Alpe Raviciale e Cima della Montà - Valle Strona di Postua


Publiziert von atal , 14. Juni 2021 um 21:25.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:12 Juni 2021
Wandern Schwierigkeit: T5- - anspruchsvolles Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 10:00
Kartennummer:Carta degli Stati Sardi di Terraferma, IGM Scopa Ed. 1884, Open Street Map, CTR Piemonte

L'alta Valle Strona di Postua è la zona più isolata del ramificato complesso delle valli del Sesia. La percorre il sentiero ufficiale H20 o "Sentiero dei Partigiani", dal parcheggio di Roncole fino al capolinea dell'Alpe Panin (1197 m), riattato e adibito a bivacco escursionistico (le chiavi vanno ritirate al municipio di Postua; in alternativa l'adiacente legnaia può essere utilizzata come spartano bivacco).

Oltre il Panin, vaste praterie che ricordano pascoli più alti, spazi e solitudini lontane dai rumori del nostro mondo e un pugno di rovine, fuori da qualunque percorso ancora praticato, testimonianza della dura vita del tempo che fu.

In questa occasione andremo a cercare un alpe che risultava già ridotto a ruderi senza nome sulla carta IGM del 1884, chiamato Raviciale sulla Carta degli Stati Sardi di Terraferma, mappa antesignana della IGM e risalente a metà '800.

Sarà l'occasione per salire anche alla cima della Montà, in dialetto "salita ripida", quota 1842 CTR (nominata solo sulla Mappa Rabbini di Scopa), sulla cresta che divide la Valle Strona dalla Valmala, tra il Badile e la Punta del Cugnolaccio, e un altro alpe, questo senza nome anche sulle più antiche tra le mappe consultate, situato tra l'Alpe Panin e il Badile e indicato solo su Open Street Map come alpe Sn1.

Questo luogo è menzionato nella recente Guida delle valli delle Sessera, interessante guida on line che riporta percorsi noti e meno noti tra queste affascinanti e selvatiche montagne.

Nell'insieme si tratta di un percorso per buoni camminatori (secondo ViewRanger per il giro completo sono 23 km di lunghezza reale e oltre 2500 m di dislivello positivo, contando i vari saliscendi).
La maggior parte dello sviluppo è dato dall'avvicinamento sul sentiero H20, fino al Rio Prejogn (forse traducibile come Rio Pietrone, da preja, pietra in dialetto...), il torrente che precede l'alpe Panin, poi si naviga a vista senza sentiero su terreno non difficile ma con tratti esposti su ripidi pendii erbosi, talvolta affacciati su salti di roccia.



Il percorso
Parto con Ferruccio dal parcheggio alla fine della strada asfaltata a Roncole di Postua e mi incammino sulla strada a fondo naturale (chiusa ai turisti...) fino a Cravoso, che si raggiunge in circa 20 minuti, dove inizia inizia il sentiero H20 vero e proprio.
Rispetto all'autunno scorso, soprattutto nel tratto iniziale, sul sentiero iniziano ad allungarsi i rovi (ma gli artigli sono ancora teneri...), delle piccole frane si sono aggiunte e qualche altra pianta è caduta. Nel complesso rimane un percorso relativamente agevole e ben segnalato, privo di difficoltà vere e proprie ma lungo (poco meno di 10 km fino al Panin) e caratterizzato da diversi saliscendi. Un minimo di attenzione è richiesta nel passaggio dei suggestivi ponti in legno dopo la pioggia; in particolare l'ultimo, dopo il ponte vero e proprio sul rio Gavala, si presenta estremamente scivoloso.

Pochi minuti prima di giungere all'Alpe Panin, il sentiero scende ad attraversare il Rio Prajogno con un facile passaggio attrezzato. Fino qui circa 3 ore.

Superato il torrente, lasciamo il sentiero e saliamo senza traccia nel bosco sulla destra idrografica, quindi riattraversiamo il canale alla nostra destra (Est) per portarci sulla dorsale che divide i due rami principali del Rio Prajogno, la cui confluenza è appena a monte del sentiero ufficiale.

Risaliamo la ripida costa su terreno erboso, aggirando i numerosi salti di roccia, fino a guadagnare faticosamente il verde colletto che ospita i dimenticati ruderi di Raviciale (1607 m): due miseri baitelli e un piccolo recinto di sassi al colmo di un canale simile ad altri ma l'erba qui ha un verde più brillante. Non c'è una sorgente vera e propria o un ruscello ma il terreno è umido, quasi intriso d'acqua e questo potrebbe spiegare perché siano stati costruiti dei ripari proprio in questo posto.

