Pizzo dei Tre Signori (2554 m)
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Era d’obbligo aspettare la giornata giusta per salire questa cima la prima volta e devo dire di aver centrato in pieno l’obiettivo. Nella Valle d’Inferno è caduta la prima neve ed il paesaggio muta tra i colori infuocati della parte bassa alla veste prettamente invernale dei pendii superiori: un accostamento a dir poco favoloso.
Dalla bocchetta la vetta innevata ed i pendii ghiacciati che brillano al sole lasciano poco spazio alle interpretazioni, per questo calzare i ramponi è il minimo per avere la giusta sicurezza. Il percorso dell’andata è conosciutissimo e quanto di più logico ci possa essere: dritto per dritto fino alla Bocchetta d’Inferno e poi a sinistra salendo, con un freddo pungente a penetrare nelle ossa, fino alla panoramicissima vetta, dalla quale riesco a godere di una vista superlativa oltre che di un inaspettato tepore autunnale. Dopo la remunerativa e solitaria sosta, decido di non tornare per la via dell’andata ma imboccare il sentierino che si stacca poco sotto la bocchetta, indicante il Rifugio Benigni. Il traverso è immacolato ma vista l’esposizione non dovrei trovare troppa neve e difatti, tralasciando uno scomodo e scivoloso tratto di pietraia, raggiungo senza particolari problemi l’omettone a quota 2314 m sulla cresta del Giarolo e da qui al Benigni lungo il sentiero 101, impreziosito da una vista mozzafiato su entrambi i versanti. Non manca la fase adrenalinica: il canalino ghiacciato sul sentiero 108 che conduce alle pendici del Passo Salmurano, percorso ad andatura “bradipo” con i ramponi ai piedi e Zeus al guinzaglio. Ambiente qui severo ed affascinante, e colate di ghiaccio ovunque. Ciliegina sulla torta l’incontro successivo con un nutrito gruppo di stambecchi, intento a pascolare placidamente senza curarsi in alcun modo della mia presenza, prima dell’ancor lunga discesa nel bosco di faggi sul sentiero 107 fino al punto di partenza.
Con l’inseparabile Zeus.

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