Astano-Lema-Tamaro e ritorno
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Era ancora buio al parcheggio nel cuore del paese di Astano.
Francesco e io (Dr. Jackill e Mr. Hyde, con ruoli invertiti a dipendenza di chi usa l'auto)
ci stavamo preparando per cominciare l'ultima escursione dell'anno....
....ultima diatriba tra due vecchi (io) e grassissimi (lui) acerrimi escursionisti:
chi dei due avrebbe prevalso stavolta?
"Dici sia il caso di usare le pile frontali?"
"La mia l'ho già accesa, vedi?"
Silenzio.....
"Vabbè! Vorrà dire che useremo unicamente la tua!"
R aveva appena estinto il suo debito (auto) "fregandomi" in un altro modo:
il primo punto di giornata se l'era guadagnato lui.
Camminato in silenzio (io) fin quasi al Passo di Monte Faëta, avevo aperto la
bocca per fare un commento ma ERRE mi aveva subito zittito:
"Esistono due categorie di persone: quelle che hanno le chiavi dell'auto e possono
parlare e le altre che devono UNICAMENTE ascoltare!"
"Questa storia l'ho già sentita, un po' diversa però" era stata la mia risposta.
"Ma com'è che parli soltanto tu anche quando guido io?" mi ero permesso di obiettare.
"Perchè la mia auto è più bella e tedesca della tua"
"Va bene! Allora visto che la mia è più nipponica, quando la uso, tu puoi parlare solo in
giapponese o tacere!!" il silenzio era calato davvero, anche se per poco....
Per una volta R non aveva trovato valide argomentazioni con cui controbattermi.
Avendo altre priorità, come (ad esempio) ritornare a casa integro da questa lunga giornata
che mi si prospettava, la cosa non mi era dispiaciuta.
Erano varie settimane che R mi importunava, insisteva perchè lo accompagnassi in questa
"sua passeggiata" che da tanto sognava di fare, e il cui obiettivo (neanche tanto velato) era
dimostrarmi quanto fosse più resistente di me. Alla fine avevo ceduto, ma in cuor mio
pensavo al modo migliore di vendicarmi.
Arrivati in vetta al Monte Lema, avevo dovuto dar da mangiare agli affamati,
dividendo con Francesco i miei viveri.
"Non c'erano pasticcerie aperte, e poi qui siamo in Svizzera!!" si era giustificato.
"Sarà! Ma ogni volta è la stessa storia" mi ero limitato a pensare.
Assorbita a pieni polmoni l'aria frizzante dell'alba da poco sorta, mi ero rimesso lo zaino
in spalla. Scesi alla Forcola di Arasio per un sentiero ben ghiacciato, era cominciata una
nuova salita, una delle tante della giornata che avrei dovuto affrontare.
Il sole caldo ci aveva piacevolmente investito, camminare era più bello ora.
Giunti al Poncione di Breno, avevo scattato alcune foto.
"Me le mandi?"
"Solo a pagamento con YEN come valuta" un sordo grugnito era stata la sua risposta.
Non mi aspettavo niente di meno, alzatomi mi ero avviato verso la vicina discesa.
Il tratto dal Poncione fino al Passo d'Agario, era in assoluto quello più interessante.
Camminare sulla crestina dai tratti ripidi ma mai pericolosi (anche se c'era ghiaccio) mi
aveva messo di buon umore. Stavamo procedendo bene, la fatica dell'escursione fatta
il giorno prima (da solo), non mi aveva lasciato strascichi. Complice il cielo terso, il
quadro che vedevo ad ogni cambio di direzione mi apriva il cuore.
Il pensiero predominante (che già dal giorno prima saltellava nel mio cranio) era legato
al ritorno: lungo e faticoso e con tante salite da rifare al contrario.
Neanche a dirlo, un fastidio al piede si era acuito dopo i primi minuti di cammino, gettando
un'ombra scura sul proseguo dell'escursione. Al Passo d'Agario avevo controllato quale
ne fosse l'origine, senza venire a capo di nulla.
Ripartito insoddisfatto del risultato, mi ero avviato verso il lontano Gradiccioli.
Dopo un'ora ero seduto in fianco alla croce, intento a guardarmi in giro.
"Non mi è ancora passato il mal di pancia!" aveva d'improvviso detto Francesco.
