Valle di Predarossa: Rifugio Ponti m.2559 e oltre....verso la Bocchetta Roma m.2792
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Con la Val Masino, tanti anni fa, è stato subito "amore a prima vista".
E da quel momento è iniziata la scoperta della valle e delle sue montagne, quando ancora quasi non sapevo che esistessero le Orobie....
Quanti ricordi.....e del resto si sa, l'età fa brutti scherzi!
Il sentiero Roma, la salita al Pizzo Badile, il Cengalo..... e la Val di Mello, allora poco conosciuta e poco frequentata, dove si poteva piantare la tenda ovunque indisturbati e non c'erano navette o pedaggi da pagare.
Ora la tenda è accantonata in un ripostiglio, le scarpette sono appese al chiodo ormai da tempo e mi sembra sia passata una vita....in un soffio!
Però la sintonia che sento nei confronti di questi posti continua ad essere inalterata e profonda.
E' Mauro questa volta a lanciare l'idea della Val Predarossa.
E' un sacco di tempo che non ci andiamo.....e poi Marica non c'è mai stata e questa è l'occasione giusta per farle conoscere questo paradiso.
Arriviamo a Filorera di primo mattino e, dopo aver pagato il pedaggio, imbocchiamo la strada lunga poco più di una decina di km e per un breve tratto sterrata, che porta alla Piana di Predarossa, dove parcheggiamo.
Non è propriamente una bella giornata: il cielo è sereno e splende il sole, ma una leggera foschia offusca il paesaggio, che si presenta un po' sbiadito e opaco.
Anche il Disgrazia, che domina la valle, non ci appare nella sua luce migliore, ma la sola sua presenza, assieme alle altre montagne che circondano questo anfiteatro, esalta la bellezza del posto.
Questa valle segna il confine tra le zone granitiche della Val Masino e le zone del serpentino della Val Malenco e questo dualismo appare ben evidente nel colore delle rocce: grigiastre su un versante e rossicce sull'altro.
Un bel respiro profondo....come a voler imprigionare dentro di me tutte le sensazioni che questo posto incantato mi provoca e....via verso il Rifugio!
Prima il sentiero attraversa una zona pianeggiante attrezzata con passerelle di legno per proteggere l'umida torbiera e poi sale fino ad un secondo risalto dove inizia il tratto più ripido, su alti gradoni, che porta con un lungo traverso in leggera pendenza fino al Rifugio, affacciato sulla valle, in una posizione invidiabile.
Chiediamo notizie al Rifugista sulla condizione dei sentieri che portano al Rifugio Desio e alla Bocchetta Roma.
Lui ci sconsiglia decisamente di percorrere il primo e per quanto riguarda il secondo....storce un po' il naso. C'è ancora tanta neve in giro, la cui tenuta non dà garanzie.
Ci dirigiamo verso la Bocchetta Roma seguendo i segni bianco-rossi che indicano la direzione da tenere, perchè spesso dobbiamo abbandonare le tracce di sentiero per evitare la neve, cercando il percorso migliore tra i grossi e instabili massi che invadono la zona.
Arrivati in prossimità di un intaglio vediamo alcune persone davanti a noi attraversare un pendio nevoso con qualche difficoltà e nessuno arriva fino alla Bocchetta, che pensiamo essere la Bocchetta Roma, dove un sottile ponte di neve non è certo lì a infondere sicurezza.
Siamo a una trentina di metri sotto il crinale che ci separa dalla Val di Mello e Mauro decide di raggiungerlo, sempre su neve e sfasciumi, per vedere cosa c'è dall'altra parte....
Io e Marica, meno coraggiose, decidiamo di non proseguire e lo aspettiamo per ritornare insieme al Rifugio.
In discesa decidiamo di seguire il sentiero che percorre un crinale morenico fino al secondo ripiano e poi ci ricongiungiamo al tracciato che abbiamo seguito in salita.
Ogni tanto volto le spalle per cercare di fissare bene nella memoria questo paesaggio in grado di trasmettermi tanto benessere e positività e che nessuna immagine riuscirà mai a rendere pienamente.
