Camoi - Valle dell'Inferno


Publiziert von atal , 28. Mai 2016 um 19:20.

Region: Welt » Italien » Piemont
Tour Datum:23 Mai 2016
Wandern Schwierigkeit: T5+ - anspruchsvolles Alpinwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 8:00
Aufstieg: 1600 m
Abstieg: 1600 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Superstrada del Sempione, uscita Anzola. Si attraversa Anzola e si giunge a Megolo di Mezzo. Giunti al cospetto della chiesa di San Lorenzo, si prende la stradina sulla sinistra seguendo le indicazioni per il monumento ai partigiani (via Battaglia di Megolo). Parcheggio nei pressi del monumento in località Cortavolo (Caslet CNS) - 350 m
Kartennummer:IGM Rumianca F°. 30 della Carta d'Italia I.N.O. ed. 1914

C'è ancora qualcuno tra gli anziani di Megolo che ricorda Camoi come luogo di boscaioli. Probabilmente, in un tempo di cui si è persa la memoria, Camoi era un alpe, il più scomodo tra gli alpi della Valle dell'Inferno - di per se un posto tutt'altro che comodo, come sembra suggerire il nome -  e il primo ad essere abbandonato, perché era l'unico indicato già come rovina sulla vecchia carta IGM del 1914, dove appare anche la quota di 1276 m. La Mappa Rabbini del comune di Rumianca (risalente agli anni 1864 - 1865) indica due edifici con a fianco la scritta a matita Camoj (con la "i lunga", forse una più fedele trascrizione del nome originario), segno che a quell'epoca le baite erano ancora utilizzate. A Est delle baite la Mappa Rabbini indica, a ulteriore conferma del toponimo, il Rivo dei Camoi, scritto con l'inchiostro dell'ufficialità, principale tributario del Rivo dell'Inferno.

Il sentiero per accedere a Camoi è segnato solo sulla carta IGM del 1914 e vi arrivava dall'alto, traversando dal versante "ad imbuto" sopra Pian degli Elbi (che avevamo raggiunto in un recente giro, descritto qui) a partire da circa 1500 m di quota.
Sulla scia di queste poche informazioni e di quanto avevamo visto con i nostri occhi dalla cresta del Monte Turi durante l'escursione precedente, Ferruccio ed io decidiamo di andare in cerca delle rovine di Camoi, ben sapendo che - in casi come questo - non è detto che si riesca a trovare qualcosa...

Note
Percorso impegnativo soprattutto per l'orientamento: ci si muove senza sentiero e, in alcuni tratti, in mezzo a vegetazione intricata che limita la visibilità, oltre ad ostacolare la progressione. Consigliabile un giro preliminare sulle cresta del Turi per identificare dall'alto i passaggi chiave.
La risalita del pendio per accedere all'ultimo colletto prima di Camoi è pericolosa perché si svolge su blocchi di roccia instabili.


Andata
Partiamo dal parcheggio di Cortavolo e raggiungiamo Castello (circa 30') seguendo le indicazioni. Prima che il Sentiero Beltrami inizi a traversare sul fianco della Valle dell'Arsa verso Il Ballo e Orcocco, lo abbandoniamo per salire nel bosco diretti a Pian degli Elbi. Il sentiero, segnato sulla CNS degli anni '60, all'inizio non è riconoscibile ma, dopo circa 100 m di salita nel bosco, si incontrano dei tagli e, più avanti, pochi segni di vernice verde fluo.
Rispetto al sentiero fatto la volta scorsa, questo è meno evidente e più monotono. L'importante è sapere che il versante boscoso alle spalle di Castello è delimitato da due canali che non vanno mai oltrepassati.

Arrivati a Pian degli Elbi (1:30 totali), proseguiamo come la volta scorsa lungo quello che ormai chiamo il "sentiero del'46" verso il pendio ad imbuto che permette di accedere alla cresta del Monte Turi. Giunti intorno ai 1500 m, in una zona poco sotto la cresta, dove si trovano anche dei vecchi tagli, traversiamo a sinistra (E), risaliamo la parte terminale di un canalino e usciamo su una spalla sulla sinistra alla base delle rocce percorrendo una traccia di animali (fino qui, circa 2:20). 

