Grignone "invernale"
|
||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Un Grignone, anche se carente di documentazione fotografica, è pur sempre una “conquista” da raccontare……
Ebbene si, ce l’abbiamo fatta anche noi a salirci d’inverno…. anche se questo non so fino a che punto possa essere definito un inverno. Proprio per questo motivo, accantonate mete sicuramente più facilmente raggiungibili e tutto sommato alla nostra portata, decidiamo di provare la salita al rifugio Brioschi anche se non siamo proprio sicuri di riuscire a farcela; vabbè lungo il percorso le tappe per un onorevole ripiego non mancano.
Lasciata l’auto al termine della sterrata che porta alla Cappella del Sacro Cuore – sono tanti quelli che già si sono messi in marcia – ci incamminiamo alle 8.30. Il percorso è quello classico e qui già più volte descritto; di diverso ci sono i tempi di marcia e ovviamente le nostre sensazioni. Seguiamo la sterrata nel primo tratto, circa 30 minuti, per poi salire nel bosco ed arrivare sui prati dell’Alpe Cova in poco meno di un’ora dalla partenza. Alla nostra sinistra si presenta tutto il versante orientale della Grigna Settentrionale che è completamente innevato da una altitudine di circa 2 mila metri.
Passiamo dal rifugio Pialeral e proseguiamo in direzione del bivacco Riva Girani che è ben visibile già in lontananza. Man mano che si sale, la pendenza è sempre costante, incontriamo la prima neve; si deve fare attenzione a non trovare tratti ghiacciati, coperti da un leggero strato di terra, che aumentano il rischio di pericolose scivolate. Nei pressi del bivacco la copertura della neve e i tratti ghiacciati prendono decisamente il sopravvento. Arriviamo alla bella struttura del bivacco alle 10.45 e qui ci fermiamo al sole per fare il punto della situazione; Danilo ci raggiunge dopo qualche minuto e insieme si decide di proseguire dopo aver calzato i ramponi. Per noi è il primo test che facciamo, tutti assieme, ai nostri super ramponi, veramente super, forse anche troppo evoluti per le nostre modeste capacità.
Alle 11.20 riprendiamo il cammino per risalire il percorso invernale altrimenti detto – e mai nome fu più azzeccato – “muro del pianto”. Le soste sono innumerevoli, ed ogni persona che incontriamo mentre sta già affrontando la discesa, diventa un comodo pretesto per scambiare quattro chiacchere. Dietro di noi, Danilo chiude il gruppo a distanza; osservandolo sempre sotto di noi ci rendiamo conto della ripidità di questo tratto del percorso.
Alle 12.40 arriviamo in cresta dove si fanno anche sentire le folate di aria che provengono da nord. La traccia è ora ben marcata anche se si deve sempre procedere con attenzione; l’ho infatti sperimentato con una scivolata lungo il tratto di saliscendi che porta alla cima. Alle 13.25 finalmente raggiungiamo la croce di vetta dove ci fermiamo qualche minuto per le rituali foto. Il vento soffia a tratti molto forte e quindi decidiamo di aspettare Danilo, ben riparati e al sole, al sottostante rifugio Brioschi dove infatti ci raggiunge di lì a poco.
La vista in direzione sud è sempre moto bella e ben riparati dalla struttura del rifugio si sta proprio bene al sole; la nostra pausa pranzo la facciamo qui e ci restiamo sino alle 14.40 quando riprendiamo il cammino seguendo la traccia del sentiero estivo come hanno fatto già molte persone prima di noi.
Si scende bene, seguendo una comoda traccia, stando al sole sino a quando, dopo una trentina di minuti, raggiungiamo il bivacco Merlini dove facciamo una sosta di una decina di minuti. Da qui in poi si procede all’ombra e il freddo inizia a farsi sentire, anche sulle batterie di gps e smartphone. Seguiamo la traccia che porta al bivacco Riva Girani dove arriviamo alle 16.20.
Scendiamo il primo tratto del pendio innevato sempre con i ramponi che togliamo quando la neve sparisce dal percorso; transitiamo dal rifugio Pialeral alle 17 quando già abbiamo incontrato diverse persone che salgono per passare la notte nei rifugi in quota al chiaro della luna piena. In circa 10 minuti raggiungiamo la fonte nei pressi dell’Alpe Cova dove facciamo ancora una sosta. Imbocchiamo il sentiero che scende nel bosco per raggiungere la sterrata quando sono le 17.45 ed ora siamo nell’oscurità. Non resta che l’ultimo tratto da percorrere al buio – siamo troppo stanchi per cercare le frontali nello zaino – e per riuscire a fare anche un capitombolo su un lastrone di ghiaccio.
L’arrivo alla nostra auto, stanchi ma soddisfatti, avviene alle 18.10.
Non pensavamo di riuscire a compiere tutta la salita fino alla cima del grignone, ultimamente abbiamo ridotto le nostre uscite e la tanta fatica che abbiamo fatto è sicuramente dovuta anche alla mancanza di allenamento. Tanta è stata però la soddisfazione quando siamo ritornati all’auto. La brutta sorpresa è stata invece, quando sono rientrato a casa, quella di non aver trovato la macchina fotografica. Ho cercato dappertutto, chissà quando sono arrivato all’auto dove l’avrò gettata, tanto ero distrutto; poche sono quindi le foto che testimoniano la nostra ascesa. Beh, ci resta comunque la soddisfazione di avercela fatta e forse anche un motivo per riprovarci presto tutti assieme….. la foto di vetta infatti non l’avevamo manco fatta.
Dati complessivi:
Km percorsi: 14,5;
Tempo marcia: 5h20m;
Tempo sosta: 4h25m;
Ascesa: mt. 1.600 circa;
Velocità media in marcia: 2,7 km/h;
Velocità media totale: 1,5 km/h.
