Monte Gardena (2117 m)
|
||||||||||||
![]() |
![]() |
Oggi è l’ultimo dell’anno. Non amo per nulla i festeggiamenti e così ne approfitto per andare, l’indomani, in una zona che di solito è molto frequentata dagli appassionati di sport invernali: considerando che la maggior parte di loro farà tardi, stasera, immagino che ne troverò pochi!
Vado in Val di Scalve da quando avevo 5 anni. Anche se ho fatto pochissime vette da queste parti, la sento “mia”. Ai Campelli, da bambino, sono andato un sacco di volte, mai però in ambiente invernale. Oggi ho deciso di andare con gli sci. I pendii mi sembrano dolci, anche se con la cartografia antiquata come quella dell’Istituto Geografico Militare disegnata ancora con il pennino a china non è facile valutare! L’idea è di puntare alla cima P2104 ad E del Monte I Colli, passando da Malga Rena.
Parcheggio ai Fondi e metto gli sci. Per la salita, seguo tutte le scorciatoie. In discesa probabilmente seguirò la strada per buona parte. Nel guadare un torrente mi bagno un po’ le pelli, motivo per cui, forse, in un paio di punti in cui la traccia è lisciata dai numerosi passaggi e un po’ ghiacciata, prima di arrivare a Cimalbosco, scivolo indietro. Poco male. Senza accorgermene, sono al Rifugio Bagozza. Non mi fermo e proseguo scendendo verso la strada che porta ai Campelli. La vallata è completamente in ombra. Al bivio, prendo la stradina a sinistra che sale verso Malga Rena. Dopo qualche curva, si restringe parecchio, riducendosi ad una traccia su un versante un po’ ripido. La neve è dura, evidentemente per il rigelo notturno, e non mi sento a mio agio a superare una valanga che attraversa la traccia, quindi decido di salire il pendio qui che è più dolce e superare la valanga a monte. Non mi è ben chiara la morfologia della regione e la cartina IGM che ho con me sul GPS, come ho detto, non mi aiuta. Raggiungo una specie di colletto dove mi rendo conto che… sono completamente fuori strada! Il Monte Gardena è di fronte a me. Va bene, farò quello! Lì incontro una signora ed una ragazza con cui scambio qualche parola su uno scialpinista che è scivolato qualche decina di metri più sotto (fortunatamente senza conseguenze) e sulle condizioni della neve. Loro mettono i rampanti. Io non li ho ancora comprati, né avrei mai pensato che oggi sarebbero potuti servire. Fin qui comunque sono arrivato anche senza, mi dico, e proseguo. Poi però, anche su loro consiglio, tolgo gli sci e proseguo a piedi, piccozza alla mano: in fin dei conti ci sono delle tracce di qualcuno che è salito con gli scarponi, la traccia è così dura che non ho alcun problema. Un po’ di curve con gli sci in spalla e sono sulla cresta del Monte Gardena, poco più in là. Una telefonata a mia mamma e poi la vetta. Il panorama è vasto attorno a me. Anche qui, sono tanti i monti che non conosco. Pazienza, l’importante è godere della bellezza di quel che mi circonda.
La prima parte della discesa è un po’ problematica, con la neve a tratti cartonata, poi dal Passo della Glaiola le cose cambiano, in meglio. Qui per la prima volta trovo una neve simile a quella che c’è in pista, e dei pendii divertenti. La discesa fino alla strada del Vivione è, finalmente, godibile. Da qui in poi è, per buona parte, solo scorrimento lungo la strada che riporta ai Fondi.

Kommentare