Lago delle Locce, l'ostrica del favonio


Publiziert von lebowski , 15. Juni 2017 um 16:14.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:10 Juni 2017
Wandern Schwierigkeit: T2 - Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 5:00
Zufahrt zum Ankunftspunkt:Pecetto, rifugio Zamboni, lago delle Locce
Unterkunftmöglichkeiten:Rifugio Zamboni Zappa

 

Ci sono due maniere principali per transitare lungo le strade del mondo, comprese quelle di montagna: da viaggiatori o da pellegrini. Siete randonneurs  ou  pèlerins dunque?
Il viaggiatore  disegna ogni passo dopo l'altro con consapevolezza, lo studio del percorso e dei mezzi per arrivare alla meta sono nelle sue corde. La sua forza è la conoscenza di ciò che lo aspetta, nella ponderazione, è difficile che le circostanze lo colgano impreparato. Porta sempre la quantità d'acqua sufficiente, la crema solare in alta quota e la giacca antipioggia. Il suo viaggio deve scorrere lineare, e ne porterà a casa ricordi tangibili, fisici.
Il pellegrino invece ha fede in qualcosa di ultraterreno e da questa convinzione lungo il cammino riesce a diventare esso stesso strada, passo e luogo di arrivo. Nulla lo può fermare, e nessuno degli inconvenienti che possono venirgli incontro lo può scoraggiare. Dato il suo approccio un po' bohémien versato all'essenzialità, riempirà lo zaino in maniera empirica, sapendo che potrà fare a meno del potassio di una banana, ed eventualmente i crampi li combatterà con l'effetto psicotropo della natura. Il suo viaggio diventa una sorta di esperienza spirituale, dal luogo di arrivo non prenderà nemmeno un fiore o un sasso, eppure porterà con sé molto dell'esperienza.
Queste due categorie esulano dall'aspetto religioso, che possono avere entrambe più o meno radicato,  sono solo visioni del mondo differenti. La salita per il viaggiatore è dislivello, percentuale, pendenza e tempo medio da rispettare; il pellegrino la vede come una sfida interiore, senza bisogno di misurazioni metriche o temporali.

All'inizio di questa escursione in valle Anzasca si è subito manifestato  un regalo della natura. Sopra le cime del massiccio del Monte Rosa è apparsa una nuvola curiosa, che prende il nome dal vento che la genera, il cosiddetto pesce del favonio. Non è una nuvola qualunque, guardandola bene è un'opera d'arte. Improvvisata, come quelle performance che artisti concettuali creano con i mezzi che hanno tra le mani in un momento qualsiasi.
Che dia una vibrazione nel vederla è certo, lo noto dallo stupore e dal numero di scatti dei miei compagni di cammino.Non ha la classica forma allungata, in effetti assomiglia di più ad un ostrica piuttosto che a un pesce.
Il sentiero continua con un tratto su di una morena, l'antico letto del ghiacciaio del Belvedere ormai completamente ricoperto di pietre. Saltellando da un sasso all'altro, per un istante ritorno bambino, quando praticavo lo stesso gioco sui massi bianchi delle rive del fiume Adda.
Si procede sulla traccia obliqua, tagliata sul versante di una profonda gola sul fondo della quale scorre veloce e rigoglioso il torrente. Tra una speculazione e l'altra si arriva nella suggestiva conca prativa dell’Alpe Pedriola, ai piedi della parete est del Monte Rosa.Tra i massi erratici sparsi nell'ampio altopiano, alcuni veramente enormi, appare il rifugio Zamboni Zappa.
Il colpo d'occhio da questa posizione è davvero notevole, un luogo da invocazione delle potenze superiori, dove viene spontaneo fermarsi e riflettere sul senso delle cose. La terra bruciata da lunghi mesi sotto la neve è ricoperta di prati verdissimi, srotolati per l'estate dalle dee delle alture. Sulle pareti scoscese ancora innevate lo sguardo scorre sui particolari delle rocce, che si aggiungono e mutano con una lentezza che l'età dell'uomo non riesce  a capire. Tutta la nostra vita in fondo è solo un soffio. Siamo così piccoli da maturare certezze incrollabili e dubitare di tutto allo stesso tempo.
In questi luoghi il pellegrino trova una sospensione, uno stato di grazia. Vede nelle cime maestose la siepe leopardiana che  "il guardo esclude" oltre al quale l'infinito si finge, superando la contingenza di ciò che ci circonda.  Il viaggiatore si preoccupa più di calcolare i tempi di permanenza, di sosta e controlla il meteo per programmare il ritorno. Dopo essersi spalmato di crema ad alto indice di protezione naturalmente, visto il cielo limpido di un azzurro lapislazzuli che ricorda i dipinti di Giotto, e la quota.
Io sono dotato di una pelle piuttosto resistente, (pèl de tàmbor, pelle di tamburo come recita un colorito motto dialettale) quindi ne farò a meno oggi. I cacciatori di immagini in questo posto magnifico entrano automaticamente in fibrillazione.

