Pizzo Predèlp Occidentale (2585 m) - SKT
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L’uscita odierna è per me di particolare importanza perché rappresenta la scialpinistica numero 100. Per questo motivo scelgo la meta con cura, cercando di mediare le mie aspirazioni con le condizioni che la meteo offre. Compito non facile: forse addirittura la parte più difficile di tutta la gita. Delle 100 uscite (di cui solo il 6% non ha avuto l’onore della pubblicazione su hikr - per i più svariati motivi, non sempre dipendenti dalla mia volontà – e nessuna, nella presente stagione, rientra in questa trascurabile frazione) questa suggella una passione nata un po’ per caso (inizialmente era solo ed unicamente per poter continuare a frequentare la montagna anche in inverno), ma che poi è cresciuta fino agli attuali livelli. Livelli per i quali, alle prime nevicate di novembre, sono già in fibrillazione, pregustando la stagione futura delle montagne in bianco.
...pregustando quelle belle salite nel silenzio fatto di ovatta, di brividi di freddo e di sudore muto… e poi quella impalpabile sensazione di essere cullati dalla polvere e di poter volare quei pochi centimetri sopra la coltre bianca trasportati solo dalla forza di gravità che collega la vetta al piano. Volare e adagiarsi nel bianco abbraccio che la montagna ci offre.
Non aggiungo altro, non faccio comparazioni, la montagna è sempre bella in tutte le stagioni, basta saperla apprezzare. Veniamo dunque a questa uscita numero 100.
Il confronto tra le aspirazioni e la realtà è stridente. La “tendenza favonica” preannunciata da MeteoSvizzera si rivela essere un tempesta di favonio che mi ricaccia indietro non appena metto il naso fuori dall’auto al Passo del Lucomagno. La “meta scelta con cura” va immediatamente a farsi benedire. Scendo dunque all’Alpe Casaccia con l’idea di andare a vedere se la cresta tra Blenio e Leventina è in condizioni altrettanto critiche: al parcheggio il vento, pur forte, è comunque accettabile, se confrontato con il duro schiaffo ricevuto pochi minuti prima.
Cartine non ne ho, però mi attira “la Parete dello Scudo” (Paré di Scut), avvicinata abbastanza di recente nella gita alle Pipe. Dopo aver attraversato il Brenno sul ponte presso l’Alpe Gana, raggiungo Campo Solario e aggiro il Torói da Est. Da Gana Bubaira salgo in direzione Sud verso le propaggini Est del Paré di Scut. Il pendio, come apprendo successivamente dal Gabuzzi, è del tipo AD-. Noto che per raggiungere la cima bisognerebbe arrampicare un po’, ma con il vento, che in prossimità delle creste soffia impetuoso, non è la situazione ideale. Decido allora di proseguire, bardato come un berserker, verso la tondeggiante cima alle sue spalle, che mi pare di ricordare corrisponda alla Cima Occidentale del Pizzo Predelp (a casa scoprirò poi che per il Brenna, questa cima, quotata 2585, si chiama effettivamente “Pizzo Predelp W”, mentre per il Gabuzzi si tratta del “Paré di Scut, cima Sud”; questione meramente terminologica, la vetta è la stessa, però l’autorità del chiarissimo bardo penso non sia in discussione).
Il vento è così forte che devo puntare i bastoni sotto l’ometto di vetta per non finire sul fondovalle opposto, in Leventina. Di spellare, in queste condizioni, neanche a parlarne. Mi abbasso in direzione NE (diciamo dalla parte del Passo Predelp) e un po’ più in basso riesco a trovare un avvallamento, una specie di piccolo cratere, che fa proprio al caso mio. Lì è possibile spellare senza perdere le pelli (e tutto il resto…).
In discesa fa così freddo (e la neve è così ghiacciata) che non mi dispiace risalire a scaletta quella settantina di metri che servono per guadagnare la cima del Torói, stavolta da W. La manovra serve per visualizzare la via di discesa migliore, oltre che per dare un’occhiata a quanto percorso finora.
Scendo poi sul suo fianco Ovest e mediante un canalino raggiungo Campo Solario e successivamente l’Infocentro Casaccia, dove mi attende l’auto con la birra.
La meteo ha voluto mettere i bastoni tra le ruote, ma alla fine il giro è stato bellissimo ugualmente, e anche se il Pizzo Predelp Occidentale non è una vetta di grido, chi si accontenta gode. Le prime cento scialpinistiche sono alle spalle, speriamo di poter avere il privilegio di continuare anche in futuro con la stessa soddisfazione. Un grazie a mio papà che, da piccolo, mi ha insegnato a sciare. Grazie ai suoi insegnamenti e alla passione per la montagna che mi ha trasmesso ho potuto avere accesso ad un mondo fantastico. Grazie papà.

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