Fiumenero - Rif. Baroni - Simal - Rif. Coca - Valbondione


Publiziert von daniered , 2. September 2016 um 19:24.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:22 August 2016
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:00
Aufstieg: 2040 m
Abstieg: 2040 m
Strecke:Fiumenero - Rif. Baroni - Simal - Rif. Coca - Valbondione
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Bergamo - valle Seriana
Kartennummer:Kompasso Foppolo/Val Seriana

Vedi anche:

Video Fiumerero - Rif. Baroni
Video Rif. Baroni - Simal - Rif. Coca - Valbondione

Evito di descrivere nel dettaglio la salita al rifugio Baroni, che si può solo definire come lunga e tediosa ;)
 
Come al solito, arrivo in alta val Seriana per l'ora di pranzo. Fortunatamente, la giornata è raffrescata da una piacevole brezzolina e il cielo è terso e cristallino come raramente accade d'estate (e soprattutto nelle Orobie ...).
 
Lasciata la macchina nello spazioso parcheggio del cimitero di Fiumenero (795 m), che si trova sulla destra della statale e poco prima del piccolo centro abitato, attraverso la strada e mi faccio guidare dagli evidenti segnavia.
 
Più o meno un quarto della salita serve per addentrarsi nella valle, guadagnando ben poca quota nel bosco e raggiungendo il ponticello che permette di passare sul lato sinistro orografico; un altro quarto occorre per raggiungere, sotto il sole e con qualche tornante qua e la, l'ampio catino che fa da testata alla valle del fiume Nero e per portarsi alle graziose cascatelle che segnano l'inizio della valle laterale dell'Aser (qui si è a ca. 1.350 m); l'ultima metà è una sorta di calvario, in cui si risale con interminabili zig-zag sotto il sole cocente l'altrettanto interminabile pendio che porta al gradino erboso su cui si trova il rifugio. Per inciso, si confluisce sul sentiero delle Orobie quando mancano poco meno di 10 minuti al Brunone.
 
Ma, come dicono gli inglesi, "no pain, no gain", e queste 2 ore e mezza (3 - 3 e mezza per un camminatore meno spedito) che danno ben poca soddisfazione sono l'inevitabile dazio da pagare per godersi poi la bella traversata alta sino al rifugio Coca. Salvo, ovviamente, arrivare dal sentiero delle Orobie e avere diluito nei giorni precedenti il dislivello necessario ad arrivare in quota ...
 
Mi trattengo lungamente a chiacchierare con un collega escursionista di Spirano, il quale mi sconsiglia di avviarmi verso il rif. Coca a pomeriggio ormai inoltrato e mi raccomanda piuttosto di andare su a dare una sbirciata al passo della Scaletta. Ma l'indomani devo partire per le Dolomiti, un'Alta Via non può presentare difficoltà insormontabili, poco prima del Simal c'è una via di fuga giù per il lago d'Avert, le ore di luce a disposizione sono ancora tante, una giornata così limpida quando la ritrovo più sulle Orobie e quindi poco dopo le 15:30 mi metto in marcia alla volta del rif. Coca. Così a naso, la parte più impegnativa della giornata sarà rientrare da Valbondione a Fiumenero, dovendo percorrere ca. 6 km lungo il ciglio di una statale con la fioca luce del crepuscolo ...
 
La traversata è fondamentalmente un periplo ad arco delle alte pendici meridionali del pizzo Redorta, attraversando in tutto 5 severi catini rocciosi. Ma, con l'atmosfera tersa e cristallina di oggi, sembreranno tutti ben più luminosi di quanto potrebbero apparire in una giornata bigia. Come ho già potuto riscontrare in altri itinerari della bergamasca, la marcatura del sentiero è pressoché perfetta e, con una visibilità così eccellente, tutte le sellette da scavalcare saranno in realtà bene individuabili a vista.
 
Superato il primo dossetto erboso dopo il rif. Baroni, l'ambiente diventa decisamente d'alta montagna, perché ci si lascia alle spalle il prato e iniziano le vaste pietraie di rocce rotte. Il primo catino viene inizialmente attraversato in leggera risalita, ignorando il primo vallone che sale verso sinistra. Ad un certo punto, la traversata su sassi è sbarrata da un costone roccioso e la traccia fa una svolta secca a 90°, sparando su per la linea di massima pendenza, su terreno  decisamente instabile. Rimontati così 100-150 metri, si può varcare il costone (se non ricordo male, ci sono un paio di catene di aiuto) e si continua la traversata senza grosse difficoltà, sino a raggiungere un'ampia spalla che scende dal pizzo Redorta. La si sale con pendenza relativamente modesta e, dove spiana ancora di più, si è già al primo colletto, dove il grosso della fatica è fatta.
 
