Rocca di Caldè (m.371)

Lasciata l'auto nel parcheggino a lato della Sp69 (m.220) io ed Emiliano scendiamo al lago e percorriamo un percorso pedonale che lo costeggia (m.200). Raggiungiamo in breve una spiaggetta, ove ci sediamo su un muretto in contemplazione del Verbano, abbandonandoci alla piacevole arietta pre-primaverile. Ricaricati ci incamminiamo verso il parcheggio più grande in via Monfalcone, da cui parte un sentiero (cartello indicatore) che traversa il torrente e subito diventa malmessa gradinata risalente in breve all'ampio prato (perfetta località per pic-nic) che, sull'estrema sinistra del poggio roccioso, ospita la bella chiesetta (di origine romanica) di Santa Veronica (m.223). Avanti ad essa si trova un bel pronao (porticato) affacciato sul porticciolo di Caldè con scorci incantevoli sul Verbano e le vette circostanti (Pian Nave, Monte Ganna, Pizzo di Cuvignone e Pizzoni di Laveno).
Proseguiamo partendo dall'estremità opposta del prato, dove un cartello giallo indica il tempo di percorrenza fino alla località San Pietro di Castelveccana, stimato in 40 minuti scavalcando la cosiddetta Rocca di Caldè. Il sentiero si fa spazio tra un'improbabile vegetazione autoctona caratterizzata soprattutto dalla presenza di palmiformi, ed è a tratti interrotto da piante rovesciate (verosimilmente cadute ad ottobre sotto la furia del vento di scirocco) non particolarmente difficili da oltrepassare. E' un bello strappo con tratti anche molto ripidi, inizialmente protetto da una rete e delle catene francamente superflue, ma probabilmente poste per gli avventori occasionali che salgono dal lago ignari della pendenza non proprio comoda; verso fine salita il sentiero si sposta decisamente a picco sul lago e da questo punto la vista è assolutamente d'effetto, resa ancor più incisiva ed impressionante dalla roccia nuda, liscia e verticale sullo specchio lacustre. In breve si giunge alla sommità, sicuramente la parte meno curata, con piante rovesciate e vegetazione disordinata (m.371): il Monumento ai Caduti sorge su quella che doveva essere la vera "rocca", e appare come una specie di obelisco eccetto la parte sommitale che non è piramidale... o forse sì... ma è soffocata da una serie di antenne. La base a gradoni centrali si offre per una perfetta pausa contemplativa dei dintorni, con sguardo che si allarga al gruppo del Tamaro ancora ben innevato.
Il sentiero per San Pietro è una strada forestale ampia e piacevole in ambiente umido, habitat naturale di anemoni (in questo caso della specie hepatica nobilis detta anche erba trinità) e primule vulgaris, numerosi anche gli agrifogli: anche qui qualche scorcio incantevole sul lago e le sottostanti fornaci ormai in disuso. Durante il percorso un piacevole incontro con uno scoiattolo curioso e vivace. Giunti al piccolo borgo (m.275) la torre della chiesa dei Santi Pietro e Paolo ci da il benvenuto: si notano i resti delle probabili mura di cinta che un tempo difendevano la rocca. Dopo una breve visita alla chiesa rinascimentale/barocca, molto ben curata ed accogliente, abbiamo proseguito col sentiero a mezza costa (anche qui cartello indicatore) stretto tra le proprietà private del residence "La Rocca", sino a ricongiungerci col punto di partenza del sentiero di salita, con anello perfetto! Dal prato un sentiero a sinistra, meno ripido di quello che ci ha portati alla chiesetta di Santa Veronica, conduce verso il borgo di Castello (m.220), da cui in breve al parcheggio sulla Sp69.

Giretto non impegnativo ma di indiscutibile fascino, adatto per una bella accoppiata lago+escursione!!! ;)