Tre cime sull'Alta Via del Lario


Publiziert von cai56 , 26. Juni 2023 um 07:35. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:23 Juni 2023
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 7:15
Aufstieg: 1673 m
Abstieg: 1673 m
Strecke:Parzialmente circolare 20,67 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano o da Como si va a percorrere la statale "Regina" fino a Dongo, dove si imbocca la provinciale per Garzeno. Al tornante presso il monumento ai caduti si prosegue diritto andando a proseguire lungamente per Via San Jorio. Ampio parcheggio presso la diga ENEL. La strada fin qui è asfaltata ma molto stretta, con vere difficoltà nell' incrocio con altri veicoli.

Provenendo dalla Valtellina e guardando in direzione del Lago di Como ci si trova di fronte, e per tutta la sua  lunghezza, la Valle Albano, con la catena di monti compresa fra il Bregagno ed il Pizzo di Gino; la neve ricopre il versante fino a primavera inoltrata e spesso nebbie e nuvole occultano completamente la visuale per il resto dell'anno: le mappe evidenziano un reticolo di piste agro-silvo-pastorali ed ancor più sentieri, ma la "letteratura" escursionistica appare assai scarsa. Nel 2017 avevamo sfiorato la zona con una bella salita al Bregagno con partenza da Catasco, ma tutto il resto della vallata (a parte la possibilità di poche salite scialpinistiche meritorie ma di nicchia) appare piuttosto trascurata. Quest'oggi, giornata limpida post-temporali, andiamo a darci un'occhiata e subito ci rendiamo conto che qui le mappe sono una cosa e la realtà è un'altra: attualmente le piste sono molto più estese e tanti dei sentieri non esistono, e quando esistono in pratica sono ormai difficilmente identificabili (non fa eccezione quasi nemmeno l'Alta via del Lario, di cui rimangono a tratti solo i vecchi bolli). Impressionante la devastazione dell'ampio sterrato che sale da Zeda all'Alpe Marnotto, una serpentina di decine di tornanti, con tratti dove già si innescano frane; il tutto pagato decine di migliaia di Euro da Regione e UE per caricare una ventina di manzette e una cinquantina di capre in asciutta...
Però, raggiunto il crinale, il panorama sulle valli Sanagra, Cavargna ed Intelvi è stupendo.


