Due uomini in barca (per non parlare del cane)
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Salparono in due, dalle amene terre a sud del Lago Maggiore. Capitan Fabio ed il marinaio semplice Lebowski, curiosi passatori tra due mondi, terrestre e acqueo.
Il fiume, luogo non luogo sempre in movimento, oggetto della loro navigazione è il Ticino.
Pluff...siamo in acqua!
Dopo il battesimo della zanzara e la benedizione dei mosquitos, da qui in poi mi affido alle leggi dell'idrodinamica, per il sottoscritto materia intrigante quanto sconosciuta. Per questo motivo la nostra canoa è guidata dalle sapienti braccia di Capitan Fabio, lupo di mare e d'acqua dolce di ventennale esperienza.
Con piacevole sorpresa sotto la nostra canoa scorre un'acqua trasparente, dalla tonalità smeraldina che insieme ad una corrente vivace rende allegra la partenza.
Superiamo la prime serie di rapide con successo. Il mio posto di prua garantisce spruzzi a volontà, infatti dopo pochi minuti sono già bagnato fino alla cintura. Nel mezzo del fiume, la sensazione di libertà arriva insieme all'odore penetrante delle acque dolci.
Fino al ponte di Tornavento il percorso è divertente al di sopra delle mie aspettative.
Dai gas! E' l'ordine del capitano quando serve energia per contrastare le correnti che ci spingono nella direzione sbagliata.
Le correnti sono forze amiche, però pronte a tradirti in qualsiasi momento come sordidi mercenari malpagati.
Esiste senza dubbio una legge di Murphy sulla conduzione della canoa; quando il Capitano ordina "dobbiamo passare sotto il ponte a sinistra" , una improvvisa corrente fantasma generata dagli dei beffardi del fiume ci spinge nelle direzione opposta.
E allora solo le braccia ai remi possono contrastare gli scherzi della natura.
Scopro le zone vicine ad ogni ponte come piccole agorà, centri di aggregazione umana delle più varie estrazioni. Chioschi, circoli nautici, pescatori e semplici ammiratori del nulla.
Al ponte di Turbigo causa lavori, troviamo uno sbarramento di massi insuperabile in acqua. Dopo un approdo sulla sinistra idrografica siamo costretti ad un lungo trasporto della canoa via terra. Prima sulla riva boscosa infestata dai rovi, poi attraverso un cantiere pieno di ostacoli.
E' un piacere sottile rimettere la canoa in acqua.
Pluff....
La sera, attraverso un cielo plumbeo colora l'acqua prima di verde bottiglia, poi delle tonalità minerali del petrolio assimilandola ad un liquido minaccioso. Una breve pioggia ci coglie in mezzo al fiume, remare con giubbotto e cerata non è il massimo!
Troviamo una riva favorevole per piantare le tende e prepararci a passare la notte, in località Bel Sit, quando si dice "un nome un programma".
Inizia a piovere sul serio. La cena ad un vicino ristorante ci salva da una tragica serata all'umido, e la grappa alle mandorle è il giusto lubrificante per scivolare agilmente nel sacco a pelo.
Esco dalla tenda in piena notte, niente nutrie mimetiche e furtive, mi accoglie solo una rassicurante stellata .
Al risveglio cerco il cane che mi ha morso le braccia durante il sonno, i dolori muscolari alle braccia sono realtà pulsante.
Stringi i denti mozzo Lebowski si parte!
Il secondo giorno la forza locomotrice delle pagaie è diminuita, condizione evidente anche grazie alla minore spinta delle correnti, che perdono vigore con l'allargarsi del fiume.
Decine di alberi sradicati dalla piena si ergono come pericolosi scheletri legnosi nel mezzo del corso d'acqua, creando gorgoglianti mulinelli.
Le rapide! Luca dai gas!
Ormai ho un riflesso da cane di Pavlov a queste parole, le mie braccia indolenzite iniziano a muoversi frenetiche, le natiche si stringono sul sedile della canoa e la pupilla si dilata alla ricerca della corrente giusta. Ecco chi mi ha masticato i bicipiti stanotte, il mastino del dottor Ivan!
Il Ticino si è allargato progressivamente come un grasso serpente appiattito sul fondo del suo alveo, il suo incedere da brioso si è mutato in sornione.
Dopo il ponte di Turbigo il fiume assume fattezze amazzoniche, acqua marrone, portata importante e sponde limacciose. Diverse ramificazioni rivelano piccole isole, rendendo suggestivo il paesaggio anche senza anaconda e coccodrilli.
In questo tratto la geografia si confonde con la poesia, centinaia di aironi bianchi, grigi e neri qui regnano incontrastati.
La canoa è ormai un naturale prolungamento del mio corpo, riesco anche scattare qualche traballante fotografia tra una vogata e l'altra.
Il ponte di barche di Bereguardo è la nostra meta, lo avvisto con una punta di malinconia, ci stavo davvero bene in acqua!
Il corso millenario del fiume racchiude le impronte della storia, scivolando sulla sua superficie argentea ho una infinita sensazione di rispetto e inferiorità verso di esso.
La sbottante abalgia del genere umano verso la natura viene dissolta nel lento, sacro ed incessante scorrere verso il grande blu.
