Pizzo del Lambro (2129 m) - SKT
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Finalmente tutto il Ticino è giallo! No, non alludo ad un’eventuale invasione di cinesi, ma al fatto che dopo parecchie settimane si torna integralmente al pericolo 2 al di qua del Gottardo (ma le cose cambiano in fretta, attualmente non è già più così). La scelta cade dunque sul Nord del Cantone, ed in particolare su di una cima che presenta ancora una volta pendii abbastanza sicuri: tranquilli quelli sommitali, e più in basso, dove vi è pendenza, bosco.
Da Dalpe fino a Piumogna approfitto di un’ampia traccia di ciaspole. Da lì in poi, la salita è invece tutta da costruire. Rispetto alla via indicata nella guida, scelgo una salita più diretta: non per fare lo splendido, ma perché, tanto, ripido sarà comunque ed allora tanto vale accorciare il percorso. Quindi niente Crespiana, ma salita nel ripido bosco in direzione di Sassello Bianco (che è poi solo un nome sulla carta, non c’è nulla che sottolinei il toponimo, a parte la neve…). Come ormai una costante dell’ultimo periodo, la neve è fresca e polverosa. La guida parla di bosco “assai ripido e fitto” “nel quale la progressione è assai faticosa”: per una volta devo assolutamente confermare la cosa, come altrettanto devo fare nei confronti della valutazione AD- (relativa naturalmente a questo tratto che è poi il clou di giornata). Le inversioni si susseguono a centinaia, spesso mi stupisco di come sia ancora possibile farle, visto che il pendio è veramente ripido. Per quanto riguarda il “fitto”, in salita ho avuto questa sensazione netta, mentre durante la discesa mi è sembrato di trovare più spazi aperti (ma forse è solo una condizione psicologica legata al modo di procedere e alla fatica connessa).
Non c’è molto da descrivere riguardo al bosco: si deve salire (la cima del Pizzo del Lambro è visibile già da Dalpe ed anche da Piumogna, quindi non si può sbagliare) e continuare a salire, cercando di individuare i passaggi meno ostici.
Alla fine del bosco arrivo sull’altopiano sommitale proprio sotto le rocce di vetta: il pendio spiana, quindi con ampio giro verso sinistra guadagno la cresta, dalla quale, in pochi minuti, giungo sulla cima del Pizzo del Lambro. La meteo tiene per cui, per una volta, mi concedo la birra di vetta, sorseggiata durante le operazioni di cambio di assetto.
La discesa: nel tratto al sole (la parte sommitale prima del bosco) c’è una bellissima neve trasformata. Nel bosco, poi, dove non mi accanisco a seguire la traccia come l’ultima volta (è inutile, qui non ci si può perdere, prima o poi bisogna arrivare sul fondovalle), è il trionfo della polvere. Sul ripido è facile immaginarsi le paradisiache sensazioni: trovo addirittura un breve canalino senza alberi che rappresenta la summa del godimento scialpinistico. Peccato che troppo presto sono nuovamente a Piumogna.
Come segnalato nella descrizione sintetica, a Cimafroda evito il sentiero (estivo) del mattino e proseguo ancora un po’ in pianura sullo stradone ben battuto dai ciaspolatori. Quando mi rendo conto di essere sulla verticale di Dalpe, scendo incrociando anche un grande traliccio. La neve è buona anche qui e così mi concedo le ultime curve fino praticamente all’auto.
Nonostante il dislivello contenuto, non è una gita adatta a chi non voglia far fatica. Il bosco in salita impegna parecchio. In discesa, però, con questa neve, si dimentica anche l’ultima goccia di sudore.
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