Quattro cime innevate sulla panoramica Zegna.
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Che gran parco dei divertimenti sono le montagne del Biellese. Ci sono un'infinità di cime che offrono splendidi panorami, mai banali ma quasi tutte percorribili in modo escursionistico.
Oggi, con l'amico Andrea, decidiamo di provare a salirne quattro e così, alle prime luci dell'alba, partiamo dal Bocchetto Sessera verso il Monticchio.
Abbiamo con noi i ramponi, le cisapole sono a casa e la scelta si rivelerà azzeccata: i pendii sono ripidi, la neve dura, in alcuni brevi tratti la cresta si stringe con qualche traverso da percorrere con attenzione.
Al Monticchio saliamo tuttavia senza ramponi, anche se già poco oltre il parcheggio c'è neve. La salita è tracciata e noi saliamo con il salire del sole mentre ampi panorami verso le montagne circostanti si aprono. Sulla pianura invece ci sono nebbie e smog e così sarà per l'intera giornata.
In cima al Monticchio, la lunga rimanente cresta si manifesta in tutta la sua bellezza con numerosi saliscendi.
La percorriamo veloci e quasi perdiamo, in discesa dalla Colma Bella, la Pera Forà, una caratteristica formazione rocciosa a forma di finestra in cui si inquadra il monte Mars.
Nella salita al Bonom c'è qualche traverso vertiginoso, poi solo fatica sull'ampia cresta a giungere alla terza cima di giornata mentre il meteo cambia e il sole sparisce. Non c'è tuttavia vento e la temperatura è gradevole così ci abbassiamo su cresta opposta, non tracciata, piuttosto stretta, con neve sfondosa per ampi tratti.
Superiamo la Bassa del Cugnolo e la Bassa di Campo, quindi attacchiamo l'ultima salita verso la cima delle Guardie. La neve ha coperto ogni traccia di sentiero e non ci resta che risalire per direttissima il ripido pendio. Con un ultimo sforzo per superare una piccola cornice, eccoci finalmente alla principale cima di giornata, la più alta e l'ultima.
Ci fermiamo per una sosta e ripartiamo sulla cresta opposta per affrontare la discesa. Mi basta però uno sguardo a tale percorso per capire che è molto stretto, di neve durissima e decisamente ripido ed esposto.
Consultatomi con Andrea, decidiamo per non rischiare quella discesa, ma nemmeno vogliamo percorrere la strada a ritroso. Nei pressi della cima individuo un ampio canale erboso, ripulito dalla neve da una slavina le cui tracce sono evidentissime. Su erba ciurlina, ramponati, scendiamo di qui. Si fa una fatica mostruosa ma il rischio di scivolata è contenuto e in discreta condizione d'animo arriviamo, con un breve traverso, all'alpe La Bassa dove troviamo acqua (a febbraio!) ma nessuna traccia di sentiero.
A intuito, scendiamo un pendio innevato sino a trovare dei bolli che ci immettono sul sentiero per l'Alpe Artignaga. A questo punto le difficoltà sono finite, imbocchiamo la pista di sci di fondo camminabile senza i fastidiosi ramponi e in quattro chilometri circa di questi (con ampi tratti in salita), rientriamo all'auto dopo più di sette ore, soddisfatti almeno quanto stanchi.
Dislivello complessivo di numerosissimi saliscendi, tempi comprensivi di circa un'ora di pause totali.
Sviluppo: 14 km circa; SE: 23 km circa.
Oggi, con l'amico Andrea, decidiamo di provare a salirne quattro e così, alle prime luci dell'alba, partiamo dal Bocchetto Sessera verso il Monticchio.
Abbiamo con noi i ramponi, le cisapole sono a casa e la scelta si rivelerà azzeccata: i pendii sono ripidi, la neve dura, in alcuni brevi tratti la cresta si stringe con qualche traverso da percorrere con attenzione.
Al Monticchio saliamo tuttavia senza ramponi, anche se già poco oltre il parcheggio c'è neve. La salita è tracciata e noi saliamo con il salire del sole mentre ampi panorami verso le montagne circostanti si aprono. Sulla pianura invece ci sono nebbie e smog e così sarà per l'intera giornata.
In cima al Monticchio, la lunga rimanente cresta si manifesta in tutta la sua bellezza con numerosi saliscendi.
La percorriamo veloci e quasi perdiamo, in discesa dalla Colma Bella, la Pera Forà, una caratteristica formazione rocciosa a forma di finestra in cui si inquadra il monte Mars.
Nella salita al Bonom c'è qualche traverso vertiginoso, poi solo fatica sull'ampia cresta a giungere alla terza cima di giornata mentre il meteo cambia e il sole sparisce. Non c'è tuttavia vento e la temperatura è gradevole così ci abbassiamo su cresta opposta, non tracciata, piuttosto stretta, con neve sfondosa per ampi tratti.
Superiamo la Bassa del Cugnolo e la Bassa di Campo, quindi attacchiamo l'ultima salita verso la cima delle Guardie. La neve ha coperto ogni traccia di sentiero e non ci resta che risalire per direttissima il ripido pendio. Con un ultimo sforzo per superare una piccola cornice, eccoci finalmente alla principale cima di giornata, la più alta e l'ultima.
Ci fermiamo per una sosta e ripartiamo sulla cresta opposta per affrontare la discesa. Mi basta però uno sguardo a tale percorso per capire che è molto stretto, di neve durissima e decisamente ripido ed esposto.
Consultatomi con Andrea, decidiamo per non rischiare quella discesa, ma nemmeno vogliamo percorrere la strada a ritroso. Nei pressi della cima individuo un ampio canale erboso, ripulito dalla neve da una slavina le cui tracce sono evidentissime. Su erba ciurlina, ramponati, scendiamo di qui. Si fa una fatica mostruosa ma il rischio di scivolata è contenuto e in discreta condizione d'animo arriviamo, con un breve traverso, all'alpe La Bassa dove troviamo acqua (a febbraio!) ma nessuna traccia di sentiero.
A intuito, scendiamo un pendio innevato sino a trovare dei bolli che ci immettono sul sentiero per l'Alpe Artignaga. A questo punto le difficoltà sono finite, imbocchiamo la pista di sci di fondo camminabile senza i fastidiosi ramponi e in quattro chilometri circa di questi (con ampi tratti in salita), rientriamo all'auto dopo più di sette ore, soddisfatti almeno quanto stanchi.
Dislivello complessivo di numerosissimi saliscendi, tempi comprensivi di circa un'ora di pause totali.
Sviluppo: 14 km circa; SE: 23 km circa.
Tourengänger:
rochi

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Kommentare (4)