Giunti al parcheggio.....immersione nella folla!
E da quel momento è iniziata la scoperta della valle e delle sue montagne, quando ancora quasi non sapevo che esistessero le Orobie....
Quanti ricordi.....e del resto si sa, l'età fa brutti scherzi!
Il sentiero Roma, la salita al Pizzo Badile, il Cengalo..... e la Val di Mello, allora poco conosciuta e poco frequentata, dove si poteva piantare la tenda ovunque indisturbati e non c'erano navette o pedaggi da pagare.
Ora la tenda è accantonata in un ripostiglio, le scarpette sono appese al chiodo ormai da tempo e mi sembra sia passata una vita....in un soffio!
Però la sintonia che sento nei confronti di questi posti continua ad essere inalterata e profonda.
E' Mauro questa volta a lanciare l'idea della Val Predarossa.
E' un sacco di tempo che non ci andiamo.....e poi Marica non c'è mai stata e questa è l'occasione giusta per farle conoscere questo paradiso.
Arriviamo a Filorera di primo mattino e, dopo aver pagato il pedaggio, imbocchiamo la strada lunga poco più di una decina di km e per un breve tratto sterrata, che porta alla Piana di Predarossa, dove parcheggiamo.
Non è propriamente una bella giornata: il cielo è sereno e splende il sole, ma una leggera foschia offusca il paesaggio, che si presenta un po' sbiadito e opaco.
Anche il Disgrazia, che domina la valle, non ci appare nella sua luce migliore, ma la sola sua presenza, assieme alle altre montagne che circondano questo anfiteatro, esalta la bellezza del posto.
Questa valle segna il confine tra le zone granitiche della Val Masino e le zone del serpentino della Val Malenco e questo dualismo appare ben evidente nel colore delle rocce: grigiastre su un versante e rossicce sull'altro.
Un bel respiro profondo....come a voler imprigionare dentro di me tutte le sensazioni che questo posto incantato mi provoca e....via verso il Rifugio!
Prima il sentiero attraversa una zona pianeggiante attrezzata con passerelle di legno per proteggere l'umida torbiera e poi sale fino ad un secondo risalto dove inizia il tratto più ripido, su alti gradoni, che porta con un lungo traverso in leggera pendenza fino al Rifugio, affacciato sulla valle, in una posizione invidiabile.
Chiediamo notizie al Rifugista sulla condizione dei sentieri che portano al Rifugio Desio e alla Bocchetta Roma.
Lui ci sconsiglia decisamente di percorrere il primo e per quanto riguarda il secondo....storce un po' il naso. C'è ancora tanta neve in giro, la cui tenuta non dà garanzie.
Ci dirigiamo verso la Bocchetta Roma seguendo i segni bianco-rossi che indicano la direzione da tenere, perchè spesso dobbiamo abbandonare le tracce di sentiero per evitare la neve, cercando il percorso migliore tra i grossi e instabili massi che invadono la zona.
Arrivati in prossimità di un intaglio vediamo alcune persone davanti a noi attraversare un pendio nevoso con qualche difficoltà e nessuno arriva fino alla Bocchetta, che pensiamo essere la Bocchetta Roma, dove un sottile ponte di neve non è certo lì a infondere sicurezza.
Siamo a una trentina di metri sotto il crinale che ci separa dalla Val di Mello e Mauro decide di raggiungerlo, sempre su neve e sfasciumi, per vedere cosa c'è dall'altra parte....
Io e Marica, meno coraggiose, decidiamo di non proseguire e lo aspettiamo per ritornare insieme al Rifugio.
In discesa decidiamo di seguire il sentiero che percorre un crinale morenico fino al secondo ripiano e poi ci ricongiungiamo al tracciato che abbiamo seguito in salita.
Ogni tanto volto le spalle per cercare di fissare bene nella memoria questo paesaggio in grado di trasmettermi tanto benessere e positività e che nessuna immagine riuscirà mai a rendere pienamente.
Giunti al parcheggio.....immersione nella folla!
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