Cima di Piazzi " quasi" via normale
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Partenza da Piacenza alle ore 6 …sosta per la colazione alla Galbusera attendendo l’apertura delle 8 e 30 e poi via verso Tirano dove ci attende Franco al parcheggio della Lidl.
Prendiamo per il confine svizzero di Tirano e via verso Livigno per il pieno di Bresaola e Gasolio… è sempre un piacere riempire il serbatoio con circa 30 euro.
Arriviamo a San Carlo dal passo del Foscagno e cerchiamo un passaggio che ci conduca alla Malga Boron in quanto la strada forestale è chiusa al traffico nei periodi estivi…. Anche i forestali ci confermano il divieto e i taxi disponibili sono tutti occupati in val viola con i turisti.
Non ci resta che preparare i pesanti zaini e iniziare l’avvicinamento che ci impegna per circa due ore di duro cammino sotto il sole delle 13.
Arriviamo provati alle 15 alla malga e ci rifocilliamo con integratore a base di vino rosso e acqua minerale.
Ripartiamo e dopo aver incrociato una lunga vipera nei pressi della staccionata iniziamo a percorrere la valle che nel tratto finale si impenna e non ti lascia tregua.
L’Ugo comincia a perdere posizioni ed è costretto a ripetute soste ma fatica a recuperare mentre Franco alla prima sella va in fuga e arriva al bivacco con un buon margine.
Il Bivacco Cantoni è posto in posizione dominante la valle su un costone roccioso in vista della bellissima parete nord della cima di piazzi.
Il bivacco è accogliente e ben curato con materassi nuovi,fornello,caffettiera e zucchero però manca acqua…..le nostre scorte sono limitate e quindi siamo costretta ad andare alla ricerca di acqua di fusione…proprio sotto la verticale del bivacco verso la lingua del ghiacciaio di Cordonne avvistiamo un pozzanghera ….con difficili traversi su sfasciume ripido raggiungiamo la pozza e facciamo rifornimento per il tè e il caffè.
Il percorso che ci porta al ghiacciaio non è chiaro e visto che l’anno passato ci aveva costretti a desistere decido di andare in perlustrazione del costone roccioso.
Percorro tutto il costone seguendo rari ometti fino a quando si impenna per aggiare a sinistra il salto di roccia ….poi le tracce si perdono …intravedo solo il salto di quello che resta della lingua glaciale della val Lia che si erge verticale a sbarrare il percorso….. lì non si passa …ci deve essere un passaggio tra le cenge e i canali che scendono dal costone roccioso……..
Rientro alla base con questo interrogativo e controllo la foto della relazione ma anche questa non è chiara .
Il sole lascia il posto alle tenebre e l’aria si fa frizzante ,la vale lontana è illuminata da fioche luci … alla luce delle frontali e delle candele consumiamo il pasto e beviamo abbondante caffè “Musetti” che ho abitudine portare durante le uscite …. È bello risvegliarsi al rumore della Moca e con il profumo del caffè…..
Si sono fatte le 9 e 30 e non ci resta che riposare ma il pensiero della salita dell’indomani mi agita il sonno e attendo l’alba.
Una fioca luce filtra dalla finestra ….è ora .
Colazione con tè , caffè e “bisciola della Valtellina" …una bomba energetica a base di uva,noci e fichi. Sono ormai le 6 e ci incamminiamo lungo il costone roccione che da orizzontalesi erge ora in verticale , guadagniamo il lato sinistro e perdiamo la traccia tra le cenge e lo sfasciume aggiriamo il costone e risaliamo un canale bagnato e ci troviamo come d’incanto alla base del ghiacciaio nel punto di congiunzione delle colate glaciali.
Il ghiaccio è scuro e molto duro ma il pendio non è ripidissimo e i ramponi mordono bene…. Ci leghiamo e superiamo questo primo tratto fino a guadagnare il platò nevoso.
