Ferrata Crènch e Croce di Perlè...poi discesa per la via attrezzata delle Cascate.
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E anche questa è andata.
Dopo esserci messi in testa che la Ferrata Crènch “sa da fare” volente o nolente, è venuto ancora una volta il momento di ritirare fuori dal cassetto il kit del perfetto “rischiatutto”, e con il nostro carico di inesperienza, affrontiamo questa nuova nostra personale sfida, spostando l’asticella dei desideri sino alla Croce di Perlè per poi scendere attraverso la forra del Rio Neco grazie al sentiero Attrezzato delle Cascate, così da concludere un giro ad anello che tanto piace a noi.
Partiamo da Crone con una temperatura tutto sommato accettabile, il sole è nascosto dietro le basse cime e il vento ancora non si fa sentire, e questo era il timore più grosso visto le previsioni Meteo che davano violente folate gelide.
Sono passati 10/15 minuti da quando abbiamo cominciato la nostra escursione ed ora siamo all’attacco della ferrata, ci mettiamo i “ferri del mestiere” e con tutta calma ci prepariamo mentalmente ad affrontare le asperità, un ultimo sorso di te caldo e via… siamo agganciati al cavo. Alla partenza eravamo solo noi due, poi, un terzetto di forsennati ci supera subito dopo i primi passi verticali.
Come spesso capita sulle ferrate, le sorprese sono sempre dietro l’angolo, e a nulla serve leggere VieFerrate.It se poi quello che trovi passo dopo passo scavalca bellamente le tue bonarie impressioni; fatti i primi metri in totale tranquillità, la ferrata prende una piega decisamente più ardita, puntando verso il cielo a mo’ di rampa missilistica ma con pochi appigli. E’ una verticale di una decina di metri, ma capiamo subito che la giornata sarà tosta.
Superato questo “muro” con ancora i muscoli freddi, continuiamo il percorso su un terreno molto instabile e franoso, ma soprattutto, molto meno appigliato da ciò che racconta VieFerrate. E’ un impressione personale.
La varietà dei passaggi ogni tanto ci permette di prendere fiato, piccole cenge e terrazzini franosi ci fanno calare un po l’adrenalina, ma poi bisogna ripartire, e allora son cavoli amari, tanto amari se non si riesce a superare placche appoggiate ma scevre di appigli e per di più sporchi di terriccio, ma soprattutto, l’inesperienza non gioca dalla nostra parte, e così perdiamo un po di tempo nel tentativo di “interpretare” la salita.
Ma si sale, a fatica ma si sale. Di staffe qua se ne vedono poche, anzi, si contano sulle dita di una mano, e così quando incrociamo una “pancia” esposta e priva di appigli il passo s’incanta; allora ci si aiuta, ci inventiamo cose magari poco ortodosse nel campo del perfetto ferratista, Rosa trova lo spunto per passare l’inghippo e grazie a lei proseguo anch’io. Qua bisogna trazionare con le chiappe in fuori e fanculo alla paura di cadere.
Nel mio cervello ho impresso le immagini dei passaggi, le foto sono un buon aiuto, ma gli scarponi sul terreno sono un altra cosa. Passiamo altre cengette, arrampichiamo fra rocce molto sporche dove spesso si stacca materiale, mai sassi troppo grossi, ma il casco risulta di vitale importanza.
Altro passaggio ostico, bisogna divaricare per bene le gambe e trazionare sul cavo, pochi passi intendiamoci, ma quando non trovi dove appoggiare i piedi diventa un casino; qua faccio passare Rosa, metto una mano a mo di staffa e lei trova lo spunto per salire, probabilmente ce l’avrebbe fatta da sola ma lo spirito di conservazione fa fare anche queste cose. Poi lei aiuta me.
Ora si prosegue con una certa tranquillità, superiamo un'altra placca appoggiata dove sono presenti due staffe e procediamo quasi in arrampicata, mai difficile, ma la roccia non trasmette fiducia. Comunque ora i 3 o 4 punti caldi sono passati, e razionando le forze sbuchiamo finalmente sulla facile e logica crestina finale, gli ultimi passi si fanno ancora assicurati ma oramai la croce della Punta Pelata è lì davanti a noi. E’ fatta ragazzi, Berg Heil! Per noi “comuni mortali” è una piccola “conquista”. 1h45 dall’auto.
Qua la vista sul lago è di prim’ordine e le cime circostanti non hanno più segreti (apparenti), firmiamo il libro di vetta, e mentre ci ristoriamo il giusto osserviamo tutto il giro che ci rimane da compiere… è tutto lì, davanti ai nostri occhi.
Seguendo l’ottima bollatura ora ci portiamo sulla Cima Crènch, perdendo prima qualche metro di quota, per poi affrontare in maniera ripida i 150 metri di dislivello che ci dividono dalla oramai vicina seconda meta di giornata. La foto ricordo non può mancare.
Persi ancora 100 metri di quota, il sentiero ora prosegue su leggeri saliscendi rimanendo sempre nel bosco, si oltrepassano diversi punti panoramici molto esposti, e una volta giunti al Fienile di Meghè, si affrontano diversi ripidi tornanti che ci portano alla vicina Gola di Meghè, qua come da chiare indicazioni, prendiamo la comoda cresta che in meno di 10 minuti ci fa giungere sul bel balcone panoramico della Croce di Perlè. Ci sarebbe da star qua almeno un oretta a contemplare il panorama, ma come da previsioni l’aria gelida ha cominciato a farsi sentire, molto meglio pranzare tra la fitta vegetazione della Gola di Meghè.
Ora non ci resta che scendere a Crone, e per arrivarci propongo a Rosa il sentiero attrezzato delle Cascate, proposta accettata come da previsioni e via giù, sul ripido e stretto sentiero franoso; ignoriamo sulla destra il sentiero 451 che scende a Crone e proseguendo spediti arriviamo sul primo ponte che attraversa il torrente, ne facciamo altri tre per poi aiutarci con un cavo laddove il sentiero strapiomba, fatte anche le due ultime facili scale il tratto attrezzato è concluso. Con passo baldanzoso e tronfio non ci resta che raggiungere la macchina in tutta tranquillità. Una bella birra ora non ce la toglie nessuno. That’s all folks!
Nota 1): Bello e divertente giro nella zona più wild del Lago d’Idro; se amate l’abbinata ferrata/camminata questa è un’escursione che vi può piacere, i chilometri sono ridotti e il dislivello è contenuto. Per le valutazioni delle difficoltà mi sono affidato a VieFerrate.it e al Gruppo Idro 95 che valuta la Via attrezzata delle Cascate come F.
Nota 2): Befana…ma a modo mio! Eric De Flatulance
BEFANA.
Stasera con il buio la scopa arriva e plana,
la tizia che la guida mi sembra un poco strana,
ha gambe molto aperte e in testa ha una bandana.
Befana,
il vento sposta il velo mostrando la sua tana,
se guardo bene in centro mi viene una caldana,
adesso scopro il bluff e vedo una banana.
Befana,
mi fiondo sui regali ma trovo la dogana,
Finanza assai cattiva mi chiede filigrana,
si fottano gli omaggi… la vita è più spartana.
La festa che mi piace ha tradizion pagana, e in fondo mi domando: ‘ndo vola la Befana?
A’ la prochaine! Menek e Rosa
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