Monte Generoso o Calvagione (1701 m)


Publiziert von siso , 22. Juni 2014 um 22:55.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Sottoceneri
Tour Datum:17 Juni 2014
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   I   Gruppo Monte Generoso 
Zeitbedarf: 6:30
Aufstieg: 800 m
Strecke:Scudellate (904 m) – Cappella Sant’Antonio (910 m) – Erbonne (943 m) – Alpe d’Orimento (1275 m) – Alpe Pesciò (1368 m) – Monte Generoso (1701 m) – Stazione Monte Generoso (1610 m) – Alpe Génor (1277 m) – Alpe Nadigh (1295 m) – Roncapiano (975 m) – Scudellate (904 m).
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2 - uscita Mendrisio – Castel San Pietro – Valle di Muggio – Scudellate.
Unterkunftmöglichkeiten:Ostello di Scudellate.
Kartennummer:C.N.S. No. 1353 – Lugano - 1:25000; Carta escursionistica transfrontaliera Monte Generoso - 1:25000; Carta turistico - escursionistica “Strade di Pietra” No. 1 – 1:30000.

Escursione promozionale e didattica con alcuni ragazzi alla scoperta delle ricchezze naturalistiche e etnografiche della rinomata montagna del Mendrisiotto; pillole di botanica, zoologia, paleontologia, storia e geologia del territorio, che nell’era degli smartphone e dei tablet sono purtroppo ancora poco note ai nostri giovani.

Giro transfrontaliero ad anello con partenza da Scudellate.

 

Inizio dell’escursione: ore 8:55

Fine dell’escursione: ore 15:25

Pressione atmosferica, ore 9.00: 1015 hPa

Temperatura alla partenza: 14°C

Temperatura al rientro: 18°C

Isoterma di 0° alle 9:00: 3000 m

Sorgere del sole al Monte Generoso: 5:33

Tramonto del sole al Monte Generoso: 21:17

 

Partiamo da Scudellate poco prima delle nove. Malgrado le condizioni meteo non siano buonissime, il buonumore è molto elevato: bravi raga!

Ci incamminiamo sui lastricati del villaggio della Valle di Muggio in direzione della Cappella di Sant’Antonio, dalla quale possiamo osservare e fotografare il villaggio intelvese di Erbonne.

Pochi metri dopo la cappella scorgiamo un camoscio: è quasi sempre in zona, sembrerebbe un’icona da Ente per il Turismo.

 

Dopo 1,3 km dalla partenza arriviamo al ponte di legno realizzato nel 2005 dalla Comunità Montana Lario Intelvese e dalla Regione Valle di Muggio: entriamo in Italia e visitiamo Erbonne.

Il paesino, che conta attualmente una decina di abitanti, ha una propria chiesetta e un cimitero; due soli i cognomi che si leggono sulle tombe: Cereghetti e Puricelli.

Fino agli inizi degli anni 1950 tra le vecchie case in sasso e nelle dimore rurali vivevano oltre duecento residenti, famiglie numerose con tanti bambini che frequentavano regolarmente la scuola (ora convertita in osteria), mentre i genitori erano dediti alla pastorizia ed all’agricoltura o al lavoro in Svizzera, avendo la stragrande maggioranza conservato la cittadinanza elvetica. Visitiamo il lavatoio, l’ex scuola, la fontana e la “scigogna”, il legno ricurvo che ricorda il collo della cicogna, a cui si agganciava la caldaia di rame per la bollitura del latte. Per mancanza di tempo, trascuriamo il Museo della Guardia di Finanza e del Contrabbando.

Erbonne vanta dei reperti archeologici risalenti al Mesolitico (circa 6'000 a.C.). Gli abitanti del sito nel mesolitico erano tribù di cacciatori-raccoglitori, paragonabili in qualche modo agli indiani dell’America settentrionale prima dell’arrivo dei bianchi, i quali vivevano di caccia e raccolta nelle montagne lariane intorno al 6'000 a.C.