Dopo una pausa contemplativa e fisiologica si avanza lungo l'altopiano, dominati da un metronomo interno in direzione Lago delle Locce. Un'ultima salita si svolge a contatto con la neve, ormai di una consistenza cremosa.
Arrivo, insieme ad altri quattordici camminatori al lago, punto di passaggio tra  noi e il ghiacciaio. Troviamo lo specchio d'acqua ancora parzialmente congelato, a sottolineare quanto i nostri concetti di stagione scompaiano al confronto dei ritmi millenari della natura. Noto che la nuvola artistica modellata dal favonio ha preso la forma di una farfalla. Chissà quale sarà la prossima figura? Davanti all'ignoto le strade sono due principalmente, quella di dissezionarlo e renderlo familiare e quello di perdervisi. Personalmente prediligo la seconda, si finisce sempre per scoprire qualcosa di nuovo.
Nel gruppo con il quale ho camminato vedo sia viaggiatori che pellegrini, tutti molto simpatici e cordiali. Ognuno vive a modo suo l'escursione in montagna, luogo dove non prendiamo nulla di materiale, eppure portiamo a casa moltissimo.
La verità è che bisognerebbe trovare il giusto equilibrio tra l'essere l'uno o l'altro. L'istinto e la ragione devono essere complementari nelle nostre scelte. Un grande illuminato (Confucio) disse che la virtù contenuta nella dottrina del mezzo è dell'ordine più alto. Ma è rara tra la gente. 
Verissimo. 
Me ne accorgo solo alla sera, quando constato l'opera del sole implacabile che durante tutta la discesa avevo alle spalle: mi ha bruciato il collo. Il color rosso cardinale che ha assunto non promette bene.
Ci vorrebbe la fresca nuvola del favonio ad accarezzarmi la pelle scottata. Sarebbe perfetta quella di oggi a forma di ostrica, in un letto di ghiaccio naturalmente.





soundtrack: " Le nuvole"  Fabrizio de Andrè


 https://www.youtube.com/watch?v=q_hded5ZirQ 


 



 


Tourengänger: lebowski


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Kommentare (4)


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jkuks hat gesagt:
Gesendet am 15. Juni 2017 um 17:57
Bellissima relazione, bellissime (e strane) foto, ottima gita... che dire? C'é tutto!
ciao :)

lebowski hat gesagt: RE:
Gesendet am 15. Juni 2017 um 19:55
Grazie Gianluca sei molto gentile. Le fotografie ti possono sembrare strane forse perché scattate con un cellulare? Giro i tuoi complimenti ai miei compagni di cammino, bellissima compagnia. Ciao

jkuks hat gesagt: RE:
Gesendet am 16. Juni 2017 um 06:45
No, le foto sono molto belle. Io ad esempio alterno cellulare a macchina fotografica per le mie escursioni e devo dire che i soddisfano entrambe (ovviamene con una caratura diversa, data dalle diverse caratteristiche degli apparecchi)...

lebowski hat gesagt: RE:
Gesendet am 16. Juni 2017 um 08:47
Anch'io a volte uso la reflex, che ovviamente ha una qualità diversa. Ma in gruppo per praticità (e pigrizia) il cellulare è più vicino allo spirito del pellegrino, coglie meglio l'istante senza appostamenti e continue rincorse per recuperare gli altri camminatori. Belle foto anche le tue, complimenti.


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