Per cresta fra Lario e Ceresio.


Publiziert von paoloski , 13. April 2015 um 18:30.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:12 April 2015
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 6:00
Aufstieg: 1000 m
Abstieg: 1000 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Melano, strada per Arogno, Dogana di Valmara, Lanzo d'Intelvi, San Daniele di Intelvi, Pigra, prima del paese voltare a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio Boffalora, alpe Colonno.
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Gita andata e ritorno.
Kartennummer:Valli e Lago di Lugano, carta turistico escursionistica, Cartografia di Novara, 1:30000

Anche oggi il tempo a disposizione non è molto: sia io che Monica dobbiamo essere di ritorno abbastanza presto per cui non possiamo andare troppo lontano e dovremo anche limitarci con il dislivello.
Sono decenni che non vado in Valle d'Intelvi...forse l'ultima volta che ci sono stato risale a 35 anni fa: una salita al Galbiga in inverno con gli sci da fondo.
Studio le cartine della zona e decido che si può tornare a rinfrescare i ricordi.
Ritrovo consueto con Monica a Gaggiolo, i chilometri da fare non sono molti ma decisamente la salita alla dogana di Valmara e, soprattutto, la strada che da San Fedele d'Intelvi porta a Pigra e da qui all'Alpe Colonno non sono certo definibili "a scorrimento veloce": piene di curve, strette e, spesso, con il fondo alquanto sconnesso, per fortuna il traffico è pressochè inesistente.
Arriviamo all'Alpe Colonno e parcheggiamo nell'ampio piazzale sterrato prospiciente il rifugio.
A parte delle guardie provinciali con i loro fuoristrada non c'è anima viva.
Il posto, complice la luce del mattino, è veramente bello, durante l'avvicinamento in auto, troppo preso dalla guida, non ho avuto modo di gustarmi il paesaggio, ma da qui si gode una vista decisamente suggestiva sul Sasso Gordona e tutt'intorno il paesaggio mi ricorda i dintorni di Lingenau e Großdorf, nel Bregenzerwald austriaco, dove ho trascorso le ferie negli ultimi anni.
Calzati gli scarponi ci avviamo verso la vicina Cima della Duaria, passiamo nei pressi di due pozze d'acqua e risaliamo una strada agricola che si inoltra in una pineta, poco oltre il tratturo si abbassa per raggiungere un'alpe, sulla sinistra però c'è una traccia di sentiero che sale, lo seguiamo ma ben presto  lo abbandoniamo visto che si limita a contornare la cima, di tracce non ce n'è per cui saliamo per la massima pendenza, a dire il vero abbastanza accentuata, facciamo qualche sosta con la scusa di ammirare il paesaggio che si fa vieppiù ampio, in realtà per tirare il fiato.
In breve eccoci in vetta alla prima della sequela di cime che abbiamo in mente di salire oggi.
La discesa verso l'Alpe Boffalora con il suo rifugio è forse anche più ripida della salita appena fatta ma, il terreno è asciutto per cui non corriamo il rischio di una discesa troppo veloce sul fondoschiena.
A metà discesa incrociamo i miseri resti dell'Alpe Montenuovo, da qui una traccia ci conduce al rifugio Boffalora.
La zona è ancora pressochè deserta ma abbiamo la sensazione che fra qualche ora qui ci sarà una folla di gaudenti intenti a spazzolare i pizzocheri e la polenta con guarniture varie che il menù affisso fuori dal rifugio decanta.
Ci avviamo verso la ben visibile Alpe di Ossuccio, il nucleo viene raggiunto da una strada asfaltata ma essendo entrambi consci che l'asfalto rovina la suola Vibram dei nostri scarponi, optiamo per una salita a vista, sempre per la massima pendenza,  nel sottobosco pieno di rami e foglie di faggio, il risparmio di tempo è inesistente ma la soddisfazione è senz'altro notevole ed i nostri scarponi ce ne sono grati.
Dall'Alpe di Ossuccio sembra partire un sentiero, lo seguiamo dentro una faggeta per un buon tratto poi anche questo invece di salire prosegue in piano per aggirare la sommità, ormai io e Monica siamo talmente affiatati che non abbiamo bisogno di parlarci: in questo tratto è davanti lei che, ad un certo punto, volge decisamente a destra ed inizia a salire per la massima pendenza, la seguo e procediamo così affiancati per un 150 metri abbondanti di salita fino a scorgere la banderuola segnavento che caratterizza l'anticima della Cima di Lenno, da qui pochi metri e siamo sulla vetta vera e propria con il suo tozzo ometto.
Rapida discesa verso l'Alpe di Lenno, qui arriva la strada militare della Linea Cadorna e l'affollamento, determinato da quanti vi sono arrivati in auto, è notevole.
