Pizzo Tignaga dalla Valle Olocchia
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Escursione di notevole impegno e soddisfazione, con tutte le componenti migliori: ambiente selvaggio, percorso di ricerca, tratti rocciosi divertenti e un pizzico di adrenalina. Il dislivello specificato è indicativo perché ci sono molti saliscendi, anche se piccoli, soprattutto tra Ancium e il lago della Balma del Pastore, e nel traverso da qui a Roncastello. Il tempo indicato comprende numerose soste. I sentieri non sono mai molto evidenti e bisogna aiutarsi con i segnavia (molto sbiaditi salvo rari casi) e con qualche ometto ben posizionato che in un paio di casi è stato molto utile.
Partiti al buio alle 7:30 da Piè di Baranca, in salita abbiamo scelto il giro “basso” che resta nel solco principale della Valle Olocchia, cioè il sentiero che dopo Curtet guada il fiume e raggiunge Ancium, per poi puntare al lago della Balma del Pastore (evitare di stare troppo alti a sinistra, altrimenti si finisce sul percorso segnato che porta al crinale spartiacque Olocchia-Valsesia). Sul nostro lato siamo in ombra, è molto umido, e le piogge della settimana riempiono bosco e valle di rivoli e torrentelli. L’altro lato del fiume invece è già al sole e si vede bene il percorso a mezzacosta che faremo in discesa.
Al lago, un provvidenziale cartello avvisa che per la cima si deve proseguire in piano (come se si dovesse rientrare a valle per l’Alpe Roncastello), superare la deviazione che scende diretta a valle (sconsigliata come percorso di rientro) e dopo altri dieci minuti prendere a sinistra: il punto di deviazione non è proprio evidente, come riferimento occorre puntare verso la bastionata che si ha di fronte fino quasi a raggiungerla, e a quel punto è evidente che non girare a sinistra vorrebbe dire che si sta già andando verso casa: allora girandosi verso l’evidente cima del Pizzo Tignaga si noteranno dei segnavia che puntano verso la vetta. Seguendoli si continua in ambiente molto selvaggio, tra praterie e pietraie, raggiungendo un colletto da cui parte un “misterioso” percorso per Ceppo Morelli: noi invece proseguiamo costeggiando le rocce su salita molto ripida e faticosa tra ciuffi d’erba ciularina, e raggiungiamo l’evidente canalino che immette sulla cresta finale.
Il canalino lo vedevamo sin dal bosco iniziale, è innevato, ma non supera i 20-30 m di dislivello e non essendo ghiacciato è camminabile fino alla catena finale, molto utile in queste condizioni: risalitolo, sbuchiamo in cresta proprio dove dall’altra parte sale il sentiero da Carcoforo (catene anche su quel lato, ma tratto attrezzato più lungo), qualche chiazza di neve sotto la bocchetta. Una delle tre aquile viste prima si alza in volo dal colletto a venti metri da noi. A questo punto seguiamo la divertente cresta rocciosa, mai esposta, che su blocchi non comodissimi ma molto stabili ci deposita in vetta. Vista fantastica in tutte le direzioni, con la Est del Rosa e i suoi satelliti a catturare lo sguardo.
Massimo vorrebbe scendere lato Carcoforo e rientrare in Olocchia dal Colle d’Egua, ma forse è un po’ tardi. Ripercorriamo allora il percorso già noto, e al bivio poco visibile sopra il lago prendiamo il mezzacosta discendente fino all’Alpe Roncastello: attenzione, appena dopo la visibile baita bisogna prendere a destra e scendere nel bosco fino a raggiungere il fondovalle poco a valle del guado sotto Ancium. Da qui, percorso noto fino a Piè di Baranca. Gita dura ma veramente consigliata. Grazie a Massimo per la scelta azzeccatissima della gita, per la compagnia e per le fotografie!
Partiti al buio alle 7:30 da Piè di Baranca, in salita abbiamo scelto il giro “basso” che resta nel solco principale della Valle Olocchia, cioè il sentiero che dopo Curtet guada il fiume e raggiunge Ancium, per poi puntare al lago della Balma del Pastore (evitare di stare troppo alti a sinistra, altrimenti si finisce sul percorso segnato che porta al crinale spartiacque Olocchia-Valsesia). Sul nostro lato siamo in ombra, è molto umido, e le piogge della settimana riempiono bosco e valle di rivoli e torrentelli. L’altro lato del fiume invece è già al sole e si vede bene il percorso a mezzacosta che faremo in discesa.
Al lago, un provvidenziale cartello avvisa che per la cima si deve proseguire in piano (come se si dovesse rientrare a valle per l’Alpe Roncastello), superare la deviazione che scende diretta a valle (sconsigliata come percorso di rientro) e dopo altri dieci minuti prendere a sinistra: il punto di deviazione non è proprio evidente, come riferimento occorre puntare verso la bastionata che si ha di fronte fino quasi a raggiungerla, e a quel punto è evidente che non girare a sinistra vorrebbe dire che si sta già andando verso casa: allora girandosi verso l’evidente cima del Pizzo Tignaga si noteranno dei segnavia che puntano verso la vetta. Seguendoli si continua in ambiente molto selvaggio, tra praterie e pietraie, raggiungendo un colletto da cui parte un “misterioso” percorso per Ceppo Morelli: noi invece proseguiamo costeggiando le rocce su salita molto ripida e faticosa tra ciuffi d’erba ciularina, e raggiungiamo l’evidente canalino che immette sulla cresta finale.
Il canalino lo vedevamo sin dal bosco iniziale, è innevato, ma non supera i 20-30 m di dislivello e non essendo ghiacciato è camminabile fino alla catena finale, molto utile in queste condizioni: risalitolo, sbuchiamo in cresta proprio dove dall’altra parte sale il sentiero da Carcoforo (catene anche su quel lato, ma tratto attrezzato più lungo), qualche chiazza di neve sotto la bocchetta. Una delle tre aquile viste prima si alza in volo dal colletto a venti metri da noi. A questo punto seguiamo la divertente cresta rocciosa, mai esposta, che su blocchi non comodissimi ma molto stabili ci deposita in vetta. Vista fantastica in tutte le direzioni, con la Est del Rosa e i suoi satelliti a catturare lo sguardo.
Massimo vorrebbe scendere lato Carcoforo e rientrare in Olocchia dal Colle d’Egua, ma forse è un po’ tardi. Ripercorriamo allora il percorso già noto, e al bivio poco visibile sopra il lago prendiamo il mezzacosta discendente fino all’Alpe Roncastello: attenzione, appena dopo la visibile baita bisogna prendere a destra e scendere nel bosco fino a raggiungere il fondovalle poco a valle del guado sotto Ancium. Da qui, percorso noto fino a Piè di Baranca. Gita dura ma veramente consigliata. Grazie a Massimo per la scelta azzeccatissima della gita, per la compagnia e per le fotografie!
Tourengänger:
Serzo

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