Siam partiti per un trittico, ci siam fermati al primo attico - Camoghè
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Il titolo della relazione è stato suggerito da Danilo, oggi compagno di escursione assieme a Maria Teresa. Le ragioni sono da ricercare nel fatto che approfittando delle belle giornate autunnali avevamo in programma un grande giro con passaggio su alcune cime con vista laghi; per inconvenienti di percorso abbiamo dovuto invece ripiegare su un’unica, comunque appagante, vetta.
Lasciata l’auto nell’ampio slargo posto al termine della lunga strada che da Isone sale sino all’Alpe di Serdena, aperta unicamente durante i giorni festivi, ci mettiamo in cammino alle 9.10.
Siamo immersi nell’ombra perché il sole non è ancora salito oltre le montagne ma non ci sono nuvole all’orizzonte. Il versante scosceso della montagna, la cui cima è visibile sin alla partenza, è disseminato di sagome che fungono da bersaglio; questa è zona militare e la strada che sale da Isone passa proprio in prossimità, se non addirittura in mezzo, ad alcuni naturali poligoni di tiro.
Seguiamo il sentiero, stando sempre all’ombra, per circa mezz’ora quando raggiungiamo una altitudine di circa 1650/1700 metri. In prossimità di una svolta a destra, notiamo che sulla sinistra si stacca una traccia di sentiero che, superato il corso d’acqua che scende dal sovrastante laghetto, prosegue lungo il versante opposto che è già al sole. Decidiamo di seguire questo nuovo itinerario e la scelta non si rivelerà la migliore; così facendo ci immettiamo infatti su un percorso molto “wild” dove sono innumerevoli le tracce che si incrociano e che consentono di guadagnare quota solo a costo di tanta fatica.
Procediamo per circa mezzora quando arriviamo ad una altitudine di circa 1.850 metri; gli unici aspetti positivi sono determinati dal fatto di essere riscaldati dal sole e di percorrere un pendio che seppur ripido è comunque ben asciutto e non presenta particolari dirupi.
Il nostro procedere è particolarmente lento e frequenti sono anche le soste per riprendere il fiato. Raggiunta una cresta rocciosa facilmente superabile riusciamo ad avvistare, sopra di noi, il sentiero che sale dalla Bocchetta di Revolte. Finalmente, alle 11, raggiungiamo il sentiero ad una quota di circa 2.020 metri; abbiamo risalito circa 350 metri in libera senza guadagnare tempo perché le persone che ci seguivano all’inizio del percorso adesso ci precedono decisamente.
Ora possiamo ammirare anche tutte le cime all’orizzonte. Una leggera velatura è presente sulla pianura padana ma è possibile ben distinguere la caratteristica sagoma del Monviso e un tratto degli appennini; ovviamente, verso ovest, il Rosa è il protagonista della scena.
Non ci resta che affrontare l’ultimo ripido tratto, però su “comodo” sentiero, che risale le ultime pendici del Camoghè. Arrivati su quella che pare essere la vetta, si transita lungo il versante nord, che è leggermente innevato, per poi raggiungere finalmente il grosso omone di vetta. Sono le 11.35 ed abbiamo percorso 3,8 km dopo 1h34m di marcia e 51m di soste.
In cima c’è già qualcuno che si sta preparando per il rientro mentre con altre persone ci scambiamo informazioni sulle cime non conosciute. Il clima è ottimo, un bel sole e vento assente, l’ideale per una sosta pranzo con vista su 3 laghi: ramo lecchese del Lario, Ceresio e Verbano. Nel frattempo l’ultimo tratto della ripida salita è affrontato da numerosi escursionisti che in poco tempo affollano la vetta.
Alle 12.35 riprendiamo il cammino per la discesa facendo una sosta al piccolo altare con vista sul versante nord per poi scendere, nuovamente al sole, fino alla Bocchetta di Revolte dove arriviamo alle 13.15. E qui compiamo il secondo errore della giornata. Non conoscendo il sentiero principale nel tratto che in salita non abbiamo percorso, convinti da un cartello probabilmente mal posizionato, anziché proseguire lungo la cresta per poi salire in direzione del vicino monte Segor, con successivo completamento del trittico passando dalla Garzirola, imbocchiamo il sentiero che scende.
Dopo qualche minuto realizziamo l’errore e non avendo voglia di tornare sui nostri passi decidiamo di spiaggiarci al sole dando fondo alle nostre restanti provviste.
Ci rimettiamo in marcia alle 14.10 per raggiungere, in circa 10 minuti, la sottostante piana di Corte Lagoni e riprendere il sentiero che scende all’Alpe di Serdena dove arriviamo alle 14.55.
Anche se quanto programmato non è stato pienamente realizzato siamo rientrati comunque soddisfatti per la bella giornata trascorsa in montagna approfittando di un clima che ci ha piacevolmente sorpreso in quanto decisamente inusuale rispetto a quanto di solito immaginabile per il mese di novembre.
