Alpe di Meri - Valle Anzasca
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L'Alpe di Meri, situato a 1782 m sulla dorsale Ovest della Cima del Forno (2205 m IGM, sommità non indicata sulla Carta Svizzera), è probabilmente il più scomodo e dimenticato tra gli alpeggi della Valle Olocchia, importante diramazione della Valle Anzasca che conta diversi alpeggi rimodernati e non, collegati da una rete di buoni sentieri mantenuti e segnalati, anche grazie al prezioso contributo del Gruppo Escursionisti Val Baranca.
In questa escursione Ferruccio ed io siamo partiti da Anzino, perché per me era anche l'occasione per attraversare un bell'esempio di paese di montagna ottimamente conservato e ancora vissuto.
Per risparmiare circa 1 ora all'andata e altrettanto al ritorno si può partire dall'Alpe Giavine, raggiungibile in auto su strada asfaltata, passando da Bannio (non da Anzino) e da Valpiana.
Annotazioni
Sopra l'Alpe Pizzone non c'è sentiero, la progressione risulta ostacolata da una vegetazione esuberante e l'orientamento è difficile. Per la riuscita del giro è indispensabile individuare il passaggio obbligato per superare il penultimo canale.
Da Anzino all'Alpe Pizzone
Lasciata l'auto nel parcheggio di Anzino (690 m), proseguiamo lungo la strada fino ad un bivio, dove seguiamo le indicazioni per l'Alpe Dorchetta (destra). Percorrendo una comoda mulattiera ben ombreggiata ci addentriamo in piano nella valle. Attraversato su un ponte il Rio Rosenza, il percorso si immette sulla strada asfaltata, che si segue fino al suo termine (Alpe Giavine, 857 m, 50' da Anzino).
Sempre seguendo le indicazioni, si raggiunge in breve l'Alpe Castelleto (954 m, 10'), ancora utilizzato. Subito dopo si incontra un altro bivio segnalato, dove lasciamo il sentiero per l'Alpe Dorchetta e andiamo a sinistra verso l'Alpe Pizzone.
In breve giungiamo all'Alpe Pizzone (1110 m, meno di 20'), dove si può notare una cappella in rovina dedicata a San Antonio da Padova.
Tempi: fino qui 1:20
Dall'Alpe Pizzone all'Alpe di Meri
Dalle baite poste più a Sud, si risale senza traccia il prato a monte dell'alpe. Rientrati nel bosco si incontrano dei segni rossi. I segni portano a a salire a sinistra (W) di un un rudere azzerato e quindi traversano verso destra (E). Sempre seguendo i segni rossi, si giunge su una dorsalina nei pressi di un faggio contorto che si protende nel vuoto.
Da qui in avanti non ci sono più segni e si incontrano solo labili tracce di animali e qualche raro taglio.
Risaliamo la dorsale fino a dove questa incontra una parete, poco sopra i 1500 m di quota. Traversiamo quindi a destra (Est) e superiamo un primo canale dal fondo roccioso, quindi un secondo e arriviamo ad affacciarci su un canale dirupato di cui a stento si indovina il fondo.
In base alla Carta Svizzera, siamo sopra un salto di roccia e per raggiungere il vecchio percorso dovremmo scendere.
Riattraversiamo quindi il secondo canalino e ci abbassiamo per un centinaio di metri lungo una facile dorsale erbosa.
Dopo alcuni tentativi, troviamo il punto in cui superare il profondo canale che ci aveva sbarrata la strada: si tratta di un passaggio obbligato a circa 1480 m di quota, nei pressi di un abete molto slanciato, punto di riferimento da tenere ben presente anche per il ritorno.
Risaliamo senza traccia il versante opposto, che è piuttosto imboscato, fino ad un punto da cui è ben visibile la testata del vallone terminale. Su un colletto si intuisce la presenza del rudere dell'Alpe di Meri.
Si sale con progressione rallentata da rododendri e felci fino a incontrare, nei pressi di un grande larice alla stessa quota dell'Alpe, un pezzo di muro di sostegno, l'unico resto del vecchio sentiero.
Ancora un traverso tra le felci e arriviamo al rudere dell'Alpe di Meri.
Brandelli di lamiera nell'interno crollato testimoniano un abbandono relativamente recente.
Il pascolo dell'alpe è un verde spiovente sul fianco del Fosso di Meri, allungato verso il profondo intaglio che separa la Cima del Forno dal Castello / Chastal.
Sarebbe bello coronare l'escursione con l'avventura della salita ad una cima lungo un percorso inventato di cui non si ha notizia, oppure tentare la traversata del Fosso di Meri ma si è fatto tardi e le energie residue sono poche, almeno per quanto mi riguarda.
La giornata è straordinariamente limpida per il periodo e si gode di una splendida vista, in particolare verso il Pizzo Tignaga che conclude la Valle Olocchia e lo sfondo del Monte Rosa, che sembra quasi in condizioni da fine stagione e, più distante ma apparentemente vicinissimo, l'affascinate edificio misto di rocce e ghiaccio dello Stralhorn.