Le selci lavorate di piccole dimensioni (“microliti”) che servivano a realizzare una vasta gamma di strumenti (fra cui principalmente le punte di frecce) e i carboni, sono gli unici ritrovamenti di questo periodo, recuperati negli scavi del 1992-94. Dopo un abbandono durato 4'000 anni le montagne della Valle Intelvi vengono rioccupate dall’uomo: si tratta dapprima di pastori o cacciatori che tornano d’estate sulle pendici del Monte Generoso e successivamente, verso il 1'000 a.C., di agricoltori-pastori che probabilmente risiedono tutto l’anno ad Erbonne, come i loro discendenti del 200 a.C., dei quali sono state trovate le tombe, e come gli abitanti attuali. Erbonne paese ha dunque 3'000 anni di storia.

 

Secondo gli studiosi di toponomastica la parola Intelvi deriva probabilmente dall’antico nome della valle in epoca altomedievale: nei documenti di allora la valle è denominata “Antelaco”, “Antellaco”, “Antelago”, “Antelamo”, “Antelavo”, “Intelavo”, etc, che sarebbero toponimi derivati da “Inter Lacus”, che significa ‘tra i laghi’.

Alle 9:35 riprendiamo il cammino verso l’Alpe d’Orimento.

In senso stretto, il concetto di alpe (aalp, muunt, etc.) è utilizzato per indicare l’insieme di pascoli e di fabbricati costantemente utilizzati durante l’estate per l’abitazione dei pastori, il ricovero del bestiame e la lavorazione del latte (il sostantivo “alpe” può essere utilizzato correttamente sia in forma maschile che femminile).

Il sentiero segue dapprima il fondovalle, alla sinistra orografica della Breggia. A partire dai 980 m di quota si allontana dal fiume e si addentra nel bosco misto di latifoglie, con un paio di tratti un po’ ripidi e scivolosi. Poco prima della fatiscente Cascina Genzago (1220 m) usciamo dal bosco: la vista si allarga sull’incantevole alta Valle Breggia e sull’Alpe Pesciò.  

Poco dopo ci concediamo una piacevole sosta al Ristoro d’Orimento (1275 m) con assaggi di formaggi e salumi della valle.

 

Alle 11:00 ci rimettiamo in marcia in direzione delle sorgenti della Breggia. Ci fermiamo spesso per osservare lo straordinario paesaggio, per leggere i pannelli didattici e per fotografare dei fiori che non si vedono tutti i giorni: il maggiociondolo (Laburnum anagyroides), con delle splendide infiorescenze a grappolo di color giallo oro e il porraccio (Asphodelus albus), liliacea mediterranea presente solo al Monte Generoso e in Vallese, assente nel resto della Svizzera. Si distingue per la candida infiorescenza, simile ad una pannocchia, sostenuta da un robusto stelo che può raggiungere i 120 cm di altezza. Non mancano le orchidee: interessante l’Orchide sambucina (Dactylorhiza sambucina), che può presentarsi nelle due forme, con fiori gialli e con fiori purpurei. Il sentiero passa vicino a pozze d’abbeverata (bolle). La loro funzione è immagazzinare acqua nei periodi di piovosità assicurando così le riserve nei periodi di siccità. In questa zona carsica le bolle sono indispensabili per la pratica pastorale. Esse costituiscono, inoltre, anche un ottimo micro-habitat sotto il profilo ecologico.

Visto che il Calcare di Moltrasio è la roccia dominante del Monte Generoso e quindi a reazione basica, ci stupisce la presenza di due tipiche piante acidofile: il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e il rododendro (Rhododendron ferrugineum). L’acidificazione dei pascoli magri è la conseguenza di uno sfruttamento eccessivo dei pascoli, della forte piovosità e della presenza di humus acido, non in grado di trattenere il calcio. A partire dai 1400 m di quota entriamo in una zona di pascoli magri a Nardeto.

