Non è sufficiente essere S.Vito, si può cadere comunque sul Dosso del Lupo!
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Sabato, giornata di mercato in S.Faustino, inforco la bicicletta e mi butto tra le vie della città che sembra ancora assonnata, e come un fan dei Beatles sono tra i primi a fare acquisti per me consueti: formaggi di malga a prezzi stracciati. E' presto, ma ho già la battuta a prova di Zelig, chiacchiero amabilmente con i gnari del banco mentre scambio qualche frecciata al fulmicotone... poi mi fiondo verso le "forme" sapendo già cosa devo comprare, sono un loro cliente abituale e nulla mi sfugge! :))) Messo il bottino nello zaino sfreccio di nuovo verso casa.
Colle S. Vito. Nonostante sia un orario da "escursionisti della domenica" il parcheggio è semi-vuoto, le uniche due macchine presenti sembrano quelle dei cacciatori, difficile non distinguerle. M'incammino lungo il sentiero 391 che porta verso il Dragoncello, poco più avanti trovo i primi cartelli di avviso: battuta di caccia in corso. Caccia al Cinghiale. Che cojoni!
Supero il tratto sterrato abbastanza ripido, cerco di tenere un passo sostenuto per ovvi motivi, mi guardo attorno con circospezione che non si sa mai,poi, in prossimità del restringimento del sentiero tre colpi inequivocabili...boom!boom!boom!
...Io credo risorgerò. Amen.
Tengo il mio passo, cercando comunque di estraniarmi dal campo di battaglia, pur non avendo un grande allenamento prendo quota abbastanza velocemente calpestando un terreno ove sono presenti roccette affioranti, poi piego verso sinistra nei pressi di un paletto di legno dove c'è scritto "variante campana"; ora con qualche saliscendi ed un ultimo brevissimo strappetto mi ritrovo alla Campana del Bonaga o Dragone che dir si voglia. Bella visuale a 180°. Senza più sentire colpi di fucile proseguo lungo la traccia che punta verso N, qua e la ora si trova la bollatura bianco/rossa che mi accompagna al Dragoncello, che si raggiunge forse in 10/15 minuti di cammino. Qua mi fermo un attimo a prendere fiato, bevo un sorso d'acqua e poi via, ho un impegno nel pomeriggio e non posso perdere troppo tempo.
A questo punto scendo verso N, perdo quei 150 metri di dislivello che un po fanno girare i maroni, giunto alla Sella delle Casine Ece controllo il Gps, mmm, sembra non sia ben chiaro come si possa salire al Dosso del Lupo, meta che mi sono prefissato. Controllo prima a destra poi a sinistra... ma vaffanculo, io salgo dritto per dritto, vedo una traccia!
In effetti una traccia c'è e porta nel cuore del boschetto, sembra tutto facile, sembra, poi la traccia svanisce e io mi eclisso con essa. M'intestardisco nel salire a muzzo, qua e la vedo cartucce abbandonate nella parte bassa del bosco, poi fortunatamente svaniscono anche quelle. Proseguo ripidamente aprendo varchi tra i fitti rami che se non si sta attenti possono colpire duramente le parti "interessanti". Dopo una dura lotta mi porto verso la spalla E del Dosso, capisco di essere quasi in cima e mi dico: giuro che se arrivo sul Dosso e scopro che c'era un sentiero per arrivarci mi faccio monaco. In bocca al Lupo, Menek.
Mancano pochi passi, è intuibile, trovo un vecchio rettangolo di marmo probibilmente posizionato nell'ottocento a segnalare un confine territoriale, altro non mi aspetto, gli ontanelli in questo caso non danno buone sensazioni, ma una sorpresa è sempre dietro l'angolo; ma porca miseria, qua c'è una croce ed un altarino! Chi poteva immaginarsi di trovare costruzioni umane in questo posto? Ma tant'è... e c'è pure un angolo dove si vede la Maddalena e uno spicchio di Brescia. Ora mi siedo e mangio. In maniera frugale.
Dopo aver lasciato qualche briciola agli uccellini comincio a riordinare le idee, mi aspetta la discesa da questo monticello e non voglio ritornare per la via affrontata in salita. Quando in cima trovi croci, paline o cose simili pensi sempre ad una cosa, se ci sono questi riferimenti artificiali ci sarà pure una traccia da qualche parte! Ed in effetti... ed in effetti non mi farò monaco, resterò un fottuto peccatore sino alla fine dei miei giorni. :)))
La traccia. La traccia c'è, è stretta e scende verso O, qua e la una vecchia ma fitta bollatura arancione aiuta a non perdere la via tra la densa vegetazione; la bollatura poco dopo si incontra ancora una volta col sentiero 391 presso la Cima Q 1152 riconoscibile dall'antenna del soccorso anti-incendio. Ora non mi resta che seguire il bel sentiero sino ad incrociare di nuovo la Sella delle Casine Ece dove poi piego per la ripida salita che porta al Dragoncello. Ora senza sparo ferire passo ancora per la Campana e poi giù, giù, sino al Colle di S. Vito dove nel frattempo le macchine si sono moltiplicate.