Tracce nessuna solo coni di slavine spontanee….restiamo centrali e il nevaio ora si impenna prima di guadagnare un secondo pianoro…..una evidente traccia si intravede alla nostra destra ma è diretta con pendenza elevata e attacca proprio sopra al crepaccio della terminale.
A questo punto siamo già stanchi e provati e indecisi sulla via da percorrere……inizialmente ero per attaccare la direttissima ma ora non ne sono più convinto e decidiamo per quello che sembra la via più semplice ma ci troviamo ad aggirare enormi crepacci e il pendio si impenna……tira tira in verticale mi dirigo verso il costone roccioso …. ma non è la vetta … dalla cima una voce ci incita
“forza che ci siete “…erano alcuni ragazzi della valle che risalivano dal versante sud fino alla vetta.
Lungo traverso di cresta e con neve instabile aggiriamo la base della vetta principale e per misto arriviamo in vetta …. Sono le 12 e 30 …..abbiamo impiegato il doppio del dovuto …la cosa ci preoccupa ma dobbiamo recuperare le forza …una berretta e tanti liquidi.
I ragazzi ci raggiungono in vetta strisciano sulle rocce esposte per non passare su neve .
Ora ci attende quello che normalmente è la parte più difficile di una gita ….la discesa.
Decidiamo per la direttissima utilizzano tutta la lunghezza della corda proteggendoci con i chiodi da ghiaccio… la discesa risulta molto lenta ma “psicologicamente” sicura.
Impieghiamo diversi tiri da 30 metri per guadagnare il platò nevoso con le condizioni della neve ora molle in superficie e instabili ora ghiaccio vivo ……
Il resto della discesa non ha presentato difficoltà alcuna e siamo di nuovo al Bivacco.
Non ci resta che recuperare le nostre cose, mettere in ordine e scendere il lungo sentiero che condice alla malga.
Arriviamo alla malga stravolti verso le ore 18…..il malgaro mosso a compassione ci propone un passaggio fino alla madonna di Predont risparmiandoci un’ora circa di strada.
Dopo un’ultima risalita giungiamo alla macchina in località S.Carlo all’imbrunire.
Ora la parte più dura …… i trecento chilometri circa che ci separano dalla città.
Rientro a casa alle ore 2.
Prendiamo per il confine svizzero di Tirano e via verso Livigno per il pieno di Bresaola e Gasolio… è sempre un piacere riempire il serbatoio con circa 30 euro.
Arriviamo a San Carlo dal passo del Foscagno e cerchiamo un passaggio che ci conduca alla Malga Boron in quanto la strada forestale è chiusa al traffico nei periodi estivi…. Anche i forestali ci confermano il divieto e i taxi disponibili sono tutti occupati in val viola con i turisti.
Non ci resta che preparare i pesanti zaini e iniziare l’avvicinamento che ci impegna per circa due ore di duro cammino sotto il sole delle 13.
Arriviamo provati alle 15 alla malga e ci rifocilliamo con integratore a base di vino rosso e acqua minerale.
Ripartiamo e dopo aver incrociato una lunga vipera nei pressi della staccionata iniziamo a percorrere la valle che nel tratto finale si impenna e non ti lascia tregua.
L’Ugo comincia a perdere posizioni ed è costretto a ripetute soste ma fatica a recuperare mentre Franco alla prima sella va in fuga e arriva al bivacco con un buon margine.
Il Bivacco Cantoni è posto in posizione dominante la valle su un costone roccioso in vista della bellissima parete nord della cima di piazzi.
Il bivacco è accogliente e ben curato con materassi nuovi,fornello,caffettiera e zucchero però manca acqua…..le nostre scorte sono limitate e quindi siamo costretta ad andare alla ricerca di acqua di fusione…proprio sotto la verticale del bivacco verso la lingua del ghiacciaio di Cordonne avvistiamo un pozzanghera ….con difficili traversi su sfasciume ripido raggiungiamo la pozza e facciamo rifornimento per il tè e il caffè.
Il percorso che ci porta al ghiacciaio non è chiaro e visto che l’anno passato ci aveva costretti a desistere decido di andare in perlustrazione del costone roccioso.
