Grignone da Balisio per la via invernale
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Frutto di una decisione notturna, provo oggi la salita invernale al Grignone, molte volte ben descritta su questo sito. D'altra parte, l'utilizzo di questa via ha, secondo me, le settimane contate perché la neve è in forte regresso e il manto è omogeneo solo dal bivacco Riva-Girani.
Pervenendo da Ballabio, volto a sinistra sulla sterrata dopo il distributore Tamoil, all'altezza di un cartello che indica l'agriturismo Grassi e Lunghi. Decido di parcheggiare nel primo slargo disponibile, rinunciando a raggiungere la Cappella del Sacro Cuore. La mattina è fresca e voglio godermi l'alba camminando piacevolmente sulla larga e comoda carrareccia, fosse solo per svegliarmi e scaldarmi un po'.
Superata la cappella e il bell'agriturismo, continuo verso il Pialeral su percorso intuitivo. Unica possibilità di deviazione è una scorciatoia ripida nel bosco che consente di guadagnare qualche minuto di marcia (si veda fotografia). La salita ora è decisa ma in breve adduce all'alpe Cova prima e all'amena località del Pialeral poi.
Da qui, impossibile sbagliare strada, attacco una dorsale piuttosto ripida e lunga che continua a salire puntando l'oramai visibile bivacco Riva-Girani adagiato su un terrazzo naturale. Occorre camminare lungamente per trovare le prime lingue di esigua neve che, date le basse temperature, permettono di superare l'ultimo strappo e giungere al bivacco, perfettamente tenuto ed attrezzato.
Una sosta per ramponarmi mi consente di ammirare la sottostante Valsassina con le sue cime che la contornano: l'occhio cade sulla bellissima piramide del Sodadura, teatro di una gita di qualche settimana fa.
Immediatamente dietro al bivacco, la salita si veramente serie. Occorre infatti rimontare un pendio per circa 350 metri di dislivello che si è guadagnato - non a sproposito - l'appellativo di "muro del pianto". Le pendenze, per tutto il tratto, rimangono importanti (forse 35/40 gradi), l'uso dei bastoncini o della picca è praticamente indispensabile e a volte mi tocca metter giù le mani per proseguire. Gli spazi per respirare sono veramente esigui, non più di due brevissimi avvalamenti peraltro ad inizio via. Tuttavia, con un poco di filosofia e senza troppo guardar su, procedo passo passo sino a giungere ad un traverso verso sinistra che di fatto sancisce la fine della salita e l'uscita in cresta. Da questo momento è solo goduria, specie in una giornata come quella odierna: lo sguardo spazia i ogni dove, dal lago, ai monti dell'Engadina, della Bregaglia, le Orobie e, naturalmente i tanti amati 4000 occidentali, tra i quali il "mio" Monte Rosa recita sempre la parte del Gran Signore. Occhio comunque a non guardare troppo in giro sulla cresta che, per quanto larga e ben battuta, presenta diversi punti vertiginosi e qualche passo su roccette da stare attenti. L'ultima parte è messa in sicurezza da fittoni e un cavo a cui aggrapparsi, semmai girasse la testa per le voragine sottostanti o per l'immensa bellezza che da essa si ammira.
In breve sono dunque in cima dove tira un vento niente male, pertanto scendo qualche metro e, al riparo del rifugio Brioschi, consumo il mio pasto in compagnia di pochi altri escursionisti. Due di loro, saliti dinnanzi a me, scenderanno ora ad una bocchetta verso la Grignetta e da lì procederanno verso il Pialeral per la via estiva. Li osservo per un po', preso da un certo languorino di emulazione ma certi traversi mi determinano a tornare sui miei passi per la stessa via con la quale sono salito.
Quindi giù, su neve ora un po' molle che facilita la progressione. Dove si lascia la cresta per scendere il pendio, incrocio glia amici
POLI89 e Francesco, anch'essi impegnati nella stessa gita. A dire il vero si sarebbe dovuto andare insieme ma una serie di vicissitudini hanno impedito la coincidenza di orari.
Altra sosta al bivacco dopo la facile discesa e poi giù ancora sulla dorsale dove regnano la neve marcia e il fango con conseguenti capitomboli densi di parolacce. Dal Pialeral, poi, è solo una passeggiata defaticante sino all'auto che mi ha aspettato per sette ore abbondanti.
Sviluppo (da Balisio): 14 km; SE: 30.5 km circa.
Sono stato un po' indeciso se quotare la gita T2 o T3 e alla fine ho optato per T2, aggiungendo una gradazione alpinistica. Il muro del pianto e la seguente cresta, con neve dura, hanno infati tutto l'aspetto di un'alpinistica abbordabile dove sono tuttavia raccomandabilissimi picozza, ramponi e un minimo di attitudine all'ambiente. A mio avviso, se si escludono i pericoli oggettivi del ghiacciaio e dell'alta quota qui non presenti, certe salite sul monte Rosa (penso a Piramide Vincent o Punta Giordani) sono più semplici di quella realizzata oggi.