I pascoli magri sono caratterizzati da una presenza spesso dominante di una graminacea particolarmente invadente: Nardus stricta (Erba cervina, Nardo). Si tratta di una graminacea con steli bassi 10-30 cm, che forma cespi compattissimi e appiattiti che si prolungano sempre da un lato; le foglie sono corte, rigide e pungenti, di un color verde pallido. Il degrado dei pascoli per proliferazione del Nardo è conseguenza non solo di eccessiva pressione di pascolo, ma anche del sottopascolamento e abbandono.

 

Passiamo in prossimità della Grotta dell’Orso, osserviamo il Sasso Bianco (1645 m), che costituisce la cima sciistica del Generoso e proseguiamo sul cosiddetto “sentiero basso”. È una scelta di ripiego, in sostituzione del panoramicissimo “sentiero alto”, reso inagibile da una frana in una tratta ai piedi della bastionata orientale del Baraghetto.

Saliamo molto velocemente; giusto in tempo per osservare un capriolo nell’alta Valle Squadrina, prima di guadagnare il crinale est del monte, dal quale in un quarto d’ora raggiungiamo la vetta del Monte Generoso (1701 m).

Il colpo d’occhio oggi non è gratificante: il solito bancone di nebbia ci nega la visione delle cime indicate dai pannelli panoramici, quelli storici di Edoardo Francesco Bossoli del 1875 e quelli più recenti, si fa per dire, della Guida Baedeker Suisse, del 1913.

A pochi passi dalla vetta ci attira una lastra di Calcare di Moltrasio ricca di tracce fossili lasciate da invertebrati sul fango del fondale marino, prima che si solidificasse.

A testimoniare l’origine marina del Monte Generoso non troviamo infatti solo i fossili di conchiglie di varie specie ed ammoniti, ma, molto spesso, sulle superfici dei sassi si incontrano strane tacce meandriformi. Queste inusuali “piste” non sono altro che le tracce di spostamento di antichi vermi attraverso il fondale dell’oceano Tetide. Gli studiosi specialisti in tracce fossili le chiamano “icnofossili”. Con questo termine vengono chiamate tutte le tracce fossili che testimoniano l’attività degli animali. La scienza che si occupata dello studio di questi segni fossili si chiama “Paleoicnologia”. Nello specifico le impronte, che sono comuni sul Monte Generoso, sono chiamate Helminthoida labirintica.

 

Alle 13:30 riprendiamo il cammino, scendendo verso il ristorante, chiuso, così come l’esercizio ferroviario, fino al 2016 a causa dell’importante cantiere per la costruzione del nuovo albergo / ristorante.

Dalla stazione ci concediamo un’ultima panoramica osservazione sugli alpeggi del versante meridionale. Notiamo depressioni e solchi nel manto erboso riconducibili a doline e condotte carsiche riempite e ricoperte dal detrito di versante.

È l’ambiente dell’allodola (Alauda arvensis), che si libra sul pascolo emettendo un melodioso canto. L’avifauna del Monte Generoso conta attualmente 85 specie nidificanti: si va dalla Passera mattugia (Passer montanus) all’Aquila reale (Aquila chrysaetos).

Imbocchiamo il sentiero che comincia ove sorgeva l’Albergo Svizzero costruito dalla famiglia Clericetti attorno al 1870 per dare ristoro agli escursionisti.

Lungo il percorso osserviamo numerosi coleotteri denominati popolarmente “scarabei stercorari”. Si tratta della specie coprofaga Geotrupes stercorarius, che come noto appallottola lo sterco, lo porta nelle gallerie e su di esso depone le uova. Le larve troveranno così nutrimento in quantità sufficiente per il completo sviluppo.


                                                Geotrupes stercorarius


Interrando grandi quantità di escrementi depositate dai grossi erbivori svolgono un’importante funzione ecologica: aumentano la fertilità del suolo e soprattutto eliminano possibili fonti di patogeni.

