Alta Via della Valtartano: dalla Casera di Dordona all'Alpe Saroden
Seconda parte (di quattro, probabilmente) dell'Alta Via di Tartano, dove si manifesta a chiare lettere il problema di percorre questi lunghi trekking a puntate: ogni volta occorre salire e scendere all'inizio e al termine del segmento, inanellando chilometri di strada e centinaia di metri di dislivello... che comunque valgono nettamente il disturbo: è una traversata magnifica, pochissimo frequentata anche nel tratto in comune con la GVO (Gran Via delle Orobie, altra alta via dimenticata nella sua interezza), attraverso i pascoli di tutte le convalli di Tartano, al confine con la provincia di Bergamo. Il grande guaio di questa alta via è (e probabilmente sarà) la mancanza completa di supporto logistico (è presente il solo Bivacco Gusmeroli peraltro troppo decentrato), che costringe l'escursionista alla totale autonomia. Bisogna anche obbiettivamente aggiungere che, almeno per questa lunga tappa, l'escursionista ha modo di interrompere anticipatamente il tragitto discendendo le Valli di Lemma e di Sona (a vista e ancora meglio con una buona mappa).
Dal parcheggio si torna al centro di Tartano risalendo una bella mulattiera gradinata che, in pochi minuti, permette di imboccare la strada inizialmente asfaltata della Val Lunga. Oltrepassate varie contrade, la pista retroverte e, pochi metri dopo il tornante, in corrispondenza di una fonte, inizia il sentiero; si sale fra gli abeti oltrepassando un'area picnic e una baita isolata a valle. Proseguendo, ci si accosta (a sinistra) ad un lungo muro a secco e lo si segue fino ad un suo angolo (di fronte si apre la veduta di una cascata e del ponte in cemento della via per l'Alpe Porcile): qui si abbandona la traccia segnalata e si continua a sinistra la salita fino alle visibili due baite affiancate. In questo punto si aprono due possibilità: nel primo caso si sale al meglio a monte delle baite in una valletta erbosa fino ad incrociare un muro a secco: qui si traversa a destra ascendendo fino alle Baite della Corna, dove si ritrova un sentiero; oppure, dalle prime due baite, si volge a destra fino a trovare una traccia sempre più marcata che, entrando nella valletta di un ruscello, lo guada e sale fino al sentiero proveniente dalle Baite della Corna. Si risale la valletta con frequenti tornanti che vanno ampliandosi verso l'alto, finchè un traverso conduce alla Casera di Dordona, ormai abbandonata, ma con ancora all'interno attrezzature dell'antica attività casearia. Guardando verso monte, a sinistra, si può vedere lo stallone dell'alpe: vaghe tracce nell'erba o una salita a vista permettono di raggiungerlo. A pochi metri di distanza si raggiunge la Baita Növa, dove ci si immette nell'Alta Via, proseguendo la traversata in quota del versante orientale della Val Lunga; si sale nell'erba seguendo i segnali a vernice (non sempre immediatamente visibili a distanza, per il fatto di essere dipinti spesso a livello terra; la presenza di alcuni ometti aiuta). Superato uno sperone roccioso, una ripida discesa abbastanza delineata accompagna fino ai ruderi di una baita alla base del vallone che sale alla Bocchetta dei Lupi: qui ci si innesta sulla GVO, arrivando in breve sulle rive del Lago Grande di Porcile (o Secondo Lago), affollata "stazione balneare". Si prosegue in discesa abbandonando la GVO (con la deviazione per la Bocchetta del Tufo), per contornare a nord anche il Lago Piccolo di Porcile (o Primo Lago) fino ad incontrare la mulattiera per il Passo Tartano che però non si raggiunge. Pianeggiando verso la Baita Croce, in direzione della Baita Culderi, si sale a sinistra lungo una valletta erbosa fino al Passo della Scala. Volgendo a sinistra, con un breve traverso a pochi metri dalla soprastante Cima di Lemma, si raggiunge la lunga cresta di confine con la provincia di Bergamo: è un bellissimo sentiero frequentemente roccioso che percorre tutto il limite della Valle di Lemma, oltrepassa la Bocchetta di Lemma e poi, dopo essere sceso sui magri pascoli del versante valtellinese, risale all'altopiano del Passo del Vallone. Da qui si entra nel piccolo circo terminale dei pascoli di Sona, camminando al limite delle colate detritiche della cresta soprastante; una ripida risalita permette di attraversare lo stretto Passo di Sona e un'altrettanto ripida discesa accompagna fino ad una zona di laghi intorbati alla base della bella lama del Pizzo del Vento. Un comodo sentiero a gradinate rocciose (e con recenti adattamenti per la stabilità del fondo) attraversa in quota in direzione dell'amplissima apertura del Passo Pedena (confine con la Valle del Bitto di Albaredo - Passo S.Marco), ma ben presto i segnali dell'Alta Via inducono a scendere a destra verso il nucleo dell'Alpe Saroden ("Alpe Bödre de Saröden"). All'incrocio con la mulattiera di accesso abbandoniamo l'Alta Via e procediamo verso valle lungo splendide gradinate a comodi tornanti attraverso pendii tormentati dalle valanghe invernali (notare in proposito le aggraffature metalliche dei gradini nei punti più esposti). Ormai quasi in piano, attraverso pascoli sparsi di pietrame, si segue un sentiero che conduce fino alle Baite di Casera Pala, dove giunge anche una pista per mezzi speciali; proseguendo in parallelo al torrente, fra radure e macchie di abeti, giunti sotto le baite di Bagini, si arriva al fondo della Val Corta: da qui la carrozzabile riporta al parcheggio di Biorca.
