Rifugio G.B. Ferraro (2080 m)
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Escursione mattutina fino ad un rifugio privato, intitolato a Giovanni Battista Ferraro, nell’alta Val d’Ayas.
Inizio dell’escursione: ore 8:50
Fine dell’escursione: ore 11:05
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1020 hPa
Temperatura alla partenza: 10,5°C
Isoterma di 0°C alle 9.00: 4100 m
Temperatura al Rifugio Guide Frachey, ore 9:45: 5°C
Temperatura al rientro: 18°C
Velocità media del vento: 10 km/h NO
Umidità relativa alle 9:00: 85%
Sorgere del sole: 6.55
Tramonto del sole: 19.57
Parcheggiata l’auto alla Place de la Grotte, antistante la chiesa di Saint Jacques des Allemands (1689 m), parto alle 8:50 seguendo il sentiero 1, che inizia dietro l’edificio religioso, alla Place Abbé Jean-Baptiste Favre. Il segnavia indica un tempo di percorrenza di 1 h 10 min e una difficoltà E. Come spesso capita la segnaletica, tuttavia, è spesso contraddittoria sia per la “tempistica” sia per le quote.
Alla partenza sono incuriosito da una targa commemorativa, intestata a Amato Gorret, o Amé Gorret, o Aimé Gorret, o Amatus Gorret, detto Abbé Gorret (25.10.1836 – 4.11.1907), presbitero e alpinista italiano, che fece parte della prima spedizione italiana al Cervino del 17 luglio 1865 con Jean-Antoine Carrel.
La passione comune per la montagna lo portò a diventare amico del Re Vittorio Emanuele II di Savoia.
È interessante leggere l’epitaffio per rendersi conto dello stile un po’ pomposo che si usava un secolo fa: “… semplice, schietto, arguto, ferreo d’animo, questi suoi monti ardito e indefesso percorse… bronzo e marmo ne parlino degnamente a chi non lo vide.”
Lasciate le case del nucleo del villaggio imbocco la mulattiera che risale il lariceto con numerosi risvolti. Passo dalla radura di Rascard (1887 m), un toponimo che corrisponde al nome delle tipiche costruzioni walser sorrette da “funghi” di pietra, le torbe, come vengono dette in Ticino.
Il percorso corrisponde pure alla traccia 1 per ciaspolatori, marcata con segnavia rossi. Dopo 50 min di cammino arrivo al cartello che indica l’inizio della località Résy (2077 m), il cui toponimo deriva dal tisch (lingua Walser) Riesel, che significa “cadere lentamente”, “piovigginare”, “gocciolare”. È ben nota la canzone natalizia “Leise rieselt der Schnee”, ˈLa neve cade silenziosaˈ.
L’abitato di Resy si trova sul Grande Sentiero Walser, un itinerario riscoperto e valorizzato da una cooperazione Italo - Elvetica, che ricalca i centenari percorsi delle popolazioni Walser che abitavano dal XII secolo queste valli.
Due pannelli pubblicitari informano che mi trovo a 20 m dal Rifugio Guide Frachey (2066 m). Lo visito velocemente dall’esterno. Il piano terra è in pietra, mentre il primo piano e i ballatoi sono in legno, con il tetto ricoperto di lose. All’ingresso l’attenzione dei visitatori è attratta da una campana azionabile con una corda che penzola di fianco alla porta.
Il rifugio ha 36 posti letto e dispone inoltre di docce con acqua calda, connessione internet e ristorante con cucina tipica.
Dopo un minuto arrivo alla seconda capanna di Résy, un po’ più in alto: il Rifugio Ferraro (2080 m). Premetto che la quota è indicativa, in quanto sul cartello del rifugio si legge “ALT. 2066”, cifra sicuramente inferiore a quella effettiva. I ballatoi e il piazzale sono adornati da lunghe file di bandierine tibetane, disposte invero senza gusto. Con tutto il mio rispetto per il significato autentico e per le tradizioni himalayane, questa moda delle bandierine trapiantata alle nostre latitudini, decontestualizzata, mi sembra piuttosto pacchiana.

Il maggengo Résy (2077 m) con il Rifugio Guide Frachey e il Rifugio Ferraro
Un pannello didattico informa che il villaggio di Résy (2077 m) è stato costruito sulla “spalla glaciale”, così è detta la zona appena al di sopra del livello del ghiacciaio, che non era sottoposta all’azione erosiva dello stesso. È una zona a bassa pendenza, ben esposta al soleggiamento e caratterizzata da terreni molto fertili, in quanto derivati da abbondanti depositi morenici. Il villaggio di Resy è stato tra i luoghi più alti dell’intero continente europeo ad essere abitato tutto l’anno. Oggi sembra impensabile la possibilità di coltivare a quote così elevate. Nei secoli passati, invece, si viveva qui tutto l’anno e si coltivavano cereali (soprattutto segale e orzo), ma anche fave, cavoli, rape e da fine ‘700 anche patate.
Dopo una breve sosta, mi faccio indicare dal guardiano Stelio un possibile anello per ritornare a Saint Jacques. Seguo quindi il primo tratto del Grande Sentiero Walser, che supera agevolmente il Vallone della Forca e mi guida attraverso un bel bosco all’Alpe Ciarcierio (1975 m), poco sotto la stazione a monte della funicolare, attualmente non in servizio.
Da qui via percorro la strada poderale, che passando dal luogo dove sorgeva il Rifugio Casale Monferrato (1701 m), distrutto da un incendio il 23.5.2013, mi riporta al punto di partenza.
Breve passeggiata nell’alta Val d’Ayas sulle tracce del popolo Walser, passando da rifugi che offrono una buona cucina regionale e vini tipici valdostani: Blanc de Morgex, Blanc de la Salle Rayon, rosso Torrette (vitigno Petit Rouge), Muscat de Chambave, …
Tempo totale: 2 h 15 min
Tempo di salita: 1 h
Coordinate Rifugio Ferraro: Est: 7.739771; Nord: 45.86609
Dislivello in salita: 403 m
Sviluppo complessivo: 4,9 km
Difficoltà: T2
Copertura della rete cellulare: Vodafone buona.
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