"Da quando abbiamo tentato la salita al Pizzo Scalino?!!" avevo risposto turbato.
"Da stamattina!!" aveva detto lui scocciato "ma mi stai ad ascoltare quando parlo?"
Il mio silenzio l'aveva innervosito ancora di più.
"Tre escursioni con te, tre volte che sto male" aveva aggiunto rincarando la dose.
"Saranno le maledizioni che ti mando!" avevo pensato guardandolo di sghimbescio.
"Dai che è tardi!" mi ero limitato a dire "manca l'ultima salita, quella che soffro di più."
Messi i ramponcini nella ripida, ghiacciata, discesa successiva, mi ero incamminato
verso l'ultimo tratto del percorso d'andata.
Soffrendo per lo scarso allenamento, ero infine giunto in vetta al Monte Tamaro.
Mentre tra me pensavo "Mo' chi ci riesce a tornare all'auto", Francesco si era lamentato:
"Tutto qui? La pensavo più lunga 'sta traversata! ....E solo 1900 m di dislivello!"
"Beh! Ne faremo altro anche al ritorno.."
"Capirai, sai quanta roba!! Perchè non andiamo anche al Rifugio Tamaro? Almeno
aggiungiamo un po' di salita a questa passeggiata..."
"Se questa per te è una passeggiata, un'escursione quanto deve durare?"
In un altro luogo a sera iniziata........
Stavo cucinando il risotto coi funghi porcini che Francesco aveva preteso a chiusura
della giornata. Non pago di avermi fatto camminare per oltre dieci ore, si era pure
auto-invitato a cena, mentre percorrevamo in auto l'autostrada ticinese direzione Sud.
"Tanto alla Raffa può far solo piacere!" si era scusato.
"Se lo dici tu!" avevo detto ad alta voce (due ore dopo) mentre mescolavo il risotto.
"Hai detto qualcosa?" aveva urlato mia moglie dal soggiorno.
Ripiombato nei ricordi di giornata non le avevo risposto:
chissà se avevo fatto arrabbiare anche lei?
Senza farmi vedere da R, stavo facendo rosolare a parte un po' di Boletus Satanas.
Trovati per caso due mesi prima, li avevo raccolti ed essicati, nel caso mi servissero,
questa la consideravo l'occasione giusta. Non velenosi ma molto difficili da digerire,
sarebbero rimasti sullo stomaco a ERRE per molto tempo (come a me l'escursione di
oggi): uno sguardo maligno aveva storpiato il mio volto.
Messi in tavola i risotti, avevo sorriso a Francesco, non vedevo l'ora di vedere quale
reazione avrebbe avuto. Mentre mangiavo di gusto, avevo visto il suo sguardo farsi serio.
"SSIIII!!!!" avevo pensato stringendo, senza farmi vedere, il pugno sinistro.
Era tutto buio, anzi no! Era giorno (avevo aperto gli occhi...) e chi avevo visto?
"Francesco! Cosa ci fai nella mia stanza, di mattina presto con un mazzo di fiori in mano,
SANO e con quel sorrisino ebete che non sopporto?"
"Sicuro di essere in camera tua? Guarda bene..." mi aveva risposto.
Voltata la testa a destra, avevo visto in piedi mia moglie e mio figlio, poco più in là due altri
letti (con due persone sdraiate dentro).
"Li hai invitati tu per la notte quei due?" avevo chiesto a mia moglie.
Con uno sbuffo, roteando gli occhi, aveva guardato mio figlio il quale si era girato di là.
"Sei in ospedale!" mi aveva risposto asciutta "non hai digerito il risotto. Sei stato male...
ed eccoti qua!"
"Peccato! Era così buono!" aveva aggiunto FrancescoR a rincarare la dose.
Con la bocca aperta e gli occhi spalancati (neanche fossero fari abbaglianti), lo avevo
incenerito con lo sguardo.
"Non ci posso credere!" mi ero detto "è andata male anche stavolta!!!"
Non solo ero tornato a casa rotto, causa la lunga escursione (R, invece, vi era giunto
fresco come una rosa), ma avevo fallito la mia vendetta postuma:
lui aveva ingoiato gli indigesti Boletus Satanas (digerendoli benissimo), mentre io mi ero
intossicato con quelli buoni!!!
Non c'era altro da aggiungere: era una sconfitta totale, l'ennesima!!
