Aiguille Savoie - Via Preuss
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Ci avviamo da Arnouva in direzione del Rifugio Dalmazzi lungo il sentiero ben segnato e attrezzato nella parte finale. L'anticipo della perturbazione di stamattina ci ha bagnati ma almeno ci permette di salire asciutti fino al rifugio. Sistemati nella camerata, ci sediamo al tavolo per la cena dove facciamo la conoscenza di Alberto e Matteo, anche loro diretti all'Aiguille Savoie, con cui condivideremo la straordinaria giornata di domani.
Al mattino ci avviamo al buio delle 4:30 lungo il sentiero che permette di raggiungere il bacino del ghiacciaio del Triolet, che dovremo attraversare ... ben legati e ramponati ... per raggiungere l'inizio della via Preuss, che si sviluppa lungo la cresta sud-est. Giunti all'attacco della via, nuovo cambio assetto, via picozza e ramponi e indossiamo gli "attrezzi" per arrampicare.
Iniziamo a seguire la lunghissima cresta, muovendoci per il momento in conserva protetta, superando qualche breve passaggio che ci fa scaldare immediatamente, a volte aggirando qualche sperone sul versante ovest. Giungiamo ad un pilastro giallo solcato da un camino che ci mette a dura prova. Paolo riesce a forzare il passaggio e io seguo da secondo, con l'aiuto di uno dei rarissimi chiodi che troveremo lungo la via, per tutto il resto del percorso ci assicureremo con friend e fettucce sugli spuntoni, soste comprese. Ora la cresta prosegue con un andamento quasi orizzontale, con più di un su e giù che alla fine richiedono più tempo che la semplice salita diretta. Superiamo un muretto verticale, poi una bella placca solcata da una fessura e giungiamo ad una grossa cengia che volendo si potrebbe sfruttare come eventuale via di fuga andando a raggiungere le soste attrezzate per le calate in doppia.
Rimanendo per un tratto sul versante est percorriamo qualche grosso masso poi tra qualche diedrino e alcuni risalti torniamo sulla cresta. Nel frattempo il tempo scorre via veloce, la cresta è molto articolata e noi di certo non siamo dei fulmini ... ma questo tipo di percorsi richiede una concentrazione costante. Stiamo facendo le cose per bene, il meteo è splendido: non c'è motivo di forzare l'andatura ... mal che vada scenderemo molto tardi.
Rientrati lungo la cresta ci attende l'ultimo spettacolare tratto che inizia con una corta ed esposta fessura per poi ritrovarsi su una sorta di piattaforma dove, per l'alternanza a condurre la cordata, avrò l'onere e l'onore di aprire il successivo tiro che presenta, anche se distanti, gli unici altri tre chiodi di tutta la cresta. Si inizia con una placca appoggiata verso sinistra, si sale un gradino roccioso per poi seguire delle splendide fessure sullo sperone sovrastante, il tutto discretamente esposto a quasi 3600 metri di quota ... un passaggio bellissimo ... siamo euforici e stracontenti!
Sarà che ormai sentiamo il profumo della vetta ... sarà che nonostante il peso dello zaino con dentro scarponi, ramponi & company oltre alla seconda corda da 50 metri che mi porto dietro da più di 10 ore, mi sembra di muovermi ancora bene ... sarà che quest'ultimo passaggio è stato davvero emozionante ... sarà che la concentrazione sempre alta ci fa assaporare tutto con più attenzione ... sarà il tutto mescolato insieme ... ma siamo davvero euforici e stracontenti!
Recupero Paolo che si appresta ad aprire il successivo tiro, anch'esso molto bello, e poi proseguo io per gli ultimi facili 40 metri che mi permettono di toccare la cima ... dove con un urlo di soddisfazione metto piede sulla pietra sommitale, ci siamo riusciti ... che giornata! che montagna! ... il tutto ottimamente condiviso con l'altra cordata di Matteo e Alberto.
Lo spettacolo intorno a noi è notevole, la mia attenzione ricade maggiormente sulle Grand Jorasses e il suo famoso Sperone Walker, in fondo il Monte Bianco e più vicino il Monte Dolent salito l'anno scorso con gli sci. Ci concediamo i giusti, ma non troppi, tempi per la pausa prima di intraprendere la discesa che sarà ancora molto lunga. Ci attendono 10 tiri di discesa in corda doppia per metter piede nuovamente sul ghiacciaio. Come qualsiasi straordinaria giornata di montagna che si rispetti non poteva mancare un imprevisto: durante una calata una delle nostre due corde (la mia, quella portata nello zaino per tutto il giorno) si incastra e non riusciamo più a recuperarla. Dopo 10 minuti di tentativi, provando e riprovando a muoverla il più possibile diamo forfait ... non scende. Fortunatamente Alberto e Matteo sono ancora in vista e così ci uniamo a loro per poter continuare la discesa il che ovviamente richiederà più tempo del previsto ... mille grazie per la condivisione, senza di voi sarebbe stato un grosso problema proseguire.
Atterriamo sul ghiacciaio, il più è fatto ma ancora non possiamo abbassare la concentrazione: il ghiacciaio del Triolet presenta dei bei crepacci, fortunatamente sembrano tutti ben visibili e quindi aggirabili o saltabili. Con qualche slalom e qualche saltino riusciamo finalmente a rimetter piede sulla "terraferma" e ora sì che possiamo anche rilassarci un pochino. Tornati al rifugio, anche se è tardi, ci concediamo un brindisi alla vetta, dopodichè ci rimettiamo in marcia per tornare alle macchine che raggiungiamo un attimo prima che faccia buio.