Il catino successivo è davvero piccolo (l'unica nota di colore è un piccolo campo di neve al centro) e, in non più di 5-10 minuti, si è già alla sella successiva, che si affaccia sul più ampio e panoramico bacino dell'Avert. Qui si deve perdere un po' più di quota (ma non penso più di 100 metri), sino a raggiungere il bivio che indica la discesa verso il lago. Si ignora ovviamente la traccia discendente e si punta all'evidente costone del Simal, che è chiaramente riconoscibile per una sorta di "altare" dove Abramo avrebbe potuto tranquillamente immolare alla causa divina il figlio Isacco. Raggiunta la sella, scopro che si tratta in realtà di una struttura che supporta uno di quei dischi metallici su cui sono incise le cime visibili sull'intero orizzonte dei 360°. La più evidente è ovviamente il pizzo di Coca, che però è ormai incappucciato dalle nubi, ma verso meridione si vede abbastanza bene la lunga parete dolomitica della Presolana, che avevo circumnavigato una decina di giorni prima.
 
Al Simal la salita è pressoché finita (io ho impiegato più o meno 1:15 ad arrivarci, dal rif. Baroni), ma si è solo a metà strada, la strada da fare per raggiungere il rifugio Coca è ancora lunga e le difficoltà tecniche da affrontare sono ancora tutte davanti.
 
Le prime si trovano nello scendere il ripido canalino che porta nel 4° catino roccioso della traversata. Il fondo è costituito da quel malefico ghiaino compatto che non si sa mai come affrontare, ma stando sul lato sinistro ci si può appoggiare alla parete rocciosa e aiutarsi con la catena pressoché continua. Considerato quanto è ripido questo tratto, forse la direzione ottimale per percorrere la traversata è dal Coca al Baroni, in modo da trovarselo in salita. Comunque, con un po' di cautela sono giù nel catino, che mi illudo essere già la valle del rifugio Coca. In realtà, non appena calco il campo di neve che sta nel mezzo, vedo che il sentiero punta verso il crinale successivo, dove c'è da risalire un ancor più ripido (ma più breve) canalino, sino alla prossima selletta.
 
Questo tratto di risalita è davvero in piedi ed è al limite di poter essere classificato come roccette. In ogni caso, le catene aiutano a guadagnare quota e in poco tempo si raggiunge l'ultimo valico, che dà finalmente accesso al vallone del rifugio Coca. Ci sono però da perdere circa 800-900 m di dislivello e l'itinerario se la prende con molta calma: per qualche minuto scende senza difficoltà per il valloncello, poi inizia a traversare verso nord, allontanandosi dalla destinazione finale. La traccia è prevalentemente in discesa, ma vi sono anche alcune contropendenze da risalire, dovendo scavalcare alcuni piccoli crinali che interrompono il pendio della montagna. Non ci sono difficoltà da far gelare il sangue nelle vene, ma si cammina su un fianco davvero molto ripido e ogni tanto c'è da aiutarsi con le mani, quando la traccia si addentra tra roccette.
 
Dopo un po' di traverso, si raggiunge un costone più massiccio e il sentiero compie una netta svolta verso il fondovalle, iniziando a discenderlo per la linea di massima pendenza. In questo momento, i giochi di luce sono fenomenali: il cielo è ancora limpido e chiaro, la testata della valle di Coca è già nella penombra e alla destra del crestone galleggia una nube di vapori. I raggi che incidono ormai molto obliqui vengono diffratti dalla mia sagoma e, sulla nube bianca, si proietta la mia ombra scura circondata da un arcobaleno circolare!
 
Anche se ho l'aureola, non sono ancora in grado di librarmi nell'aria e quindi mi tocca continuare la discesa sulle mie gambe ... Dopo un po', anche il sentiero si annoia a discendere il costone e punta verso nord, per entrare finalmente nella testata della val di Coca, dove si trova il lago (che però non è ancora visibile). Da qui in poi, le difficoltà sono davvero finite: con ritmo alterno, la traccia perde quota in mezzo alla pietraia e a un certo punto svolta più marcatamente verso destra (est), mostrando finalmente alla vista lo scuro lago di coca, che raggiunge con una discesa a capofitto. La pozza d'acqua viene costeggiata sul lato occidentale e, raggiunto lo sbarramento naturale, è ben visibile il crocevia che segna tutte le possibile direzioni: su per il pendio opposto si va alla bocchetta del Camoscio e al pizzo, giù per la valle al rifugio Coca e a val Bondione.
 
