Manavello-Portorella-Rosalba
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Un po' di volte, negli anni, sono salito al Rifugio Rosalba, ma sempre, in un modo o nell'altro, a partenza dai Resinelli ed a rifugio chiuso. Oggi è tutto diverso. Decidiamo di partire dal versante di Mandello e precisamente da Maggiana perchè è più facile trovare parcheggio rispetto a Rongio; il rifugio - aperto - lo sfioriamo solamente visto che la quantità di pubblico è tale da rendere difficile un maggiore avvicinamento; i sentieri sono più lunghi ed interessanti, ma sono anche... troppi: l'area fra Maggiana e Rongio, fatta esclusione per l'evidente Sentiero del Viandante, è un labirinto di tracce tutte molto battute ma senza la benchè minima indicazione. L'intenzione sarebbe stata di salire direttamente da Maggiana al sentiero 13b, ma quella mappata su OSM è in realtà una linea di downhill ormai apparentemente abbandonata e semi-impraticabile; ma anche il bellissimo sentiero 13b (chiaro ed ultra-bollato) è di nascita piuttosto recente: la precisissima cartina "Gruppo delle Grigne" CAI-TCI del 1980 lo ignora, la guida CAI "Le Grigne" del 1998 lo descrive "con traccia labile o mancante in alcuni punti", il volumetto APT Lecco "Le Grigne" del 1997 lo dà per alpinisti esperti "non esistendo praticamente traccia di sentiero", la capillare guida Tamari Editori "Escursioni nelle Grigne" 1976 non prende nemmeno in considerazione l'area non essendo ancora stata progettata l'Alta Via. Adesso, dopo il riattamento (o costruzione ex-novo?) del Baitello del Manavello e l'inclusione dei sentieri circostanti in un paio di circuiti di gare di trail running, tutta zona si giova di maggior frequentazione ed ottimale situazione dei sentieri: veramente molto consigliabile. La discesa è avvenuta lungo il ripido e desueto sentiero 13 della Val Scarettone, lungo una traccia a tratti ripidissima e spesso individuabile solo grazie alla bollatura gialla peraltro piuttosto ben fatta.
Da Maggiana si imbocca subito il Sentiero del Viandante (che deve essere diventato di moda, visto che, almeno qui all'inizio, vi si procede quasi in coda...) e tramite la Via Vittorio Veneto si esce dall'abitato lungo una carrareccia che, al primo sentiero che se ne distacca a sinistra, si lascia per entrare al margine del bosco. Con lievi saliscendi ci si dirige verso Rongio, ma non sarebbe nostra intenzione arrivarvi: quello che a casa, sulla mappa, sembrava chiarissimo qui si confonde in molteplici tracce più o meno plausibili: dobbiamo alzarci di quota e, a caso, facilmente, approdiamo al sentiero 12 Rongio-Colonghei; siamo ancora troppo bassi e a malincuore torniamo a volgere verso Rongio. Nuova speranza, non lontano da Rossana, quando incontriamo un sentiero certamente molto frequentato che in breve finalmente converge nel 13b che tanto abbiamo cercato: in realtà siamo parecchio più a nord di quanto voluto, ma la strada è ora quella giusta! Dopo qualche centinaio di metri lasciamo a sinistra la deviazione per il Baitello del Manavello e proseguiamo in costante netta salita a tornanti nel bosco; lungo il percorso abbondano i segnali di due gare di corsa (TGS e UTLAC) che vanno a sommarsi ai vari escursionistici già presenti: in totale si seguono bolli azzurri, blu, gialli, bianchi, rossi, rosso/gialli e rosso/bianco/rossi. La lunga salita si conclude sul crinale di confine con la Valle Portorella (tributaria della Val Meria) poco a sud-est della Bocchetta di Portorella: con una breve deviazione a sinistra andiamo a raggiungere la cupola erbosa dello Zucco Manavello, ma il panorama non è di molto più ampio. Tornati alla bocchetta proseguiamo in cresta seguendo gli evidenti segnali gialli (antichi ed originali) ed i più frequenti bolli CAI. La dorsale non è mai angusta e spesso appoggia sul versante settentrionale onde evitare pinnacoli e paretine rocciose aggirabili; si raggiunge o si approccia un piccolo numero di cime isolate e onestamente non saprei dire quale di esse possa essere lo Zucco Portorella. Lungo il tragitto si incontra un tratto assistito da una catena di progressione e, poco oltre, un anello di catena che fornisce sicurezza nell'aggiramento di un masso liscio (ambedue non essenziali, almeno con terreno asciutto); oltrepassato un bosco di faggi, di nuovo nettamente sul crinale, si arriva in vista del rifugio, ancora lontano e con tutti i prati del Pertusio da attraversare. Il sentiero abbandona la cresta e taglia nettamente i pascoli verso sud a metà strada fra lo Zucco Pertusio e gli innumerevoli pinnacoli sparsi, attraversando sul nascere alcuni infidi canaloni erbosi; dopo una guglia e l'impianto fotovoltaico si raggiunge il terrazzo del Rifugio Rosalba. Sul retro dell'edificio una palina indica la direzione per la discesa in Val Scarettone: la ripidissima traccia - a volte fastidiosamente ghiaiosa - percorre fra rododendri faggi e betulle il filo della Costa di Pioeucc, tenendo sulla sinistra i vari piccoli torrioni delle Colonne di Pescèe; la piccola dorsale va poi a smorzarsi in un sempre ripido bosco di faggi che si percorre aggirando dal basso le placche rocciose da cui nascono i vari pinnacoli. Si prosegue alternando rilevanti perdite di quota a spostamenti pressochè pianeggianti verso ovest, dove i punti rimarchevoli sono l'attraversamento del Canale Bertulla, la discesa del Canale del Camisallo e, ormai a bassa quota, l'incontro con la Cappelletta del Signore nei pressi della località Versarico; poco oltre si può scorgere a breve distanza in una valletta la potente risorgenza del "Fiüm d'oa" che precede l'attraversamento della Valle Portorella percorsa da un fiume/frana di ghiaie. Il sentiero gradualmente si allarga a carrareccia per poi raggiungere le case di Rongio, dove si incontrano i segnali del Sentiero del Viandante; seguendolo con attenzione (di nuovo le molteplici tracce anonime...) ci si ritrova a ripercorrere la via di andata fino a Maggiana.
