Doss Tachèer
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La gita è normalmente poco frequentata (specialmente dagli scialpinisti) a causa del ripido e disagevole bosco iniziale, che molto raramente riesce ad accumulare sotto i fitti abeti una quantità di neve sufficiente a tentare qualche curva. Se a tutto ciò aggiungiamo che in questa valle le mete di "prestigio" sono altre e che l'esistenza di questo percorso è invisibile ed insospettabile dalla strada di fondovalle, rimane un solo principale motivo di frequentazione da parte degli "iniziati" che talora qui si radunano: nonostante la presenza di tratti di pendio anche ripido (in cima anche molto ripido) non si ha memoria del formarsi di alcuna valanga e l'escursione ha fama di sicurezza anche con pericolo 3/5. L'uso delle racchette da neve, che a mio avviso sull'intero percorso è più impegnativo rispetto agli sci, si presta ad escursioni parziali e di diversa difficoltà: fino a Fupana può trattarsi di WT2/WT3, ma se poi le condizioni permettono di proseguire si può pensare a WT4/WT5. Questa volta ci siamo fermati circa 60 metri sotto la cresta di vetta, ma in passato, su percorso ampiamente battuto da ripetuti passaggi, non siamo andati oltre la valutazione generale di WT3. Occorre ricordare sempre comunque che, con molta neve, l'ultimo pendio in traverso è molto ripido ed esposto su di un vuoto senza scampo.
Contrariamente a quanto si trova in rete e sulle guide stampate, è conveniente trascurare il ponticello a valle della Piana, per prendere in considerazione quello a monte; da qui, attraversatolo, si sale in cima ai prati di sinistra, si guada - sempre a sinistra - il ruscello e si imbocca una comoda mulattiera nel fitto bosco. Dopo qualche decina di metri di dislivello, si raggiunge una radura ripida che si risale a brevi inversioni: al suo termine superiore, passando accanto ai ruderi di una lunga stalla, si rientra fra gli alberi e, dopo un tratto protetto a valle da una staccionata, si sale a raggiungere un sistema di radure sempre più ampie che vanno ad aprirsi sui pascoli della Casera Gàvet. Il pendio, molto regolare e panoramico, va percorso con ampi tornanti in direzione sud-ovest fino a convergere, dopo aver accostato due baite isolate, nel bel bosco di larici alle pendici del Doss Tachèer; un breve tratto più pendente ed accidentato conduce sul magnifico terrazzo di Fupana, esteso ai piedi del tratto culminante. Fra le punte dei larici si riescono a scorgere segmenti panoramici sulle Retiche: Badile e Cengalo, Zocca e Castello, Disgrazia, Roseg e Scerscen. Per la vetta, in decisa direzione sud, si affronta una spalla radamente alberata di profilo triangolare: una serie di tornantini sempre più brevi e sempre più stretti dirige sullo stretto crestone terminale.
Per la discesa, essenzialmente sul percorso di salita, è possibile raddrizzare la linea tagliando i tornanti e le curve e seguire praticamente una linea retta sulla massima pendenza fino all'ingresso nell'inevitabile bosco basale.
Contrariamente a quanto si trova in rete e sulle guide stampate, è conveniente trascurare il ponticello a valle della Piana, per prendere in considerazione quello a monte; da qui, attraversatolo, si sale in cima ai prati di sinistra, si guada - sempre a sinistra - il ruscello e si imbocca una comoda mulattiera nel fitto bosco. Dopo qualche decina di metri di dislivello, si raggiunge una radura ripida che si risale a brevi inversioni: al suo termine superiore, passando accanto ai ruderi di una lunga stalla, si rientra fra gli alberi e, dopo un tratto protetto a valle da una staccionata, si sale a raggiungere un sistema di radure sempre più ampie che vanno ad aprirsi sui pascoli della Casera Gàvet. Il pendio, molto regolare e panoramico, va percorso con ampi tornanti in direzione sud-ovest fino a convergere, dopo aver accostato due baite isolate, nel bel bosco di larici alle pendici del Doss Tachèer; un breve tratto più pendente ed accidentato conduce sul magnifico terrazzo di Fupana, esteso ai piedi del tratto culminante. Fra le punte dei larici si riescono a scorgere segmenti panoramici sulle Retiche: Badile e Cengalo, Zocca e Castello, Disgrazia, Roseg e Scerscen. Per la vetta, in decisa direzione sud, si affronta una spalla radamente alberata di profilo triangolare: una serie di tornantini sempre più brevi e sempre più stretti dirige sullo stretto crestone terminale.
Per la discesa, essenzialmente sul percorso di salita, è possibile raddrizzare la linea tagliando i tornanti e le curve e seguire praticamente una linea retta sulla massima pendenza fino all'ingresso nell'inevitabile bosco basale.
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