Total Freedom su Sette Termini e La Nave
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Non sono venuto a visitare il Sette Termini e La Nave per aggiungere due cime alla collezione in preda di qualche mania collezionistica, son venuto qui per esplorare altre due cime, i loro versanti e i loro pendii, per sentirmi, un po' di più, affrancato a questa terra che per tanto ha da offrire, pare un parco giochi senza fine.
L'ho fatto in regime di total freedom, senza alcuna preparazione preliminare, senza aver stabilito un itinerario, sapendo una sola cosa: occorre partire da Montegrino Valtravaglia.
Lascio l'auto alla chiesa di Bonera Inferiore e vengo subito attratto da un segnavia per il lago Bolle. Mi avvio su una stradina pianeggiante, giungo ad un cascinale e vengo malevolmente ricevuto da due cagnacci per nulla accoglienti, del tutto intenti a difendere la proprietà. Ogni tentativo di aggiramento e di socializzazione resta vano, le bestie mi sbarrano la strada in ogni senso io tenti di procedere. A nulla serve arretrare per poi tornare, le fiere son sempre lì e son sempre più nervose. Per la prima volta da quando frequento la natura, mi tocca desitere causa animali e tornare indietro, come fanno anche loro, che appena intuiscono la mia resa rientrano alle proprie residenze, scodinzolanti.
Ritorno dunque a Bonera, carognando tra me e me sulla necessità di lasciare i cani liberi di ostruire un pubblico sentiero a difesa di quella che, a primo sguardo, è un ammasso di macerie disordinato dove da rubare c'è ben poco.
Scelgo l'itinerario diretto al Sette Termini e comincio a salire alternando sentieri e strada asfaltata. Probabilmente salto una deviazione (da notare una presenza fittissima di segnavia tranne ove serve per davvero) e dunque, un po' nervoso, decido di fare a modo mio e intercettata una traccia probabilmente di cinghiali, risalgo liberamente il bosco che subito si fa erto, intricato, scivoloso. Alla ricerca di una via d'usita passo di qua e di là di un torrente che forma cascatelle sino a sbucare di nuovo su asfalto. Ho caldo e sono stanco causa disallenamento pertanto incremento l'attenzione e senza più sbagliare, ben due ore dopo la partenza, giungo in cima al Sette Termini o almeno su quella che dovrebbe essere la cima dato che trattasi del punto più alto, tuttavia mancante di una segnalazione.
Scendo svelto, sempre a fantasia, al Pian della Nave, cioè nel punto dove si forma una larga depressione tra Sette Termini e monte La Nave. Leggo mille indicazioni ma non trovo quelle per la mia prossima meta. Salgo su una monotona gippabile nella speranza che sia la via giusta. La gippabile attraversa splendidi boschi e giunge in una radura con una croce e una baita, la Baita del Josè. Il posto è un po' kitsch (qualcuno ha attaccato bacche di plastica rossa su molti alberi) ma c'è un bel punto panoramico su Ponte Tresa e il suo lago.
La cima del monte La Nave è sopra di me ma non si vede modo per poterla raggiungere, sorretta com'è da una bastionata di roccia verticale.
Scoraggiato, torno mestamente al Pian Nave ma lungi dal lasciar perdere cammino sulla strada per Cugliate Fabiasco che percorre il versante Ovest del monte.
Trovo una stradina di boscaioli, la risalgo, essa finisce e arranco per boschi. Per tracce mi porto a Nord, proprio sotto l'edificio sommitale del monte La Nave. Esso è ripidissimo ma non impossibile: attacco.
Solite tribolazioni, occorre attaccarsi agli alberi, all'erba, usare due bastoni come piolets ma che bellezza questa libertà dell'azione, che gioia ogni passo di scoperta, che emozione vedere il pendio che perde verticalità e comprendere di avercela quasi fatta. Arrivo tutto contento a un punto panoramico, la cima della montagna, anche in questo caso senza alcuna segnalazione.
Per la discesa intercetto una buona strada (probabilmente linea Cadorna) che mi deposita all'Alpe Paci. Qui, con lungo traverso, torno sulla Provinciale e al Pian Nave, ove seguendo fedelmente i segnavia rientro all'auto a Bonera dopo sei ore e mezzo di libertà assoluta.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 23.5 km circa.
