Ferrata del Venticinquennale, Corni di Canzo
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Archiviate le ferie, le ultime giornate di riposo e le prime di lavoro, notoriamente noiose, oggi si torna tra le montagne di casa con gli amici di MF. Organizziamo per la ferrata del Venticinquennale ai Corni di Canzo, tralasciando momentaneamente quella del Corno RAT, tecnicamente più complessa e non alla portata di tutti. Alle 7:30 del mattino ci troviamo al parcheggio di Gajum con Nonno Mario, Graziano Junior e Luca... una nuova avventura sta per iniziare.
Salutiamo, scambiamo quattro parole, due scatti fotografici, ci prepariamo e saliamo per primi perchè tra gli altri ci sono due giovanissimi alla loro prima ferrata. Moschettoni in mano e si va, oggi apro io. Come sempre mi ero documentato, e della ferrata avevo letto di questa fantastica placca iniziale, un po' verticale ma parecchio appigliata... e difatti così è: trenta metri di goduria pura, si sale benissimo e non tocco neanche la catena. Stupendo! Sono gasatissimo ma l'eccitazione si affievolisce un poco quanto termina il paretone, sob! Dietro di me i miei soci mi seguono a ruota, facendo un po' di fatica a far scorrete i moschettoni per via delle maglie veramente larghe. Ancora un po' e mi ci potevo infilare pure io!
Giunti all' alberello, comincia il cavo che ci permette di acquisire un po' più di velocità. Saliamo ancora di quota e traversando verso destra arriviamo ad una serie di cengie e al famoso e lungo traverso che caratterizza questa via. Nonostante sia bello esposto ci sono gli appoggi giusti per i piedi ed è un piacere proseguire in orizzontale mentre sotto di te si apre il panorama verso Valmadrera e sui laghi. Terminato il traverso arriviamo all'unica scaletta presente che permette di superare agevolmente una paretina piuttosto liscia oltre la quale si proseguirà su roccette e cuscini d'erba. Il traverso ci ha rallentato un po', forse per via dell'esposizione, ma i miei soci lo superano tranquillamente e a mente lucida, consigliati anche dal veterano Mario che è pratico di queste zone.
L'ultimo tratto che ci separa dalla cima è costituito da un torrioncino che si aggira prima a sinistra, poi sempre in verticale, piega leggermete a destra giungengo ad una sorta di anticima. Questo tratto è stato a mio paree, il più rognoso, forse per via dei pochi appigli e di qualche mungitura di catena che avrei potuto evitare...ma va bene così. Arrivato in cima aspetto Graziano e gli altri. Il meteo è peggiorato un po', verso valle c'è il sole ma siamo coperti dalle nubi e soffia una leggera brezza fresca. Rapidamente arriviamo alla croce, strette di mano di rito, foto e saluti a Mario che torna a casa per impegni familiari. Noi invece ridiscendiamo un umidissimo e scivoloso canalino e ci portiamo al SEV dove facciamo sosta acqua, dopodichè riprendiamo il 4 verso La Colma, non prima di una capatina sul Corno Orientale.
A circa un'oretta e mezza dal rifugio arriviamo a Terz'Alpe dove ci rifocilliamo con un buon piatto di pizzoccheri ed un invitante antipasto, il tutto annaffiato dal classico rosso che non manca mai :)
Rientriamo sotto il sole, che nel frattempo si è rifatto vivo, e siamo di nuovo a Gajum che l'orologio batte le 14:30.
Alla prossima!
Salutiamo, scambiamo quattro parole, due scatti fotografici, ci prepariamo e saliamo per primi perchè tra gli altri ci sono due giovanissimi alla loro prima ferrata. Moschettoni in mano e si va, oggi apro io. Come sempre mi ero documentato, e della ferrata avevo letto di questa fantastica placca iniziale, un po' verticale ma parecchio appigliata... e difatti così è: trenta metri di goduria pura, si sale benissimo e non tocco neanche la catena. Stupendo! Sono gasatissimo ma l'eccitazione si affievolisce un poco quanto termina il paretone, sob! Dietro di me i miei soci mi seguono a ruota, facendo un po' di fatica a far scorrete i moschettoni per via delle maglie veramente larghe. Ancora un po' e mi ci potevo infilare pure io!
Giunti all' alberello, comincia il cavo che ci permette di acquisire un po' più di velocità. Saliamo ancora di quota e traversando verso destra arriviamo ad una serie di cengie e al famoso e lungo traverso che caratterizza questa via. Nonostante sia bello esposto ci sono gli appoggi giusti per i piedi ed è un piacere proseguire in orizzontale mentre sotto di te si apre il panorama verso Valmadrera e sui laghi. Terminato il traverso arriviamo all'unica scaletta presente che permette di superare agevolmente una paretina piuttosto liscia oltre la quale si proseguirà su roccette e cuscini d'erba. Il traverso ci ha rallentato un po', forse per via dell'esposizione, ma i miei soci lo superano tranquillamente e a mente lucida, consigliati anche dal veterano Mario che è pratico di queste zone.
L'ultimo tratto che ci separa dalla cima è costituito da un torrioncino che si aggira prima a sinistra, poi sempre in verticale, piega leggermete a destra giungengo ad una sorta di anticima. Questo tratto è stato a mio paree, il più rognoso, forse per via dei pochi appigli e di qualche mungitura di catena che avrei potuto evitare...ma va bene così. Arrivato in cima aspetto Graziano e gli altri. Il meteo è peggiorato un po', verso valle c'è il sole ma siamo coperti dalle nubi e soffia una leggera brezza fresca. Rapidamente arriviamo alla croce, strette di mano di rito, foto e saluti a Mario che torna a casa per impegni familiari. Noi invece ridiscendiamo un umidissimo e scivoloso canalino e ci portiamo al SEV dove facciamo sosta acqua, dopodichè riprendiamo il 4 verso La Colma, non prima di una capatina sul Corno Orientale.
A circa un'oretta e mezza dal rifugio arriviamo a Terz'Alpe dove ci rifocilliamo con un buon piatto di pizzoccheri ed un invitante antipasto, il tutto annaffiato dal classico rosso che non manca mai :)
Rientriamo sotto il sole, che nel frattempo si è rifatto vivo, e siamo di nuovo a Gajum che l'orologio batte le 14:30.
Alla prossima!
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