Cima Saler (Val Grande)
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Escursione del 17 Aprile 2007. Con l’amico Carlo andiamo alla scoperta di questo angolo di Val Grande.
Partiamo a piedi dalla diga del Lut e, dopo lungo e noioso tratto su asfalto, alla Piana lasciamo il sentiero principale (quello che porta alla Colma di Premosello) e svoltiamo a sinistra in direzione de La Colla. Le baite sono poste esattamente sullo spartiacque generato dall’imponente parete visibile fin dal fondovalle ossolano, la parete dove passa la mitica cengia larga un metro dove un tempo portavano le mucche… cengia che clamorosamente manchiamo tenendoci alla destra della parete.
Su percorso avventuroso, superato il buco del Partus, raggiungiamo un punto che con ogni probabilità è quello da cui arriverebbe la via corretta (quella appunto della cengia). Poi quasi in piano si raggiunge l’Alpe Curtet e quindi, per percorso libero ma intuitivo per ripida prateria di erba ciularina, la bocchetta di Saler che la domina. Intanto gettiamo uno sguardo destra in direzione dei ruderi dell’Alpe Saler, sapendo che qualcuno (ora so anche su Hikr) è passato anche da lì.
A questo punto, abbiamo seguito la cresta con qualche attenzione (anche, ma non solo, a causa della neve residua) e raggiunto la panoramica vetta della Cima Saler, ammirando tutto l’intrico complicatissimo di crinali e valli che da qui si diramano in varie direzioni. Non a caso molti partigiani si rifugiarono qui durante il rastrellamento nazifascista.
Abbandonata ogni velleità di proseguire per la Rossola e poi chiudere l’anello passando da Stavelli o dalla Colma di Premosello, torniamo a valle con qualche errore di percorso, ma sempre evitando la cengia (per fortuna qualcuno ha messo placchette gialle sulle rocce del tratto Curtet-Colla). Durante l’escursione abbiamo incontrato ben sei vipere, una delle quali cercava di uscire dalla vasca da bagno abbandonata dell’alpe Curtet: nessuno di noi due ha avuto il coraggio di aiutarla…
Partiamo a piedi dalla diga del Lut e, dopo lungo e noioso tratto su asfalto, alla Piana lasciamo il sentiero principale (quello che porta alla Colma di Premosello) e svoltiamo a sinistra in direzione de La Colla. Le baite sono poste esattamente sullo spartiacque generato dall’imponente parete visibile fin dal fondovalle ossolano, la parete dove passa la mitica cengia larga un metro dove un tempo portavano le mucche… cengia che clamorosamente manchiamo tenendoci alla destra della parete.
Su percorso avventuroso, superato il buco del Partus, raggiungiamo un punto che con ogni probabilità è quello da cui arriverebbe la via corretta (quella appunto della cengia). Poi quasi in piano si raggiunge l’Alpe Curtet e quindi, per percorso libero ma intuitivo per ripida prateria di erba ciularina, la bocchetta di Saler che la domina. Intanto gettiamo uno sguardo destra in direzione dei ruderi dell’Alpe Saler, sapendo che qualcuno (ora so anche su Hikr) è passato anche da lì.
A questo punto, abbiamo seguito la cresta con qualche attenzione (anche, ma non solo, a causa della neve residua) e raggiunto la panoramica vetta della Cima Saler, ammirando tutto l’intrico complicatissimo di crinali e valli che da qui si diramano in varie direzioni. Non a caso molti partigiani si rifugiarono qui durante il rastrellamento nazifascista.
Abbandonata ogni velleità di proseguire per la Rossola e poi chiudere l’anello passando da Stavelli o dalla Colma di Premosello, torniamo a valle con qualche errore di percorso, ma sempre evitando la cengia (per fortuna qualcuno ha messo placchette gialle sulle rocce del tratto Curtet-Colla). Durante l’escursione abbiamo incontrato ben sei vipere, una delle quali cercava di uscire dalla vasca da bagno abbandonata dell’alpe Curtet: nessuno di noi due ha avuto il coraggio di aiutarla…
Tourengänger:
Serzo

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