Appena si cambia versante, la traccia si biforca ed entrambe le diramazioni si perdono nell'intrico dei rododendri. Da qui in avanti ci si muove con percorso libero, avendo come unici riferimenti l'altimetro e la mappa del 1914. Attraversiamo un vallone erboso intorno ai 1500 m di quota e, giunti su una ampia dorsale pianeggiante che punta in direzione di Premosello (1540 m), traversiamo al colletto successivo, perdendo leggermente quota (1480 m). Il passaggio è obbligato perché siamo alla base di una parete e, sotto di noi, la dorsale diventa rocciosa ed affilata. Scendiamo nel vallone tenendoci a destra di una piodata, dove si può ancora riconoscere qualche tornante del vecchio sentiero. Giunti su terreno boscoso, ci abbassiamo fino a circa 1350 m di quota e traversiamo a destra in modo da raggiungere il greto del canale principale a valle di un salto. Risaliamo verso sinistra (E) un repulsivo pendio in ombra, passando con attenzione su grossi blocchi di roccia, in parte instabili. Anche questo è un passaggio obbligato. Raggiunto così un terzo colletto a 1380 m, ci affacciamo su un versante boscoso, dove scendiamo fino a portarci a circa 1300 m, cioè pochi metri sopra la quota di Camoi. Traversando in direzione sud, dopo una breve ma ripida risalita tra gli arbusti raggiungiamo una radura in piano dove si è conservato il calpestio del vecchio sentiero. Sono solo pochi metri e siamo di nuovo nel bosco, senza traccia, ma guardando in basso, in mezzo agli alberi sembra di riconoscere il perimetro di pietra di una baita. L'incredulità in un istante muta in emozione. Per pochi attimi conta solo il momento presente: siamo arrivati a Camoi (1276 m; 4 ore), un luogo che - per quel che ne sapevamo - poteva anche essere perduto per sempre.

I ruderi azzerati, affacciati sul silenzio della Valle dell'Inferno, così vicina e al tempo stesso così lontana dall'Ossola indaffarata, sono i testimoni muti di un'epoca di fatiche per noi inconcepibili.

Ritorno
Per il ritorno decidiamo di salire con percorso libero fino alla cresta principale, raggiungere la cima del Monte Turi e scendere verso l'Alpe Rosso, sul versante dell'Arsa, cercando di passare dove la CNS degli anni '60 riportava un sentiero...

Risaliamo il pendio sopra le rovine di Camoi e incontriamo a 1415 m un pianoro nel bosco con dei resti di muretti. Proseguendo nella salita, il pendio diventa una ripida dorsale che alterna placche inclinate a zone di vegetazione intricata. Ad un certo punto, prima di affrontare un tratto roccioso più impegnativo, traversiamo verso un canale sulla destra (N), lo risaliamo sul fondo e quindi usciamo su un colletto alle spalle di uno sperone roccioso sulla destra, dove troviamo anche dei vecchi tagli. Ancora un breve traverso e siamo sulla cresta principale, a 1635 m di quota, tra il Monte Turi e cima a Nord del Monte Crotta (quota 1939 m IGM). Raggiungiamo quindi la cima del Monte Turi (circa 2 ore da Camoi) e scendiamo traversando a sinistra (S) su ripidi prati, senza trovare nulla del sentiero riportato sulla CNS, avendo come riferimento la posizione della radura dell'Alpe Rosso vista dalla cima. Giunti nel bosco, continuiamo a traversare a sinistra (S), passiamo a monte di una giavina e scendiamo nel bosco poggiando a sinistra fino ad incontrare, da ultimo, un sentiero (ometti, qualche segno rosso), che supponiamo provenga dalla zona dell'Alpe Forcoletta. Arriviamo così alle spalle dell'Alpe Rosso (meno di 40' dalla cima) e, seguendo il sentiero noto dalla precedente visita, ritorniamo a Cortavolo dove si conclude questo interessante giro (circa 2 ore dalla cima del Monte Turi, 4 da Camoi).

