Val d'Arigna - Bivacco Corti
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Il bivacco, di proprietà della sezione Valtellinese del CAI, è ubicato a quota 2510 sul dosso roccioso sulla sinista idrografica ai piedi di quello che rimane della vedretta del Lupo.
E forse il luogo più selvaggio e lontano delle Orobie.
Verso sinistra è visibile, e raggiungibile in 30 minuti, il passo di Coca (2645 m.), praticato, in passato, dai mercanti bergamaschi.
A sinistra del passo il Dente di Coca (2924 m.), mentre alla sua destra sono ben visibili il pizzo Porola (2981 m.) e la cima di Caronno (2945 m.).
Nel bivacco si vede una voto del 1988 che da modo di valutare il disastro subito negli ultimi anni da quesi ghiacciai.
La salita ai 2509 metri del bivacco Alfredo Corti comporta un notevole impegno, sia in termini di attenzione (il tracciato è spesso poco evidente, per cui diventa veramente essenziale non perdere il riferimento dei segnavia giallo-rossi), sia in termini di fatica fisica (il dislivello da superare è di 1450 metri circa,
Si tratta quindi di un itinerario da non sottovalutare, che richiede capacità di orientamento e buon allenamento fisico, dopo alle Baite Michelini metà del percorso è ostruito dalla vegetazione, di quello che rimane metà è su grossi massi il resto su vaghe tracce di passaggio
Dal parcheggio si sale lungo una stradina ai prati della Foppa (m.1360), dove si trovano un bivio ed un cartello che segnala la direzione per i bivacchi Resnati, Corti e il rifugio Donati (a destra) e quella per il rifugio Baita Pesciöla (a sinistra).
Si prosegue lungo il pianoro, alle Baite Michelini (1499 m.), si intercetta la Gran Via delle Orobie), poi proseguire, a mezza costa, in leggera discesa fino a guadare il torrente Armisa. (una catena facilita il non sempre agevole passaggio)
Da qui in sentiero è ingombro da felci e ontani verdi, è necessario prestare attenzione per non perdere la deviazione a destra (1600 m. circa) per il rifugio Corti.
La traccia di sentiero attraversa il vallone che scende dalla vedretta del Marovin e si porta sul suo lato opposto, raggiungendo lo scosceso fianco montuoso che lo chiude ad occidente.
Individuata la segnalazione ai piedi della parete, si risale, sfruttando numerosi tornanti, questo fianco, in direzione ovest-sud-ovest, raggiungendo, a quota 1800 e poco oltre un grande masso che segnala il sentiero Bruno Credaro (che costituisce la parte orientale della Gran Via delle Orobie).
Per il Bivacco Corti si prosegue verso sinistra (sud-ovest), risalendo un vallone detritico con grossi blocchi che ci permette di superare le pareti rocciose che, alla nostra destra, scendono dal pizzo degli Uomini (2895 m.).
Raggiunta una sella erbosa e attraversato un ripido vallone, ci ritroviamo sul cosiddetto (Dosso del Mercato), che deve la sua denominazione al fatto che nei secoli scorsi era luogo d'incontro fra mercanti valtellinesi e bergamaschi, che qui effettuavano i loro scambi commerciali.
Manca ancora poco meno di un'ora di cammino, si sale verso sud-ovest, lungo le pareti orientali del pizzo di Scotes (2978 m.), fino allo sperone roccioso sulla cui sommità è posto il rifugio.
Lo si risale con numerosi tornanti fino al bivacco (poco meno di 5 ore di marcia).
Per la discesa si segue lo stesso itinerario.
E forse il luogo più selvaggio e lontano delle Orobie.
Verso sinistra è visibile, e raggiungibile in 30 minuti, il passo di Coca (2645 m.), praticato, in passato, dai mercanti bergamaschi.
A sinistra del passo il Dente di Coca (2924 m.), mentre alla sua destra sono ben visibili il pizzo Porola (2981 m.) e la cima di Caronno (2945 m.).
Nel bivacco si vede una voto del 1988 che da modo di valutare il disastro subito negli ultimi anni da quesi ghiacciai.
La salita ai 2509 metri del bivacco Alfredo Corti comporta un notevole impegno, sia in termini di attenzione (il tracciato è spesso poco evidente, per cui diventa veramente essenziale non perdere il riferimento dei segnavia giallo-rossi), sia in termini di fatica fisica (il dislivello da superare è di 1450 metri circa,
Si tratta quindi di un itinerario da non sottovalutare, che richiede capacità di orientamento e buon allenamento fisico, dopo alle Baite Michelini metà del percorso è ostruito dalla vegetazione, di quello che rimane metà è su grossi massi il resto su vaghe tracce di passaggio
Dal parcheggio si sale lungo una stradina ai prati della Foppa (m.1360), dove si trovano un bivio ed un cartello che segnala la direzione per i bivacchi Resnati, Corti e il rifugio Donati (a destra) e quella per il rifugio Baita Pesciöla (a sinistra).
Si prosegue lungo il pianoro, alle Baite Michelini (1499 m.), si intercetta la Gran Via delle Orobie), poi proseguire, a mezza costa, in leggera discesa fino a guadare il torrente Armisa. (una catena facilita il non sempre agevole passaggio)
Da qui in sentiero è ingombro da felci e ontani verdi, è necessario prestare attenzione per non perdere la deviazione a destra (1600 m. circa) per il rifugio Corti.
La traccia di sentiero attraversa il vallone che scende dalla vedretta del Marovin e si porta sul suo lato opposto, raggiungendo lo scosceso fianco montuoso che lo chiude ad occidente.
Individuata la segnalazione ai piedi della parete, si risale, sfruttando numerosi tornanti, questo fianco, in direzione ovest-sud-ovest, raggiungendo, a quota 1800 e poco oltre un grande masso che segnala il sentiero Bruno Credaro (che costituisce la parte orientale della Gran Via delle Orobie).
Per il Bivacco Corti si prosegue verso sinistra (sud-ovest), risalendo un vallone detritico con grossi blocchi che ci permette di superare le pareti rocciose che, alla nostra destra, scendono dal pizzo degli Uomini (2895 m.).
Raggiunta una sella erbosa e attraversato un ripido vallone, ci ritroviamo sul cosiddetto (Dosso del Mercato), che deve la sua denominazione al fatto che nei secoli scorsi era luogo d'incontro fra mercanti valtellinesi e bergamaschi, che qui effettuavano i loro scambi commerciali.
Manca ancora poco meno di un'ora di cammino, si sale verso sud-ovest, lungo le pareti orientali del pizzo di Scotes (2978 m.), fino allo sperone roccioso sulla cui sommità è posto il rifugio.
Lo si risale con numerosi tornanti fino al bivacco (poco meno di 5 ore di marcia).
Per la discesa si segue lo stesso itinerario.
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