Traversata Col Santo 2112 m - Pasubio 2232 m
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Sono settimane che monitoriamo la situazione meteo per fare ancora qualche giorno di ferie, finalmente sembra essere arrivato il momento giusto. Mi piacerebbe tornare sul Pasubio ma alle 52 Gallerie ci siamo stati lo scorso anno, la ferrata già fatta anni fa come pure quella particolare del Corno Battisti per cui spulciando in Internet all’ultimo momento trovo un giro a metà tra il conosciuto e no.
Partiamo da Giazzera in Vallarsa, il nome è tutto un programma. In inverno è il punto di partenza per la classica scialpinistica al Col Santo, e si sbarbella mica poco! Oggi senza neve non riconosciamo i posteggi e ci accorgiamo dell’errore solo quando la strada comincia a stringersi e a quel punto ci rendiamo conto di essere andati troppo avanti. Dietro front. Posteggiamo un tornante sopra il solito posteggio e prendiamo il sentiero diretto al Col Santo. E’ tutto diverso senza neve, per quanto il paesaggio sia bellissimo sicuramente la salita a questa cima è meglio farla con la neve. Si percorrono strada sterrate che attraversano le malghe fino a raggiungere la lunga dorsale erbosa che porta in cima. Fino a qui è sempre fattibile anche dopo un’abbondante nevicata, la storia cambia se dalla cima si vuole scendere al rifugio Lancia. Per la discesa bisogna valutare bene le condizioni della neve, in ogni caso il rifugio è sempre aperto nei fine settimana per cui basta contattare il gestore.
Dalla cima scendiamo alla Sella dei Col Santi e quindi al rifugio Lancia.
Proseguiamo ora con il sentiero 102 per la Bocchetta delle Corde, dove prendiamo il 105 che con un lungo traversone raggiunge la Sella del Roite. Cambiamo versante e osservando anche qui i numerosi resti della guerra raggiungiamo la Sella del Piccolo Roite. Da qui a sinistra si raggiunge velocemente il rifugio Papa, noi invece proseguiamo a destra per la Zona Sacra. Saliamo quindi al Dente Austriaco e successivamente al Dente Italiano. Nella sella tra i due denti una targa e un corona di alloro ricordano quanto successo qui. Proseguiamo per il Palon e quindi raggiungiamo Cogolo Alto dove si trova il rudere di un rifugio militare. Anche se abbiamo cercato di non soffermarci troppo ad osservare le trincee e a leggere i numerosi cartelli, dato che lo abbiamo fatto lo scorso anno, è impossibile camminare in questo luogo senza riflettere su quanto è successo e passar via come se niente fosse. Le parole della persona che ci accompagnò la prima volta in questi luoghi quasi 10 anni fa sono ancora scolpite nelle nostre menti. A Cogolo Alto ci rendiamo conto che il tempo è volato e che ormai è troppo tardi per scendere al rifugio per cui facciamo la sosta pranzo sui prati al cospetto del gruppo del Carega, mi spiace per Marco che una birra se la sarebbe bevuta ben volentieri! Scendiamo ora a Malga Cosmagnon, dove incrociamo un numeroso gruppo di camosci che scappano appena ci sentono arrivare. Ci aspetta ora una breve risalita ma fatta al caldo, sotto il sole e in mezzo ai mughi sembra interminabile. Risaliamo quindi sul sentiero 105 per tornare alla Bocchetta delle Corde dove deviamo a sinistra e con un panoramico traverso, raggiungiamo la Bocchetta dei Foxi. Da qui si potrebbe salire in circa 30 min al Corno Battisti, ma valgono le stesse considerazioni fatte qualche ora prima per cui lasciamo stare e scendiamo nel mezzo del vallone verso Malga Zocchi. Entriamo poi nel bosco, dove sembra di camminare sulle saponette e velocemente raggiungiamo la strada di accesso al rifugio Lancia. Ancora un po’ di strada sterrata e poi asfalto e siamo di nuovo al posteggio. Un anello davvero meritevole e a parte la Zona Sacra, sugli altri sentieri abbiamo incontrato pochissima gente. Da Cogolo Alto nessuno. Ampi panorami, colori bellissimi, di certo questo è il periodo migliore per girare in questi luoghi quando anche le caratteristiche nebbie raramente sono presenti.