Ci portiamo sui prati sopra l'alpe, traversiamo a Ovest passando a monte di un caratteristico testone roccioso e, in leggera salita, ci affacciamo sulla testata di un bel vallone erboso, che risaliamo fino alla cresta principale, affacciandoci sulla Valmala. Verso Est la cresta presenta una paretina che si lascia aggirare facilmente spostandosi pochi metri sul versante Nord, dove un ripido ma breve canalino con vegetazione riporta subito in cresta. Senza difficoltà raggiungiamo così la cima della Montà (1842 m). Qui troviamo un lungo palo di legno caduto nell'erba: probabilmente quello che resta di una vecchia croce deposta dagli anni.

Ripercorriamo la cresta verso Ovest e proseguiamo fino alla Bocchetta della Selvaccia (1775 m), altro luogo dimenticato (anche perché sulle mappe l'Alpe Selvaccia è l'Alpe Nuova, il che confonde le idee, e bisogna leggere davvero ogni riga scritta dal Ravelli per trovare queste informazioni...), massima depressione della cresta tra il Badile e la Punta del Cugnolaccio. Di qui transitava, secondo le vecchie mappe, un sentiero che collegava il versante di Postua con l'Alpe Nuova, in Valmala.

Traversiamo in direzione Sud perdendo progressivamente quota su ripidi prati fino alla successiva dorsale che scende verso SE, puntando al vertice superiore di una giavina, dove si vedono i ruderi senza nome inseriti da poco su OSM come Sn1.

Questo alpetto è un vero e proprio nido d'aquila, costruito su una stretta dorsale in posizione dominanti su due valloni caratterizzati da estesi terreni da pascolo. Le costruzione contate sono almeno 5 e c'è anche un architrave superstite. Siamo sulla "via normale da Postua al Badile", il cui ripetitore è in effetti molto vicino, ma il sentiero ormai è totalmente inesistente. La salita al Badile è un'escursione lunga e faticosa da qualunque versante ma questo accesso è probabilmente il più trascurato di tutti perché su di esso pesa un avvicinamento scoraggiante seguito da una salita finale priva di segnaletica.

Dai ruderi si vede bene sia l'alpe Ciapei, un unico resto rettangolare su una dorsalina più Sud, nella zona più interna della valle, e l'alpe Vallè, nel vallone che scende a Est, sotto una zona rocciosa, e - più lontano - il tetto di lamiera del Panin, circondato dal bosco.

Con percorso libero nei prati scendiamo all'alpe Vallè, un alpeggio sparso che consta di diverse costruzioni, sui due lati di un piccolo ruscello, con un'ampia zona di pascoli a disposizione, nemmeno troppo ripidi.

Navigando a vista ci dirigiamo verso l'Alpe Panin. L'unico tratto in cui si riconosce il vecchio sentiero è nell'attraversamento di una giavina. Poi si entra nel bosco dove si nota qualche raro segno di vernice rossa. Evitando di superare il colmo della dorsale principale e tenendo d'occhio la quota, in breve arriviamo all'Alpe Panin: casa, fontana e legnaia e tante zanzare, all'ombra di grandi alberi, tra cui un acero e un frassino di dimensioni notevoli. Come mi farà notare un amico di Postua, la presenza di queste piante nei pressi degli alpeggi non è casuale: le foglie del frassino venivano usate come foraggio per mucche e capre, quelle dell'acero per incartare burro e ricotta.

Qui riprendiamo il sentiero H20 che in circa 2:30 ci riporterà nella civiltà.

Tourengänger: atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (4)


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ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 15. Juni 2021 um 08:16
Un percorso gigantesco che farebbe guadagnare a questa valle di Strona di Postua il soprannome di "Piccole Ande" !

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 15. Juni 2021 um 20:39
Mi piace "Piccole Ande". Tra le terre selvagge del Nord Piemonte, è l'unica da cui si può provare a ordinare una pizza ;-)

gbal hat gesagt:
Gesendet am 15. Juni 2021 um 15:47
A costo di ripetermi le tue (vs.) avventure hanno sempre il fascino della (ri)scoperta e della attenta e minuziosa documentazione e informazione.
Bravi.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 15. Juni 2021 um 21:00
Grazie.

Tra le valli del Sesia e dei suoi affluenti, la Valle Strona di Postua è quanto di più simile alla Valgrande per isolamento e complessità orografica. Il viaggio è lungo ma vale la pena.


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