In visita all'Avezz de Üusenda
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All'interno del Parco delle Orobie Valtellinesi si approfondano diverse valli secondarie ormai trascurate - oltre che dal passaggio turistico - anche dalle tipiche attività di pastorizia e cure forestali: ai margini di un alpeggio - L'Alpe Vesenda bassa - non più caricato da molti anni, si innalza un gruppo di abeti (bianchi e rossi) fra i quali si distingue per dimensioni l'Abete bianco di Vesenda ("Avezz de Üusenda" nel dialetto locale). L'apposita segnaletica recita le seguenti caratteristiche dell'albero: altezza 38,50m, circonferenza 5,62m, diametro a petto d'uomo 1,79m, età 300-350 anni, volume totale 32,60 m cubi. Attualmente l'abete sta finendo il proprio ciclo vitale: la cima è secca, sui rami poche fronde stentate e a terra troppi rami schiantati. Questa breve e comoda escursione permette - lungo il percorso dell'ecomuseo - di penetrare in un territorio che si sta riprendendo la sua selvaticità originaria, con l'occasione di osservare anche un insolito esemplare arboreo.
Dalla chiesetta della Madonna delle Grazie 1151m si segue l'antico tracciato della Via Priula (percorso commerciale che univa Morbegno a Bergamo) scendendo con comodi tornanti sul fondovalle oscuro di Pedena: oltrepassato un primo ponte, ci si avvicina al secondo affiancando i resti di una vecchia segheria ad acqua. Si risale l'opposto versante che, tramite altri nuovi tornanti, riporta alla luminosità del Dosso Chierico 1219m, un'ordinata serie di baite sul filo di un crestone roccioso. Subito si presenta un bivio: si trascura a sinistra il proseguimento della Via Priula e si procede lungamente a destra per un comodo tracciato a saliscendi che si addentra nella vallata. Ad un bivio successivo Q 1100 m circa si lascia a destra la traccia principale che si dirige a risalire il versante opposto verso Garzino, e si continua lungo un evidente sentiero a sinistra. Sempre nei pressi del fondovalle, si oltrepassa a destra un'area con i pochissimi resti di antichi forni fusori del ferro, e - in breve - si raggiunge una radura, i cui pascoli vengono gradualmente riassorbiti dal crescente cespugliame. Un guado con massi disposti a ponte permette di raggiungere i prati degradati dell'altra sponda attraverso il torrente di valle: un umido sentierino si avvicina al margine boscoso della radura e qui - circondato da abeti e faggi di ragguardevoli dimensioni - a circa 1400 m di quota si trova l'Abete bianco di Vesenda.
Ritorno per la via di andata.
Dalla chiesetta della Madonna delle Grazie 1151m si segue l'antico tracciato della Via Priula (percorso commerciale che univa Morbegno a Bergamo) scendendo con comodi tornanti sul fondovalle oscuro di Pedena: oltrepassato un primo ponte, ci si avvicina al secondo affiancando i resti di una vecchia segheria ad acqua. Si risale l'opposto versante che, tramite altri nuovi tornanti, riporta alla luminosità del Dosso Chierico 1219m, un'ordinata serie di baite sul filo di un crestone roccioso. Subito si presenta un bivio: si trascura a sinistra il proseguimento della Via Priula e si procede lungamente a destra per un comodo tracciato a saliscendi che si addentra nella vallata. Ad un bivio successivo Q 1100 m circa si lascia a destra la traccia principale che si dirige a risalire il versante opposto verso Garzino, e si continua lungo un evidente sentiero a sinistra. Sempre nei pressi del fondovalle, si oltrepassa a destra un'area con i pochissimi resti di antichi forni fusori del ferro, e - in breve - si raggiunge una radura, i cui pascoli vengono gradualmente riassorbiti dal crescente cespugliame. Un guado con massi disposti a ponte permette di raggiungere i prati degradati dell'altra sponda attraverso il torrente di valle: un umido sentierino si avvicina al margine boscoso della radura e qui - circondato da abeti e faggi di ragguardevoli dimensioni - a circa 1400 m di quota si trova l'Abete bianco di Vesenda.
Ritorno per la via di andata.
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