Dati complessivi:
Km percorsi: 7,8;
Tempo marcia: 2h55m;
Tempo sosta: 2h50m;
Ascesa: mt. 800 circa;
Velocità media in marcia: 2,7 km/h;
Velocità media totale: 1,4 km/h.
Lasciata l’auto nell’ampio slargo posto al termine della lunga strada che da Isone sale sino all’Alpe di Serdena, aperta unicamente durante i giorni festivi, ci mettiamo in cammino alle 9.10.
Siamo immersi nell’ombra perché il sole non è ancora salito oltre le montagne ma non ci sono nuvole all’orizzonte. Il versante scosceso della montagna, la cui cima è visibile sin alla partenza, è disseminato di sagome che fungono da bersaglio; questa è zona militare e la strada che sale da Isone passa proprio in prossimità, se non addirittura in mezzo, ad alcuni naturali poligoni di tiro.
Seguiamo il sentiero, stando sempre all’ombra, per circa mezz’ora quando raggiungiamo una altitudine di circa 1650/1700 metri. In prossimità di una svolta a destra, notiamo che sulla sinistra si stacca una traccia di sentiero che, superato il corso d’acqua che scende dal sovrastante laghetto, prosegue lungo il versante opposto che è già al sole. Decidiamo di seguire questo nuovo itinerario e la scelta non si rivelerà la migliore; così facendo ci immettiamo infatti su un percorso molto “wild” dove sono innumerevoli le tracce che si incrociano e che consentono di guadagnare quota solo a costo di tanta fatica.
Procediamo per circa mezzora quando arriviamo ad una altitudine di circa 1.850 metri; gli unici aspetti positivi sono determinati dal fatto di essere riscaldati dal sole e di percorrere un pendio che seppur ripido è comunque ben asciutto e non presenta particolari dirupi.
Il nostro procedere è particolarmente lento e frequenti sono anche le soste per riprendere il fiato. Raggiunta una cresta rocciosa facilmente superabile riusciamo ad avvistare, sopra di noi, il sentiero che sale dalla Bocchetta di Revolte. Finalmente, alle 11, raggiungiamo il sentiero ad una quota di circa 2.020 metri; abbiamo risalito circa 350 metri in libera senza guadagnare tempo perché le persone che ci seguivano all’inizio del percorso adesso ci precedono decisamente.
Ora possiamo ammirare anche tutte le cime all’orizzonte. Una leggera velatura è presente sulla pianura padana ma è possibile ben distinguere la caratteristica sagoma del Monviso e un tratto degli appennini; ovviamente, verso ovest, il Rosa è il protagonista della scena.
Non ci resta che affrontare l’ultimo ripido tratto, però su “comodo” sentiero, che risale le ultime pendici del Camoghè. Arrivati su quella che pare essere la vetta, si transita lungo il versante nord, che è leggermente innevato, per poi raggiungere finalmente il grosso omone di vetta. Sono le 11.35 ed abbiamo percorso 3,8 km dopo 1h34m di marcia e 51m di soste.
In cima c’è già qualcuno che si sta preparando per il rientro mentre con altre persone ci scambiamo informazioni sulle cime non conosciute. Il clima è ottimo, un bel sole e vento assente, l’ideale per una sosta pranzo con vista su 3 laghi: ramo lecchese del Lario, Ceresio e Verbano. Nel frattempo l’ultimo tratto della ripida salita è affrontato da numerosi escursionisti che in poco tempo affollano la vetta.
Alle 12.35 riprendiamo il cammino per la discesa facendo una sosta al piccolo altare con vista sul versante nord per poi scendere, nuovamente al sole, fino alla Bocchetta di Revolte dove arriviamo alle 13.15. E qui compiamo il secondo errore della giornata. Non conoscendo il sentiero principale nel tratto che in salita non abbiamo percorso, convinti da un cartello probabilmente mal posizionato, anziché proseguire lungo la cresta per poi salire in direzione del vicino monte Segor, con successivo completamento del trittico passando dalla Garzirola, imbocchiamo il sentiero che scende.
Dopo qualche minuto realizziamo l’errore e non avendo voglia di tornare sui nostri passi decidiamo di spiaggiarci al sole dando fondo alle nostre restanti provviste.
Ci rimettiamo in marcia alle 14.10 per raggiungere, in circa 10 minuti, la sottostante piana di Corte Lagoni e riprendere il sentiero che scende all’Alpe di Serdena dove arriviamo alle 14.55.
Anche se quanto programmato non è stato pienamente realizzato siamo rientrati comunque soddisfatti per la bella giornata trascorsa in montagna approfittando di un clima che ci ha piacevolmente sorpreso in quanto decisamente inusuale rispetto a quanto di solito immaginabile per il mese di novembre.
Dati complessivi:
Km percorsi: 7,8;
Tempo marcia: 2h55m;
Tempo sosta: 2h50m;
Ascesa: mt. 800 circa;
Velocità media in marcia: 2,7 km/h;
Velocità media totale: 1,4 km/h.
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