Mont Gelè 3519 m
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Dalla Valsavarenche passiamo in Valpelline dove, come già fatto, in precedenza, dormiamo nel Dortoir di Ollomont.
La mattina, sveglia presto e spostamento a Ruz per salire al rifugio Crete Seche.
La salita al rifugio è per lo più molto ripida, specialmente il taglio finale che risale tutta la dorsale giungendo al rifugio proprio sotto la bandiera.
Dopo una doverosa sosta prendiamo il sentiero alle spalle del rifugio e riprendiamo a salire anche se in maniera un po’ meno ripida. Raggiungiamo il Plan de la Sabla. Lo percorriamo quasi tutto. Dopo di che proseguiamo a sx e riprendiamo a salire molto ripidamente su sfasciumi. Raggiungiamo un’altra spianata, dove si prosegue in mezzo a blocchi e sfasciumi fino a raggiungere il Colle del Mont Gelè. Altra doverosa sosta.
Sul ghiacciaio breve e crepacciato, vediamo due persone che stanno per raggiungere le roccette terminali, non capiamo se siano legati o meno, ma noi in quest’occasione pensiamo di farlo.
Ripartiamo al seguito di tre bergamaschi, un po’ anomali, sicuramente in abbigliamento non adatto ad un ghiacciaio. Raggiunto il ghiacciaio ci ramponiamo tutti quanti, loro proseguono slegati. Noi invece preferiamo farlo. Nonostante la nostra sosta sia stata più lunga, li raggiungiamo a breve. Incrociamo una cordata di francesi con guida che sta scendendo e qui i bergamaschi si prendono un’occhiataccia, non tanto perché non sono legati, ma per l’abbigliamento!
Raggiungiamo il tratto più impegnativo, pochi ripidi metri di salita e un breve traverso su ghiaccio vivo. E qui i due che ci precedono hanno un po’ di difficoltà nel proseguire. Marco supera il primo e riesce a dargli una mano facendogli dei solchi nel ghiaccio, il secondo, alle mie spalle non ha dei ramponi veri e propri ma le catene, i ramponcini di emergenza in pratica, e qui se la sta vedendo brutta. Sopraggiunge il terzo, sento le voci alle mie spalle ma non oso guardare cosa stiano combinando, in qualche modo riescono a raggiungere le roccette. Togliamo i ramponi e insieme raggiungiamo la cima.
Breve sosta in vetta e scendiamo. Rifacciamo tutte le operazioni fatte in salita e comincio a scendere dicendomi, arrivo a quel sasso, la pendenza lì diminuisce e sono a posto, devo solo arrivare li con calma, il ripido non è il mio forte!
In ogni caso scendo senza problemi, Marco mi fa sicura dall’alto. Comincia a scendere anche lui, il tempo di passare il tratto più ripido e…uno dei tre bergamaschi scivola e prende il via…una scena che speriamo di non rivedere mai più! Va giù come un fulmine con Marco che gli urla di girarsi, sembra stia passando un’eternità ma sono solo pochi secondi, poi lo vediamo rallentare e finalmente fermarsi…fortunatamente non c’erano salti e il ghiacciaio ha cambiato pendenza prima di terminare sulle rocce. Nella sfortuna della caduta almeno è scivolato quello con i pantaloni lunghi, eh si perché i suoi compagni erano con i pantaloncini corti!!!
Riprendiamo a scendere fino al punto in cui pensiamo si sia fermato. Poco dopo la vediamo spuntare, tutto intero, con solo qualche abrasione, gli è andata bene…molto bene
Aspettiamo anche gli amici e insieme raggiungiamo il termine del ghiacciaio. Fatta un’altra brevissima sosta riprendiamo la via del ritorno. Al rifugio sosta panino e quindi ritorno al posteggio.
Per la discesa dal rifugio, prendiamo prima il sentiero ufficiale poi un taglio che meno ripidamente raggiunge la sterrata sottostante. Da qui con sentiero bollato torniamo alla macchina.
Era una salita che volevamo fare da un po’ di tempo, bella e meritava. Avremmo preferito non vedere quanto successo ma alla fine è andata bene…
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