Il prisma di granito urano - Witenwasserenstock 3082 m
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Visto da
michea82
- Proviamo a salire sul prisma di granito?
- Ok! Io ti seguo
- Vediamo se la cresta è alla nostra portata, altrimenti la aggiriamo e andiamo fin dove ce la sentiamo
- Ok sono d'accordo
Il Witenwasserenstock ha un impatto visivo non da poco se contemplato dalla sua anticima.
Sembra un prisma, una struttura trapezoidale magnetica che attira l'alpinista che gli si avvicina.
Peccato che sia stato escluso dai 3000 non ufficiali ticinesi (con il declassamento della cima ticinese ad anticima). Secondo me andrebbe incluso (spalla e/o cima) come si è fatto, per esempio, per il Vial o per il Piz Greina. È una vetta spartiacque, é un'importante meta alpinistica raggiungibile dalla Val Bedretto che, per la sua bellezza, ogni ticinese dovrebbe poter ammirare con i propri occhi almeno una volta nella propria vita senza necessariamente scalarlo.
Witenwasserenstock visto dalla vetta ticinese

La vetta 3082 m
La cuspide finale non è difficile. Ha un'importante esposizione sul lato meridionale, quello del Gerenglatscher. La roccia è di solida fattura tranne che per un masso posizionato proprio di fianco al libro della vetta, sulla punta della montagna.
Dalla base Carlo Lavezzi mi ha assicurato predisponendo una sosta intorno ad uno spuntone. Io mi sono spostato sulla sinistra, lungo una sorta di cengia rocciosa. Ho posizionato un friends. Quindi ho arrampicato, ho posizionato una fettuccia e un altro friends. Il lato sinistro della struttura sommitale, pur essendo esposto, ha buone prese e si arrampica facilmente (III). Ma va assicurato. In vetta ci si può attaccare ad un anello infisso nella roccia, tramite una fettuccia. Lo stesso anello può essere sfruttato per una calata.
Mi siedo in vetta, compilo il libro, scatto alcune foto e presto disarrampico recuperando il mio materiale.
Carlo è soddisfatto pur senza salire, non ne sente il bisogno, è stanco.
Lui mi ha garantito il raggiungimento della meta pur rinunciando alla cima. Questo significa essere un vero alpinista. Per lui si tratta della prima escursione di un certo livello. Ha preso in considerazione anche altri fattori come quello del suo personale sovraccarico e dell'imminente lungo ritorno.
Quale è stata la maggiore difficoltà? Sicuramente il recupero di un friends incastrato: per l'ansia che saltasse fuori probabilmente l'ho spinto troppo dentro la fessura.
La difficoltà principale per noi ha avuto luogo prima della vetta stessa: durante l'aggiramento della cresta.
La struttura sommitale (zoom dall'Huenderstock)

Accesso alla vetta
- Cosa dici saltiamo via la cresta da destra? Io da lì non me la sento adesso di salire
- Sì sì va benissimo per me
Ci sono due modi per avvicinarsi alla vetta: percorrere il filo della cresta o aggirarla da destra. Noi abbiamo scelto l'aggiramento.
Dalla vetta ticinese si scende per una decina di metri, si supera la sella (dalla quale ci si può calare sul ghiacciaio del Geren grazie a 2 anelli) e ci si ritrova alla base della cresta.
Noi abbiamo guardato in su e ci siamo subito detti che sarebbe stato al di sopra delle nostre capacità. Le placche sono coperte di neve, gli spit probabilmente sepolti. Inoltre l'esposizione appare notevole.
Scegliamo di procedere a destra lungo un pendio mediamente ripido.
Qui abbiamo incontrato la nostra maggiore difficoltà: la neve è dura e non esiste una traccia. In queste condizioni la percezione della pendenza aumenta. Inoltre io, ad inizio stagione, devo abituarmi alla neve e ho con me Carlo che è la prima volta che affronta questo tipo di terreni.
Procediamo di traverso scavando piccoli scalini con i ramponi e ancorandoci con la piccozza.
Un paio di viti da ghiaccio sarebbero state di aiuto. È faticoso "scalinare" perchè la neve è molto dura.
Più avanti, nel tratto finale, la pendenza aumenta, andiamo intorno ai 45 -50 gradi ma la neve smolla. Tuttavia il manto non è sempre ben presente e talvolta tocchiamo la roccia sottostante. Punto ad un canalino sulla destra, lo risalgo ed infine trovo un valido spuntone sul quale attaccare una fettuccia e assicurare il mio amico.
Sopra di noi c'è un salto di roccia (II), ci assicuriamo per superarlo.
Siamo sulla cresta sommitale e procediamo in conserva facendoci sicura in ulteriori passaggi. Non ci sono difficoltà ma la situazione è piuttosto aerea.
Giungiamo infine al cospetto della vetta.
È esattamente come nelle foto delle numerose persone che ci hanno preceduto.
La base della cresta del Witenwasserenstock

