Piz Beverin dal Glaspass
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Volevo "regalare" a Monica la salita al Piz Beverin dal Glaspass in occasione del suo compleanno, ma allora il tempo al Nord delle Alpi era pessimo per cui restammo nella Svizzera italiana.
Per oggi le previsioni per la zona fra Domleschg e Safiental sono invece buone: si prevedono solo delle nuvole il mattino presto ma in rapida dissoluzione.
Ci troviamo alle 6,45 e partiamo. Alle 9 siamo al Glaspass fra le nuvole, vabbè la meteo svizzera di solito non sbaglia: si dissolveranno in un batter d'occhio.
Partiamo seguendo il sentiero che aggira ad Est l'Hoch Buel, pessima scelta: il vago pascolo bovino troppo intenso e la presenza di numerose pozze d'acqua hanno reso il versante un vero pantano. Con qualche taglio fra prati e rododendri per evitare il sentiero che a tratti è solo una scia di fango ed acqua, raggiungiamo la sella fra l'Hoch Buel e l'inizio della cresta nei pressi di un laghetto quasi interamente coperto di vegetazione.
Superiamo una prima recinzione, incontriamo l'alpigiano in compagnia di un cane che approfitta della nostra presenza per farsi coccolare, saliamo ancora un po' fino ad oltrepassare un 'altra recizione elettrificata e ci troviamo sul sentiero che affronta subito la ripida salita della cresta Nord.
La traccia è larga e ben segnalata ma sale con diversi tornanti dei pendii decisamente ripidi. Superiamo un primo tratto attrezzato con catene che percorre una cengia che da su un salto veramente verticale. Al termine dei tornanti il sentiero prosegue in direzione Sud con una pendenza costante, dopo un tratto sul versante occidentale, quello che da sulla Carnusatal, si passa sulla cresta. Purtroppo siamo nella nebbia e solo qualche folata di vento ci permette di scoprire il fantastico panorama che ci circonda.
Avendo percorso questo itinerario dieci anni fa con Francesca in una giornata assolutamente tersa, so bene quanto ci stiamo perdendo.
Dopo essere saliti ancora alternando tratti di cresta ad altri sul versante occidentale ad una bocchetta passiamo sul versante orientale per risalire poi un canalino ingombro di sassi e pietrisco che sbuca ad una sella.
È il primo assaggio della seconda parte dell'ascensione: alla cresta su ripidi pendici erbose percorsa fin qui fa seguito una serie di salite e discese per attraversare le numerose costole, a tratti sembrano degli enormi calanchi, sul versante che da sulla sottostante ed invisibile Carnusatal.
Il fondo è costituito da pietrisco e ghiaietto perlopiù di scisti bituminosi dei Grigioni (Bündnerschiefer), simili a quelli che costituiscono il Piz Terri per intenderci, c'è di buono che il tempo umido tende a compattarlo e non abbiamo quindi molte difficoltà a salire e scendere questi tratti che adducono comunque spesso a salti decisamente terrificanti.
Rispetto a dieci anni fa ci sono delle nuove catene ma la situazione mi sembra peggiore: vi sono con tutta evidenza stati dei crolli ed il percorso porta ad aggirare grandi massi caduti in tempi recenti. Una catena passa al di sotto di un enorme macigno posto ad ostruire un canale e che ci auguriamo non decida di muoversi proprio ora. Infine risaliamo una crestina ripida attrezzata con catene e finalmente, grazie anche ad una provvidenziale ventata, vediamo sopra di noi la Beverin Lücke con i suoi monoliti caratteristici.
Alla forcella tiriamo il fiato: c'è un'occhiata di sole, il panorama si allarga, in breve le nuvole paiono diradarsi, mangiamo qualcosa, diamo uno sguardo indietro: anche sulla Safiental le nubi sono in dissolvimento. Cominciamo a pregustare la discesa, prima però saliamo al Piz Beverin. Scendiamo i pochi metri che ci separano dall'inizio del sentiero e cominciamo la risalita della cupola, anche qui vi è qualche tratto attrezzato ma nulla di confrontabile come esposizione con quanto affrontato sul versante Nord.
In breve siamo in vetta, qui le nuvole ristagnano ancora, siamo immersi nella nebbia, compiliamo il libro di vetta, ci facciamo fare una foto assieme e poi decidiamo che non vale la pena fermarsi a prender freddo.
Ridiscendiamo alla Beverin Lücke, mangiamo un po' di frutta e del cioccolato e poi riaffrontiamo la nostra via.
Come previsto la piccozza su questo tipo di fondo è utilissima: sembra di scendere nella neve rammollita anche se vorremmo evitare di verificare la capacità d'arresto dei nostri attrezzi.
Ripercorriamo l'itinerario di salita, la nebbia c'è ancora, ad un tratto dei "fischi" ed il rumore di sassi che cadono ci fanno individuare delle femmine di stambecco abbarbicate su pendii quasi verticali. Faccio loro qualche foto e poi aspettiamo che si spostino: sono infatti proprio sopra il sentiero e continuano a far cadere massi grandi e piccolii, finalmente si allontanano, riprendiamo la discesa, un ultimo sasso, di dimensioni non indifferenti, cade dal pendio sovrastante ma lontano dalla parete.