... siamo davvero euforici e stracontenti!
Al mattino ci avviamo al buio delle 4:30 lungo il sentiero che permette di raggiungere il bacino del ghiacciaio del Triolet, che dovremo attraversare ... ben legati e ramponati ... per raggiungere l'inizio della via Preuss, che si sviluppa lungo la cresta sud-est. Giunti all'attacco della via, nuovo cambio assetto, via picozza e ramponi e indossiamo gli "attrezzi" per arrampicare.
Iniziamo a seguire la lunghissima cresta, muovendoci per il momento in conserva protetta, superando qualche breve passaggio che ci fa scaldare immediatamente, a volte aggirando qualche sperone sul versante ovest. Giungiamo ad un pilastro giallo solcato da un camino che ci mette a dura prova. Paolo riesce a forzare il passaggio e io seguo da secondo, con l'aiuto di uno dei rarissimi chiodi che troveremo lungo la via, per tutto il resto del percorso ci assicureremo con friend e fettucce sugli spuntoni, soste comprese. Ora la cresta prosegue con un andamento quasi orizzontale, con più di un su e giù che alla fine richiedono più tempo che la semplice salita diretta. Superiamo un muretto verticale, poi una bella placca solcata da una fessura e giungiamo ad una grossa cengia che volendo si potrebbe sfruttare come eventuale via di fuga andando a raggiungere le soste attrezzate per le calate in doppia.
Rimanendo per un tratto sul versante est percorriamo qualche grosso masso poi tra qualche diedrino e alcuni risalti torniamo sulla cresta. Nel frattempo il tempo scorre via veloce, la cresta è molto articolata e noi di certo non siamo dei fulmini ... ma questo tipo di percorsi richiede una concentrazione costante. Stiamo facendo le cose per bene, il meteo è splendido: non c'è motivo di forzare l'andatura ... mal che vada scenderemo molto tardi.
Rientrati lungo la cresta ci attende l'ultimo spettacolare tratto che inizia con una corta ed esposta fessura per poi ritrovarsi su una sorta di piattaforma dove, per l'alternanza a condurre la cordata, avrò l'onere e l'onore di aprire il successivo tiro che presenta, anche se distanti, gli unici altri tre chiodi di tutta la cresta. Si inizia con una placca appoggiata verso sinistra, si sale un gradino roccioso per poi seguire delle splendide fessure sullo sperone sovrastante, il tutto discretamente esposto a quasi 3600 metri di quota ... un passaggio bellissimo ... siamo euforici e stracontenti!
Sarà che ormai sentiamo il profumo della vetta ... sarà che nonostante il peso dello zaino con dentro scarponi, ramponi & company oltre alla seconda corda da 50 metri che mi porto dietro da più di 10 ore, mi sembra di muovermi ancora bene ... sarà che quest'ultimo passaggio è stato davvero emozionante ... sarà che la concentrazione sempre alta ci fa assaporare tutto con più attenzione ... sarà il tutto mescolato insieme ... ma siamo davvero euforici e stracontenti!
Recupero Paolo che si appresta ad aprire il successivo tiro, anch'esso molto bello, e poi proseguo io per gli ultimi facili 40 metri che mi permettono di toccare la cima ... dove con un urlo di soddisfazione metto piede sulla pietra sommitale, ci siamo riusciti ... che giornata! che montagna! ... il tutto ottimamente condiviso con l'altra cordata di Matteo e Alberto.
Lo spettacolo intorno a noi è notevole, la mia attenzione ricade maggiormente sulle Grand Jorasses e il suo famoso Sperone Walker, in fondo il Monte Bianco e più vicino il Monte Dolent salito l'anno scorso con gli sci. Ci concediamo i giusti, ma non troppi, tempi per la pausa prima di intraprendere la discesa che sarà ancora molto lunga. Ci attendono 10 tiri di discesa in corda doppia per metter piede nuovamente sul ghiacciaio. Come qualsiasi straordinaria giornata di montagna che si rispetti non poteva mancare un imprevisto: durante una calata una delle nostre due corde (la mia, quella portata nello zaino per tutto il giorno) si incastra e non riusciamo più a recuperarla. Dopo 10 minuti di tentativi, provando e riprovando a muoverla il più possibile diamo forfait ... non scende. Fortunatamente Alberto e Matteo sono ancora in vista e così ci uniamo a loro per poter continuare la discesa il che ovviamente richiederà più tempo del previsto ... mille grazie per la condivisione, senza di voi sarebbe stato un grosso problema proseguire.
Atterriamo sul ghiacciaio, il più è fatto ma ancora non possiamo abbassare la concentrazione: il ghiacciaio del Triolet presenta dei bei crepacci, fortunatamente sembrano tutti ben visibili e quindi aggirabili o saltabili. Con qualche slalom e qualche saltino riusciamo finalmente a rimetter piede sulla "terraferma" e ora sì che possiamo anche rilassarci un pochino. Tornati al rifugio, anche se è tardi, ci concediamo un brindisi alla vetta, dopodichè ci rimettiamo in marcia per tornare alle macchine che raggiungiamo un attimo prima che faccia buio.
... siamo davvero euforici e stracontenti!
Tourengänger:
Andrea!

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