si attraversa il ponte e si riprende il tracciato del Sentiero sensoriale che seguiremo fino al parcheggio.
METEO.
Cielo sereno con una leggera velatura. Assenza di vento. Temperatura: alla partenza 28°, alla bocchetta 18°, al termine 18°.
FREQUENTAZIONE.
Lo stato del sentiero in Val Merdarola lascerebbe supporre una frequentazione molto scarsa. Noi abbiamo incontrato una sola escursionista con il cane.
COMPAGNI: Andrea e Paolo.
Note sitografiche:
Tourengänger:
Alberto C.

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