Ebbene si, ce l’abbiamo fatta anche noi a salirci d’inverno…. anche se questo non so fino a che punto possa essere definito un inverno. Proprio per questo motivo, accantonate mete sicuramente più facilmente raggiungibili e tutto sommato alla nostra portata, decidiamo di provare la salita al rifugio Brioschi anche se non siamo proprio sicuri di riuscire a farcela; vabbè lungo il percorso le tappe per un onorevole ripiego non mancano.
Lasciata l’auto al termine della sterrata che porta alla Cappella del Sacro Cuore – sono tanti quelli che già si sono messi in marcia – ci incamminiamo alle 8.30. Il percorso è quello classico e qui già più volte descritto; di diverso ci sono i tempi di marcia e ovviamente le nostre sensazioni. Seguiamo la sterrata nel primo tratto, circa 30 minuti, per poi salire nel bosco ed arrivare sui prati dell’Alpe Cova in poco meno di un’ora dalla partenza. Alla nostra sinistra si presenta tutto il versante orientale della Grigna Settentrionale che è completamente innevato da una altitudine di circa 2 mila metri.
Passiamo dal rifugio Pialeral e proseguiamo in direzione del bivacco Riva Girani che è ben visibile già in lontananza. Man mano che si sale, la pendenza è sempre costante, incontriamo la prima neve; si deve fare attenzione a non trovare tratti ghiacciati, coperti da un leggero strato di terra, che aumentano il rischio di pericolose scivolate. Nei pressi del bivacco la copertura della neve e i tratti ghiacciati prendono decisamente il sopravvento. Arriviamo alla bella struttura del bivacco alle 10.45 e qui ci fermiamo al sole per fare il punto della situazione; Danilo ci raggiunge dopo qualche minuto e insieme si decide di proseguire dopo aver calzato i ramponi. Per noi è il primo test che facciamo, tutti assieme, ai nostri super ramponi, veramente super, forse anche troppo evoluti per le nostre modeste capacità.
Alle 11.20 riprendiamo il cammino per risalire il percorso invernale altrimenti detto – e mai nome fu più azzeccato – “muro del pianto”. Le soste sono innumerevoli, ed ogni persona che incontriamo mentre sta già affrontando la discesa, diventa un comodo pretesto per scambiare quattro chiacchere. Dietro di noi, Danilo chiude il gruppo a distanza; osservandolo sempre sotto di noi ci rendiamo conto della ripidità di questo tratto del percorso.
Alle 12.40 arriviamo in cresta dove si fanno anche sentire le folate di aria che provengono da nord. La traccia è ora ben marcata anche se si deve sempre procedere con attenzione; l’ho infatti sperimentato con una scivolata lungo il tratto di saliscendi che porta alla cima. Alle 13.25 finalmente raggiungiamo la croce di vetta dove ci fermiamo qualche minuto per le rituali foto. Il vento soffia a tratti molto forte e quindi decidiamo di aspettare Danilo, ben riparati e al sole, al sottostante rifugio Brioschi dove infatti ci raggiunge di lì a poco.
La vista in direzione sud è sempre moto bella e ben riparati dalla struttura del rifugio si sta proprio bene al sole; la nostra pausa pranzo la facciamo qui e ci restiamo sino alle 14.40 quando riprendiamo il cammino seguendo la traccia del sentiero estivo come hanno fatto già molte persone prima di noi.
Si scende bene, seguendo una comoda traccia, stando al sole sino a quando, dopo una trentina di minuti, raggiungiamo il bivacco Merlini dove facciamo una sosta di una decina di minuti. Da qui in poi si procede all’ombra e il freddo inizia a farsi sentire, anche sulle batterie di gps e smartphone. Seguiamo la traccia che porta al bivacco Riva Girani dove arriviamo alle 16.20.
Scendiamo il primo tratto del pendio innevato sempre con i ramponi che togliamo quando la neve sparisce dal percorso; transitiamo dal rifugio Pialeral alle 17 quando già abbiamo incontrato diverse persone che salgono per passare la notte nei rifugi in quota al chiaro della luna piena. In circa 10 minuti raggiungiamo la fonte nei pressi dell’Alpe Cova dove facciamo ancora una sosta. Imbocchiamo il sentiero che scende nel bosco per raggiungere la sterrata quando sono le 17.45 ed ora siamo nell’oscurità. Non resta che l’ultimo tratto da percorrere al buio – siamo troppo stanchi per cercare le frontali nello zaino – e per riuscire a fare anche un capitombolo su un lastrone di ghiaccio.
L’arrivo alla nostra auto, stanchi ma soddisfatti, avviene alle 18.10.
Non pensavamo di riuscire a compiere tutta la salita fino alla cima del grignone, ultimamente abbiamo ridotto le nostre uscite e la tanta fatica che abbiamo fatto è sicuramente dovuta anche alla mancanza di allenamento. Tanta è stata però la soddisfazione quando siamo ritornati all’auto. La brutta sorpresa è stata invece, quando sono rientrato a casa, quella di non aver trovato la macchina fotografica. Ho cercato dappertutto, chissà quando sono arrivato all’auto dove l’avrò gettata, tanto ero distrutto; poche sono quindi le foto che testimoniano la nostra ascesa. Beh, ci resta comunque la soddisfazione di avercela fatta e forse anche un motivo per riprovarci presto tutti assieme….. la foto di vetta infatti non l’avevamo manco fatta.
Dati complessivi:
Km percorsi: 14,5;
Tempo marcia: 5h20m;
Tempo sosta: 4h25m;
Ascesa: mt. 1.600 circa;
Velocità media in marcia: 2,7 km/h;
Velocità media totale: 1,5 km/h.
Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (11)