Discesa lungo il percorso di salita.
Tempi
Link alla relazione di Ferruccio:
In questa escursione Ferruccio ed io siamo partiti da Anzino, perché per me era anche l'occasione per attraversare un bell'esempio di paese di montagna ottimamente conservato e ancora vissuto.
Per risparmiare circa 1 ora all'andata e altrettanto al ritorno si può partire dall'Alpe Giavine, raggiungibile in auto su strada asfaltata, passando da Bannio (non da Anzino) e da Valpiana.
Annotazioni
Sopra l'Alpe Pizzone non c'è sentiero, la progressione risulta ostacolata da una vegetazione esuberante e l'orientamento è difficile. Per la riuscita del giro è indispensabile individuare il passaggio obbligato per superare il penultimo canale.
Da Anzino all'Alpe Pizzone
Lasciata l'auto nel parcheggio di Anzino (690 m), proseguiamo lungo la strada fino ad un bivio, dove seguiamo le indicazioni per l'Alpe Dorchetta (destra). Percorrendo una comoda mulattiera ben ombreggiata ci addentriamo in piano nella valle. Attraversato su un ponte il Rio Rosenza, il percorso si immette sulla strada asfaltata, che si segue fino al suo termine (Alpe Giavine, 857 m, 50' da Anzino).
Sempre seguendo le indicazioni, si raggiunge in breve l'Alpe Castelleto (954 m, 10'), ancora utilizzato. Subito dopo si incontra un altro bivio segnalato, dove lasciamo il sentiero per l'Alpe Dorchetta e andiamo a sinistra verso l'Alpe Pizzone.
In breve giungiamo all'Alpe Pizzone (1110 m, meno di 20'), dove si può notare una cappella in rovina dedicata a San Antonio da Padova.
Tempi: fino qui 1:20
Dall'Alpe Pizzone all'Alpe di Meri
Dalle baite poste più a Sud, si risale senza traccia il prato a monte dell'alpe. Rientrati nel bosco si incontrano dei segni rossi. I segni portano a a salire a sinistra (W) di un un rudere azzerato e quindi traversano verso destra (E). Sempre seguendo i segni rossi, si giunge su una dorsalina nei pressi di un faggio contorto che si protende nel vuoto.
Da qui in avanti non ci sono più segni e si incontrano solo labili tracce di animali e qualche raro taglio.
Risaliamo la dorsale fino a dove questa incontra una parete, poco sopra i 1500 m di quota. Traversiamo quindi a destra (Est) e superiamo un primo canale dal fondo roccioso, quindi un secondo e arriviamo ad affacciarci su un canale dirupato di cui a stento si indovina il fondo.
In base alla Carta Svizzera, siamo sopra un salto di roccia e per raggiungere il vecchio percorso dovremmo scendere.
Riattraversiamo quindi il secondo canalino e ci abbassiamo per un centinaio di metri lungo una facile dorsale erbosa.
Dopo alcuni tentativi, troviamo il punto in cui superare il profondo canale che ci aveva sbarrata la strada: si tratta di un passaggio obbligato a circa 1480 m di quota, nei pressi di un abete molto slanciato, punto di riferimento da tenere ben presente anche per il ritorno.
Risaliamo senza traccia il versante opposto, che è piuttosto imboscato, fino ad un punto da cui è ben visibile la testata del vallone terminale. Su un colletto si intuisce la presenza del rudere dell'Alpe di Meri.
Si sale con progressione rallentata da rododendri e felci fino a incontrare, nei pressi di un grande larice alla stessa quota dell'Alpe, un pezzo di muro di sostegno, l'unico resto del vecchio sentiero.
Ancora un traverso tra le felci e arriviamo al rudere dell'Alpe di Meri.
Brandelli di lamiera nell'interno crollato testimoniano un abbandono relativamente recente.
Il pascolo dell'alpe è un verde spiovente sul fianco del Fosso di Meri, allungato verso il profondo intaglio che separa la Cima del Forno dal Castello / Chastal.
Sarebbe bello coronare l'escursione con l'avventura della salita ad una cima lungo un percorso inventato di cui non si ha notizia, oppure tentare la traversata del Fosso di Meri ma si è fatto tardi e le energie residue sono poche, almeno per quanto mi riguarda.
La giornata è straordinariamente limpida per il periodo e si gode di una splendida vista, in particolare verso il Pizzo Tignaga che conclude la Valle Olocchia e lo sfondo del Monte Rosa, che sembra quasi in condizioni da fine stagione e, più distante ma apparentemente vicinissimo, l'affascinate edificio misto di rocce e ghiaccio dello Stralhorn.
Discesa lungo il percorso di salita.
Tempi
- andata 5:15 da Anzino, al lordo di soste ed errori, riducibili a circa 4 ore se non si sbaglia nulla (circa 3 ore se si arriva in auto fino al termine della strada asfaltata)
- ritorno: 3 ore
Link alla relazione di Ferruccio:
Tourengänger:
atal
Communities: Hikr in italiano
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