Dal piazzale si scende subito ad attraversare il coronamento della Diga di Reggea per imboccare, evitando tutti i viottoli di servizio, una pista cementata che sale ombrosissima nel bosco di latifoglie con alcuni tornanti - presenti varie scorciatoie - fino al villaggetto di Carcinedo. Qui, come in ogni altro agglomerato di abitazioni della valle, le cascine sono quasi tutte restaurate a casa di vacanza, ma con oggettivamente una sensazione di "pratico ma anti-estetico"; i pochi esemplari rimasti delle "mason", che un tempo mostravano il tradizionale tetto in paglia, ora hanno generalizzato l'uso della lamiera ondulata per uso copertura anche agli edifici più recenti. Facendo attenzione ad evitare i due più evidenti sentieri che tendono a destra, si sale diritto nel bosco seguendo una malagevole traccia che gradualmente, oltrepassando qualche baita isolata, raggiunge i prati inferiori del vasto maggengo di Zeda. Alle prime abitazioni si confluisce in una pista sterrata che si segue in salita fino ad un incrocio: si lascia a destra l'accesso carrozzabile che seguiremo in discesa e si prosegue per cinque tornanti, fino a trovare un netto sentiero allargato di recente per lavori all'acquedotto. Dopo il casello idrico si prosegue sulla ripidissima traccia nell'erba - talvolta scompare un po'... - che risale un dosso mantenendosi alla sinistra della sequenza di tornanti della pista per l'Alpe Marnotto; alla fine la sensazione di sentiero scompare definitivamente e, lasciando a sinistra la traccia - qui più evidente, ma che non ci interessa - per il fondo della Valle delle Fontane, deviamo un poco a destra fino ad intercettare il tornante della pista più spostato verso est. In effetti l'alpe è poco distante ed in breve la raggiungiamo: è stata recentemente modernizzata e dotata di attrezzature zootecniche attualmente non in uso; i pastori sono indiani e la familiarità - per non dire amichevolezza - di tutti gli animali presenti (cani, capre, bovini) testimonia del rispetto che questa cultura manifesta per tutti gli esseri viventi. Dietro la cascina si sale ad un recente casello dell'acquedotto per poi seguirne lo scavo fino al punto di presa presso una sorgente ai piedi di un ghiaione. Qui ogni segno di passaggio scompare in un fitto tappeto di rododendri e mirtilli: cerchiamo di risalirlo dove più accessibile tendendo ad intercettare il sentiero - una sorta di larghissimo tornante - indicato dalla mappa come proveniente dall'Alpe Marnottino; la branca inferiore di quanto riportato non esiste, ma sembra di vedere la possibilità che il ramo alto, alla base di due speroni rocciosi, ci sia. L'impressione dal basso era maggiore di quanto concretamente si trovi, ma qualcosa c'è. Seguiamo quindi verso sinistra il vecchio passaggio che i cespugli hanno ricoperto, fino a raggiungere la cresta nord-est - un dosso di erba e bassi cespugli - del Monte Marnotto, dove si perde: qualche decina di metri per la linea di massima pendenza e si raggiunge il cumulo di pietre della vetta. Il panorama è meraviglioso e, oltre a tutto il resto ovviamente, si riesce a scorgere persino una striscia di Lago Maggiore. Il vento è fortissimo, non ci tratteniamo e scendiamo lato Val Cavargna fino ad intercettare i segni dell'Alta Via del Lario: la traccia, non sempre evidente, tende ad aggirare le varie sommità; noi invece seguiamo il crinale scendendo alla Bocchetta di Rozzo, salendo il modesto Sasso del Cavallo e raggiungendo infine la sottile cresta erbosa della prima cima dei Sassi di Bellarona. L'idea, improvvisamente balenata, di proseguire fino al Bregagno si scontra con i tempi e l'incertezza di trovare (anche se qualcosa si vedeva...) un passaggio in direzione dell'Alpe Marnotto, quindi torniamo alla Bocchetta di Rozzo e seguiamo un'incerta traccia che scende all'Alpe Marnottino: un'ampia zona paludosa ne precede i ruderi. Da qui, seguendo prevalentemente a vista la direttiva più comoda, ritorniamo all'Alpe Marnotto, da cui decidiamo di rientrare seguendo passivamente ed integralmente la carrozzabile di accesso, con lo scopo di individuare eventuali sentieri diretti nel profondo della Valle Albano (ma li troveremo solo al Punt di Resegh). Torniamo quindi a Zeda, avendo modo di constatare come l'intaglio nel pendio della recente pista porti già segni di degrado con cospicui franamenti di massi e scivolamenti di intere zolle cespugliose. A Zeda svoltiamo nettamente a sinistra e, compiuto un lungo traverso a saliscendi, iniziamo a percorre una costa a margine del torrente Lame da Moredina (molto bella una cascatella a triplice salto) che precede il bivio per Pornacchino, che si lascia a sinistra; una sequenza di tornanti accompagna fino al nucleo di Ponte, dove si trova qualche indicazione escursionistica per l'alta valle. Segue una breve discesa che accompagna fino a Moredina, poi si cala ripidamente con una seconda stretta serie di tornanti fino al fondovalle del Punt di Resegh, dove si trova anche un agriturismo; continuando per poche centinaia di metri sulla carrozzabile asfaltata si torna al piazzale della diga.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (4)


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numbers hat gesagt: Bravi!
Gesendet am 26. Juni 2023 um 15:56
Sempre molto interessanti i Vostri giri.
Grazie

Mario

cai56 hat gesagt: RE:Bravi!
Gesendet am 26. Juni 2023 um 21:11
Grazie! Forse è anche perchè dopo 40 anni negli stessi posti andiamo a cercare qualcosa di inusuale...
Marco

Daniele66 hat gesagt:
Gesendet am 26. Juni 2023 um 20:55
si vero.....

cai56 hat gesagt: RE:
Gesendet am 26. Juni 2023 um 21:11
Grazie!


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