Ritorno alla vetta ticinese
- Io non voglio scendere da quel pendio
- Nemmeno io
- Beh..abbiamo la corda da 70, seguiamo la cresta, troviamo uno spuntone o un anello e ci caliamo fino alla base
- Proviamo dai, mi sembra una buona idea
In realtà non è andata così. Dopo una pausa alla base della vetta, seguiamo il filo della cresta, superiamo il punto di accesso sfruttato in salita e, giunti in cima al primo tratto di placche ripide, ci fermiamo e studiamo la situazione: non ci sono spuntoni affidabili, la base della cresta è lontana e la conformazione della stessa (esposta sui 2 lati) non si presta ad una calata verso la base (si farebbe pendolo lateralmente). Retrocediamo e troviamo un buon punto per allestire una doppia sul traverso sottostante, ma siamo così vicini al punto di accesso dell'itinerario dell'andata che decidiamo di lasciar perdere la calata.
- Torniamo da dove siamo saliti dunque?
- Direi che è l'unica soluzione
- Ho un'idea: usiamo lo stesso la corda
- Come?
- Facciamo una sosta in partenza, ne allestiamo una alla base e, se troviamo un punto adeguato, ne predisponiamo anche una nel mezzo. Abbiamo la 70 e ci basta. Almeno se uno dei due scivola si ferma.
- Ok bene! Almeno in questo modo torniamo più sereni.
Calo il mio amico e lui ripercorre il traverso assicurato. A metà trova un buon punto e mi recupera (nel mio caso se scivolo faccio pendolo ma mi fermo). Quindi mi cala alla base e io recupero lui. Semplice.
Siamo di nuovo alla cima ticinese ed è tardi ovviamente.
Niente Pesciora, si torna a casa!
Non è troppo ripido, ma quando la neve è dura e priva di traccia la difficoltà aumenta