Soundtrack: Pearl Jam "Just breathe"
http://www.youtube.com/watch?v=XTb9GNIxpMk
Il fiume, luogo non luogo sempre in movimento, oggetto della loro navigazione è il Ticino.
Pluff...siamo in acqua!
Dopo il battesimo della zanzara e la benedizione dei mosquitos, da qui in poi mi affido alle leggi dell'idrodinamica, per il sottoscritto materia intrigante quanto sconosciuta. Per questo motivo la nostra canoa è guidata dalle sapienti braccia di Capitan Fabio, lupo di mare e d'acqua dolce di ventennale esperienza.
Con piacevole sorpresa sotto la nostra canoa scorre un'acqua trasparente, dalla tonalità smeraldina che insieme ad una corrente vivace rende allegra la partenza.
Superiamo la prime serie di rapide con successo. Il mio posto di prua garantisce spruzzi a volontà, infatti dopo pochi minuti sono già bagnato fino alla cintura. Nel mezzo del fiume, la sensazione di libertà arriva insieme all'odore penetrante delle acque dolci.
Fino al ponte di Tornavento il percorso è divertente al di sopra delle mie aspettative.
Dai gas! E' l'ordine del capitano quando serve energia per contrastare le correnti che ci spingono nella direzione sbagliata.
Le correnti sono forze amiche, però pronte a tradirti in qualsiasi momento come sordidi mercenari malpagati.
Esiste senza dubbio una legge di Murphy sulla conduzione della canoa; quando il Capitano ordina "dobbiamo passare sotto il ponte a sinistra" , una improvvisa corrente fantasma generata dagli dei beffardi del fiume ci spinge nelle direzione opposta.
E allora solo le braccia ai remi possono contrastare gli scherzi della natura.
Scopro le zone vicine ad ogni ponte come piccole agorà, centri di aggregazione umana delle più varie estrazioni. Chioschi, circoli nautici, pescatori e semplici ammiratori del nulla.
Al ponte di Turbigo causa lavori, troviamo uno sbarramento di massi insuperabile in acqua. Dopo un approdo sulla sinistra idrografica siamo costretti ad un lungo trasporto della canoa via terra. Prima sulla riva boscosa infestata dai rovi, poi attraverso un cantiere pieno di ostacoli.
E' un piacere sottile rimettere la canoa in acqua.
Pluff....
La sera, attraverso un cielo plumbeo colora l'acqua prima di verde bottiglia, poi delle tonalità minerali del petrolio assimilandola ad un liquido minaccioso. Una breve pioggia ci coglie in mezzo al fiume, remare con giubbotto e cerata non è il massimo!
Troviamo una riva favorevole per piantare le tende e prepararci a passare la notte, in località Bel Sit, quando si dice "un nome un programma".
Inizia a piovere sul serio. La cena ad un vicino ristorante ci salva da una tragica serata all'umido, e la grappa alle mandorle è il giusto lubrificante per scivolare agilmente nel sacco a pelo.
Esco dalla tenda in piena notte, niente nutrie mimetiche e furtive, mi accoglie solo una rassicurante stellata .
Al risveglio cerco il cane che mi ha morso le braccia durante il sonno, i dolori muscolari alle braccia sono realtà pulsante.
Stringi i denti mozzo Lebowski si parte!
Il secondo giorno la forza locomotrice delle pagaie è diminuita, condizione evidente anche grazie alla minore spinta delle correnti, che perdono vigore con l'allargarsi del fiume.
Decine di alberi sradicati dalla piena si ergono come pericolosi scheletri legnosi nel mezzo del corso d'acqua, creando gorgoglianti mulinelli.
Le rapide! Luca dai gas!
Ormai ho un riflesso da cane di Pavlov a queste parole, le mie braccia indolenzite iniziano a muoversi frenetiche, le natiche si stringono sul sedile della canoa e la pupilla si dilata alla ricerca della corrente giusta. Ecco chi mi ha masticato i bicipiti stanotte, il mastino del dottor Ivan!
Il Ticino si è allargato progressivamente come un grasso serpente appiattito sul fondo del suo alveo, il suo incedere da brioso si è mutato in sornione.
Dopo il ponte di Turbigo il fiume assume fattezze amazzoniche, acqua marrone, portata importante e sponde limacciose. Diverse ramificazioni rivelano piccole isole, rendendo suggestivo il paesaggio anche senza anaconda e coccodrilli.
In questo tratto la geografia si confonde con la poesia, centinaia di aironi bianchi, grigi e neri qui regnano incontrastati.
La canoa è ormai un naturale prolungamento del mio corpo, riesco anche scattare qualche traballante fotografia tra una vogata e l'altra.
Il ponte di barche di Bereguardo è la nostra meta, lo avvisto con una punta di malinconia, ci stavo davvero bene in acqua!
Il corso millenario del fiume racchiude le impronte della storia, scivolando sulla sua superficie argentea ho una infinita sensazione di rispetto e inferiorità verso di esso.
La sbottante abalgia del genere umano verso la natura viene dissolta nel lento, sacro ed incessante scorrere verso il grande blu.
Soundtrack: Pearl Jam "Just breathe"
http://www.youtube.com/watch?v=XTb9GNIxpMk
Tourengänger:
lebowski

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