Link alla relazione di Ferruccio:
 

Tourengänger: atal
Communities: Hikr in italiano


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Kommentare (10)


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jkuks hat gesagt:
Gesendet am 28. Mai 2016 um 20:21
Fa un certo effetto ritrovare luoghi perduti da così tanto tempo. Archeo-alpinismo? Bel dubbio!
ciao

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 29. Mai 2016 um 16:06
E' stata una grande emozione...poi chiamiamolo come vogliamo, certo che di alpinistico in senso stretto non c'è molto. Di recente un amico mi ha proposto la definizione di "ravanismo": ecco forse questo potrebbe chiamarsi "archeo-ravanismo" o "ravanismo esplorativo", perché non sempre chi "ravana" sta esplorando, a volte è solo uno che sta cercando di ritornare sul sentiero ;-)
Ciao e buoni giri,
Andrea

tignoelino hat gesagt:
Gesendet am 28. Mai 2016 um 20:44
Bel racconto e bel mazzo!!!

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 29. Mai 2016 um 16:12
Grazie Roby, è stata una bella avventura. Poi la risalita verso la cresta, che è un po' in sordina nel racconto perché in questo caso è stato più che altro un modo per tornare a casa, è una di quelle cose che fai solo se ti piace proprio stare in mezzo alle piante...ma sembra che faccia bene, appendersi: a me è passato un fastidio alla spalla!
Ciao,
Andrea

ciolly hat gesagt: Camoi?
Gesendet am 29. Mai 2016 um 20:35
Salendo al Turi c'ero passato anch'io, per caso, da queste rovine d'alpeggio ma, pur rovistando un po', non riuscii a localizzarlo su alcun report o cartina...
L'innominato... Alpe Camoi...
Bravi, una bella avventura!!!
Adriano

atal hat gesagt: RE:Camoi?
Gesendet am 29. Mai 2016 um 21:04
Grazie Adriano, mi ero chiesto da dove fossi passato, e avevo immaginato che tu fossi rimasto più a Nord rispetto ai ruderi di Camoi. Vorremmo tornare da quelle parti, e cercare di salire dal Rio dell'Inferno, ma questa volta non per salire al Turi...
Ciao,
Andrea

ChristianR hat gesagt:
Gesendet am 30. Mai 2016 um 09:34
Abandoned trails lead us to these unexplored areas we call "the past".

Andrea, thank you for these travels in time and History. I always look forward to the latest report of your explorations in the Val d'Ossola !

Chris

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 30. Mai 2016 um 11:50
Thanks Chris for your comment.
I'm glad I've succeded in sharing the experience of these travels in time and history.
The past, as you wrote, is mainly an "unexplored area" - or, taking the expression from a novel - "is a foreign land". It has been removed, and traces remain in some abandoned places only.
It's surprising the amount of these signs of the past in Ossola and in the nearby valleys, where only the lack of interest has preserved them from removal. For me these signs are precious because they are capable, more than many history books read at school, to tell us how life was in "the past".
Andrea

ChristianR hat gesagt: RE:
Gesendet am 30. Mai 2016 um 14:04
This past only consists of a few dry stone walls and rusted metal parts, but we see it as a treasure because it feeds us with specific emotions. Alpe Funtanasc, Alpe Saler, etc. are places that require a great effort to reach but the reward is ever present. Starting from an old map or rely on the tales of old to finally reach an abandoned site is a wonderful way to enrich our experience of all kinds.

Alas, it is often difficult to explain this to our relatives who do not understand this quest ... they live in a materialistic world where talent is not necessary since the technology enough. But no technology will bring this experience and emotions won on the field of practice. At the end of the trip, we feel like contented because we know more about this world and its history. And we also know better ourselves.

Yes, I see that as an inner quest.

atal hat gesagt: RE:
Gesendet am 30. Mai 2016 um 22:13
This inner quest, for me, has much to do with the need for first-hand experiences, because many of the things we suppose we know, really has been heard or read from others.

Here we have the chance to discover the world, starting from a small part - small but reflecting the whole - on our own.


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