- Allora Carlo come è andata? Cosa ne pensi?
- Direi alla grande!
- Ci abbiamo messo un sacco ma era necessario, se mai volessimo fare grandi vette alpinistiche è qui che possiamo imparare. Su questi terreni.
- Abbiamo fatto tutto in sicurezza, questo è importante.
- Abbiamo rinunciato al Pesciora per occuparci come si deve di questa cima.
L'idea era di concatenare il Pesciora. Avevo studiato la relazione di [u ᴅinu].
Ma per me è stato prioritario salire al Witenwasserenstock. E questo ci è bastato e avanzato.
Avvicinamento via Hüenderstock - allontanamento via ghiacciaio
Per la salita optiamo per il nuovo sentiero che evita il ghiacciaio. Dopo la Rotondohütte scendiamo verso il lago, lo costeggiamo sulla sinistra e risaliamo il pendio dell'Hüenderstock. Siamo senza ramponi ma procediamo fluidi. Nell'ultima parte non sarebbe stato male averli indossati ma procediamo fino alla vetta.
Questa cima offre una bella visione del Pesciora e del Witenwassernstock nella sua completezza.
Qui ci ramponiamo e imbraghiamo. Proseguiamo scendendo a destra sottocresta, quindi puntiamo all'anticima seguendo la facile cresta NE.
La neve è sfondosa, ci sono molti buchi e siamo rallentati e talvolta immersi fino alla vita.
È un po' una ravanata ma con pazienza conquistiamo la nostra seconda vetta di giornata.
Alla nostra sinistra c'è il Passo dei Sabbioni.
Davanti a noi "imponente e bello si staglia il prisma di granito"
Per il ritorno discendiamo la cresta NE dell'anticima fino alla sua base. Quindi saltiamo sul ghiacciaio sottostante (alla nostra sinistra).
È tardissimo ed è arrivata la nebbia. Ma abbiamo avuto modo di osservare la morfologia del terreno per sapere dove andare.
L'accesso al ghiacciaio non è per noi immediato: il salto dalla cresta è ripido e attualmente un misto di rocce instabili e neve sfondosa. Facciamo un tentativo ma dobbiamo ritornare sopra, retrocedere un poco e discendere nuovamente.
Giunti sul ghiacciaio andiamo spediti e ne raggiungiamo il fondo dove dagli occhiali da sole passiamo alle frontali. Mangiamo qualcosa e ci organizziamo per la discesa a Stafel.
Siamo veloci a scendere, non ci sono difficoltà, il sentiero è bello.
Discesa verso il ghiacciaio

Video
/www.instagram.com/reel/CjoHDmyKv39/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Vallata di Realp [/drive.google.com/file/d/1PRSi9Gqq03bmZQHTKAiDi09CdsueTD8t/v...]
Rotondohütte
[/drive.google.com/file/d/1OWgAMylJc5EU6vt9_FqHdghae4X0plsx/v...]
Huenderstock
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Cresta SE anticima
[/drive.google.com/file/d/1ZCyOtcNfuICKIO1pIWo9NlCijnazj51x/v...]
Anticima
[/drive.google.com/file/d/1TwZtMfaofdJ-I1QQ0exAKKNRO5DILgjM/v...]
Traverso
[/drive.google.com/file/d/1thQwli46ws9nwnMdHiIAqfwH5_BEllRj/v...]
La cima vista da sotto
[/drive.google.com/file/d/1L6RlfIxcpE4eFmOnCyXsPb839N3SCtRW/v...]
Vetta
[/drive.google.com/file/d/1LCyLrGZ37NAWEmrUm6J7EISy8_p5NDV-/v...]
Inizio discesa
[/drive.google.com/file/d/1hkRBNfGxy9pYsUh5teDeddAxMYpRYIbX/v...]
[/drive.google.com/file/d/1pvvIiO_Q9gYyNWQfJE0XmobNJ65sWVdY/v...]
Come è andata allora?
[/drive.google.com/file/d/19m2Wwrry0rA4gSNFXn5Hlo-g-CrG0pju/v...]
Accesso al ghiacciaio
[/drive.google.com/file/d/1G_O5zK2TZJiEEcKqyuFvwuigt2l-YHKC/v...]
Visto da
karll
E' piu' importante la meta o il viaggio in sè?
Questa domanda mi rimbombava nella testa quando il mio compagno Michea superava l'ultima paretina di terzo grado per giungere alla cima urana.
L'alpinismo è anche fatto di rinunce: la recente uscita sul monte Disgrazia del mio amico aveva insegnato anche a me, di riflesso, che a volte la vera difficoltà si trova sulla strada del ritorno.
Prendo quindi la scelta di non salire sull'ultima paretina, sfrutto il tempo per riposarmi e per prepararmi mentalmente alla discesa: so che dovremo affrontare un pendio ripido di grado AD, non posso concedermi errori vista anche l'ora avanzata.
In alta montagna si è incordati, le nostre scelte hanno ripercussioni sul compagno e viceversa, il legame dato dalla corda è veramente profondo e indissolubile.
Alla fine troveremo il modo di assicurarci nei tratti piu' pericolosi: è questo, secondo noi, la giusta maniera di affrontare le difficoltà elevate.
Usciremo dal Witenwasserengletscher con gli ultimi sprazzi di luce (in questo momento comprendo veramente quanto sia stato utile risparmiare del tempo in precedenza): la visione del ghiacciaio al tramonto mi ripaga da tutte le fatiche passate in giornata.