Risaliamo un pendio al cui termine è posto un grande ometto e, finalmente, la nebbia si dirada ora possiamo vedere il proseguio della cresta che corre fra il verde delle ripide pareti.
Da qui è un continuo fermarsi per ammirare il panorama e fare fotografie, come ben spiega la Guida delle Alpi Grigionesi del SAC queste è veramente una delle più belle ascensioni che si possano fare nel Canton Grigioni! Il panorama intorno è di quelli che riempiono di entusiasmo: tanto la Safiental ad occidente che l'Heinzberg a Nord e il Domleschg ad Est sono di un verde incredibile punteggiato da innumerevoli villaggi e con la città di Thusis in basso.
Su un tratto del sentiero che corre su un pendio quasi verticale, e non a caso attrezzato con delle catene, Monica individua delle Stelle alpine e degli Astri, come non fare un paio di fotografie nonostante l'esposizione? Riprendiamo la discesa gustandoci il panorama ed alla sella sotto l'Hochbuel decidiamo di non ripercorrere il sentiero fangoso sul lato orientale scegliendo quello sul versante opposto che si rivela essere ben più percorribile, una breve risalita ad Usser Glas ed eccoci alla nostra auto parcheggiata al passo.
Questa è senz'altro una delle gite più belle che si possano fare. Con il tempo bello il panorama e gli scorci sono tanto entusiasmanti che quasi non ci si accorge della ripidità e dell'esposizione dei versanti. Con il tempo uggioso che abbiamo trovato in salita invece certi passaggi si impongono per il loro aspetto repulsivo. Il sentiero sulla cresta c'è sempre ed è costantemente largo e ben segnato. Il proseguio sul versante occidentale è un po' più delicato, la traccia percorre dei versanti ripidi ed attraversa una serie di impluvi spesso ingombri di massi non troppo stabili. Vi sono comunque delle catene di nuova posa nei punti più critici.
Difficoltà: il tratto fra il Glaspass e la sella a Sud dell'Hoch Buel: T2.
Il percorso sulla cresta Nord e sul versante occidentale fino alla Beverin Lücke fra T4 e T4+.
Il tratto fra la Beverin Lücke e la cima del Piz Beverin T3, con qualche passaggio attrezzato con canaponi.
Il sentiero fra la sella a Sud dell'Hoch Buel ed Usser Glas sul versante occidentale: T1.
Per oggi le previsioni per la zona fra Domleschg e Safiental sono invece buone: si prevedono solo delle nuvole il mattino presto ma in rapida dissoluzione.
Ci troviamo alle 6,45 e partiamo. Alle 9 siamo al Glaspass fra le nuvole, vabbè la meteo svizzera di solito non sbaglia: si dissolveranno in un batter d'occhio.
Partiamo seguendo il sentiero che aggira ad Est l'Hoch Buel, pessima scelta: il vago pascolo bovino troppo intenso e la presenza di numerose pozze d'acqua hanno reso il versante un vero pantano. Con qualche taglio fra prati e rododendri per evitare il sentiero che a tratti è solo una scia di fango ed acqua, raggiungiamo la sella fra l'Hoch Buel e l'inizio della cresta nei pressi di un laghetto quasi interamente coperto di vegetazione.
Superiamo una prima recinzione, incontriamo l'alpigiano in compagnia di un cane che approfitta della nostra presenza per farsi coccolare, saliamo ancora un po' fino ad oltrepassare un 'altra recizione elettrificata e ci troviamo sul sentiero che affronta subito la ripida salita della cresta Nord.
La traccia è larga e ben segnalata ma sale con diversi tornanti dei pendii decisamente ripidi. Superiamo un primo tratto attrezzato con catene che percorre una cengia che da su un salto veramente verticale. Al termine dei tornanti il sentiero prosegue in direzione Sud con una pendenza costante, dopo un tratto sul versante occidentale, quello che da sulla Carnusatal, si passa sulla cresta. Purtroppo siamo nella nebbia e solo qualche folata di vento ci permette di scoprire il fantastico panorama che ci circonda.
Avendo percorso questo itinerario dieci anni fa con Francesca in una giornata assolutamente tersa, so bene quanto ci stiamo perdendo.
Dopo essere saliti ancora alternando tratti di cresta ad altri sul versante occidentale ad una bocchetta passiamo sul versante orientale per risalire poi un canalino ingombro di sassi e pietrisco che sbuca ad una sella.
È il primo assaggio della seconda parte dell'ascensione: alla cresta su ripidi pendici erbose percorsa fin qui fa seguito una serie di salite e discese per attraversare le numerose costole, a tratti sembrano degli enormi calanchi, sul versante che da sulla sottostante ed invisibile Carnusatal.