Chiusi gli occhi mi ero girato a pancia in giù, pensassero tutti quanti quello che volevano,
io di parlare proprio non ne avevo più voglia!
Quello che segue sono i "postulati" che regolano le nostre escursioni,
a voi trarne le debite conclusioni!!
1. Postulato fondamentale della solidarietà in montagna.
Francesco e io (Dr. Jackill e Mr. Hyde, con ruoli invertiti a dipendenza di chi usa l'auto)
ci stavamo preparando per cominciare l'ultima escursione dell'anno....
....ultima diatriba tra due vecchi (io) e grassissimi (lui) acerrimi escursionisti:
chi dei due avrebbe prevalso stavolta?
"Dici sia il caso di usare le pile frontali?"
"La mia l'ho già accesa, vedi?"
Silenzio.....
"Vabbè! Vorrà dire che useremo unicamente la tua!"
R aveva appena estinto il suo debito (auto) "fregandomi" in un altro modo:
il primo punto di giornata se l'era guadagnato lui.
Camminato in silenzio (io) fin quasi al Passo di Monte Faëta, avevo aperto la
bocca per fare un commento ma ERRE mi aveva subito zittito:
"Esistono due categorie di persone: quelle che hanno le chiavi dell'auto e possono
parlare e le altre che devono UNICAMENTE ascoltare!"
"Questa storia l'ho già sentita, un po' diversa però" era stata la mia risposta.
"Ma com'è che parli soltanto tu anche quando guido io?" mi ero permesso di obiettare.
"Perchè la mia auto è più bella e tedesca della tua"
"Va bene! Allora visto che la mia è più nipponica, quando la uso, tu puoi parlare solo in
giapponese o tacere!!" il silenzio era calato davvero, anche se per poco....
Per una volta R non aveva trovato valide argomentazioni con cui controbattermi.
Avendo altre priorità, come (ad esempio) ritornare a casa integro da questa lunga giornata
che mi si prospettava, la cosa non mi era dispiaciuta.
Erano varie settimane che R mi importunava, insisteva perchè lo accompagnassi in questa
"sua passeggiata" che da tanto sognava di fare, e il cui obiettivo (neanche tanto velato) era
dimostrarmi quanto fosse più resistente di me. Alla fine avevo ceduto, ma in cuor mio
pensavo al modo migliore di vendicarmi.
Arrivati in vetta al Monte Lema, avevo dovuto dar da mangiare agli affamati,
dividendo con Francesco i miei viveri.
"Non c'erano pasticcerie aperte, e poi qui siamo in Svizzera!!" si era giustificato.
"Sarà! Ma ogni volta è la stessa storia" mi ero limitato a pensare.
Assorbita a pieni polmoni l'aria frizzante dell'alba da poco sorta, mi ero rimesso lo zaino
in spalla. Scesi alla Forcola di Arasio per un sentiero ben ghiacciato, era cominciata una
nuova salita, una delle tante della giornata che avrei dovuto affrontare.
Il sole caldo ci aveva piacevolmente investito, camminare era più bello ora.
Giunti al Poncione di Breno, avevo scattato alcune foto.
"Me le mandi?"
"Solo a pagamento con YEN come valuta" un sordo grugnito era stata la sua risposta.
Non mi aspettavo niente di meno, alzatomi mi ero avviato verso la vicina discesa.
Il tratto dal Poncione fino al Passo d'Agario, era in assoluto quello più interessante.
Camminare sulla crestina dai tratti ripidi ma mai pericolosi (anche se c'era ghiaccio) mi
aveva messo di buon umore. Stavamo procedendo bene, la fatica dell'escursione fatta
il giorno prima (da solo), non mi aveva lasciato strascichi. Complice il cielo terso, il
quadro che vedevo ad ogni cambio di direzione mi apriva il cuore.
Il pensiero predominante (che già dal giorno prima saltellava nel mio cranio) era legato
al ritorno: lungo e faticoso e con tante salite da rifare al contrario.
Neanche a dirlo, un fastidio al piede si era acuito dopo i primi minuti di cammino, gettando
un'ombra scura sul proseguo dell'escursione. Al Passo d'Agario avevo controllato quale
ne fosse l'origine, senza venire a capo di nulla.
Ripartito insoddisfatto del risultato, mi ero avviato verso il lontano Gradiccioli.