Percorro tutto il costone seguendo rari ometti fino a quando si impenna per aggiare a sinistra il salto di roccia ….poi le tracce si perdono …intravedo solo il salto di quello che resta della lingua glaciale della val Lia che si erge verticale a sbarrare il percorso….. lì non si passa …ci deve essere un passaggio tra le cenge e i canali che scendono dal costone roccioso……..
Rientro alla base con questo interrogativo e controllo la foto della relazione ma anche questa non è chiara .
Il sole lascia il posto alle tenebre e l’aria si fa frizzante ,la vale lontana è illuminata da fioche luci … alla luce delle frontali e delle candele consumiamo il pasto e beviamo abbondante caffè “Musetti” che ho abitudine portare durante le uscite …. È bello risvegliarsi al rumore della Moca e con il profumo del caffè…..
Si sono fatte le 9 e 30 e non ci resta che riposare ma il pensiero della salita dell’indomani mi agita il sonno e attendo l’alba.
Una fioca luce filtra dalla finestra ….è ora .
Colazione con tè , caffè e “bisciola della Valtellina" …una bomba energetica a base di uva,noci e fichi. Sono ormai le 6 e ci incamminiamo lungo il costone roccione che da orizzontalesi erge ora in verticale , guadagniamo il lato sinistro e perdiamo la traccia tra le cenge e lo sfasciume aggiriamo il costone e risaliamo un canale bagnato e ci troviamo come d’incanto alla base del ghiacciaio nel punto di congiunzione delle colate glaciali.
Il ghiaccio è scuro e molto duro ma il pendio non è ripidissimo e i ramponi mordono bene…. Ci leghiamo e superiamo questo primo tratto fino a guadagnare il platò nevoso.
Tracce nessuna solo coni di slavine spontanee….restiamo centrali e il nevaio ora si impenna prima di guadagnare un secondo pianoro…..una evidente traccia si intravede alla nostra destra ma è diretta con pendenza elevata e attacca proprio sopra al crepaccio della terminale.
A questo punto siamo già stanchi e provati e indecisi sulla via da percorrere……inizialmente ero per attaccare la direttissima ma ora non ne sono più convinto e decidiamo per quello che sembra la via più semplice ma ci troviamo ad aggirare enormi crepacci e il pendio si impenna……tira tira in verticale mi dirigo verso il costone roccioso …. ma non è la vetta … dalla cima una voce ci incita
“forza che ci siete “…erano alcuni ragazzi della valle che risalivano dal versante sud fino alla vetta.
Lungo traverso di cresta e con neve instabile aggiriamo la base della vetta principale e per misto arriviamo in vetta …. Sono le 12 e 30 …..abbiamo impiegato il doppio del dovuto …la cosa ci preoccupa ma dobbiamo recuperare le forza …una berretta e tanti liquidi.
I ragazzi ci raggiungono in vetta strisciano sulle rocce esposte per non passare su neve .
Ora ci attende quello che normalmente è la parte più difficile di una gita ….la discesa.
Decidiamo per la direttissima utilizzano tutta la lunghezza della corda proteggendoci con i chiodi da ghiaccio… la discesa risulta molto lenta ma “psicologicamente” sicura.
Impieghiamo diversi tiri da 30 metri per guadagnare il platò nevoso con le condizioni della neve ora molle in superficie e instabili ora ghiaccio vivo ……
Il resto della discesa non ha presentato difficoltà alcuna e siamo di nuovo al Bivacco.
Non ci resta che recuperare le nostre cose, mettere in ordine e scendere il lungo sentiero che condice alla malga.
Arriviamo alla malga stravolti verso le ore 18…..il malgaro mosso a compassione ci propone un passaggio fino alla madonna di Predont risparmiandoci un’ora circa di strada.
Dopo un’ultima risalita giungiamo alla macchina in località S.Carlo all’imbrunire.
Ora la parte più dura …… i trecento chilometri circa che ci separano dalla città.
Rientro a casa alle ore 2.
Tourengänger:
caco

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