Uè, Paitone... Budellone a chi?
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Il Monte Budellone visto da lontano sembra proprio un budellone, andando verso la Val Sabbia la sua particolare sagoma domina da nord a sud, o viceversa, l'abitato di Prevalle; questa modesta elevatura l'ho sempre guardata con un misto tra curiosità e "ci vedremo prima o poi", alle volte l'ho "schifata" per troppo snobismo. Ma poi questo Signor Poi è arrivato al dunque, al "deciditi" e scopri!
Come sapete il giorno prima ho fatto un giretto pomeridiano di perlustrazione, un giro che mi ha permesso di inquadrare bene l'obiettivo, per carità, non ho fatto un'uscita esplorativa come se dovessi salire il giorno dopo sul Nanga Parbat, ma è stato un primo assaggio di terreno che ha prodotto un risultato positivo.
Venerdì mattina, solita partenza dal piazzale antistante la cava, poi una volta raggiunta la falesia comincia la danza sulle rocce molto ben appigliate che mi fanno quadagnare in poco tempo la dorsale denominata Cresta del Drago. I passaggi sono abbastanza facili, la difficoltà dell'arrampicata è contenuta e non va oltre il I°+, diciamo che l'unica "rottura di scatole" all'inizio la creano gli alberelli, che però sono ancora privi di fogliame.
In poco più di mezz'ora giungo a quello che erroneamente viene chiamato il M. Budellone, laddove è presente anche il sentiero che ritorna all'auto, mi godo un attimo il panorama, poco edificante nelle immediate vicinanze, più gradevole quando lo sguardo si prolunga verso il Garda e la Val Sabbia.
Ora proseguo lungo la cresta che corre verso N, una cresta mai difficile ma dove la vegetazione è più invasiva, , per continuare il percorso serve pazienza e voglia di farsi frustare un po dai rami. Si tratta fondamentalmente di un innocuo "wild bondage", con qualche punta "maso" proprio nelle vicinanze del M. Budellone, dove la vegetazione ha circondato il paletto che indica la cima. Quasi impossibile farsi una foto ricordo.
Seguendo sempre fedelmente la cresta si giunge in prossimità di una recinzione che divide il lato Ovest, dove è presente una cava, e il lato Est, dove invece i rovi cantano vittoria intonando l'Inno alla Gioia, mentre proprio sullo stretto filo scorre un varco che va superato aggrappandosi a volte alla recinzione stessa. Diciamo che l'unica cosa positiva di questa situazione è che di sicuro non si perde l'orientamento. :)))
Terminata la recinzione si comincia a perdere quota, camminando sempre su basse roccette, qua e la s'intravedono piccoli ometti, poi infine spunta una stretta traccia che interseca un sentiero bollato Cai. Girando a destra si scende verso la "casa degli alpini", raggiunta la quale, si segue a destra il sentiero, sempre bollato, che porta prima al Fontanì, poi subito dopo al bivio per la Falesia di Prevalle/Buco del Frate. In pochi minuti da qua si arriva all'auto.
Avendo fatto più in fretta del previsto la cresta del Budellone ora non mi resta che andare a snapolare la cima del Paitone, altra micro montagnetta posta a Sud del Budellone. Dal parcheggio proseguo a piedi lungo la strada asfaltata che porta nell'abitato di Paitone, e più precisamente dove c'è il Comune, alle spalle degli uffici comunali, verso Ovest, incombe la Chiesa di S. Antonio che va raggiunta previa una breve scalinata, raggiunta la chiesa sulla destra comincia la salita senza percorso obbligato verso il M. Paitone.
La salita è un'alternarsi tra blocchi e bassa vegetazione, poi dopo pochi minuti la situazione s'ingarbuglia, nel vero senso della parola, grazie ancora una volta ai rovi di una certa dimensione e agli alberelli sempre più fitti. Tutto ciò è normale, questa è una via di salita totalmente inventata sul momento, da questo lato di salita credo non salga una beata mazza di nessuno quindi giusto che la Natura faccia la sua parte. Passato il ginepraio, quasi verso la fine della salita, in maniera improvvisa si palesa una bella traccia che sale in moderata pendenza, la si segue, e poco dopo si sbuca sulla cima dove una baita diroccata domina la fitta vegetazione con un'unica "finestra" visiva verso Est.
Per la discesa decido di seguire la bella traccia incontrata quasi in cima, una traccia che tende a scendere verso Sud-Ovest, traccia che poi scompare, o perdo, quasi magicamente trovandomi attorniato da una vegetazione di alberi ad alto fusto. A questo punto sono sceso tra i rari spazi incontrati, sino a che ho seguito un gatto che mi ha "accompagnato" alle vicine abitazioni poste a un centinaio di metri di distanza dalla Chiesa di S. Antonio.
Facile da qua ritornare all'auto.
Nota1): Divertente e avventuroso giro a pochi minuti d'auto da casa. Le difficoltà tecniche sono contenute ma il districarsi nella vegetazione può fermare i più nell'esplorazione di queste due cimette. Giro adatto agli amanti del wild.
Nota 2): Cazzeggiandum...
Lerciopiùlercio: Arriva "vieni che ti faccio un tampone", il primo film porno sul coronavirus.
