Monte Larone (2237 m)
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Il Monte Larone è una cima situata sulla lunga dorsale occidentale della Valle dell’Isorno e costituisce un ottimo punto panoramico sulla piana di Domodossola e le montagne circostanti. Normalmente l’avvicinamento è facilitato dalla comoda strada silvo-pastorale che da Altoggio sale a Piazzeno, transitando per i numerosi alpeggi costellati di baite frequentate nel corso dei mesi estivi, mentre durante l’inverno il luogo si spopola ed è possibile immergersi in un ambiente più intimo e severo dove l’unica compagnia auspicabile è quella dei camosci.
Dal parcheggio nella piazzetta del paese, seguo la strada verso sinistra e dopo una cinquantina di metri volgo a destra all’interno delle case, scendendo di qualche metro per voltare a sinistra nei pressi di un lavatoio. Il sentierino di snoda sul prato e ben presto diventa una bella scalinata che si alza ripida prima tra alberi e rocce e poi nel bosco verso le prime case di Veglio. Sfiorato il paese abbandonato, trovo più sopra la strada sterrata di servizio ad una cava per poi incrociare un bacino idrico. Attraversato un ruscello, riprendo la salita su sentiero ben evidente e curato, con frequenti tratti scalinati, mentre la vista si apre sull’intera valle prima di raggiungere i prati di Alagua. Proseguo tra le baite in un freddo silenzio, per poi andare a raccordarmi alla strada asfaltata che sale lungamente in direzione di Piazzeno. La giornata è limpidissima e il panorama dalla croce posta sopra l’alpeggio vastissimo e spettacolare sui monti della Colmine, il Cistella, il Pizzo Albiona e il Monte Leone. Ora lo spessore della neve aumenta decisamente e, traversato il nucleo principale dell’alpeggio, individuo il percorso (non segnalato) che risale nel bosco per portarsi sul fianco del successivo dosso, dove la vista si apre verso il selvaggio ed ombroso versante che sale in direzione della Cima degli Uccelli e del Larone (sui prati meno innevati in alto a sinistra, si scorgono lontani i ruderi dell'Alpe Larone). L’evidente sentiero traversa tutto il versante e poi risale verso la baita inferiore di Larone a circa 1800 m, in seguito la traccia si perde sui ripidi prati, ma senza problemi giungo ai ruderi dell’Alpe Larone. Decido quindi di calzare i ramponi visto che da qui in avanti le pendenze si fanno più importanti. Commetto l’errore di proseguire fino alla sella soprastante, dalla quale la cresta del Larone risulta però troppo impegnativa da affrontare direttamente. Dopo un paio di maldestri tentativi, ritorno sui miei passi fin quasi all’alpeggio per poi risalire un pendio sgombro da neve in direzione NE che diagonalmente mi riporta sulla dorsale erbosa più in alto e che seguo su neve fino alla cima.
L’emozione è tanta per aver raggiunto questa cima in inverno e che nelle condizioni odierne si è rivelata più ostica del previsto. Il cielo è terso, il clima piacevole e mi concedo qualche minuto per fare scorta di tutte le bellezze che mi circondano.
Viste le giornate corte, inizio subito a scendere ricalcando il percorso fatto in salita. Giunto di nuovo a Piazzeno, mi fermo per la sosta pranzo, rilassato ed appagato dell’ascensione effettuata. Terminato il pranzo, ripercorro a ritroso il tratto di strada gippabile che mi riporta ad Alagua e da qui a Pontemaglio, dove giungo all’auto ormai circondato dall’oscurità.

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