Che dire... mi sento soddisfatto.
p.s.
Scusate ancora una volta per la traccia in parte corrotta.
p.s.s.
Ho messo T3 (EE) per la salita al Dosso passando dal bosco. Sinceramente non saprei che valutazione dare in questo tratto.
A' la prochaine! Menek Bluff
Colle S. Vito. Nonostante sia un orario da "escursionisti della domenica" il parcheggio è semi-vuoto, le uniche due macchine presenti sembrano quelle dei cacciatori, difficile non distinguerle. M'incammino lungo il sentiero 391 che porta verso il Dragoncello, poco più avanti trovo i primi cartelli di avviso: battuta di caccia in corso. Caccia al Cinghiale. Che cojoni!
Supero il tratto sterrato abbastanza ripido, cerco di tenere un passo sostenuto per ovvi motivi, mi guardo attorno con circospezione che non si sa mai,poi, in prossimità del restringimento del sentiero tre colpi inequivocabili...boom!boom!boom!
...Io credo risorgerò. Amen.
Tengo il mio passo, cercando comunque di estraniarmi dal campo di battaglia, pur non avendo un grande allenamento prendo quota abbastanza velocemente calpestando un terreno ove sono presenti roccette affioranti, poi piego verso sinistra nei pressi di un paletto di legno dove c'è scritto "variante campana"; ora con qualche saliscendi ed un ultimo brevissimo strappetto mi ritrovo alla Campana del Bonaga o Dragone che dir si voglia. Bella visuale a 180°. Senza più sentire colpi di fucile proseguo lungo la traccia che punta verso N, qua e la ora si trova la bollatura bianco/rossa che mi accompagna al Dragoncello, che si raggiunge forse in 10/15 minuti di cammino. Qua mi fermo un attimo a prendere fiato, bevo un sorso d'acqua e poi via, ho un impegno nel pomeriggio e non posso perdere troppo tempo.
A questo punto scendo verso N, perdo quei 150 metri di dislivello che un po fanno girare i maroni, giunto alla Sella delle Casine Ece controllo il Gps, mmm, sembra non sia ben chiaro come si possa salire al Dosso del Lupo, meta che mi sono prefissato. Controllo prima a destra poi a sinistra... ma vaffanculo, io salgo dritto per dritto, vedo una traccia!
In effetti una traccia c'è e porta nel cuore del boschetto, sembra tutto facile, sembra, poi la traccia svanisce e io mi eclisso con essa. M'intestardisco nel salire a muzzo, qua e la vedo cartucce abbandonate nella parte bassa del bosco, poi fortunatamente svaniscono anche quelle. Proseguo ripidamente aprendo varchi tra i fitti rami che se non si sta attenti possono colpire duramente le parti "interessanti". Dopo una dura lotta mi porto verso la spalla E del Dosso, capisco di essere quasi in cima e mi dico: giuro che se arrivo sul Dosso e scopro che c'era un sentiero per arrivarci mi faccio monaco. In bocca al Lupo, Menek.
Mancano pochi passi, è intuibile, trovo un vecchio rettangolo di marmo probibilmente posizionato nell'ottocento a segnalare un confine territoriale, altro non mi aspetto, gli ontanelli in questo caso non danno buone sensazioni, ma una sorpresa è sempre dietro l'angolo; ma porca miseria, qua c'è una croce ed un altarino! Chi poteva immaginarsi di trovare costruzioni umane in questo posto? Ma tant'è... e c'è pure un angolo dove si vede la Maddalena e uno spicchio di Brescia. Ora mi siedo e mangio. In maniera frugale.
Dopo aver lasciato qualche briciola agli uccellini comincio a riordinare le idee, mi aspetta la discesa da questo monticello e non voglio ritornare per la via affrontata in salita. Quando in cima trovi croci, paline o cose simili pensi sempre ad una cosa, se ci sono questi riferimenti artificiali ci sarà pure una traccia da qualche parte! Ed in effetti... ed in effetti non mi farò monaco, resterò un fottuto peccatore sino alla fine dei miei giorni. :)))
La traccia. La traccia c'è, è stretta e scende verso O, qua e la una vecchia ma fitta bollatura arancione aiuta a non perdere la via tra la densa vegetazione; la bollatura poco dopo si incontra ancora una volta col sentiero 391 presso la Cima Q 1152 riconoscibile dall'antenna del soccorso anti-incendio. Ora non mi resta che seguire il bel sentiero sino ad incrociare di nuovo la Sella delle Casine Ece dove poi piego per la ripida salita che porta al Dragoncello. Ora senza sparo ferire passo ancora per la Campana e poi giù, giù, sino al Colle di S. Vito dove nel frattempo le macchine si sono moltiplicate.
Che dire... mi sento soddisfatto.
p.s.
Scusate ancora una volta per la traccia in parte corrotta.
p.s.s.
Ho messo T3 (EE) per la salita al Dosso passando dal bosco. Sinceramente non saprei che valutazione dare in questo tratto.
A' la prochaine! Menek Bluff
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Menek

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