Lercioadone: Renzi: "Coronavirus problema serio, ma torniamo a parlare di me".
Christlercio: Miracolo a Codogno: statua della Madonna piange Amuchina.
A' la prochaine! Menek
Come sapete il giorno prima ho fatto un giretto pomeridiano di perlustrazione, un giro che mi ha permesso di inquadrare bene l'obiettivo, per carità, non ho fatto un'uscita esplorativa come se dovessi salire il giorno dopo sul Nanga Parbat, ma è stato un primo assaggio di terreno che ha prodotto un risultato positivo.
Venerdì mattina, solita partenza dal piazzale antistante la cava, poi una volta raggiunta la falesia comincia la danza sulle rocce molto ben appigliate che mi fanno quadagnare in poco tempo la dorsale denominata Cresta del Drago. I passaggi sono abbastanza facili, la difficoltà dell'arrampicata è contenuta e non va oltre il I°+, diciamo che l'unica "rottura di scatole" all'inizio la creano gli alberelli, che però sono ancora privi di fogliame.
In poco più di mezz'ora giungo a quello che erroneamente viene chiamato il M. Budellone, laddove è presente anche il sentiero che ritorna all'auto, mi godo un attimo il panorama, poco edificante nelle immediate vicinanze, più gradevole quando lo sguardo si prolunga verso il Garda e la Val Sabbia.
Ora proseguo lungo la cresta che corre verso N, una cresta mai difficile ma dove la vegetazione è più invasiva, , per continuare il percorso serve pazienza e voglia di farsi frustare un po dai rami. Si tratta fondamentalmente di un innocuo "wild bondage", con qualche punta "maso" proprio nelle vicinanze del M. Budellone, dove la vegetazione ha circondato il paletto che indica la cima. Quasi impossibile farsi una foto ricordo.
Seguendo sempre fedelmente la cresta si giunge in prossimità di una recinzione che divide il lato Ovest, dove è presente una cava, e il lato Est, dove invece i rovi cantano vittoria intonando l'Inno alla Gioia, mentre proprio sullo stretto filo scorre un varco che va superato aggrappandosi a volte alla recinzione stessa. Diciamo che l'unica cosa positiva di questa situazione è che di sicuro non si perde l'orientamento. :)))
Terminata la recinzione si comincia a perdere quota, camminando sempre su basse roccette, qua e la s'intravedono piccoli ometti, poi infine spunta una stretta traccia che interseca un sentiero bollato Cai. Girando a destra si scende verso la "casa degli alpini", raggiunta la quale, si segue a destra il sentiero, sempre bollato, che porta prima al Fontanì, poi subito dopo al bivio per la Falesia di Prevalle/Buco del Frate. In pochi minuti da qua si arriva all'auto.
Avendo fatto più in fretta del previsto la cresta del Budellone ora non mi resta che andare a snapolare la cima del Paitone, altra micro montagnetta posta a Sud del Budellone. Dal parcheggio proseguo a piedi lungo la strada asfaltata che porta nell'abitato di Paitone, e più precisamente dove c'è il Comune, alle spalle degli uffici comunali, verso Ovest, incombe la Chiesa di S. Antonio che va raggiunta previa una breve scalinata, raggiunta la chiesa sulla destra comincia la salita senza percorso obbligato verso il M. Paitone.
La salita è un'alternarsi tra blocchi e bassa vegetazione, poi dopo pochi minuti la situazione s'ingarbuglia, nel vero senso della parola, grazie ancora una volta ai rovi di una certa dimensione e agli alberelli sempre più fitti. Tutto ciò è normale, questa è una via di salita totalmente inventata sul momento, da questo lato di salita credo non salga una beata mazza di nessuno quindi giusto che la Natura faccia la sua parte. Passato il ginepraio, quasi verso la fine della salita, in maniera improvvisa si palesa una bella traccia che sale in moderata pendenza, la si segue, e poco dopo si sbuca sulla cima dove una baita diroccata domina la fitta vegetazione con un'unica "finestra" visiva verso Est.
Per la discesa decido di seguire la bella traccia incontrata quasi in cima, una traccia che tende a scendere verso Sud-Ovest, traccia che poi scompare, o perdo, quasi magicamente trovandomi attorniato da una vegetazione di alberi ad alto fusto. A questo punto sono sceso tra i rari spazi incontrati, sino a che ho seguito un gatto che mi ha "accompagnato" alle vicine abitazioni poste a un centinaio di metri di distanza dalla Chiesa di S. Antonio.
Facile da qua ritornare all'auto.
Nota1): Divertente e avventuroso giro a pochi minuti d'auto da casa. Le difficoltà tecniche sono contenute ma il districarsi nella vegetazione può fermare i più nell'esplorazione di queste due cimette. Giro adatto agli amanti del wild.
Nota 2): Cazzeggiandum...
Lerciopiùlercio: Arriva "vieni che ti faccio un tampone", il primo film porno sul coronavirus.
Lercioadone: Renzi: "Coronavirus problema serio, ma torniamo a parlare di me".
Christlercio: Miracolo a Codogno: statua della Madonna piange Amuchina.
A' la prochaine! Menek
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