Lago delle Pigne con le ciaspole
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Racchettata primaverile in Val Bedretto, con un bel circuito di 10,6 km.
Partiamo dall’ospizio di All’Acqua, già citato in un documento del 1529, dopo aver parcheggiato ai bordi della strada, fra decine e decine di escursionisti muniti d’auto. Eh già, si ha un bel dire di usare i mezzi pubblici! Come è possibile raggiungere i punti di partenza per le classiche gite con sci e ciaspole, all’alba, con i mezzi pubblici, quando questi non ci sono, oppure quando permetterebbero di raggiungere la zona di partenza ad un’ora alla quale, per motivi di sicurezza, gli sciescursionisti ritornano a valle?
La giornata è splendida: ciò crea buonumore a tutto il gruppo, comprendente anche amici poco allenati, che calzano le ciaspole un paio di volte all’anno. Seguiamo la strada del Passo della Novena, che dopo circa cento metri scompare completamente sotto la spessa coltre di neve. Poco prima della fine del lariceto dobbiamo superare i blocchi di una valanga scesa lungo il vallone del Ri del Partus (1688 m). Anche sul versante idrografico destro della valle scorgiamo numerosissime slavine, in particolare in zona Löite di Pian Tondo (Val Corno), ai piedi del massiccio dell’Helgenhorn.
Superiamo l’Alpe di Maniò (1743 m) e la Cantina di Cruina (1904 m) quasi completamente sommersa dalla neve. Qui il percorso è pianeggiante e ci permette di riprendere fiato prima di affrontare l’impegnativa salita verso Maniò di Sopra (2116 m). Alla quota di 2120 m decidiamo di abbandonare il percorso estivo per salire decisamente in direzione nord, verso le Cave delle Pigne (2360 m).

Il toponimo è legato alla presenza di cave da cui un tempo si estraeva la pietra ollare, con cui si costruivano le pigne, ossia le tipiche stufe presenti in numerose località alpine. Ilse Schneiderfranken (1912-1987; dottoressa in scienze economiche), a pagina 123 del suo libro “Ricchezze del suolo ticinese”, Istituto Editoriale Ticinese, Bellinzona, 1943, scrive:
La pietra ollare detta da noi anche « giullia » o « sasso da pigne » è un aggregato composto di talco, serpentino, clorite, mica calcite, magnesite, tremolite e antofillite. È di color grigioverde, saponosa al tatto e possiede la qualità di assorbire molto lentamente il calore e di raffreddarsi pure lentamente; non fonde che a 1200°C circa. Da tempi remoti l'uomo se ne serve perciò per tagliarne delle lastre da stufe. Certe qualità, ancora molli dopo lo scavo, sono state adoperate per la lavorazione di pentole, di vasi, e d'altri oggetti torniti. Le pietre adatte per le lastre da stufe contengono soprattutto talco, clorite e magnesite; la pietra ollare della Valle Peccia invece, atta alla tornitura, ha una composizione tutta diversa: contiene fino al 60 % di antofillite, tremolite e biotite.
Dall’altopiano delle Cave delle Pigne ammiriamo le pareti meridionali del Poncione di Cassina di Baggio, del Poncione di Maniò e della Forcella. Passiamo in prossimità del Lago delle Pigne (2278 m) e scendiamo in direzione est, fino alla Capanna Piansecco . Qui ci gustiamo un ottimo affettato misto sulla terrazza panoramica, scambiando le impressioni della giornata con degli sciatori di ritorno dal Chüebodenhorn.
Raggiungiamo di nuovo l’ospizio di All’Acqua scendendo lungo il sentiero del bosco.
Curiosità: il nome Bedretto deriva da Bedruedo e significa betulleto.
Partecipanti: Anna, Daniele e siso

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