Pervenendo da Ballabio, volto a sinistra sulla sterrata dopo il distributore Tamoil, all'altezza di un cartello che indica l'agriturismo Grassi e Lunghi. Decido di parcheggiare nel primo slargo disponibile, rinunciando a raggiungere la Cappella del Sacro Cuore. La mattina è fresca e voglio godermi l'alba camminando piacevolmente sulla larga e comoda carrareccia, fosse solo per svegliarmi e scaldarmi un po'.
Superata la cappella e il bell'agriturismo, continuo verso il Pialeral su percorso intuitivo. Unica possibilità di deviazione è una scorciatoia ripida nel bosco che consente di guadagnare qualche minuto di marcia (si veda fotografia). La salita ora è decisa ma in breve adduce all'alpe Cova prima e all'amena località del Pialeral poi.
Da qui, impossibile sbagliare strada, attacco una dorsale piuttosto ripida e lunga che continua a salire puntando l'oramai visibile bivacco Riva-Girani adagiato su un terrazzo naturale. Occorre camminare lungamente per trovare le prime lingue di esigua neve che, date le basse temperature, permettono di superare l'ultimo strappo e giungere al bivacco, perfettamente tenuto ed attrezzato.
Una sosta per ramponarmi mi consente di ammirare la sottostante Valsassina con le sue cime che la contornano: l'occhio cade sulla bellissima piramide del Sodadura, teatro di una gita di qualche settimana fa.
Immediatamente dietro al bivacco, la salita si veramente serie. Occorre infatti rimontare un pendio per circa 350 metri di dislivello che si è guadagnato - non a sproposito - l'appellativo di "muro del pianto". Le pendenze, per tutto il tratto, rimangono importanti (forse 35/40 gradi), l'uso dei bastoncini o della picca è praticamente indispensabile e a volte mi tocca metter giù le mani per proseguire. Gli spazi per respirare sono veramente esigui, non più di due brevissimi avvalamenti peraltro ad inizio via. Tuttavia, con un poco di filosofia e senza troppo guardar su, procedo passo passo sino a giungere ad un traverso verso sinistra che di fatto sancisce la fine della salita e l'uscita in cresta. Da questo momento è solo goduria, specie in una giornata come quella odierna: lo sguardo spazia i ogni dove, dal lago, ai monti dell'Engadina, della Bregaglia, le Orobie e, naturalmente i tanti amati 4000 occidentali, tra i quali il "mio" Monte Rosa recita sempre la parte del Gran Signore. Occhio comunque a non guardare troppo in giro sulla cresta che, per quanto larga e ben battuta, presenta diversi punti vertiginosi e qualche passo su roccette da stare attenti. L'ultima parte è messa in sicurezza da fittoni e un cavo a cui aggrapparsi, semmai girasse la testa per le voragine sottostanti o per l'immensa bellezza che da essa si ammira.
In breve sono dunque in cima dove tira un vento niente male, pertanto scendo qualche metro e, al riparo del rifugio Brioschi, consumo il mio pasto in compagnia di pochi altri escursionisti. Due di loro, saliti dinnanzi a me, scenderanno ora ad una bocchetta verso la Grignetta e da lì procederanno verso il Pialeral per la via estiva. Li osservo per un po', preso da un certo languorino di emulazione ma certi traversi mi determinano a tornare sui miei passi per la stessa via con la quale sono salito.
Quindi giù, su neve ora un po' molle che facilita la progressione. Dove si lascia la cresta per scendere il pendio, incrocio glia amici

Altra sosta al bivacco dopo la facile discesa e poi giù ancora sulla dorsale dove regnano la neve marcia e il fango con conseguenti capitomboli densi di parolacce. Dal Pialeral, poi, è solo una passeggiata defaticante sino all'auto che mi ha aspettato per sette ore abbondanti.
Sviluppo (da Balisio): 14 km; SE: 30.5 km circa.
Sono stato un po' indeciso se quotare la gita T2 o T3 e alla fine ho optato per T2, aggiungendo una gradazione alpinistica. Il muro del pianto e la seguente cresta, con neve dura, hanno infati tutto l'aspetto di un'alpinistica abbordabile dove sono tuttavia raccomandabilissimi picozza, ramponi e un minimo di attitudine all'ambiente. A mio avviso, se si escludono i pericoli oggettivi del ghiacciaio e dell'alta quota qui non presenti, certe salite sul monte Rosa (penso a Piramide Vincent o Punta Giordani) sono più semplici di quella realizzata oggi.
Tourengänger:
rochi

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