Anche qui vi è un bacino per la raccolta dell'acqua e tutt'intorno una suggestiva collezione di vasche da bagno, l'approvvigionamento idrico deve essere un bel problema da queste parti.
Ci avviamo per risalire la cresta Sud del Monte Galbiga quando veniamo fermati da un uomo, appena sbarcato da un'auto, che ci avverte che da qui non si sale alla nostra vetta: c'è la strada militare sull'altro versante, ringraziamo il premuroso gitante ma, visto che la pendenza ci appare leggermente inferiore a quella della Mittelegi all'Eiger decidiamo di "rischiare"  e procedere da qui.
La pendenza in effetti è inferiore a quella delle due precedenti cime, vi è pure qualche traccia di sentiero, la vista poi è veramente spettacolare, ben presto siamo sulla vetta del Galbiga, un luogo che riunisce un insieme di manufatti di orrenda foggia: una croce, un altare, un leggio, una statua della Madonna, una sorta di cestello con il contenitore del libro di vetta (pieno all'inverosimile di firme), una poltrona... questa soprattutto è di una bruttezza senza pari. Non sono uno di quelli che ce l'ha con le croci di vetta... però il buon gusto per celebrare Dio dovrebbe essere di rigore: qui siamo oltre i confini dell'orrido.
Ammiriamo il panorama: da questa cima si possono vedere ben sei laghi (Maggiore, Muzzano, Ceresio, Piano, Lario e Novate Mezzola) poi iniziamo la discesa sull'altro versante, incontrando una gitante solitaria in salita, e raggiungiamo il rifugio Venini posto nei pressi della Bocchetta del Galbiga, facciamo una breve sosta ed abbiamo modo di notare come anche qui fra poche ore la folla sarà notevole: vi sono decine di tavoli apparecchiati, la polenta sta già cuocendo e la legna sotto alla griglia è già accesa.
Ci allontaniamo rapidamente, avendo deciso di seguire integralmente la cresta disdegnamo la strada militare ed iniziamo la risalita della cimetta che precede il Monte di Tremezzo, qui vi sono dei notevoli manufatti di ingegneria militare ancora in buono stato di conservazione.
Ridiscendiamo alla successiva bocchetta ed affrontiamo la salita del Monte di Tremezzo, la cima è caratterizzata da un monumento discreto di un gruppo escursionistico di Desio.
Qui incontriamo la seconda persona della giornata (fatta chiaramente eccezione per quanti hanno raggiunto il rifugio o l'Alpe di Lenno in auto).
Dal Monte di Tremezzo vediamo la sottostante Alpe di Tremezzo e l'ultima cima della nostra odierna serie: il Crocione, entrambe sembrano essere affollate.
L'Alpe di Tremezzo è ormai un insieme di ruderi da cui in breve si sale fino alla grande croce della cima del Monte Crocione, ci abbassiamo un poco per ripararci dal vento e consumiamo il nostro pasto: oggi abbiamo anche la torta di rabarbaro fatta da Anna. Si è fatto tardi, conviene ripartire se vogliamo essere di ritorno in tempo.
Ripassiamo per l'Alpe di Tremezzo e, da qui, seguiamo la strada militare, raggiungiamo il rifugio Venini, il tempo per un caffè però ce lo concediamo, la folla è veramente strabocchevole: vi sono macchine ovunque, praticamente addossate ai tavoli, altre ne arrivano e, incuranti del fatto che ve ne è una fila parcheggiate prima del rifugio, segno evidente che di posti liberi più avanti non ce n'è, proseguono fino al termine del tratto agibile della strada cosicche sono poi costrette a fare retromarcia fra i tavoli...beviamo rapidamente il nostro caffè e ci allontaniamo velocemente da questa bolgia infernale.
Da qui seguiamo la strada fino a tornare alla nostra auto all'Alpe Colonno, sulla cartina sono segnati dei sentieri sottostanti la strada militare che conducono all'Alpe Boffalora ma, per quanti sforzi si faccia, non riusciamo a scorgerne traccia, probabilmente sono scomparsi da tempo.
Il tratto finale, dall'Alpe Boffalora a quello di Colonno, è veramente tedioso ma alle 15,15 siamo al parcheggio e possiamo partire per essere a casa prima delle 17.

Bella gita che è in grado di offrire dei magnifici panorami, anche se oggi la foschia è stata persistente.
Seguendo la cresta abbiamo incontrato due persone, lungo la strada la folla è invece strabocchevole, ma basta allontanarsi di pochi metri per ritrovare pace e silenzio.
Di difficoltà non ce ne sono proprio: diciamo che seguendo integralmente la cresta come abbiamo fatto noi la quotazione potrebbe meglio situarsi fra il T2 ed il T3.

Tourengänger: paoloski
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (1)


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Menek hat gesagt:
Gesendet am 13. April 2015 um 20:55
Foto con colori splendidi...


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