A 1385 m di quota il sentiero lambisce una sòstra. Si tratta di un fabbricato in pietra a pianta rettangolare, che si apre su un lato. È utilizzato per il ricovero degli animali in caso di temporali, ma anche per la mungitura.

Notiamo che la collocazione delle baite degli alpeggi tiene conto della morfologia del terreno e dell’insolazione: essa predilige l’ubicazione sul crinale. La considerazione vale sia per l’Alpe Piana (1404 m) sia per l’Alpe Génor (1277 m) che per l’Alpe Nadigh (1295 m).

Il pascolo che stiamo attraversando è il frutto di un lungo lavoro. Originariamente il pendio era probabilmente ricoperto di piante, in un secondo tempo il terreno è stato liberato dal pietrame che limitava la crescita dell’erba. Pietra dopo pietra, pioda dopo pioda il pascolo è stato bonificato cercando di liberare anche la più piccola superficie produttiva. Ecco come hanno avuto origine le sorprendenti torri di pietra che si osservano sopra l’Alpe Génor. Lo spietramento dev’essere ripetuto tutti gli anni, alla fine dello scioglimento della neve.

La muratura a secco sul Monte Generoso è onnipresente. Con il calcare facilmente trasformabile in lastre, oltre a costruire edifici e muri di sostegno, si realizzarono degli spettacolari muri di divisione delle proprietà con funzione anche di recinzione. Ne è un esempio quello tra Génor e Nadigh: una meraviglia del paesaggio, un armonioso connubio tra natura e intervento umano.

I due alpeggi citati sono pure di alto livello architettonico, tanto che il professor Klaus Peter Goebel, docente di architettura dell’Alta scuola tecnica di Stoccarda, ne ha riconosciuto il valore denominandoli “architetture senza architetti”.  

La breve sosta all’Alpe Nadigh è stata l’occasione per i ragazzi per porre delle domande ai due anziani alpigiani; una legittima curiosità sulla vita priva di comodità, ma forse anche di stress.

Un ripido sentiero ci separa dall’abitato più alto della Valle di Muggio; Roncapiano (975 m) si trova a 320 m di quota più in basso. Dopo il rinfresco alla fontana affrontiamo l’ultimo chilometro dell’escursione transfrontaliera sulla comoda strada asfaltata che ci consente di chiudere l’anello a Scudellate, dopo 6:30 di cammino.

 

Escursione alla scoperta delle ricchezze del Monte Generoso per ragazzi curiosi, desiderosi di conoscere la natura e la storia del nostro territorio. È stato un piacere anche per gli accompagnatori!

 

Tempo di salita: 3 h 30 min

Tempo totale: 6:30 h

Tempi parziali

Scudellate – Erbonne: 30 min

Erbonne – Alpe d’Orimento: 50 min

Alpe d’Orimento – Monte Generoso: 2:10 h

Monte Generoso – Scudellate: 2 h

Dislivello in salita: 800 m

Sviluppo complessivo: 14,2 km

Difficoltà: T2

Coordinate Monte Generoso: 722'655 / 87'790

Copertura della rete cellulare: buona.

Partecipanti: Elia, Federico, Filippo, Gabriele, Jacopo, Milo, Stefano e siso.

Tourengänger: siso
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (2)


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tapio hat gesagt: Calvagione
Gesendet am 23. Juni 2014 um 08:38
Ciao Siso.

È davvero un piacere leggere questa tua relazione, ricchissima di particolari interessanti e di gusto per la (ri)scoperta, oltre naturalmente all'aspetto educativo, anch'esso molto importante. Ovviamente i complimenti sono d'obbligo...

Fabio

siso hat gesagt: RE:Calvagione
Gesendet am 23. Juni 2014 um 18:22
Grazie Fabio,
è una soddisfazione, più che un dovere, far conoscere ai giovani le ricchezze paesaggistiche e culturali della nostra regione, è un atto d'amore per il nostro territorio.
Ciao,
siso.


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