Ancora un quarto d'ora di scampagnata, in cui faccio compagnia a un escursionista un po' zoppicante che stava rientrando dal pizzo, e in circa 2 ore e mezza raggiungo il rifugio Coca, dove è indispensabile fare una sosta per mangiare una tavoletta di cioccolato e bersi un tè (avrei preferito di gran lunga un Gatorade, da quanto sono assetato, ma la dispensa del rifugio ne è sprovvista). A passo più tranquillo, un camminatore medio potrebbe forse impiegarne 3 e mezza, ma vale davvero la pena compiere una così grandiosa traversata d'alta quota, soprattutto in una giornata così limpida. Per la severità dell'ambiente e per l'attenzione che richiedono alcuni passaggi, non ha sicuramente alcunché da invidiare alle tappe del più blasonato Sentiero Roma in val Masino.
 
Guardando giù verso Valbondione, è impressionante in quanto poco sviluppo venga perso il km scarso di dislivello che manca per raggiungere il fondovalle. Un turista tedesco, arrivato dal Curò e già con l'acquolina in bocca per la cena che dovrà essere servita a breve, mi rassicura che non ci vorrà più di 1 ora e mezza a passo tranquillo e quindi dovrei riuscire ad arrivare a Fiumenero prima che sia davvero buio: dalle 18:15 alle 19:15 per essere giù a Valbondione e dalle 19:15 alle 20:15 per andare a recuperare la macchina.
 
Il sentiero di discesa è davvero una specie di autostrada lungo il quale si potrebbe rotolare a valle: è inevitabilmente lungo, dato il dislivello da perdere, ma è tracciato con una pendenza quasi perfetta tra infiniti tornanti e dunque mi consente di raggiungere il fondovalle senza massacrare eccessivamente le gambe, che sono affaticate dai ca. 2000 m di salita e che nei prossimi giorni dovranno scorrazzarmi su e giù per le Dolomiti.
 
Come previsto, il tratto più rischioso saranno i 6 km di statale sino a Fiumenero, dato che tutta la valle è già nell'ombra e non manca molto al momento in cui il sole tramonterà dietro le cime a occidente. Non riesco quasi a capacitarmi che non ci sia un bus di linea che scenda a fondovalle verso le 7 e mezza di sera, per cui mi tocca anche l'ultima scarpinata su asfalto. Fortunatamente, il percorso è abbastanza rettilineo e avrò incrociato non più di una decina di macchine in risalita: usando un po' di cautela nelle rare curve dove le vetture avrebbero meno visibilità, riesco ad arrivare tutto intero (e non spiattellato sul cofano di una macchina) al cimitero di Fiumenero, dove era iniziata la lunga gita.
 
Vedi anche:

Video Fiumerero - Rif. Baroni
Video Rif. Baroni - Simal - Rif. Coca - Valbondione


Tourengänger: daniered


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Kommentare (2)


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Barbacan hat gesagt:
Gesendet am 4. September 2016 um 16:10
Bella scammellata, bravo! Ho fatto il sentiero delle orobie due volte, negli anni 90 e il tratto Brunone - Coca lo ricordo particolarmente bello, selvaggio e lungo :)

daniered hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. September 2016 um 13:26
Grazie barbacan ;)

Fatta dal Baroni al Coca, la traversata ha un dislivello tranquillo e credo che anche lo sviluppo non superi i 5-6 km, per cui si può godere dell'ambiente d'alta montagna (quel giorno non c'era praticamente una nube in cielo!) e divertirsi nei passaggi un po' più impegnativi.

Nel verso opposto, si arriverebbe alla prima selletta (quella quotata 2.612 m) con 800 m nelle gambe e probabilmente la mente sarebbe già annebbiata dalla fatica, prima ancora che inizino le difficoltà :)

Ciò che ha reso il tour una vera scammellata, sono state le interminabili salite e discese dal/al fondovalle, nonché il tediosissimo (e pericolosissimo) rientro a piedi lungo la statale! Però vedo che sei salito al Redorta in giornata e quindi sai sicuramente di cosa sto parlando :D

Riguardo al sentiero delle Orobie, mi sarebbe piaciuto farlo una quindicina d'anni fa, ma poi l'attrazione per le Dolomiti fu più forte. Adesso l'idea mi stimola meno, perché - a parte qualche moncherino qua e là - l'unica vera tappa che mi resterebbe da percorrere è il traversone panoramico dal Curò all'Albani ;)


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