- Proviamo a salire sul prisma di granito?
- Ok! Io ti seguo
- Vediamo se la cresta è alla nostra portata, altrimenti la aggiriamo e andiamo fin dove ce la sentiamo
- Ok sono d'accordo
Il Witenwasserenstock ha un impatto visivo non da poco se contemplato dalla sua anticima.
Sembra un prisma, una struttura trapezoidale magnetica che attira l'alpinista che gli si avvicina.
Peccato che sia stato escluso dai 3000 non ufficiali ticinesi (con il declassamento della cima ticinese ad anticima). Secondo me andrebbe incluso (spalla e/o cima) come si è fatto, per esempio, per il Vial o per il Piz Greina. È una vetta spartiacque, é un'importante meta alpinistica raggiungibile dalla Val Bedretto che, per la sua bellezza, ogni ticinese dovrebbe poter ammirare con i propri occhi almeno una volta nella propria vita senza necessariamente scalarlo.
Witenwasserenstock visto dalla vetta ticinese

La vetta 3082 m
La cuspide finale non è difficile. Ha un'importante esposizione sul lato meridionale, quello del Gerenglatscher. La roccia è di solida fattura tranne che per un masso posizionato proprio di fianco al libro della vetta, sulla punta della montagna.
Dalla base Carlo Lavezzi mi ha assicurato predisponendo una sosta intorno ad uno spuntone. Io mi sono spostato sulla sinistra, lungo una sorta di cengia rocciosa. Ho posizionato un friends. Quindi ho arrampicato, ho posizionato una fettuccia e un altro friends. Il lato sinistro della struttura sommitale, pur essendo esposto, ha buone prese e si arrampica facilmente (III). Ma va assicurato. In vetta ci si può attaccare ad un anello infisso nella roccia, tramite una fettuccia. Lo stesso anello può essere sfruttato per una calata.
Mi siedo in vetta, compilo il libro, scatto alcune foto e presto disarrampico recuperando il mio materiale.
Carlo è soddisfatto pur senza salire, non ne sente il bisogno, è stanco.
Lui mi ha garantito il raggiungimento della meta pur rinunciando alla cima. Questo significa essere un vero alpinista. Per lui si tratta della prima escursione di un certo livello. Ha preso in considerazione anche altri fattori come quello del suo personale sovraccarico e dell'imminente lungo ritorno.
Quale è stata la maggiore difficoltà? Sicuramente il recupero di un friends incastrato: per l'ansia che saltasse fuori probabilmente l'ho spinto troppo dentro la fessura.
La difficoltà principale per noi ha avuto luogo prima della vetta stessa: durante l'aggiramento della cresta.
La struttura sommitale (zoom dall'Huenderstock)