Il fondo è costituito da pietrisco e ghiaietto perlopiù di scisti bituminosi dei Grigioni (Bündnerschiefer), simili a quelli che costituiscono il Piz Terri per intenderci, c'è di buono che il tempo umido tende a compattarlo e non abbiamo quindi molte difficoltà a salire e scendere questi tratti che adducono comunque spesso a salti decisamente terrificanti.
Rispetto a dieci anni fa ci sono delle nuove catene ma la situazione mi sembra peggiore: vi sono con tutta evidenza stati dei crolli ed il percorso porta ad aggirare grandi massi caduti in tempi recenti. Una catena passa al di sotto di un enorme macigno posto ad ostruire un canale e che ci auguriamo non decida di muoversi proprio ora. Infine risaliamo una crestina ripida attrezzata con catene e finalmente, grazie anche ad una provvidenziale ventata, vediamo sopra di noi la Beverin Lücke con i suoi monoliti caratteristici.
Alla forcella tiriamo il fiato: c'è un'occhiata di sole, il panorama si allarga, in breve le nuvole paiono diradarsi, mangiamo qualcosa, diamo uno sguardo indietro: anche sulla Safiental le nubi sono in dissolvimento. Cominciamo a pregustare la discesa, prima però saliamo al Piz Beverin. Scendiamo i pochi metri che ci separano dall'inizio del sentiero e cominciamo la risalita della cupola, anche qui vi è qualche tratto attrezzato ma nulla di confrontabile come esposizione con quanto affrontato sul versante Nord.
In breve siamo in vetta, qui le nuvole ristagnano ancora, siamo immersi nella nebbia, compiliamo il libro di vetta, ci facciamo fare una foto assieme e poi decidiamo che non vale la pena fermarsi a prender freddo.
Ridiscendiamo alla Beverin Lücke, mangiamo un po' di frutta e del cioccolato e poi riaffrontiamo la nostra via.
Come previsto la piccozza su questo tipo di fondo è utilissima: sembra di scendere nella neve rammollita anche se vorremmo evitare di verificare la capacità d'arresto dei nostri attrezzi.
Ripercorriamo l'itinerario di salita, la nebbia c'è ancora, ad un tratto dei "fischi" ed il rumore di sassi che cadono ci fanno individuare delle femmine di stambecco abbarbicate su pendii quasi verticali. Faccio loro qualche foto e poi aspettiamo che si spostino: sono infatti proprio sopra il sentiero e continuano a far cadere massi grandi e piccolii, finalmente si allontanano, riprendiamo la discesa, un ultimo sasso, di dimensioni non indifferenti, cade dal pendio sovrastante ma lontano dalla parete.
Risaliamo un pendio al cui termine è posto un grande ometto e, finalmente, la nebbia si dirada ora possiamo vedere il proseguio della cresta che corre fra il verde delle ripide pareti.
Da qui è un continuo fermarsi per ammirare il panorama e fare fotografie, come ben spiega la Guida delle Alpi Grigionesi del SAC queste è veramente una delle più belle ascensioni che si possano fare nel Canton Grigioni! Il panorama intorno è di quelli che riempiono di entusiasmo: tanto la Safiental ad occidente che l'Heinzberg a Nord e il Domleschg ad Est sono di un verde incredibile punteggiato da innumerevoli villaggi e con la città di Thusis in basso.
Su un tratto del sentiero che corre su un pendio quasi verticale, e non a caso attrezzato con delle catene, Monica individua delle Stelle alpine e degli Astri, come non fare un paio di fotografie nonostante l'esposizione? Riprendiamo la discesa gustandoci il panorama ed alla sella sotto l'Hochbuel decidiamo di non ripercorrere il sentiero fangoso sul lato orientale scegliendo quello sul versante opposto che si rivela essere ben più percorribile, una breve risalita ad Usser Glas ed eccoci alla nostra auto parcheggiata al passo.
Questa è senz'altro una delle gite più belle che si possano fare. Con il tempo bello il panorama e gli scorci sono tanto entusiasmanti che quasi non ci si accorge della ripidità e dell'esposizione dei versanti. Con il tempo uggioso che abbiamo trovato in salita invece certi passaggi si impongono per il loro aspetto repulsivo. Il sentiero sulla cresta c'è sempre ed è costantemente largo e ben segnato. Il proseguio sul versante occidentale è un po' più delicato, la traccia percorre dei versanti ripidi ed attraversa una serie di impluvi spesso ingombri di massi non troppo stabili. Vi sono comunque delle catene di nuova posa nei punti più critici.
Difficoltà: il tratto fra il Glaspass e la sella a Sud dell'Hoch Buel: T2.
Il percorso sulla cresta Nord e sul versante occidentale fino alla Beverin Lücke fra T4 e T4+.
Il tratto fra la Beverin Lücke e la cima del Piz Beverin T3, con qualche passaggio attrezzato con canaponi.
Il sentiero fra la sella a Sud dell'Hoch Buel ed Usser Glas sul versante occidentale: T1.
Tourengänger:
paoloski

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