Pizzo Redorta da Fiumenero
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Il primo tremila. Certo, fa strano pensare che dopo vent'anni di girovagare per monti non abbia ancora superato quella quota ma tant'è. Molti mi dicevano "vabbè fai il Piz Boe, è facile". Eh no caro, voglio guagagnarmelo metro per metro, quando lo farò lo salirò dal "basso".
Un quarto alle 9 siamo seduti davanti al rifugio per una pausa, nel frattempo il cielo si apre e arriva un bel sole caldo. Prima di ripartire si aggrega a noi un ragazzo di Sorisole (un promettente skyrunner secondo me) che vorrebbe fare il Redorta e che ha all'attivo solo il Canto Alto.
Ripartiamo in tre, la compagnia è bella, la meta è visibile e camminiamo spediti in un grande ambiente selvaggio. Dopo il pianoro ghiaioso teniamo la sinistra sempre segeuendo gli ometti e giungiamo ai piedi della Vedretta di Scais. Qui, indecisi se ramponarci o meno, optiamo per salire una fascia di rocce che spiezza a metà il vecchio ghiacciaio; così facendo guadagnamo velocemente quota e arriviamo alla Bocchetta di Scais. Saliamo a destra sul primo tratto marcissimo e la corda fissa aiuta la progressione. Poi il socio fa una variante dentro un intaglio stramarcio di sfasciumi, io dopo aver tastato quattro appigli (che mi restano in mano) faccio dietro-front e cerco gli ometti che portano in cresta in maniera più sicura.
Il più è fatto, ora seguiamo gli altri ometti per arrivare all'intaglio (dove a destra sale il canalino della variante) che separa l'ultimo avancorpo e poco dopo arriviamo in cima, a due ore dal rifugio. Massima gioia, sono davvero contento!!! Veloce spuntino, foto di rito poi giù a manetta verso il rifugio. Sulla Vedretta la neve remolla, faccio un po' di bob col sedere, poi riprendiamo la fascia rocciosa e la via del ritorno. Alle 12:40 siamo con le gambe sotto il tavolo e davanti a due meritate medie. Festeggio con un paio di grappe, poi riprendiamo la discesa facendo la conoscenza di una simpatica coppia con cui condivideremo un buon tratto di sentiero.
Alla pozza vicino all'ultimo ponte ci immergiamo per dar sollievo alle gambe, una goduria, poi giù di nuovo di buon passo per arrivare finalmente all'auto quando l'orologio batte le 17:30. Una grande giornata, una meta conquistata con fatica e che non regala niente.
Grazie Nazza e grazie Orobie!
Alla prossima!
Un quarto alle 9 siamo seduti davanti al rifugio per una pausa, nel frattempo il cielo si apre e arriva un bel sole caldo. Prima di ripartire si aggrega a noi un ragazzo di Sorisole (un promettente skyrunner secondo me) che vorrebbe fare il Redorta e che ha all'attivo solo il Canto Alto.
Ripartiamo in tre, la compagnia è bella, la meta è visibile e camminiamo spediti in un grande ambiente selvaggio. Dopo il pianoro ghiaioso teniamo la sinistra sempre segeuendo gli ometti e giungiamo ai piedi della Vedretta di Scais. Qui, indecisi se ramponarci o meno, optiamo per salire una fascia di rocce che spiezza a metà il vecchio ghiacciaio; così facendo guadagnamo velocemente quota e arriviamo alla Bocchetta di Scais. Saliamo a destra sul primo tratto marcissimo e la corda fissa aiuta la progressione. Poi il socio fa una variante dentro un intaglio stramarcio di sfasciumi, io dopo aver tastato quattro appigli (che mi restano in mano) faccio dietro-front e cerco gli ometti che portano in cresta in maniera più sicura.
Il più è fatto, ora seguiamo gli altri ometti per arrivare all'intaglio (dove a destra sale il canalino della variante) che separa l'ultimo avancorpo e poco dopo arriviamo in cima, a due ore dal rifugio. Massima gioia, sono davvero contento!!! Veloce spuntino, foto di rito poi giù a manetta verso il rifugio. Sulla Vedretta la neve remolla, faccio un po' di bob col sedere, poi riprendiamo la fascia rocciosa e la via del ritorno. Alle 12:40 siamo con le gambe sotto il tavolo e davanti a due meritate medie. Festeggio con un paio di grappe, poi riprendiamo la discesa facendo la conoscenza di una simpatica coppia con cui condivideremo un buon tratto di sentiero.
Alla pozza vicino all'ultimo ponte ci immergiamo per dar sollievo alle gambe, una goduria, poi giù di nuovo di buon passo per arrivare finalmente all'auto quando l'orologio batte le 17:30. Una grande giornata, una meta conquistata con fatica e che non regala niente.
Grazie Nazza e grazie Orobie!
Alla prossima!
Tourengänger:
Barbacan

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