Salita al Monte Marser (2776 mt)... ma che fatica!
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Ho sempre pensato un giorno di salire al Pian della Regina, mi ha sempre attirato quella cima, poi il mio occhio cade sul meno conosciuto Monte Marser, in rete ci sono un paio di relazioni e qua su HIKR il solo ser59 ci ha fatto visita, la cosa mi incuriosisce.
Lasciamo l’auto presso una casa di pietra che funge da acquedotto, poi seguiamo la strada sino ad un bivio, in un primo momento andiamo dritti, ma poco dopo ci accorgiamo dell’errore e ritorniamo al bivio, dove ora seguiamo la strada acciottolata che sale ripida verso NNE. Passiamo la bella zona archeologica di Plot e sempre su strada ora sterrata e un po dissestata arriviamo al bucolico bivacco di Malga Casentia. Qua bisogna fare attenzione nonostante la palina, la traccia, ora un po flebile, sale proprio a N della Malga, passa a lato di un pino e poi si addentra in un bosco poco tenuto.
La salita è quasi costante e la traccia a tratti è invasa dalle sterpaglie, la vecchia bollatura non manca ma è posta su sassi nascosti da cespugli. Riusciamo a rimanere sul sentiero, evitando qua e la deviazioni ingannevoli, poi sbuchiamo oltre il bosco, la croce di vetta è già visibile ma sembra un miraggio, intanto cominciamo ad affrontare le prime gande dove troviamo anche degli ometti a supportare la bollatura qua di più recente fattura. Proseguiamo senza problemi, solo la ripidità ci mette a dura prova, poi la “cannata”, nei pressi di una zona con pareti rocciose. Sono davanti e faccio strada, testa china e gambe a stantuffo, in maniera stupida perdo la bollatura, e anche gli ometti, m’inganna una flebilissima traccia a sinistra e la traccia di Oruxmaps che porta alla cresta in prossimità del Passo del Coppetto, penso, beh da lì si arriverà al Marser, la traccia dice così…
Dopo una ripida ganda spuntiamo in cresta, tutt’altro di facile intuizione capire dove proseguire, Rosa è perplessa ma la mia zucca vuota mi spinge verso E e il Marser, procedo in avanscoperta tra blocchi e zone franose, le cenge esposte non mancano. Ad un certo punto mi fermo, non è impossibile continuare, ma bisogna cercare il punto di salita alla cresta, e non è facilissimo. Rosa mi chiama a se, io rispondo al buon senso. Tutto sembra perso.
Scendiamo mesti sino al punto dell’errore, a quota 2400 metri circa. Avessi alzato la testa prima… ecco la bollatura e gli ometti. Coglione! Ci fermiamo per un break poi Rosa forza l’idea: dai che saliamo in cima. E vai che si sale, ripidamente e senza tregua, passiamo una prima ganda e poi una seconda, affrontiamo un piccola depressione e poi saliamo su sentiero franoso e sfasciumi, per essere più agili lasciamo gli zaini a vista e poi continuiamo verso la croce. Ora siamo sull’aerea cresta, pochi passi e siamo finalmente in cima, sono passate 7h di cammino ma una nuvola non ci perdona, tutta sta fatica per un panorama tutt’altro che ampio, tranne che qualche sprazzo che ci fa vedere il Signore della Valcamonica: l’Adamello.
Scendiamo verso gli zaini dopo le foto e aver firmato il libro di vetta, mangiamo abbastanza velocemente, siamo in ritardo e questo vuol dire arrivare dritti dritti nel gran traffico camuno. Correre sicuramente non si può, ma scendere senza fermarsi questo si. L’arrivo alla Malga Casentia da già l’idea che il più è fatto, ma è il ritorno alla macchina che ci fa dire… “E’ Fatta”! Abbiamo sconfitto una Meteo avversa e la ripida salita, l’afa ora sembra quasi piacevole. Grazie Marser di averci ospitato.
P.s.
Per la cronaca il traffico di ritorno è quasi nullo, c’è la finale dei Mondiali di calcio, e che cazzo, Vive la France, allora!!! Meritata la birra al Lago d’Iseo.
Nota 1): Faticosa salita questa, non c’è che dire. Io ho fatto un paio di stupidi errori, ma alla luce dei fatti seguire la giusta via non è difficile. La traccia ha una riga dritta perchè per sbaglio ho tolto il Gps.
Nota 2): Eric, ma ciao!
POLPACCIO.
Partiamo sorridenti e andanti sottobraccio,
battute su battute come fossimo Boccaccio,
speriam di festeggiare e stringerci in abbraccio.
Polpaccio,
spingiamo a più non posso con questo gran caldaccio,
saliamo di conserva senza fare catenaccio,
sicuri della meta e del nostro gran colpaccio.
Polpaccio,
la testa è china a terra e faccio un erroraccio,
ma poi mi tiro insieme e passo il disimpaccio,
in cima c’è un dirupo per questo io m’affaccio.
Ho vinto la mia sfida e mando il mio dispaccio, e in fondo mi domando: chi cura il mio Polpaccio?
A’ la prochaine! Menek,Rosa
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