Accesso alla vetta
- Cosa dici saltiamo via la cresta da destra? Io da lì non me la sento adesso di salire
- Sì sì va benissimo per me
Ci sono due modi per avvicinarsi alla vetta: percorrere il filo della cresta o aggirarla da destra. Noi abbiamo scelto l'aggiramento.
Dalla vetta ticinese si scende per una decina di metri, si supera la sella (dalla quale ci si può calare sul ghiacciaio del Geren grazie a 2 anelli) e ci si ritrova alla base della cresta.
Noi abbiamo guardato in su e ci siamo subito detti che sarebbe stato al di sopra delle nostre capacità. Le placche sono coperte di neve, gli spit probabilmente sepolti. Inoltre l'esposizione appare notevole.
Scegliamo di procedere a destra lungo un pendio mediamente ripido.
Qui abbiamo incontrato la nostra maggiore difficoltà: la neve è dura e non esiste una traccia. In queste condizioni la percezione della pendenza aumenta. Inoltre io, ad inizio stagione, devo abituarmi alla neve e ho con me Carlo che è la prima volta che affronta questo tipo di terreni.
Procediamo di traverso scavando piccoli scalini con i ramponi e ancorandoci con la piccozza.
Un paio di viti da ghiaccio sarebbero state di aiuto. È faticoso "scalinare" perchè la neve è molto dura.
Più avanti, nel tratto finale, la pendenza aumenta, andiamo intorno ai 45 -50 gradi ma la neve smolla. Tuttavia il manto non è sempre ben presente e talvolta tocchiamo la roccia sottostante. Punto ad un canalino sulla destra, lo risalgo ed infine trovo un valido spuntone sul quale attaccare una fettuccia e assicurare il mio amico.
Sopra di noi c'è un salto di roccia (II), ci assicuriamo per superarlo.
Siamo sulla cresta sommitale e procediamo in conserva facendoci sicura in ulteriori passaggi. Non ci sono difficoltà ma la situazione è piuttosto aerea.
Giungiamo infine al cospetto della vetta.
È esattamente come nelle foto delle numerose persone che ci hanno preceduto.
La base della cresta del Witenwasserenstock

Ritorno alla vetta ticinese
- Io non voglio scendere da quel pendio
- Nemmeno io
- Beh..abbiamo la corda da 70, seguiamo la cresta, troviamo uno spuntone o un anello e ci caliamo fino alla base
- Proviamo dai, mi sembra una buona idea
In realtà non è andata così. Dopo una pausa alla base della vetta, seguiamo il filo della cresta, superiamo il punto di accesso sfruttato in salita e, giunti in cima al primo tratto di placche ripide, ci fermiamo e studiamo la situazione: non ci sono spuntoni affidabili, la base della cresta è lontana e la conformazione della stessa (esposta sui 2 lati) non si presta ad una calata verso la base (si farebbe pendolo lateralmente). Retrocediamo e troviamo un buon punto per allestire una doppia sul traverso sottostante, ma siamo così vicini al punto di accesso dell'itinerario dell'andata che decidiamo di lasciar perdere la calata.
- Torniamo da dove siamo saliti dunque?
- Direi che è l'unica soluzione
- Ho un'idea: usiamo lo stesso la corda
- Come?
- Facciamo una sosta in partenza, ne allestiamo una alla base e, se troviamo un punto adeguato, ne predisponiamo anche una nel mezzo. Abbiamo la 70 e ci basta. Almeno se uno dei due scivola si ferma.
- Ok bene! Almeno in questo modo torniamo più sereni.
Calo il mio amico e lui ripercorre il traverso assicurato. A metà trova un buon punto e mi recupera (nel mio caso se scivolo faccio pendolo ma mi fermo). Quindi mi cala alla base e io recupero lui. Semplice.
Siamo di nuovo alla cima ticinese ed è tardi ovviamente.
Niente Pesciora, si torna a casa!
Non è troppo ripido, ma quando la neve è dura e priva di traccia la difficoltà aumenta