Dopo un'ora ero seduto in fianco alla croce, intento a guardarmi in giro.
"Non mi è ancora passato il mal di pancia!" aveva d'improvviso detto Francesco.
"Da quando abbiamo tentato la salita al Pizzo Scalino?!!" avevo risposto turbato.
"Da stamattina!!" aveva detto lui scocciato "ma mi stai ad ascoltare quando parlo?"
Il mio silenzio l'aveva innervosito ancora di più.
"Tre escursioni con te, tre volte che sto male" aveva aggiunto rincarando la dose.
"Saranno le maledizioni che ti mando!" avevo pensato guardandolo di sghimbescio.
"Dai che è tardi!" mi ero limitato a dire "manca l'ultima salita, quella che soffro di più."
Messi i ramponcini nella ripida, ghiacciata, discesa successiva, mi ero incamminato
verso l'ultimo tratto del percorso d'andata.
Soffrendo per lo scarso allenamento, ero infine giunto in vetta al Monte Tamaro.
Mentre tra me pensavo "Mo' chi ci riesce a tornare all'auto", Francesco si era lamentato:
"Tutto qui? La pensavo più lunga 'sta traversata! ....E solo 1900 m di dislivello!"
"Beh! Ne faremo altro anche al ritorno.."
"Capirai, sai quanta roba!! Perchè non andiamo anche al Rifugio Tamaro? Almeno
aggiungiamo un po' di salita a questa passeggiata..."
"Se questa per te è una passeggiata, un'escursione quanto deve durare?"
In un altro luogo a sera iniziata........
Stavo cucinando il risotto coi funghi porcini che Francesco aveva preteso a chiusura
della giornata. Non pago di avermi fatto camminare per oltre dieci ore, si era pure
auto-invitato a cena, mentre percorrevamo in auto l'autostrada ticinese direzione Sud.
"Tanto alla Raffa può far solo piacere!" si era scusato.
"Se lo dici tu!" avevo detto ad alta voce (due ore dopo) mentre mescolavo il risotto.
"Hai detto qualcosa?" aveva urlato mia moglie dal soggiorno.
Ripiombato nei ricordi di giornata non le avevo risposto:
chissà se avevo fatto arrabbiare anche lei?
Senza farmi vedere da R, stavo facendo rosolare a parte un po' di Boletus Satanas.
Trovati per caso due mesi prima, li avevo raccolti ed essicati, nel caso mi servissero,
questa la consideravo l'occasione giusta. Non velenosi ma molto difficili da digerire,
sarebbero rimasti sullo stomaco a ERRE per molto tempo (come a me l'escursione di
oggi): uno sguardo maligno aveva storpiato il mio volto.
Messi in tavola i risotti, avevo sorriso a Francesco, non vedevo l'ora di vedere quale
reazione avrebbe avuto. Mentre mangiavo di gusto, avevo visto il suo sguardo farsi serio.
"SSIIII!!!!" avevo pensato stringendo, senza farmi vedere, il pugno sinistro.
Era tutto buio, anzi no! Era giorno (avevo aperto gli occhi...) e chi avevo visto?
"Francesco! Cosa ci fai nella mia stanza, di mattina presto con un mazzo di fiori in mano,
SANO e con quel sorrisino ebete che non sopporto?"
"Sicuro di essere in camera tua? Guarda bene..." mi aveva risposto.
Voltata la testa a destra, avevo visto in piedi mia moglie e mio figlio, poco più in là due altri
letti (con due persone sdraiate dentro).
"Li hai invitati tu per la notte quei due?" avevo chiesto a mia moglie.
Con uno sbuffo, roteando gli occhi, aveva guardato mio figlio il quale si era girato di là.
"Sei in ospedale!" mi aveva risposto asciutta "non hai digerito il risotto. Sei stato male...
ed eccoti qua!"
"Peccato! Era così buono!" aveva aggiunto FrancescoR a rincarare la dose.
Con la bocca aperta e gli occhi spalancati (neanche fossero fari abbaglianti), lo avevo
incenerito con lo sguardo.
"Non ci posso credere!" mi ero detto "è andata male anche stavolta!!!"
Non solo ero tornato a casa rotto, causa la lunga escursione (R, invece, vi era giunto
fresco come una rosa), ma avevo fallito la mia vendetta postuma:
lui aveva ingoiato gli indigesti Boletus Satanas (digerendoli benissimo), mentre io mi ero
intossicato con quelli buoni!!!