https://www.relive.cc/view/g23162803451
Dal parcheggio si torna al centro di Tartano risalendo una bella mulattiera gradinata che, in pochi minuti, permette di imboccare la strada inizialmente asfaltata della Val Lunga. Oltrepassate varie contrade, la pista retroverte e, pochi metri dopo il tornante, in corrispondenza di una fonte, inizia il sentiero; si sale fra gli abeti oltrepassando un'area picnic e una baita isolata a valle. Proseguendo, ci si accosta (a sinistra) ad un lungo muro a secco e lo si segue fino ad un suo angolo (di fronte si apre la veduta di una cascata e del ponte in cemento della via per l'Alpe Porcile): qui si abbandona la traccia segnalata e si continua a sinistra la salita fino alle visibili due baite affiancate. In questo punto si aprono due possibilità: nel primo caso si sale al meglio a monte delle baite in una valletta erbosa fino ad incrociare un muro a secco: qui si traversa a destra ascendendo fino alle Baite della Corna, dove si ritrova un sentiero; oppure, dalle prime due baite, si volge a destra fino a trovare una traccia sempre più marcata che, entrando nella valletta di un ruscello, lo guada e sale fino al sentiero proveniente dalle Baite della Corna. Si risale la valletta con frequenti tornanti che vanno ampliandosi verso l'alto, finchè un traverso conduce alla Casera di Dordona, ormai abbandonata, ma con ancora all'interno attrezzature dell'antica attività casearia. Guardando verso monte, a sinistra, si può vedere lo stallone dell'alpe: vaghe tracce nell'erba o una salita a vista permettono di raggiungerlo. A pochi metri di distanza si raggiunge la Baita Növa, dove ci si immette nell'Alta Via, proseguendo la traversata in quota del versante orientale della Val Lunga; si sale nell'erba seguendo i segnali a vernice (non sempre immediatamente visibili a distanza, per il fatto di essere dipinti spesso a livello terra; la presenza di alcuni ometti aiuta). Superato uno sperone roccioso, una ripida discesa abbastanza delineata accompagna fino ai ruderi di una baita alla base del vallone che sale alla Bocchetta dei Lupi: qui ci si innesta sulla GVO, arrivando in breve sulle rive del Lago Grande di Porcile (o Secondo Lago), affollata "stazione balneare". Si prosegue in discesa abbandonando la GVO (con la deviazione per la Bocchetta del Tufo), per contornare a nord anche il Lago Piccolo di Porcile (o Primo Lago) fino ad incontrare la mulattiera per il Passo Tartano che però non si raggiunge. Pianeggiando verso la Baita Croce, in direzione della Baita Culderi, si sale a sinistra lungo una valletta erbosa fino al Passo della Scala. Volgendo a sinistra, con un breve traverso a pochi metri dalla soprastante Cima di Lemma, si raggiunge la lunga cresta di confine con la provincia di Bergamo: è un bellissimo sentiero frequentemente roccioso che percorre tutto il limite della Valle di Lemma, oltrepassa la Bocchetta di Lemma e poi, dopo essere sceso sui magri pascoli del versante valtellinese, risale all'altopiano del Passo del Vallone. Da qui si entra nel piccolo circo terminale dei pascoli di Sona, camminando al limite delle colate detritiche della cresta soprastante; una ripida risalita permette di attraversare lo stretto Passo di Sona e un'altrettanto ripida discesa accompagna fino ad una zona di laghi intorbati alla base della bella lama del Pizzo del Vento. Un comodo sentiero a gradinate rocciose (e con recenti adattamenti per la stabilità del fondo) attraversa in quota in direzione dell'amplissima apertura del Passo Pedena (confine con la Valle del Bitto di Albaredo - Passo S.Marco), ma ben presto i segnali dell'Alta Via inducono a scendere a destra verso il nucleo dell'Alpe Saroden ("Alpe Bödre de Saröden"). All'incrocio con la mulattiera di accesso abbandoniamo l'Alta Via e procediamo verso valle lungo splendide gradinate a comodi tornanti attraverso pendii tormentati dalle valanghe invernali (notare in proposito le aggraffature metalliche dei gradini nei punti più esposti). Ormai quasi in piano, attraverso pascoli sparsi di pietrame, si segue un sentiero che conduce fino alle Baite di Casera Pala, dove giunge anche una pista per mezzi speciali; proseguendo in parallelo al torrente, fra radure e macchie di abeti, giunti sotto le baite di Bagini, si arriva al fondo della Val Corta: da qui la carrozzabile riporta al parcheggio di Biorca.
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