- Allora Carlo come è andata? Cosa ne pensi?
- Direi alla grande!
- Ci abbiamo messo un sacco ma era necessario, se mai volessimo fare grandi vette alpinistiche è qui che possiamo imparare. Su questi terreni.
- Abbiamo fatto tutto in sicurezza, questo è importante.
- Abbiamo rinunciato al Pesciora per occuparci come si deve di questa cima.
L'idea era di concatenare il Pesciora. Avevo studiato la relazione di [u ᴅinu].
Ma per me è stato prioritario salire al Witenwasserenstock. E questo ci è bastato e avanzato.
Avvicinamento via Hüenderstock - allontanamento via ghiacciaio
Per la salita optiamo per il nuovo sentiero che evita il ghiacciaio. Dopo la Rotondohütte scendiamo verso il lago, lo costeggiamo sulla sinistra e risaliamo il pendio dell'Hüenderstock. Siamo senza ramponi ma procediamo fluidi. Nell'ultima parte non sarebbe stato male averli indossati ma procediamo fino alla vetta.
Questa cima offre una bella visione del Pesciora e del Witenwassernstock nella sua completezza.
Qui ci ramponiamo e imbraghiamo. Proseguiamo scendendo a destra sottocresta, quindi puntiamo all'anticima seguendo la facile cresta NE.
La neve è sfondosa, ci sono molti buchi e siamo rallentati e talvolta immersi fino alla vita.
È un po' una ravanata ma con pazienza conquistiamo la nostra seconda vetta di giornata.
Alla nostra sinistra c'è il Passo dei Sabbioni.
Davanti a noi "imponente e bello si staglia il prisma di granito"
Per il ritorno discendiamo la cresta NE dell'anticima fino alla sua base. Quindi saltiamo sul ghiacciaio sottostante (alla nostra sinistra).
È tardissimo ed è arrivata la nebbia. Ma abbiamo avuto modo di osservare la morfologia del terreno per sapere dove andare.
L'accesso al ghiacciaio non è per noi immediato: il salto dalla cresta è ripido e attualmente un misto di rocce instabili e neve sfondosa. Facciamo un tentativo ma dobbiamo ritornare sopra, retrocedere un poco e discendere nuovamente.
Giunti sul ghiacciaio andiamo spediti e ne raggiungiamo il fondo dove dagli occhiali da sole passiamo alle frontali. Mangiamo qualcosa e ci organizziamo per la discesa a Stafel.
Siamo veloci a scendere, non ci sono difficoltà, il sentiero è bello.
Discesa verso il ghiacciaio

Video
/www.instagram.com/reel/CjoHDmyKv39/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
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Rotondohütte
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Huenderstock
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Cresta SE anticima
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Anticima
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Traverso
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La cima vista da sotto
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Vetta
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Inizio discesa
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Come è andata allora?
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Accesso al ghiacciaio
[/drive.google.com/file/d/1G_O5zK2TZJiEEcKqyuFvwuigt2l-YHKC/v...]
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E' piu' importante la meta o il viaggio in sè?
Questa domanda mi rimbombava nella testa quando il mio compagno Michea superava l'ultima paretina di terzo grado per giungere alla cima urana.
L'alpinismo è anche fatto di rinunce: la recente uscita sul monte Disgrazia del mio amico aveva insegnato anche a me, di riflesso, che a volte la vera difficoltà si trova sulla strada del ritorno.
Prendo quindi la scelta di non salire sull'ultima paretina, sfrutto il tempo per riposarmi e per prepararmi mentalmente alla discesa: so che dovremo affrontare un pendio ripido di grado AD, non posso concedermi errori vista anche l'ora avanzata.
In alta montagna si è incordati, le nostre scelte hanno ripercussioni sul compagno e viceversa, il legame dato dalla corda è veramente profondo e indissolubile.
Alla fine troveremo il modo di assicurarci nei tratti piu' pericolosi: è questo, secondo noi, la giusta maniera di affrontare le difficoltà elevate.
Usciremo dal Witenwasserengletscher con gli ultimi sprazzi di luce (in questo momento comprendo veramente quanto sia stato utile risparmiare del tempo in precedenza): la visione del ghiacciaio al tramonto mi ripaga da tutte le fatiche passate in giornata.
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