Non c'era altro da aggiungere: era una sconfitta totale, l'ennesima!!
Chiusi gli occhi mi ero girato a pancia in giù, pensassero tutti quanti quello che volevano,
io di parlare proprio non ne avevo più voglia!
Quello che segue sono i "postulati" che regolano le nostre escursioni,
a voi trarne le debite conclusioni!!
1. Postulato fondamentale della solidarietà in montagna.
Il sodale di gita o di cordata che rimanesse privo di forze lungo la via,
dev'essere inesorabilmente abbandonato e lasciato in pasto agli avvoltoj.
In tal frangente tagliare la corda è non solo lecito, bensì doveroso.
2. Postulato delle chiavi.
In una comitiva, il custode delle chiavi dell'auto sta agli altri partecipanti come chi ha la pistola carica con coloro che devono scavare. (dal film: "ll buono, il brutto e il cattivo" di Sergio Leone).
Egli può lecitamente esercitare la dittatura più assoluta e tirannesca nei confronti degli stessi. Nessuna critica nei suoi confronti è ammessa da parte di alcuno e il diritto al mugugno è rigorosamente sospeso.
3. Postulato del capro espiatorio.
L'organizzatore o promotore dell'uscita in montagna è completamente e illimitatamente responsabile di qualsiasi accidente o inconveniente possa avvenire, dall'inizio alla fine della stessa: nel caso di eventuali frane, lavine, crolli di cornici, fulmini, eruzioni vulcaniche, fango, alberi caduti, vento, maltempo in generale, cadute, scivolate, rottura o perdita di qualsiasi componente dell'attrezzatura, compresi gingilli elettronici come orologi, bussole, gps, altimetri, arva, etc., incidenti automobilistici in fase di avvicinamento o ritorno a casa (multe comprese), cucina indigesta o insoddisfacente, alloggio scomodo, maleducazione dei guardiani di capanne in cui si abbia a sostare, morsicature di serpenti, zampate di orsi, punture di acari e insetti di qualsiasi specie, mal di montagna, scottature, contusioni, escoriazioni, congiuntiviti, dissenterie, assideramento, raffreddori e ogni possibile altro malanno, ritardi da parte di chiunque, soppressione di mezzi pubblici, ostacoli lungo la via, compreso l'atterraggio di astronavi aliene, la colpa è esclusivamente sua ed è tenuto a rifondere tutti i danni materiali e morali che ne conseguono, ai partecipanti e ad eventuali terzi conivolti.
Si deroga completamente alla regola testé espressa solamente nel caso in cui l'organizzatore o promotore della gita coincida col custode delle chiavi (vedi assioma 2): in tal caso, il ruolo di cui sopra viene assegnato ad altro partecipante della gita nominato dal custode stesso delle chiavi, a suo insindacabile e inappellabile giudizio.
4. Postulato della neve e delle roccette (di Levati - Orlandini - Cassin - Frendo - Cavalleri).
Ceteris paribus, una via per neve è sempre più facile di una via per roccette, in quanto lungo la stessa ciascuno può scavare a proprio piacimento il sentjerello che più gli aggrada.
Vedi il commento di Riccardo Cassin (confermato anche dal secondo salitore Edourad Frendo) alla prima salita dello sperone della Walker (cfr RM 1939, 309-10, riportato anche dalla gvida CAI.-TCI "Monte Bianco vol.2" di Chabod - Grivel - Saglio - Buscaini): "... ogni alpinista sa che sul ghijaccio si può creare l'appiglio e l'appoggio come meglio comoda, mentre sulla roccia ciò molte volte è impossibile."
5. Postulato della corda.
Procedendo in cordata su ghiacciajo, è fisicamente impossibile che un alpinista di massa minore possa trattenere un alpinista di massa maggiore, nel caso in cui quest'ultimo avesse a cadere in un crepaccio.
Ne consegue che, in tale eventualità, entrambi precipiteranno ineluttabilmente in fondo alla voragine, trafitti dalle stalattiti che ne festonano le labbra e infine divorati da creature senza nome che da tempo immemore rodono la terra.
6. Postulato delle creste.
Ognun per sé, e si salvi solo chi può.
Tourengänger:
FrancescoR,
Gabrio


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