L'ho fatto in regime di total freedom, senza alcuna preparazione preliminare, senza aver stabilito un itinerario, sapendo una sola cosa: occorre partire da Montegrino Valtravaglia.
Lascio l'auto alla chiesa di Bonera Inferiore e vengo subito attratto da un segnavia per il lago Bolle. Mi avvio su una stradina pianeggiante, giungo ad un cascinale e vengo malevolmente ricevuto da due cagnacci per nulla accoglienti, del tutto intenti a difendere la proprietà. Ogni tentativo di aggiramento e di socializzazione resta vano, le bestie mi sbarrano la strada in ogni senso io tenti di procedere. A nulla serve arretrare per poi tornare, le fiere son sempre lì e son sempre più nervose. Per la prima volta da quando frequento la natura, mi tocca desitere causa animali e tornare indietro, come fanno anche loro, che appena intuiscono la mia resa rientrano alle proprie residenze, scodinzolanti.
Ritorno dunque a Bonera, carognando tra me e me sulla necessità di lasciare i cani liberi di ostruire un pubblico sentiero a difesa di quella che, a primo sguardo, è un ammasso di macerie disordinato dove da rubare c'è ben poco.
Scelgo l'itinerario diretto al Sette Termini e comincio a salire alternando sentieri e strada asfaltata. Probabilmente salto una deviazione (da notare una presenza fittissima di segnavia tranne ove serve per davvero) e dunque, un po' nervoso, decido di fare a modo mio e intercettata una traccia probabilmente di cinghiali, risalgo liberamente il bosco che subito si fa erto, intricato, scivoloso. Alla ricerca di una via d'usita passo di qua e di là di un torrente che forma cascatelle sino a sbucare di nuovo su asfalto. Ho caldo e sono stanco causa disallenamento pertanto incremento l'attenzione e senza più sbagliare, ben due ore dopo la partenza, giungo in cima al Sette Termini o almeno su quella che dovrebbe essere la cima dato che trattasi del punto più alto, tuttavia mancante di una segnalazione.
Scendo svelto, sempre a fantasia, al Pian della Nave, cioè nel punto dove si forma una larga depressione tra Sette Termini e monte La Nave. Leggo mille indicazioni ma non trovo quelle per la mia prossima meta. Salgo su una monotona gippabile nella speranza che sia la via giusta. La gippabile attraversa splendidi boschi e giunge in una radura con una croce e una baita, la Baita del Josè. Il posto è un po' kitsch (qualcuno ha attaccato bacche di plastica rossa su molti alberi) ma c'è un bel punto panoramico su Ponte Tresa e il suo lago.
La cima del monte La Nave è sopra di me ma non si vede modo per poterla raggiungere, sorretta com'è da una bastionata di roccia verticale.
Scoraggiato, torno mestamente al Pian Nave ma lungi dal lasciar perdere cammino sulla strada per Cugliate Fabiasco che percorre il versante Ovest del monte.
Trovo una stradina di boscaioli, la risalgo, essa finisce e arranco per boschi. Per tracce mi porto a Nord, proprio sotto l'edificio sommitale del monte La Nave. Esso è ripidissimo ma non impossibile: attacco.
Solite tribolazioni, occorre attaccarsi agli alberi, all'erba, usare due bastoni come piolets ma che bellezza questa libertà dell'azione, che gioia ogni passo di scoperta, che emozione vedere il pendio che perde verticalità e comprendere di avercela quasi fatta. Arrivo tutto contento a un punto panoramico, la cima della montagna, anche in questo caso senza alcuna segnalazione.
Per la discesa intercetto una buona strada (probabilmente linea Cadorna) che mi deposita all'Alpe Paci. Qui, con lungo traverso, torno sulla Provinciale e al Pian Nave, ove seguendo fedelmente i segnavia rientro all'auto a Bonera dopo sei ore e mezzo di libertà assoluta.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 23.5 km circa.
Tourengänger:
rochi

Communities: Alpinismo Cabaret!, Hikr in italiano
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