Dislivello 1456 m e 27,1 km
Partiamo da Giazzera in Vallarsa, il nome è tutto un programma. In inverno è il punto di partenza per la classica scialpinistica al Col Santo, e si sbarbella mica poco! Oggi senza neve non riconosciamo i posteggi e ci accorgiamo dell’errore solo quando la strada comincia a stringersi e a quel punto ci rendiamo conto di essere andati troppo avanti. Dietro front. Posteggiamo un tornante sopra il solito posteggio e prendiamo il sentiero diretto al Col Santo. E’ tutto diverso senza neve, per quanto il paesaggio sia bellissimo sicuramente la salita a questa cima è meglio farla con la neve. Si percorrono strada sterrate che attraversano le malghe fino a raggiungere la lunga dorsale erbosa che porta in cima. Fino a qui è sempre fattibile anche dopo un’abbondante nevicata, la storia cambia se dalla cima si vuole scendere al rifugio Lancia. Per la discesa bisogna valutare bene le condizioni della neve, in ogni caso il rifugio è sempre aperto nei fine settimana per cui basta contattare il gestore.
Dalla cima scendiamo alla Sella dei Col Santi e quindi al rifugio Lancia.
Proseguiamo ora con il sentiero 102 per la Bocchetta delle Corde, dove prendiamo il 105 che con un lungo traversone raggiunge la Sella del Roite. Cambiamo versante e osservando anche qui i numerosi resti della guerra raggiungiamo la Sella del Piccolo Roite. Da qui a sinistra si raggiunge velocemente il rifugio Papa, noi invece proseguiamo a destra per la Zona Sacra. Saliamo quindi al Dente Austriaco e successivamente al Dente Italiano. Nella sella tra i due denti una targa e un corona di alloro ricordano quanto successo qui. Proseguiamo per il Palon e quindi raggiungiamo Cogolo Alto dove si trova il rudere di un rifugio militare. Anche se abbiamo cercato di non soffermarci troppo ad osservare le trincee e a leggere i numerosi cartelli, dato che lo abbiamo fatto lo scorso anno, è impossibile camminare in questo luogo senza riflettere su quanto è successo e passar via come se niente fosse. Le parole della persona che ci accompagnò la prima volta in questi luoghi quasi 10 anni fa sono ancora scolpite nelle nostre menti. A Cogolo Alto ci rendiamo conto che il tempo è volato e che ormai è troppo tardi per scendere al rifugio per cui facciamo la sosta pranzo sui prati al cospetto del gruppo del Carega, mi spiace per Marco che una birra se la sarebbe bevuta ben volentieri! Scendiamo ora a Malga Cosmagnon, dove incrociamo un numeroso gruppo di camosci che scappano appena ci sentono arrivare. Ci aspetta ora una breve risalita ma fatta al caldo, sotto il sole e in mezzo ai mughi sembra interminabile. Risaliamo quindi sul sentiero 105 per tornare alla Bocchetta delle Corde dove deviamo a sinistra e con un panoramico traverso, raggiungiamo la Bocchetta dei Foxi. Da qui si potrebbe salire in circa 30 min al Corno Battisti, ma valgono le stesse considerazioni fatte qualche ora prima per cui lasciamo stare e scendiamo nel mezzo del vallone verso Malga Zocchi. Entriamo poi nel bosco, dove sembra di camminare sulle saponette e velocemente raggiungiamo la strada di accesso al rifugio Lancia. Ancora un po’ di strada sterrata e poi asfalto e siamo di nuovo al posteggio. Un anello davvero meritevole e a parte la Zona Sacra, sugli altri sentieri abbiamo incontrato pochissima gente. Da Cogolo Alto nessuno. Ampi panorami, colori bellissimi, di certo questo è il periodo migliore per girare in questi luoghi quando anche le caratteristiche nebbie raramente sono presenti.
Dislivello 1456 m e 27,1 km
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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