Da Maggiana si imbocca subito il Sentiero del Viandante (che deve essere diventato di moda, visto che, almeno qui all'inizio, vi si procede quasi in coda...) e tramite la Via Vittorio Veneto si esce dall'abitato lungo una carrareccia che, al primo sentiero che se ne distacca a sinistra, si lascia per entrare al margine del bosco. Con lievi saliscendi ci si dirige verso Rongio, ma non sarebbe nostra intenzione arrivarvi: quello che a casa, sulla mappa, sembrava chiarissimo qui si confonde in molteplici tracce più o meno plausibili: dobbiamo alzarci di quota e, a caso, facilmente, approdiamo al sentiero 12 Rongio-Colonghei; siamo ancora troppo bassi e a malincuore torniamo a volgere verso Rongio. Nuova speranza, non lontano da Rossana, quando incontriamo un sentiero certamente molto frequentato che in breve finalmente converge nel 13b che tanto abbiamo cercato: in realtà siamo parecchio più a nord di quanto voluto, ma la strada è ora quella giusta! Dopo qualche centinaio di metri lasciamo a sinistra la deviazione per il Baitello del Manavello e proseguiamo in costante netta salita a tornanti nel bosco; lungo il percorso abbondano i segnali di due gare di corsa (TGS e UTLAC) che vanno a sommarsi ai vari escursionistici già presenti: in totale si seguono bolli azzurri, blu, gialli, bianchi, rossi, rosso/gialli e rosso/bianco/rossi. La lunga salita si conclude sul crinale di confine con la Valle Portorella (tributaria della Val Meria) poco a sud-est della Bocchetta di Portorella: con una breve deviazione a sinistra andiamo a raggiungere la cupola erbosa dello Zucco Manavello, ma il panorama non è di molto più ampio. Tornati alla bocchetta proseguiamo in cresta seguendo gli evidenti segnali gialli (antichi ed originali) ed i più frequenti bolli CAI. La dorsale non è mai angusta e spesso appoggia sul versante settentrionale onde evitare pinnacoli e paretine rocciose aggirabili; si raggiunge o si approccia un piccolo numero di cime isolate e onestamente non saprei dire quale di esse possa essere lo Zucco Portorella. Lungo il tragitto si incontra un tratto assistito da una catena di progressione e, poco oltre, un anello di catena che fornisce sicurezza nell'aggiramento di un masso liscio (ambedue non essenziali, almeno con terreno asciutto); oltrepassato un bosco di faggi, di nuovo nettamente sul crinale, si arriva in vista del rifugio, ancora lontano e con tutti i prati del Pertusio da attraversare. Il sentiero abbandona la cresta e taglia nettamente i pascoli verso sud a metà strada fra lo Zucco Pertusio e gli innumerevoli pinnacoli sparsi, attraversando sul nascere alcuni infidi canaloni erbosi; dopo una guglia e l'impianto fotovoltaico si raggiunge il terrazzo del Rifugio Rosalba. Sul retro dell'edificio una palina indica la direzione per la discesa in Val Scarettone: la ripidissima traccia - a volte fastidiosamente ghiaiosa - percorre fra rododendri faggi e betulle il filo della Costa di Pioeucc, tenendo sulla sinistra i vari piccoli torrioni delle Colonne di Pescèe; la piccola dorsale va poi a smorzarsi in un sempre ripido bosco di faggi che si percorre aggirando dal basso le placche rocciose da cui nascono i vari pinnacoli. Si prosegue alternando rilevanti perdite di quota a spostamenti pressochè pianeggianti verso ovest, dove i punti rimarchevoli sono l'attraversamento del Canale Bertulla, la discesa del Canale del Camisallo e, ormai a bassa quota, l'incontro con la Cappelletta del Signore nei pressi della località Versarico; poco oltre si può scorgere a breve distanza in una valletta la potente risorgenza del "Fiüm d'oa" che precede l'attraversamento della Valle Portorella percorsa da un fiume/frana di ghiaie. Il sentiero gradualmente si allarga a carrareccia per poi raggiungere le case di Rongio, dove si incontrano i segnali del Sentiero del Viandante; seguendolo con attenzione (di nuovo le molteplici tracce anonime...) ci si ritrova a ripercorrere la via di andata fino a Maggiana.
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